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L’onorevole Scipioni è un piano e tre stanze più in là, inchiodato dall’ultimo ictus a una carrozzella.


La moglie dell’onorevole Scipioni, invece, è sdraiata sul tavolo da pranzo, sovrastata da un Ercole africano al cui confronto lei appare così piccolina. Con le unghie smaltate di rosso si abbarbica alle spalle del gigante d’ebano. Le gambe magre inguainate nei collant stringono la vita dell’uomo, che stantuffa come un mastice nella fucina di un fabbro. Nella foga ferina dell’amplesso, la costosa décolléte destra della donna è volata sul pavimento. Le natiche sode dell’africano, lasciate completamente scoperte dai pantaloni calati fino alle caviglie, vibrano a ogni affondo.


Le labbra di corallo della signora Scipioni tremano per gli spasmi del piacere, poi pronunciano: «Oh sì, Okonkwo, sì sì! Okonkwo!»


Se la gode Okonkwo, pensando a tutte le volte che l’onorevole senatore-di-sto-cazzo nel partito-xenofobo-di-sto-cazzo l’ha umiliato. A tutte le volte che l’ha guardato dall’alto in basso, come se dargli un lavoro come tuttofare nella propria villa lo avesse reso il Padreterno. A tutte le volte che non si è fatto problemi a chiamarlo “negro”. Beh, indovina un po’, adesso quel “negro” come lo chiami tu si sta facendo tua moglie!


Okonkwo possiede la donna con vigore animalesco. Chi li vedesse in quel momento penserebbe che la donna sia lì lì per rompersi, per spezzarsi, per essere tagliata in due come la banchina polare sotto la prua di una rompighiaccio. È lei che lo incita a prenderla così, la brava e cara signora Erica, apparentemente tutta casa e chiesa ma sotto sotto sordida come la meretrice di Babilonia, oscena nella sua ipocrisia borghese. Lo incita ripetendo: «Vai, Okonkwo, vai! Sei il mio mandingo!»


Sarebbe tentato di dirle che i Mandinghi sono un gruppo etnico ben preciso, che lui è nigeriano e che usare il loro nome per indicare genericamente gli africani in riferimento a certe loro prestanze fisiche è offensivo, ma si trattiene. Perché dovrebbe concederle l’onore di rischiarare la sua ignoranza da donna del Primo Mondo?


Certo, gli fa rabbia che il mondo giri in quel modo. Che lui, laureato in ingegneria e costretto a fuggire dalla terra natale per le guerre, debba fare da servo a gente come la signora Erica e il marito, che nella vita non hanno fatto niente e possiede tutto. Ma forse l’ictus dell’onorevole Scipioni è una vendetta divina, già, e potersi fare la moglie è un ulteriore bonus. O se non esiste Dio, è il karma che gira. O forse semplicemente culo. E a proposito di culo, forse la signora Scipioni si merita una ripassata anche lì dietro, come ulteriore riparazione per i crimini del colonialismo. Tu uomo bianco depauperi un continente e tracci confini a cazzo per alimentare guerre civili per i prossimi cent’anni, e io ti inculo la donna: uno scambio equo, no?


A quel pensiero Okonkwo si eccita e aumenta il ritmo dell’amplesso. Il tavolo traballa, cigola, sembra sul punto di rompersi ma continua a reggere, mentre un intero continente sfruttato e schiavizzato si prende la sua rivincita facendo cornuto lo schiavista e lo sfruttatore.

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Categorie: Tradimenti