Nota dell'autore: racconto scritto per uan coppia amica.


Sono Luca, 52 anni, statura media e fisco asciutto ma non palestrato. Da 27 anni vivo con Alba, mia moglie. L'ho conosciuta che avevo 25 anni e lei 24. Era bella ragazza, alta m. 1.66, minuta, vestiva sempre allo stesso modo: o pantaloni ampi o gonna sotto il ginocchio, la parte superiore era costituita da abbigliamento ugualmente ampio: insomma non era dato capire come fossero le tette o se fosse dotata di un bel culo, le sue forme erano un autentico mistero. Nella comitiva alcuni la definivano la "suora". Si diceva che avesse avuto due ragazzi, ma nessuno sapeva niente di lei dal punto di vista sessuale. Usciva solo il sabato sera e, nel resto della settimana, era dedita al solo lavoro nella filiale di una banca di un paese vicino al nostro. Fu tutto questo mistero che mi portò, dapprima a volerla conoscer meglio e poi ad innamorarmi di lei. Scoprii, pian piano il suo corpo. Mi trovai tra le mani due tette perfette, di una terza scarsa, ma con due capezzoli appuntiti; ma ciò che mi mandava letteralmente fuori di testa era la sua fica: due labbra grandi e un clitoride quasi appoggiato sulla fessura della fica. Il culo, bello tondo, un po’ basso, ma comunque stupendo. Nell’intimità, poi, la scoprii di segno completamente opposto a quello della suora. Adorava stare intere mezz’ore a pomparmi, mentre si faceva qualche 69. A scopare, amava montar sopra e, se presa a pecorina, gradiva un dito nel culo, se però provavo a scoparglielo, si ritirava sempre. Alla fine di ogni amplesso, adorava quasi sempre ingoiare la sborra, ripulendomelo tutto come se avessi fatto un bidè. In pratica, si trasformava da timida e schiva, a troia magnifica e insaziabile. Ci sposammo tre anni dopo. La nostra vita sembrava perfetta: un buon lavoro per entrambi, che ci portava fuori casa tutto il giorno, ma poi, la sera, ci davamo sempre a delle lunghe scopate. Ero riuscito, nonostante la sua paura per le dimensioni, non tanto per la lunghezza del mio cazzo, sui 17 cm, quanto per il volume, piuttosto ingombrante, della mia cappella, a scoparla nel culo, che mi concedeva almeno una volta al mese. Stavamo anche cercando di avere un , ma non arrivava e, alla fine, decidemmo di eseguire dei controlli sanitari. Dopo varie visite, analisi, presso diversi medici e centri diagnostici, il responso era sempre lo stesso: né io, né lei potevamo avere figli. Il nostro era un caso forse su un miliardo di coppie! Non lo nego, passammo un anno difficile, molto, molto difficile e, tra noi due si era appiattito tutto, anche i nostri rapporti sessuali si erano allentati al punto da sparire quasi; eravamo sul punto di separarci. Poi, una notte, scopammo come dei dannati e, al mattino, proseguimmo. Non so come sia potuto succedere: forse la paura di perderci o, forse, la consapevolezza degli eventi, ma sta di fatto che ci mettemmo alle spalle il fatto che non saremmo mai diventati genitori e ci riappropriammo della nostra vita. Passarono così sette anni di vita matrimoniale. La nostra intesa sessuale era intensa e piacevole. Adoravo il suo corpo, le sue tette con quei capezzoli belli duri, appuntiti. Il suo bel sedere, anche se un po’ basso, ma sempre stupendo, unito a ciò che mi mandava ai pazzi: le labbra della sua fica, grandi, carnose, e quel clitoride pronunciato, appoggiato sulla sua fessura, che, se stimolato, diventava quasi come un piccolissimo cazzo. Lei, cosi pudica, quasi una suora durante il giorno e cosi porca nell’intimità, mi mandava sempre in estasi. Nel corso degli anni, i rapporti anali che, prima detestava, erano diventati un suo profondo desiderio e fonte di immenso piacere. Nei nostri giochi, avevano fatto il loro ingresso anche dei sexy toy. Alcuni oggetti, tipo palline cinesi, dildi, sia vaginali che anali, la doppia con il mio cazzo ed un vibratore era divenuta frequente e, quando capitava, ci dovevamo spostare dal letto al pavimento. La sua fica diventava una vera fontana, i suoi orgasmi erano multipli ed abbondanti. Ormai adorava molto la doppia penetrazione, come farsi riempire dalla mia sborra, sia in culo, che in bocca. La cosa sconvolgente, però, era che, scemata la libidine del momento, sfogata la lussuria e placati i nostri istinti animali, terminate le nostre scopate, ridiventava pudica: era impossibile parlar di sesso con lei. Se mi permettevo di avanzare qualche mia fantasia, ad esempio vederla con un altro per una doppia reale, andava su tutte le furie e, a volte, durava per giorni la sua indifferenza nei miei confronti. Però, dentro di me, coltivavo comunque il desiderio di scoparla assieme ad un altro ed esso cresceva di giorno in giorno, ma non riuscivo a renderla mia complice in questo, non facevo breccia nella sua ostinazione e non riuscivo a far affiorare i suoi desideri più intimi. La svolta avvenne quasi casualmente. Per lavoro fu trasferita in una filiale di banca di un paese distante circa 20 km da dove abitavamo. La sera rientrava sempre dopo di me e, col tempo, notai che aveva cambiato modo di vestire. Niente di provocante, ma almeno indossava indumenti che mettevano in risalto sia le tette che il culo. Tutto questo mi eccitava da matti. Anche i suoi indumenti intimi non erano più quelli di una volta; aveva iniziato ad usare perizomi, a volte autoreggenti, e reggiseni che aiutavano ad esporre le sue tette. Nell’intimità, mentre si scopava, iniziai a sussurrarle:
“Pensa, mia dolce troietta, se in questo momento avessi un bel cazzone in bocca”.


Oppure:
“Immagina quanto potrebbe esser bello farti chiavare contemporaneamente da due cazzi veri, uno in fica ed uno in culo?!”
Il suo cambiamento era evincibile anche da questo. Non si arrabbiava più, anzi, sembrava gradisse e la sua fica più di lei. Una mattina, mentre facevamo colazione, nel salutarla le dissi:
“Se oggi qualcuno riuscisse a farti eccitare, spero che almeno lo pompi.”
Con mia grande sorpresa, mi lanciò un sorrisino e mi stampò un bacio con lingua in bocca. La mia giornata fu piena di lavoro, come sempre. Nonostante questo, nella mia mente era sempre presente l’immagine di lei che pompava un bel cazzone. Non che il mio fosse piccolo, ma la cosa mi eccitava così tanto che, alla fine, fui costretto a placare i mei sensi masturbandomi. Nei giorni successivi, non successe nulla, ma io, nelle nostre scopate, aggiungevo sempre altre persone a noi ed era evidente che lei gradiva, non si arrabbiava più. A fine mese, un venerdì sera, andammo ad una cena organizzata da un suo cliente. Vi erano anche i suoi colleghi e colleghe della filiale, che, almeno di vista, ne conoscevo solo due. Per l’occasione, lei si era vestita in maniera veramente conturbante. Un tubino nero sopra il ginocchio, autoreggenti, perizoma e scarpe con tacco dieci, sottile. Era vestita in modo tale da metter in evidenza tutte le sue forme. Io non potevo far a meno di ammirare due cose in particolare. La prima, riguardava il sostanziale cambiamento di Alba: aver abbandonato quei suoi vecchi abiti da suora, mettendo finalmente in risalto il suo fisico, quasi a dire: "ci sono, scopatemi!" La seconda, era che notavo il suo bel fisico da 35enne nel pieno del suo splendore. Durante la serata, cercai di capire chi potesse essere, se c’era, colui che la eccitasse tanto. Per me era più che evidente la sua evoluzione e di sicuro doveva esser stata provocata da una qualche attrazione per qualcuno. Lei parlava a turno con tutti, ma notai che, spesso, i suoi occhi si rivolgevano ad un uomo, più o meno della sua età, un bel ragazzo, alto, moro, con barbetta corta curata, fisico, forse, palestrato. Anch'egli sovente la cercava con lo sguardo. Mentre tornavamo a casa, la stuzzicai, dicendole che era stata stupenda e che aveva di sicuro fatto tirare tanti cazzi e, in particolare, Franco che non le aveva mai tolto gli occhi di dosso. Così dicendo, allungai una mano ed andai a cercare sua fica. Il suo perizoma era decisamente umido. Lei mi lasciò fare, anzi, si accomodò in maniera che potessi toccar bene la sua fica. Il mio dito cercò il suo clitoride, lo spostai per entrare in fica e stringerlo con due dita. Il suo enorme clitoride lo sentii, pian piano, diventar duro e la sua fica sempre più bagnata. Intravidi uno spazio riparato, mi fermai, scesi, aprii la portiera e presi a leccarle fica e culo.
“Ti piace, eh, troietta? Dai fammi sentire come pomperesti Franco!”
Così dicendo lo tirai fuori dai pantaloni ed avvertii la sua foga nel prenderlo in bocca. La sua lingua si muoveva ora veloce, ora lenta, ma sempre con avidità. Sentii mio cazzo sbattere contro la sua gola. Era eccitante da morire e più lo ingoiava, più immaginavo Franco al mio posto.
“Sì, dai, pompalo! Vedo che ti piace così tanto il cazzo di Franco, eh troietta?”
Lei si staccò, si mise a pecora ed assecondò il gioco.
“Dai, Franco, scopami! Fammi sentire come mi sfondi!”
Presi a scoparla, stringendole i capezzoli, mentre lei continuava ad incitarmi.
“Sì, Franco, così! Sì, così! Oh, mio Dio, che cazzone hai?! Dai sbattimi! Spaccami tutta!”
Si stava masturbando la fica quando mi implorò in preda al delirio erotico.
“Dai, Franco, in culo! Lo voglio tutto nel culo!”
Lo prese con la mano e se lo spinse talmente tanto dentro di sé che, in breve, le riempii il culo di sborra calda. Arrivati a casa, prima di farla entrare in bagno, la leccai tutta. Ebbi modo di sentire il sapore della mia sborra, mentre lei prese a schiaffeggiarsi la fica, mi stese sul pavimento e mi scopò di nuovo, come non aveva mai fatto, quasi con furore, e, più spingeva più mi incitava, identificandomi nel suo amante.
"Sì, Franco, dai, scopami! Dai, sborrami in bocca!”
Le sborrai in bocca e me lo ripulì tutto. Al mattino, fu lei a dirmi che le sarebbe piaciuto molto far sesso con Franco ed io le risposi che ne sarei stato contento.
“Per me, va bene, lo sai.”
Lei rimase titubante.
“Sì, lo so, ma…”
“Ma cosa? Qual è il problema?”
“Non voglio far la figura della troia. Un conto è fantasticare, un altro andarci per davvero a letto.”
“Secondo te, se ci vai a letto, saresti una troia? Perché sei sposata? Credo che, tra persone mature, serie e riservate, qualora c’è attrazione e sta bene ad entrambi, ci sia solo piacere.”


“Sarà anche vero, ma una parte di me non riesce ad accettarlo.”
“Vedi tu. Analizza il tutto, chiarisci i tuoi dubbi e decidi liberamente.”
Detto questo, aggiunsi:
“Ora Franco vuole un tuo bel pompino!”
Lo tirai fuori e lei ci si avventò sopra. Non feci più parola con lei di Franco, nemmeno quando scopavamo; inoltre ero preso da tanti impegni di lavoro. Fu lei, una sera, dopo cena, a chiedermi altre spiegazioni.
“Ma, se andassi con Franco, tu vorresti esser partecipe?”
“Questo dipende da te e da lui. Personalmente, sì, mi piacerebbe, ma, a te?”
Lei accolse quella mia esternazione con un sorriso.
“A me piacerebbe sapere che mi sei vicino.”
“Quindi ti piacerebbe avermi come guardone?”
“Diciamo di sì; insomma mi piacerebbe che fosse una cosa eccitante sia per me, che per te.”
“E a lui, starebbe bene così? Ne hai parlato con lui? Hai pensato che potrebbe non esser d’accordo.”
Mi sorrise precisando che, grazie al fatto di aver potuto scambiare diverse battute con lui, si era fatta un'idea di come potesse piacere anche a lui.
“Quindi? Cosa vuoi che faccia?”
“Io, lui e tu presente, ma, almeno inizialmente, non partecipe.”
“E dove vorresti farlo, qui da noi?”
“Sì, mi sentirei più sicura.”
“Quindi lo desideri proprio tanto il suo cazzo?”
“Sì, ma, soprattutto, è lui che voglio!”
Ecco confermato uno degli aforismi di V. Cannova: La donna si lascia corteggiare solo da chi ha già scelto.
Di quel Franco sapevo solo che era sposato, avendolo chiesto in giro con estrema riservatezza. Frequentava una palestra abbastanza assiduamente e, da un conoscente iscritto alla stessa palestra, avevo saputo che a vederlo sotto la doccia, poteva affermare che era anche ben fornito. A lei non avevo detto nulla riguardo alla mia indagine. Dopo una lunga ed attenta riflessione, giungemmo alla conclusione che dovevamo creare un'occasione opportuna per tutti. Lasciai che fossero loro a decidere e, alla fine, fu stabilito il giorno: sarebbe stato un venerdì sera, dopo cena.
Quel venerdì, lei, al ritorno dal lavoro, iniziò a prepararsi. Fece dapprima un piccolo clistere, poi si sistemò per bene la fica, eliminando diversi peli. Si lavò accuratamente, anche a mezzo lavande intime, poi, fatta una doccia, provvide ad un lieve trucco, senza far ricorso ad alcun tipo di profumi. Dopo di che, passò all’abbigliamento intimo: autoreggenti, perizoma con il davanti trasparente e dietro un finissimo filo che sparì fra le sue natiche, reggiseno a balconcino, per poi indossare un abito nero con cerniera sulla schiena, facile da togliere. Per cena era previsto solo un leggero piatto di verdure. Mentre lo aspettava, si rimirò allo specchio diverse volte: voleva esser perfetta. Da parte mia ero eccitato ed avevo solo una domanda da farmi: come avrei dovuto comportarmi? Avevamo deciso, io ed Alba, che, al suo arrivo, mi sarei fatto trovare sulla terrazza con la scusa di fumare una sigaretta. Loro si sarebbero sistemati in sala sul divano, che era comodo e capiente: io, da fuori, avrei assistito a tutto.
Quando lui arrivò, io ero già fuori; lui aveva portato una bottiglia di bollicine, che aprì. Brindarono a loro due, alla vita e, in breve, le loro bocche si incontrarono: fu una lunga pomiciata, che sembrava non finire mai. Nel frattempo, lui era rimasto con i boxer e lei in intimo; lui sembrava volersi gustare ogni centimetro del corpo della mia troietta. Succhiò a lungo i suoi capezzoli, poi giratala le lecco la schiena ed arrivò al suo sedere. Le mordicchiò le mele ed insinuò la lingua sul buchetto, poi proseguì nella leccata fino alle caviglie, per infine rigirarla e tornar su. Quando arrivò alla sua fica, lo vidi staccarsi, quasi ad riempirsi gli occhi delle sue labbra enormi ed il suo clitoride lungo e pronunciato. In quel momento fui tentato a raggiungerli, ma mi trattenni. Vidi lei che, mentre lui la leccava, prese con le mani la sua testa e la tenne bloccata lì, mentre la sentivo mugolare.
“Sì, dai, Franco, così! Mamma mia, come godo! Bravo, succhiami il grilletto: che bello, sono in estasi!”
Più volte lo allontanò per non venire, nel frattempo lui si era liberato dei boxer ed il suo cazzo faceva buona mostra di sé, bello in tiro. Lo intravedevo. Se io ho una bella cappella, la sua era decisamente più larga ed era il culmine di un'asta più lunga e grossa della mia. La scena di lei con un altro, era qualcosa di stupendo. La vidi scender giù, accarezzare quella gran bella verga, leccarla, avvertendo quanto lei ne fosse affascinata.
“...hhummm, che bello! E com’è duro!”
Quella verga presto sparì, tra leccate e pompe. Avevo il cazzo in tiro. Presi a toccarlo appena e, quando li vidi coinvolti in un frenetico 69, per poco non venni. Lui le allargava le labbra della fica per penetrarla meglio con la lingua, ma faceva lo stesso anche con le chiappe, per ben infilarsi nel suo culo. Vidi lei mettersi in ginocchio, le gambe di lui sulle sue spalle e lei che prese a leccargli palle e culo. Cazzo che troia! A me non l’aveva mai fatta una cosa simile! Inutile dire che quella visione mi eccitò ancor di più. Lui le diceva che era stupenda, una vera amante, una perfetta troietta. Poi lei lo stese supino e gli salì sopra.
“Ora ti scopo, mio bel cazzone! Fammi godere!”
Iniziò a spingere e, dopo poco, la sentii urlare.
“Oh, SI! DAI! Come lo sento! Mi riempie tutta! Sì, dai, chiavami!”
Lui si era aggrappato alle sue tette e la stava distruggendo, ma appariva chiaro che ad Alba piacesse. La mise a pecorina e prese a scoparla con furia. Le dava anche degli schiaffi sulle mele e lei lo incitava a farlo ancor più forte. Poi cambiarono posizione. Ora era lei distesa supina sotto lui, gli spalancò le gambe all’inverosimile e lui le spingeva dentro il cazzo con tutta la forza possibile.
“Tieni, troia! Prendilo tutto in corpo! Ti sfondo, puttana!”
Lei era in delirio e lo incitava ancor di più.
“Sì, chiavami così! Godo come non mai! Dai, ancora, spingi, dai, che vengo! VENGO! ORA!”
Così dicendo si spinse contro di lui, tremava per il forte piacere. Lui usci dalla sua fica e, sempre con lei sotto, appoggiò il cazzone al suo culo e, mentre spingeva ci sputò sopra. Entrava, usciva e lo bagnava, fino a che l’ho sentita implorare.
“Oh, piano, mi sfondi! Però continua, che mi piace! Sì, così, piano, sì, dai, uhhmmm, mi si bagna anche il culo!”
Lui entrava e usciva e, ogni volta, entrava ancor più in profondità nel suo culo e, alla fine, sentii lei chiedergli di sborrare.
“Sì, dai, riempimi con la tua sborra!”
Mentre veniva sul suo culo, le aveva preso il clitoride tra due dita, lei si scostò e vidi il pavimento bagnarsi.
Poi presero a toccarsi, baciarsi e, solo allora, mi accorsi che lei stava guardando verso me. Ero al riparo delle tende, ma vedevo tutto quanto. Passarono dieci minuti tra carezze e baci, poi lei scese a pomparlo ed a leccargli culo e cazzo. Lo pompò e leccò a lungo e, alla fine, lui le sborro in bocca. Poi, come si erano spogliati, si rivestirono. Sorseggiarono ancora un po’ di bollicine e lui se ne andò. Quando entrai in casa, mi disse:
“Cazzo, come ho goduto! Ora tocca a te: leccami culo e fica!”
Presi a leccare, sapeva di tutto e di più! Di sborra di lui e sapore di lei. Mi spinse di lato, mi guardò negli occhi e mi chiese delle mie impressioni.
“Mi volevi così troia? O di più? Dai, cornuto, leccami bene!”


Quelle parole, invece di darmi fastidio, mi eccitarono. Aveva sia le chiappe, che le tette, ancora con i segni infertili da Franco, ma poi volle scopare anche con me e volle che le sborrassi in fica.
Questa è stata la prima di un’infinità di volte che ho visto mia moglie scopar con lui e poi, ci fu anche una volta con lui e tre suoi amici, ma questa è già un’altra storia.


 

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