Mentre entravo nello studio dell’avvocato Nicola Mondetti, pensavo a che strana coppia formasse con la moglie Arianna Famigi, anche lei avvocato ma con bel altro pedigree.
La signora infatti, che definire brutta è ancora farle un complimento, era l’ultima discendente di una famiglia che era nell’avvocatura della capitale ben prima dell’unità d’Italia, mentre lui che era stato suo compagno di studi, era sì bellissimo ma d’origine proletaria.
Quanto a me Valeria Banghi, sono la più classica delle ereditiere, che non ho nulla da fare nella vita, se non gustarsela fino in fondo, preda ambita dai cacciatori di dote, che rispedisco al mittente più velocemente di una pallina da golf.
Quel giorno mi ero dovuta recare dall’avvocato Mondetti per una questione di poco conto, ma che ne era diventata una di principio, visto che la controparte era una vecchia nobildonna che sopportavo quanto il pecorino sul gelato.
Mentre entravo nell’anticamera dello studio, vidi uscire la moglie con un piccolo trolley, seguita dalla sua segretaria che ne trascinava uno decisamente più voluminoso. La donna mi salutò squadrandomi dalla testa ai piedi, come se avesse paura che fossi lì per rubarle il bel marito.
“Signora Banghi buongiorno, prego s’accomodi.” mi disse il legale facendomi entrare nel suo ufficio.
“Buongiorno a lei avvocato, la sua signora è di partenza ?” gli chiesi con un po’ di curiosità.
“Sì starà via un paio di giorni per andare ad un convegno a Milano, ma mi dica lei è qui per quella faccenda di cui mi ha accennato per telefono, nel qual caso ho già le carte pronte.”
Non so perché ma crebbe in me in modo irresistibile la voglia di scoparmi quell’uomo, se non altro per mettere un corno in testa alla moglie che consideravo odiosa all’inverosimile.
“Certo che lei è proprio bravo.” gli risposi pensando a come mettere in atto i miei propositi, per poi trovare l’idea giusta “Potrebbe però prima di mostrarmi quanto ha preparato indicarmi il bagno, non vorrei mi scappasse mentre mi spiega qualcosa.”
Lui s’alzò per indicarmi la porta del bagno che era dentro l’ufficio stesso, così presi la borsetta e per andare nel servizio e chiudermi dentro.
Mi tolsi subito il tailleur e la camicetta, e ringraziai il cielo che anche quel giorno avevo indossato una bellissima lingerie di pizzo nero, con tanto di reggicalze, che mi davano un aspetto oltremodo sexy, che rimarcai ritoccando il rossetto in modo da farmi le labbra più grandi e sensuali.
Quando uscii lui era chino sulle carte e non s’accorse che m’ero spogliata, ma non appena lo chiamai per nome, strabuzzò gli occhi incredulo di quanto stava vedendo. Non gli diedi però tempo di dire nulla che spazzai via i pochi fogli che aveva sulla scrivania, per poi chinarmi fra le sue gambe e tirargli fuori il pene.
“Signora Banghi… io non credo… sia il caso di...” bofonchiò prima che la sua mazza finisse fra le mie labbra, e provando com’ero brava nell’avvolgerla con la lingua.
Iniziai un lentissimo fellatio senza mai smettere di guardarlo in faccia, mentre sentivo ingrossarsi il bastone di carne che avevo in bocca. Lui era ormai quasi in usa sorta di trance, infatti non parlava più e si era completamente lasciato andare, quasi sdraiandosi sulla sua poltrona in pelle e gemendo sommessamente.
Non disse nulla neanche quando gli leccai i testicoli per poi passare la lingua su tutto il pene, avendo un sussultò poco dopo che avvolsi con le labbra la sua cappella.
“Adesso basta !” mi disse alzandosi in piedi e prendendomi una mano “Vieni con me.”
Nicola mi portò attraverso una scala a chiocciola nel suo appartamento, che era al piano superiore rispetto allo studio, e una volta saliti andammo direttamente nella sua camera.
Mi strinse a sé proprio davanti al letto, e fu un attimo che le nostre bocche si sfiorassero poi non staccarsi più. Mentre ci baciavamo con grande trasposto lo spogliai togliendovi via via giacca, cravatta, camicia e pantaloni, facendo quindi calare i boxer per potergli prendere il pene in mano. Lui sganciò il mio reggiseno che finì per terra, seguito a ruota dal perizoma, per poi poggiare una mano sulla mia natica che palpò con notevole vigore.
“Sdraiati.” gli dissi con tono fin troppo perentorio precedendolo sul letto.
Non appena si sdraiò mi sistemai fra le sue gambe per riprendere quel lento lavoro di lingua, che avevo capito apprezzava notevolmente.
“Tua moglie te li fa i pompini ?” gli chiesi con una certa malizia.
“Non così, anzi credo che nessuna mi abbia mai fatto godere tanto con la bocca.”
“E così ?” continuai a domandargli salendogli sopra per impalarmi sulla sua mazza oramai giunta al massimo dell’erezione.
Iniziai a muovermi senza alcuna fretta, dandogli al contempo tanti piccoli baci sulla bocca e sul collo, mentre lui mi faceva sentire le sue mani sulle chiappe. Il suo respiro diventò sempre più affannoso, ma non era certo mia intenzione farlo venire così in fretta, così mi spostai quel tanto che bastava per mettermi carponi al suo fianco.
“Cos’aspetti a farmi sentire donna.” gli dissi sfiorandomi diverse volte la passera con le dita.
Cogliendomi di sorpresa, Nicola invece di sbattermi seduta stante, iniziò a leccarmi proprio dove m’ero toccata poco prima, facendomi quasi pentire d’aver smesso di cavalcarlo. La sua lingua però mi diede fin da subito un gran piacere, perché il porco di fatto me l’infilava dentro per poi farla girare intorno al clito, e finendo col succhiare quest’ultimo quasi tirandoselo dentro la bocca.
“Vuoi sempre sentirti donna ?” mi domandò con un non so che d’ironia.
“E me lo chiedi ?” gli risposi allargandomi la passera con le dita.
Nicola si piazzò dietro di me e diede il via ad un furioso dentro e fuori che mi mandò subito in estasi, tanto che ebbi qualche problema a rimanere carponi tanto era furibondo il suo ritmo, finendo però quasi inevitabilmente sdraiata di pancia sul letto. Lui però non fece altro che seguirmi, così me lo ritrovai sempre alle mie spalle che mi scopava peggio di prima, quasi sfruttando il molleggio del materasso per farmi rimbalzare all’indietro.
“Allora signora Banghi ti piace sempre fare la troia ?” mi disse prima di girarmi per sdraiarmi sulla schiena.
“Solo se continui a scoparmi così.” gli risposi senza alcun pudore.
Lui mi sistemò un cuscino sotto il sedere, per poi afferrarmi per le cosce e riprendere a sbattermi con tutta la forza che aveva in corpo, ben sapendo che a quel ritmo non sarebbe durato all’infinito. Per un attimo ebbi una profonda invidia per la moglie, che poteva godere delle sue capacità amatorie quando voleva, ma poi pensai solo a me stessa e al gran piacere che stavo provando.
Mi venne dentro com’era normale che fosse, un attimo prima che anch’io arrivassi all’orgasmo, rendendo così quasi perfetto quel momento. Dopo qualche minuto passato a riprendere fiato, Nicola mi porse dei fazzolettini di carta per permettermi di pulirmi, per poi di fatto fulminarmi con una domanda a dir poco illogica.
“Perchè voi donne non volete prenderlo nel culo ?”
“E chi l’ha detto ?” gli risposi senza pensarci poi tanto.
“Mia moglie per esempio. A esser sincero c’ho provato qualche volta, ma non appena m’avvicino scappa via dandomi del pervertito. Pensa che un giorno le ho anche comprato uno di quei strani cunei che si usano come preliminare, ma come l’ha visto non lo ha tirato neanche fuori dalla scatola !”
“Fammelo vedere, magari hai preso qualcosa di folle.”
Lo vidi aprire un cassetto del comodino per tirar fuori un piccolo plug in silicone, che mi porse quasi vergognandosi di quel che aveva comprato.
Presi in mano il plug e gli diedi alcune leccate per bagnarlo, poi mi sistemai su un fianco per infilarmelo nel didietro, facendolo entrare e uscire diverse volte prima di lasciarlo al suo posto.
“Ora che hai visto come si usa leccami la fica.” gli dissi fingendomi dominatrice.
Lui quasi si lanciò fra le mie gambe per baciarmi la passera, ma ben presto mi fece girare per poter aver campo aperto sul mio sedere. Timidamente iniziò a giocare col plug temendo di farmi del male, ma quando si rese conto che era il perfetto opposto, divenne più audace e prese a leccarmi intorno al buchetto, entrandoci poi con la lingua dopo aver tirato fuori il cuneo.
Lo guardai e mi sembrò un in un negozio di giocattoli, tutto indaffarato nel provarne uno nuovo che aveva sognato per chissà quanto tempo. Per qualche motivo che non riuscivo però a comprendere, Nicola non si decideva a fare il passo successivo, così non appena mi ritrovai il plug nel buchetto, mi girai e quasi lo spinsi all’indietro, finendo col farlo sdraiare.
Senza dire una parola m’impalai nuovamente sulla sua mazza, che però questa volta quasi spingeva il plug facendomi godere ancor più di prima, col risultato che in poco tempo gli ricoprii la mazza coi miei umori. A quel punto mi sfilai il plug dal culo per sostituirlo col suo cazzo, che m’entrò dentro dopo qualche spinta neanche troppo forte.
“Allora com’è metterlo nel culo a una donna ?” gli domandai con più d’un pizzico di curiosità.
“Bellissimo come lo sei tu.” mi rispose socchiudendo gli occhi.
Volendo fargli assaporare ogni singolo istante di quei momenti, iniziai a muovermi molto lentamente, ma ben presto mi resi conto che tutte e due volevamo ben altro, soprattutto lui che voleva riprendersi il ruolo di maschio dominante.
Così mi rimisi carponi, allungando subito dopo una mano fra le gambe per stimolarmi la passera, quasi dovessi dargli un ulteriore invito per sodomizzarmi.
“Cos’aspetti a mettermelo dentro.” gli dissi vedendolo un po’ titubante “Non vorrai che faccia sempre tutto io !”
Lui mormorò qualcosa d’incomprensibile prima d’inginocchiarsi dietro di me per infilarmi tutta la sua mazza nel retto.
I primi affondi furono quasi timidi, ma non appena si rese conto che non solo non provavo alcun dolore, ma che al contrario godevo più di lui, il suo incedere si fece man mano più irruento, sino a divenire quasi animalesco.
“Ti piace prenderlo nel culo non è vero ? Dimmi quanto ti piace brutta troia, dai dimmelo.”
“Certo che mi piace lurido maiale, che per vedere un buco di culo devi mettere le corna a tua moglie ! Sempre che quella faccia la santa con te per poi farsi inculare in giro per l’Italia.”
“E chi se ne frega di Arianna quando ho una come te !”
“Allora stai zitto e fammi godere.”
Non so perché ma quello strano scambio di battute ebbe l’effetto di tranquillizzare Nicola, che continuò a scoparmi, ma non più come se non ci fosse un domani, ma pensando al piacere d’entrambi, che ovviamente crebbe col passare del tempo, sino a sfociare in un nuovo orgasmo.
Come aveva fatto prima mi venne dentro, ma questa volta continuò per un po’ a fottermi, quasi non volesse smettere di sentirsi il cazzo avvolto dallo sfintere anale. Quasi per scusarsi fu lui a pulirmi dal suo stesso sperma, per poi cercare i propri vestiti mentre io cercavo la mia lingerie.
Finii di rivestirmi una volta scesa al piano inferiore e recuperato tailleur e camicetta nel bagno, dove mi diedi una più che necessaria rinfrescata alle parti intime.
Quando uscii lui era di nuovo alla sua scrivania indaffarato nelle scartoffie.
“Valeria avrei bisogno di un paio di firme.” mi disse quasi con tono professionale, come se fino a qualche minuto prima non fossimo stati amanti.
“Mi dai una penna.” risposi con un po’ di freddezza.
Firmai alcuni fogli e feci per andarmene, ma lui mi bloccò contro la scrivania per poi inginocchiarsi dietro di me.
“Questo è meglio che lo porti via tu.” mi disse alzandomi la gonna per poi spostare le mutandine e infilarmi il plug usato poco prima nel buchetto ancora indolenzito.
Fu sempre lui a sistemarmi la gonna assicurandosi che non si vedesse nulla, non sapendo quanto piacere mi aveva fatto quel gesto.
“Lo sai che non scoperemo mai più.” gli dissi non volendo illuderlo in alcun modo “E’ stato bello per entrambi, ma qui inizia e qui finisce.”
“Sì ma non importa, come dice Rossella in via col vento domani è un altro giorno.”
Lo salutai con un ultimo bacio sulla bocca, poi sculettando un po’ uscii dal suo studio per riprendere la macchina e tornare a casa.
“Chissà se poi mi fa lo sconto.” pensai prima di mettermi a ridere da sola “Al limite ho guadagnato un plug.”
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(quelli volgari saranno subito cestinati)
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