Tratto da:
Ciondolo d'oro: storie di un rent boy | qualunque cosa per il tuo piacere
di Bacchio Pilone
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L’avventura con la zia continuò per un anno ancora fin quando lei decise di terminare i nostri rapporti, poiché avrebbero potuto incrinare gli equilibri familiari. Mi dispiacque molto poiché, durante quell’anno, la scopai regolarmente almeno due volte a settimana, imparando tutto quello che c’era da imparare sul sesso, visto che lei era davvero vogliosa e ci sapeva fare, definendosi lei stessa una grande troia ninfomane. Era bravissima nei pompini, mi leccava le palle e l’ano e si faceva sputare in bocca in quanto diceva che la mia saliva era più scivolosa della sua e, mentre lo facevo, si massaggiava il clitoride. Mi insegnò a leccare la fica mentre con le dita le penetravo davanti e dietro e, un bel giorno, mi fece provare l’ebbrezza di incularla, vendendole dentro, cosa che non potevo fare davanti poiché non voleva rimanere incinta.
Le piaceva molto il rapporto anale e, qualche pomeriggio, mi chiedeva di incularla e basta, senza fare altro. Solo alla fine, per farmi venire, mi succhiava per bene l’uccello, pulendolo a dovere fino a renderlo lucido e ammosciato.
Durante l’inverno, nella mia classe, fu inserita una ragazza che proveniva da un’altra città, poiché i suoi genitori si erano trasferiti per lavoro. Era diversa dalle altre mie compagne di scuola, o forse sembrava a noi maschi. Si vestiva con abiti attillati, che facevano intravedere il suo bel culetto e le sue tette abbondanti. Ci piacemmo da subito e ci sedemmo vicini di banco. Alcuni pomeriggi mi invitò a casa sua per studiare.
L’appartamento era posto all’ultimo piano di una casa in centro storico e lei aveva accesso ad una soffitta che aveva adibito a suo studio privato, arredato con un divano, una scrivania e alcuni mobili sui quali riponeva i suoi oggetti personali. Oltre a studiare passavamo ore a parlare e a leggere fumetti, facendo le voci dei vari personaggi.
Avevamo preso confidenza e una volta lei mi raccontò che, trasferendosi, aveva lasciato il suo fidanzato, molto più grande di lei. Disse che sentiva la sua mancanza e che soprattutto le mancava il sesso. Io, scherzando, le dissi che sarei stato disponibile a sostituirmi a quel ragazzo e lei, per tutta risposta, mi si avvicino e mi ficcò la lingua in bocca.
Io, ormai quasi esperto per via di mia zia, cominciai a palparla dappertutto, continuando a limonarla. Il mio grosso uccello non si fece pregare e lei, prendendo in mano la zip dei blue jeans, con voce roca mi chiese se potesse vedere cosa si celava dietro a quel gonfiore. La lasciai fare e in pochi secondi il mio ciondolo si ritrovò dentro a quella boccuccia calda e viscosa, che succhiava e leccava la turgida cappella con voracità. Le tolsi la camicetta e il reggiseno…due tettone grandi e sode fecero capolino e mi misi a succhiarle prima la destra e poi la sinistra, provocando dei leggeri gridolini soffocati di lei. Le calai i fuseaux fino alle ginocchia e le abbassai le mutandine, già bagnate per l’eccitazione. La misi a pecorina sul divano e cominciai a leccarle la fica come mi aveva insegnato mia zia, leccando con la lingua e affondando le dita nella vagina, stuzzicando l’ano. Quando le infilai il cazzo grosso e duro nella fica non poté fare a meno di urlare di piacere, mentre la montavo con foga fino a farla venire. Poi si sedette sul divano e io le salì sopra a gambe larghe, ficcandole il pisello bagnato in bocca. Cominciai a scoparla in bocca mentre lei mi tirava verso di lei prendendomi per le chiappe. Quando venni quasi stava per soffocare, tanto che un po' di sperma le uscì dal naso colando sulle tette, mentre il resto le scendeva in gola.
Ci ricomponemmo pulendoci con i fazzoletti di carta che teneva a portata di mano. Ci rivestimmo e ci accoccolammo sul divano abbracciati e soddisfatti. Di tanto in tanto lei mi baciava il viso e la bocca, dicendomi di quanti fosse felice di aver fatto l’amore con me.
«Racconto intrigante»