Chiara
 
Ciao a tutti, sono Chiara, ho 24 anni e non sono nulla, non valgo nulla e non servo a nulla.
Non ho pregi, non ho abilità non ho nulla.
Sono un pezzo di carne tenuto assieme dalla volontà di provare a far parte della vita di Daniele.
Daniele è tutto, intelligente, bello, simpatico e di successo. Alto un metro e novanta, corpo atletico, occhi verde intenso, capelli sempre in ordine, denti bianchissimi, ha due lauree ed un master.
Io sono la sua indegna e squallida ragazza. Io mi definisco così, lui, se mai avessi il coraggio di chiederglielo, non mi definirebbe.
Non mi sono descritta, ma voglio che voi mi immaginiate come la cosa più inutile ed insignificante.
Magra, o per meglio descrivermi secca come una stecca, bassa un metro e sessanta, occhiali, capelli lunghi lisci castani tendenti al rosso sempre legati a formare una coda, fisico allenato, non perché io ci tenga, ma solo per non fare ribrezzo a Daniele, seconda di seno ed un sedere tirato su a forza di sudore e scale, denti bianchissimi e qualche lentiggine sulle guance ed una pelle molto chiara.
Conobbi Daniele quando mi illudevo di essere qualcosa, di valere qualcosa, lo conobbi all’università, si perché ho studiato nonostante io sia una totale nullità.
Lui era già perfetto e ad oggi non riesco a capire come abbia fatto anche solo a degnarmi di uno sguardo, ma all’epoca non capivo l’onore che mi stava capitando.
Mi chiese una penna, da quel momento ho provato con tutta me stessa a dedicargli la mia intera vita. Che stupida che sono, ho dato valore a qualcosa che valore non ha, la mia vita.
Gli chiesi di studiare e lui accettò, ma lui capì subito quanto valevo e dopo una sola volta non volle più studiare con me.
Credo che il mio viaggio verso la piena consapevolezza di me stessa iniziò con quei rifiuti.
Oggi sono due anni che ho l’onore di vivere con lui. No aspettate, mi sono espressa male, oggi sono due anni che lui mi permette di stare nella sua casa come ospite.
Sono la sua cameriera, la sua cuoca, la sua tutto fare e quando vuole anche la sua svuota voglie.
Lui non provvede a me, né economicamente, per la mia parte provvedo io lavorando, né sentimentalmente.
Gli ho anche proposto che sarei stata disposta a pagare la sua quota di affitto, ma lui ha rifiutato credo perché gli facciano schifo anche i miei soldi.
Lavoro come commessa in un grande negozio e per non far mancare il mio lavoro in casa ho chiesto di lavorare solo mezza giornata nei gironi feriali, ma per guadagnare di più ho chiesto di lavorare l’intero fine settimana sia di mattina che di pomeriggio e quando me lo chiedono non rifiuto mai di fare gli straordinari il sabato sera il che succede almeno una volta al mese. Non mi pesa uscire da lavoro il sabato sera anche alle due perché Daniele torna a casa dai suoi o se resta non vuole me in casa per intrattenersi con chi preferisce.
La mia giornata è ben organizzata, tutta in funzione del benessere di Daniele, la mattina mi sveglio un’ora prima di lui, mi lavo, pulisco il bagno, scendo e compro un cornetto fresco ai 4 cereali, salgo in casa e gli preparo caffe, un bric di latte tiepido. Gli posiziono poi il tablet così può andare sui social comodamente mentre fa colazione.
Prima di svegliarlo se è inverno accendo il caldo bagno così da fargli trovare il bagno caldo per la doccia e mentre lui si lava gli cambio le lenzuola e sistemo la camera. Lo aspetto sempre davanti la porta per salutarlo e se è di buon umore e non è impegnato al telefono mi risponde.
Io in casa non ho una camera, ho un letto nel corridoio che prima che Daniele si sveglia levo per non dargli fastidio. Una seconda camera da letto esisteva, ma Daniele per aiutarmi a migliorare l’ha trasformata in una palestra dove mi alleno tutti i giorni negli orari in cui è fuori. Non ho neanche un armadio, ma due valige tenute dietro la porta, quando chiesi dove potevo mettere le mie cose mi disse che potevo tenerle nelle valige dietro la porta così se si scocciava di me bastava farmi trovare le borse fuori la porta.
Capisco la sua scocciatura ad avermi sempre tra i piedi.
Gli ho giurato fedeltà amore e rispetto, lui non mi ha chiesto nulla, gli dissi queste cose piangendo sotto casa sua, lui mi disse che di me non gli importava nulla, ma che se proprio volevo potevo accontentarmi di servirlo e compiacerlo. Da quel momento servirlo e compiacerlo è diventato il mio mondo. Ero così felice quando me lo disse che avrei potuto urlare. Quando con gli occhi lucidi ed un sorriso che non riuscivo a trattenere mi disse “felice tu” era il coronamento del mio sogno di potergli stare vicino.
Io non gli chiedo nulla, lui può fare quel che vuole.
Con il tempo mi ha chiesto delle cose. Poverino ha dovuto migliorarmi parecchio prima di accettare la mia presenza. Piccole grandi cose che io rispetto da quel giorno.
-       Workout tutti i giorni per tenermi sempre in perfetta forma.
-       Lenti a contatto quando cammino con lui.
-       Capelli sempre impeccabili con parrucchiere una volta a settimana.
-       Vestita sempre bene anche in casa.
-       Truccata sempre.
-       Non lamentarsi.
-       Non dire mai di no.
Per il resto lui avrebbe sempre potuto mandarmi via, ed io, in quel caso, non avrei dovuto rompere.
Dimenticavo, ho dovuto anche eliminare gli account Facebook ed Instagram perché mi distraggono dai miei doveri. Ho dovuto bloccare tutti i ragazzi che mi scrivevano su WhatsApp senza distinzione tra amici o ragazzi che ci provano.
Grazie ai suoi consigli il mio corpo è migliorato, la base detta da lui era buona, ma ora grazie alla stanza palestra che mi fa gentilmente usare il mio corpo è ben allenato.
Stare con lui ed aiutarlo non mi pesa anzi, ogni volta che faccio qualcosa per il suo benessere, dal lavare per terra al lavargli e stirargli i vestiti, mi sento felice e realizzata.
Lui ha la sua vita e le sue frequentazioni, sia maschili che femminili.
Le prime volte che è tornato accompagnato ero turbata ed infelice, ora lo capisco, cosa potrei mai fare io per lui?! Le prime volte senza che lui me lo chiedesse io uscivo di casa, aspettavo nell’atrio del palazzo così avrei potuto essere in casa subito l’uscita della persona per poter rassettare, cucinare o cambiargli le lenzuola.
Il nostro primo contatto “fisico” lo avemmo dopo che lui invitò un ragazzo a casa.
Io appena sentii bussare alla porta andai ad aprire e vedendo Daniele presentarsi all’entrata senza maglia capii subito, salutai frettolosamente ed uscii subito. Solitamente aspetto dalle due alle cinque ore. Capita, delle volte, che poverino è stanco dalle tante ore all’università e si addormenta cosi io aspetto per non disturbare. Quella volta però sentii Daniele dire “Si ok ciao” e la porta chiudersi. Salii le scale cosi da non incrociare l’ospite di Daniele. Entrai con la solita idea di pulire quanto sporcato, ma trovai Daniele incazzato che girava nervoso per casa. Mi permisi di chiedergli come mai, lui mi disse che il ragazzo “era confuso” e che non aveva concluso nulla. Gli dissi che mi dispiaceva e che se voleva…. Non finii la frase, mi sentivo in imbarazzo, non per avergli proposto di soddisfare un suo bisogno, ma per aver approfittato di un suo stato per proporgli un atto che per la mia incapacità so che avrebbe giovato più a me che a lui.
Scoppiò a ridere, mi disse “vuoi scopare?” chinai il capo e gli risposi “faccio tutto ciò che vuoi”, lui rideva, poi mi guardò e si abbassò la tuta cacciando fuori il cazzo. Lo teneva stratto con la mano tenendolo per le palle, era semi eretto (come avrebbe mai potuto avere un’erezione con un nulla come me) mi guardo per qualche secondo e fissandomi mi disse “fammi vedere se sei capace di succhiare”. 
Mi inginocchiai davanti a lui.
Continuava a tenere il cazzo dalle palle ed io lo infilai in bocca sforzandomi di farlo godere. Succhiavo e leccavo, cercavo di roteare la lingua. Qualche pompino nella mia vita l’avevo fatto e cercai di concentrare tutta la mia esperienza per provare a regalare del piacere a Daniele.
Andai avanti per una decina di minuti, quasi mi mancava il fiato.
“cazzo non sei buona neanche a fare pompini” questo interruppe il mio lavoro.
Mi afferrò per la coda di cavallo portandomi vicino al divano, che tiene centrale alla stanza davanti al televisore, si levò il pantalone della tuta e poggiò la mia testa sul retro del divano per tenermela ferma.
“apri la bocca e non farmi male con i denti” lo feci ovviamente, mi guardò e con un gesto forte mi levò il golf ed il reggiseno che portavo, poi mise un piede sul bracciolo e puntò il suo cazzo verso la mia bocca.
Iniziò a scoparmi la bocca, la sua cappella mi entrava sempre più in profondità nella gola procurandomi una sensazione di soffocamento e dei conati di vomito, iniziai a lacrimare e a sbavare come un cane o meglio una cagna.
Lui ogni tanto interrompeva il suo piacere pur di permettermi di prendere fiato, ogni volta gli chiedevo, per non dire supplicavo “ti prego continua” lui lo rimetteva e continuava a scoparmi la gola. Avrei preferito che mi avesse soffocata pur di non interrompere il suo godimento.
Ma ecco la mia solita inutilità, non sono stata neanche capace di donargli la mia stupida bocca come si deve, non solo non sono stata all’altezza di donargli un pompino come si merita, ma non sono stata neanche capace di farlo godere donandogli la mia gola.
Mentre ricercando piacere, affondava la sua cappella nella mia gola non ho trattenuto un conato di vomito finendo per vomitare.
Fortunatamente lui aveva levato il suo cazzo dalla mia stupida ed inutile gola ed io ho fatto in tempo a spostarmi su un lato evitando di sporcarlo.
Mi guardava disgustato, con il senno di poi non capisco come abbia fatto a non mandarmi via di casa e a non perdere l’erezione. Invece lui capendo quando mi sentissi mortificata per la mia inutilità mi ha afferrata con una mano la coda di cavallo e da solo, forse per non rischiare un ennesimo fallimento, iniziò a segarsi. Iniziai a piangere pensando a quanto fossi totalmente inutile per lui, e quanto lui si sforzasse per godere nonostante i miei fallimenti. Mi venne in faccia, pulendosi poi la cappella sulle mie guancia, non la ripulii con la bocca per evitare di sporcarlo e poi andò via.
Mentre si allontanava si girò, io sempre in ginocchio per terra, “pulisci tutto” poi mi guardò “domani farò un regalo alle tue tette”. Lo vidi andare in bagno, non resistetti e raccolsi con le dita il suo sperma con le dita e lo leccai. Era la prima volta che mi concedeva di provare a donargli piacere. Fallii miseramente, ma cosa voleva dire con un regalo per le mie tette?
Racconto molto diverso dal solito, per chi volesse commentare
Eli83bn@libero.it