Frequentavo la terza liceo, ed in quel periodo le mie amicizie con i compagni di classe si stavano estendendo oltre la solita cerchia di amici. In quel pomeriggio di aprile avevo combinato con Alberto di andare a studiare a casa sua; era la prima volta che mi invitava. Alberto era un ragazzo biondo, simpatico, ma che fino a quel momento non avevo mai considerato come compagno di studi.
Arrivai a casa sua in motorino, lo legai alla cancellata e suonai il campanello posto a fianco del cancelletto che dava accesso al giardino della sua villa. Mi venne ad aprire una ragazza mora, riccia, dall’andatura spavalda e lo sguardo vivo. Non era bella, anzi era alquanto bruttina, ma mi diede l’impressione di essere molto sicura di sé. Avrà avuto circa la mia età, forse un anno di più. Mi fece cenno di entrare, e mentre la seguivo lungo il vialetto lastricato di pietre incastonate nell’erba del giardino, si presentò: “Io sono Cinzia, la figlia della governante”. Mentre entravamo in casa ci venne incontro Alberto, che mi guidò verso la sua camera ignorando la presenza di Cinzia, la quale sparì dalla nostra vista.
Entrammo in camera di Alberto, e dopo qualche breve chiacchiera, ci sedemmo uno di fronte all’altro per studiare e fare i compiti. Passammo circa un’ora a ripetere le lezioni e a svolgere gli esercizi per il giorno dopo, quando Alberto mi disse che doveva parlare con sua sorella di una cosa importante e mi chiese se mi dispiacesse rimanere per un po’ in camera sua a continuare a studiare per i fatti miei. Gli risposi che andava benissimo e che non ci sarebbe stato alcun problema. Alberto si alzò ed uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle.
Dopo qualche minuto, la porta si riaprì alle mie spalle e la sentii richiudersi subito dopo con un giro di chiave. Mi voltai stupito e mi trovai Cinzia di fronte che si avvicinava con passo deciso alla scrivania dove ero seduto. Prese la sedia dove era seduto Alberto, la posizionò a fianco a me e senza dire una parola cominciò a fissarmi da vicino.
Rimanemmo qualche minuto in silenzio: Cinzia continuava a guardarmi con sguardo molto concentrato, mentre io, imbarazzatissimo, facevo finta di continuare a fare i miei esercizi. A quel tempo ero un ragazzo estremamente timido, non avevo avuto ancora esperienze con le ragazze, e la situazione che stavo vivendo mi metteva seriamente a disagio. Cinzia con fare deciso mi mise una mano tra i capelli senza chiedermi il permesso e cominciò ad accarezzarmi la testa. Io mi voltai con fare cauto e con sguardo indagatore le chiesi che cosa stesse facendo.
Cinzia tolse la mano dai miei capelli e con fare molto risoluto ed autoritario mi disse: “Come avrai notato non sono una bellezza, i ragazzi non mi considerano, e ho deciso di prendermi una rivincita con te”.
Tutto subito non capii che intenzioni avesse Cinzia, ma il mio turbamento crebbe a dismisura fino a trasformarsi in paura.
“Non ho mai visto un ragazzo nudo: adesso voglio che ti slacci i pantaloni e che ti tiri fuori il cazzo qui davanti a me in modo che possa vederlo bene! Altrimenti mi metto a gridare e dico che mi stai violentando!” disse Cinzia con uno sguardo quasi feroce.
La paura si trasformò in terrore ed in vergogna mischiati insieme. “Ma stai scherzando?” furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.
“No, neanche un po’!” rispose Cinzia ancora più determinata ad ottenere ciò che voleva. “Conto fino a dieci, se non cominci ad abbassare la cerniera, mi metto a gridare!” continuò Cinzia.
“Uno, …, due, … tre, …”. Io ero paralizzato dalla vergogna. Quando Cinzia pronunciò il “sette” mi disse: “Allora ti decidi?... otto, … nove, …”. Al “nove” abbassai la mano che era sulla scrivania e me la portai tremante tra le gambe senza smettere di guardare Cinzia fisso negli occhi. Mi palpai il pacco in cerca della cerniera, appena la trovai, guardai Cinzia con sguardo interrogativo e lei con un lieve cenno della testa ed un sorriso maligno sulla bocca mi incoraggiò a continuare.
Afferrai dunque la cerniera ed iniziai lentamente ad abbassarla; dalla fessura dei miei pantaloni si intravide il tessuto blu dei miei slip. Cinzia abbassò lo sguardo incuriosita proprio in direzione di quella apertura.
“Slacciati la cintura adesso!” mi ordinò Cinzia mentre si passava la lingua sulle labbra.
Lentamente afferrai la cintura e, sempre più imbarazzato, la feci scorrere fuori dalla fibbia. Rimaneva solo più il bottone dei miei pantaloni a tenere socchiusa l’apertura che faceva intravedere il lieve gonfiore del mio cazzo ancora flaccido. Cinzia con un gesto del mento mi indicò di aprirlo, e dal suo sguardo capii che non potevo evitarlo.
Aprii a fatica il bottone dei jeans ed il mio pacco apparve protetto unicamente dal cotone degli slip. Si intuivano le forme del mio cazzo e delle mie palle e mi vergognai da morire.
“Forza, abbassati le mutande e tiralo fuori!” gridò Cinzia.
Mi dissi che ero in trappola e che non potevo evitare l’inevitabile. Abbassai lo sguardo, mi passai una mano sul pacco e poi, preso il coraggio a quattro mani, afferrai l’elastico delle mie mutande e lo abbassai lentamente. I peli del mio pube comparvero per primi, poi, a mano a mano che abbassavo il bordo degli slip comparve l’asta del mio cazzo ricurva su sé stessa. Lasciai andare la presa e li slip ricoprirono velocemente il mio cazzo. “Lo hai visto, adesso lasciami in pace” dissi a Cinzia con tono umile e sottomesso.
“Neanche per idea!” esclamò Cinzia. “Devi tiratelo fuori completamente!”
Non avevo proprio scampo. Ripresi l’elastico, lo abbassai nuovamente e con l’altra mano afferrai l’asta del mio cazzo e lo tirai fuori completamente. Lo lasciai cadere ciondolante con la forma della cappella in evidenza sotto lo sguardo divertito di Cinzia, mentre con l’altra mano tenevo abbassati gli slip.
Era la prima volta che una donna che non fosse mia madre vedeva il mio cazzo. Mi vergognavo come un verme.
“Sei soddisfatta adesso?” chiesi a Cinzia con un tono ancora più dimesso di prima.
“No, caro… adesso voglio che tu ti faccia una sega qui di fronte a me!” rispose Cinzia sempre più divertita ed eccitata.
Sapevo che non potevo evitarlo, ma non sapevo come fare ad eccitarmi, tanto era forte l’imbarazzo che provavo in quel momento.
“Su, forza, prendilo in mano e fatti una sega!” mi incalzò Cinzia. “Voglio vederti sborrare per me!” aggiunse dopo una breve pausa.
Cinzia, nel frattempo, grazie all'eccitazione che doveva provare, aveva alzato la gonna ed aveva iniziato a strusciarsi un dito fra le gambe. Il mio sguardo venne attratto dalla peluria nera che fuoriusciva dalle sue mutande di pizzo chiare.
Mi afferrai il cazzo con la mano destra ed iniziai un movimento di mungitura molto lento sulla cappella ancora coperta dal prepuzio. Cinzia venne attratta dal foro del mio cazzo e mi chiese:” Cos'hai lì dentro così rossastro?”
Non risposi, e mi limitai a scappellare il mio cazzo completamente. “Wow” esclamò Cinzia alla vista della mia cappella che stava iniziando a gonfiarsi per effetto dei massaggi che le stavo applicando.
Cinzia scostò il tessuto delle sue mutandine ed iniziò a massaggiarsi la figa. A quella vista dimenticai la situazione e mi eccitai. Sentii il mio cazzo reagire e gonfiarsi nella mia mano mentre aumentavo il ritmo del pugno stretto intorno all'asta. La mia cappella appariva e scompariva dal foro del prepuzio che si tendeva e si arricciava ad ogni passaggio della mia mano.
Cinzia, sempre più eccitata mi ordinò di alzarmi in piedi e di avvicinarmi a lei. “Voglio essere io a farti sborrare!” esclamò. Quando fui abbastanza vicino a lei, si sdraiò sulla sedia, divaricò le gambe spalancandomi il panorama della sua figa carnosa e ricoperta di peli neri completamente bagnata. Afferrò quasi con rabbia il mio cazzo ormai completamente eretto ed iniziò a segarmi imitando il movimento della mia mano.
Sentii montare il piacere, vidi Cinzia dirigere il mio cazzo verso la sua figa spalancata davanti a me mentre si accarezzava il clitoride.
La sua mano aumentò il ritmo del massaggio sul mio cazzo. Sentivo il suo desiderio di vedermi sborrare su di lei crescere ad ogni colpo. La sua mano scorreva in modo sempre più intenso, profondo e veloce attorno al mio cazzo.
“Sborra!” mi ordinò improvvisamente. Mi concentrai sul movimento della mano di Cinzia sul mio cazzo e sulle oscillazioni che provocava alle mie palle. Guardai ancora una volta la figa aperta di Cinzia, sovrapposi la mia mano a quella di Cinzia che mi segava per guidare il ritmo. “Sborra, dai!” gridò ancora una volta Cinzia.
A quel punto rilassai i muscoli, inarcai il bacino fino quasi a sfiorare con la cappella la figa di Cinzia e lasciai che il suo massaggio pompasse fuori dal mio cazzo la sborra.
Emisi un gemito trattenuto e vidi il primo fiotto bianco colpire il clitoride di Cinzia, poi il secondo le sue grandi labbra. Ne seguirono altri cinque, con la mano di Cinzia che continuava a pomparmi il cazzo.
“Bravo il mio schiavetto!” disse Cinzia, che con l’altra mano si spalmava la mia sborra sui peli della figa.
Appena conclusa l’eccitazione mi allontanai e mi ricomposi velocemente, mentre Cinzia faceva lo stesso. Mi vergognavo da morire, ma nel profondo sentivo anche che quel pomeriggio ero diventato un po’ più uomo.
Cinzia aprì la porta e sgusciò via, appena qualche minuto prima che Alberto tornasse.

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