Era appena passato un giorno dal mio ritorno dal viaggio di nozze, e mio cognato Giuseppe mi chiamò per andare da lui, e già sapevo che non è per chiedermi com’è andata la luna di miele, ma per scoparmi e rendere il fratello cornuto per l’ennesima volta.
“Oggi non posso, aspetta almeno che lui torni a lavorare.” gli chiesi al telefono col fratello in un’altra stanza.
“Digli che devi andare a fare spese, tanto scemo com’è crede a tutto quello che gli dici, e poi mica devi stare fuori tutta la notte, a me basta che sei qui per le tre.”
“Va bene però facciamo domani, e credimi non ti farò pentire dell’attesa.”
Lui accettò promettendomi di trattarmi per la puttana che in realtà sono, come se ci fosse bisogno di ricordarmelo.
Il giorno seguente uscii dicendo a mio marito che avevo appuntamento con un’amica per fare due chiacchiere e un po’ di shopping, e lui mi salutò con un bacio come d’abitudine. Per non creare alcun sospetto indossai un abito scampanato ben sotto il ginocchio, che nascondeva bene sia le parigine che il coordinato push-up e perizoma da esperta maiala.
Mentre mi recavo in macchina dal mio amante iniziai a pensare se fosse giusto cornificare così mio marito, non solo perché stavo andando da suo fratello, ma per tutti gli altri che mi ero portata a letto prima di sposarlo. La semplice realtà era che io amo Ettore, ma che a livello sessuale era perlomeno carente, e una donna come me non poteva accontentarsi del suo sesso, dove il tempo massimo era in realtà quello di una sveltina, sempre se riuscivo a farglielo diventare duro.
Giuseppe non solo sa delle corna che avevo messo al fratello, avendo le foto del misfatto anche se speravo le avesse cancellate, ma aveva capito al volo che donna sia, e con la scusa del ricatto se ne approfittava trattandomi anche peggio di una puttana da marciapiede.
Infatti non feci quasi in tempo ad entrare a casa sua, che lui mi strinse a se per baciarmi con forza, alzandomi la gonna sino a poter mettermi una mano sul sedere.
“Allora mia cara cognatina, quante corna hai messo a mio fratello in queste due settimane.” mi chiese palpandomi con forza il fondoschiena.
“Una sola volta con un bagnino poco prima di tornare a casa.” confessai sapendo che era del tutto inutile mentirgli.
“Una sola scopata! Spero almeno che ti abbia fatto godere.”
“Quello sì, siamo andati in un ripostiglio degli attrezzi e li mi ha scopata come piace a me… come fai tu…”
“Allora andiamo di la, sai è da quando ti sei sposata che non inculo una donna come voglio io, e so già che non aspetti altro.”
Giuseppe non sapeva quanta verità ci fosse nelle sue parole, così lo seguii in camera e non appena si mise sul letto mi sistemai carponi al suo fianco ed iniziai a baciarlo sulla bocca, sentendo subito la sua lingua che s’intrecciò con la mia.
Mentre io gli aprivo la camicia e scesi con la bocca sul suo petto, lui fece scivolare una mano fra le mie gambe, sino ad infilarla dentro il perizoma, e ritrovandosi così le dita ricoperte dai miei umori.
“Cazzo ma sei già un lago! E cosa succede quando te lo metto dentro? Ci sguazza?”
“Vuoi sapere come sono? Allora lasciami fare.” gli risposi alzandomi in piedi per iniziare un lento spogliarello.
Anche se avevo un vestito intero riuscii a eccitarlo facendo alzare e scendere in continuazione il bordo dell’abito, girandomi ogni tanto in modo da mostrargli il posteriore. Quando rimasi col solo intimo indugiai parecchio prima di togliermi il reggiseno, anche se infilandoci le mani dal basso, scoprii fin troppo le tette, per finire in ginocchio con ancora il perizoma addosso.
Giuseppe allora si alzò e di fatto mi sbatté la sua patta in faccia, così non mi rimase che sbottonargli i pantaloni per prendergli in mano la mazza che già odorava di maschio. Da vero bastardo mi spinse tutto quel bastone di carne fra le labbra, per poi prendermi per i capelli come se dovesse scoparmi usando la bocca, ma fui abbastanza veloce da divincolarmi e dirgli quel che voglio.
“Perché non ti sdrai e lasci fare a me? Magari poi ti piacciono i miei giochini….”
Anche se poco convinto nel dover lasciare il suo ruolo di maschio alfa, Giuseppe quasi si lanciò al centro del letto, e a quel punto non mi rimase che accovacciarmi fra le sue gambe e mettere in pratica quel che avevo in serbo per lui.
Gli afferrai la mazza con una mano, ma solo per sollevargli un po’ i testicoli ed avere così campo aperto su ciò che c’è sotto, che iniziai a leccare scivolando sempre più verso il basso, sino ad arrivare al suo buchetto.
Lui al principio s’irrigidì un po’, ma poi sotto i sapienti colpi della mia lingua, si lasciò andare, alzando sempre più le gambe in modo che potessi muovermi ancora meglio. Al bagnino, che mi aveva scopata nel villaggio, avevo anche fatto sentire una falange nel retto, ma con Giuseppe ebbi paura che lo consideri poco maschile, così lasciai perdere l’idea di farlo anche con lui, e mi limitai a leccargli l’orifizio anale mentre lo masturbavo lentamente.
“Sei proprio una porca viziosa.” mi disse col pene che sembrava quasi esplodergli da quanto era eccitato.
“Perché invece tu sei un verginello alle prime armi.” gli risposi con ironia.
“Adesso basta giochini, voglio la tua fica ora.”
Scivolai con tutto il mio corpo sul suo, fermandomi solo quando mi ritrovai la sua mazza fra le tette, ma fu una sosta molto breve perché in realtà anch’io avevo una voglia matta di lui. M’impalai così sul suo scettro senza neanche togliermi il perizoma, ma spostandolo di quel tanto che basta perché non fosse d’intralcio, e dopo fu solo un godere l’uno dell’altro.
Dalle nostre bocche non usciva una parola, e del resto non c’era bisogno di dire nulla, perché nonostante fosse solo la seconda volta che facevamo sesso, fra noi c’era già un’intesa a dir poco perfetta. Lui lasciò che mi girassi per dargli le spalle, ma quasi senza sfilarmi il suo palo dalla passera, io di ritrovarmi sotto di lui in un perverso sessantanove, dove l’obiettivo della mia lingua è nuovamente il suo ano.
Quando riprese a sbattermi fu il solito toro da monta, che mette la sua manza carponi e poi spinge a tutta birra facendomi gemere di piacere, e togliendomi quasi il respiro.
“Dimmi che tutto questo ti è mancato mentre eri via con mio fratello.”
“Sì e lo sai meglio di me! A me piace il cazzo e il tuo è uno spettacolo!”
“Sei solo una puttana buona da scopare.”
“E allora scopami, stai zitto e fammi godere.”
Il nostro non fu un vero e proprio dialogo fra amanti, ma piuttosto un turpiloquio dove ognuno tirava fuori il peggio di se, e fra Giuseppe e me la gara era ad altissimo livello.
Ovviamente lui oltre ad insultarmi mi faceva ben sentire le sue mani sulle chiappe, che schiaffeggiava senza però farmi mai troppo male, anche se alla fine erano di un bel rosso acceso.
“Bevi la mia sborra troia!” quasi mi ordinò mettendosi davanti a me.
Io non me lo feci ripetere due volte, e così mentre una mano scivolava fra le mie gambe, coll’altra gli afferrai la mazza che segai tenendo la cappella fra le labbra, sino a ritrovarmi tutta la bocca piena del suo orgasmo.
“Sì brava la mia cognata puttana! Ora non smettere perché con te non ho ancora finito.”
“Lo spero bene! Altrimenti era meglio se rimanevo a casa!”
Continuai a succhiargli la mazza sino a quando ritornò dura come il marmo, anche se potevo immaginare cosa mi aspettava una volta che si fosse stancato delle mie attenzioni.
“Adesso da brava cagna allargati il culo. Te lo voglio sbattere dentro alla prima e non m’importa un cazzo se ti faccio male, tanto poi godi come al solito.”
Mentre lui si rimise dietro di me portai le mie mani sulle natiche per allargarle il più possibile, ma soprattutto cercai di rilassarmi al massimo ben sapendo che sarà violento e brutale. Giuseppe, infatti, una volta poggiata la cappella contro il mio buchetto, mi afferrò i capelli per poi tirarmi a sé con forza, spingendomi allo stesso tempo la sua mazza nel mio sfintere.
Provai un dolore così intenso che non riuscii neanche a gridare, e solo il fatto di sentire le sue palle sbattermi contro, mi fece capire che il peggio era passato sollevando un po’ il mio stato.
“Che ti avevo detto? Uno ti può inculare come crede che non dici nulla, e lo sai perché? Perché sei una troia senza limiti punto e basta.”
Anche se la realtà era diversa, nelle sue parole c’era del vero e così non provai neanche a ribattere, cercando invece solo di non pensare al dolore che mi aveva fatto provare, e di concentrarmi solo sul piacere che proverò a breve.
Giuseppe si placò solo quando sentii del bruciore alla mazza, ma del resto usando come lubrificante solo la mia saliva, era inevitabile che accadesse.
“Da brava ricoprimi il cazzo di bava così riprendo a sfondarti come prima.” mi disse ripresentando il suo bastone davanti alla mia faccia.
“Perché non ti sdrai un attimo e mi lasci fare le cose con calma?”
Lui sbuffò ma poi si sistemo comodo sul letto, così potei accucciarmi fra le sue gambe e dare un po’ di sollievo al suo pene, oltre che far rinfrescare il mio culo che sentivo in fiamme. Gli feci sentire la lingua in ogni angolo dei suoi gioielli per poi spostarmi sullo scettro, cercando solo di non mettermelo in bocca. Sapevo, infatti, che Giuseppe quando inizia a scopare non vuole fare altro, così non appena accennò a muoversi, l’anticipo salendo sopra di lui, e sodomizzandomi da sola.
“Ma guarda un po’ questa qui! Gli piace tanto prenderlo nel culo che è brava anche a metterselo dentro senza nessun aiuto!”
“Perché non stai zitto e pensi a godere? O vuoi anche lo spettacolo?”
Iniziai a toccarmi sempre più lascivamente partendo con una mano sul seno, che poi divennero due, per infine farne scendere una sulla passera. Non paga del piacere che mi dava lo scorrere della sua mazza nel mio sfintere, presi a masturbarmi quasi con ferocia, arrivando forse a godere più delle mie dita che di tutto il resto.
Giuseppe in principio mi guardò con stupore, per poi apprezzare ciò che stava vedendo pur non potendo fare a meno d’insultarmi, ma alle sue male parole mi ero ormai abituata. Alla fine però non poté che riprendere il comando della situazione, così mi ritrovai sdraiata sul letto con lui che si prendeva le mie due porte del piacere, alternandole a suo piacimento.
Non potei neanche dire d’aver avuto un vero e proprio orgasmo, ma un lungo momento d’intenso piacere che si trascinò sino a quando non fu di nuovo lui a cambiare posizione, anche se per l’ultima volta.
“In ginocchio e rimettiti le dita nella fica come prima.” mi disse alzandosi in piedi sul letto.
Io non compresi immediatamente le sue intenzioni, ma ubbidii mossa anche da una certa curiosità. Mi sistemai quindi come voleva lui, e senza farmi alcun problema ripresi a masturbarmi la passera, mentre con l’altra mano mi toccavo il seno.
Giuseppe si masturbò brevemente davanti a me, poi mi mise una mano fra i capelli per tenermi ferma la testa, ed infine mi schizzò il suo piacere sulla faccia.
“Con questa sborra ti battezzo come mia puttana personale! E da oggi non c’è neanche più bisogno che ti ricatti per scoparti, tanto troia come sei verrai ogni volta che voglio, fosse solo per prendere il mio cazzo!”
In quel momento mi sentii veramente una puttana, ma ebbi anche un vero orgasmo che mi spense il cervello, per riaccende dopo non so quanto tempo.
Non avevo la forza di dire nulla, così mi alzai per andare in bagno per lavarmi, ma mi bastò guardarmi un solo attimo allo specchio per capire quanto lui avesse ragione. Non solo mi aveva scopata come voleva lui senza dare alcuna importanza al mio piacere, ma avevo goduto di tutto ciò, senza mai neanche per un momento pensare a mio marito e al male che gli farebbe sapere d’esser stato cornificato anche col fratello.
Quando tornai da lui avevo sempre lo sguardo basso, e mi rivestii sempre senza dire una parola, per poi andare alla porta per tornare a casa.
“Ci sentiamo quando ho voglia di scopare.” mi disse prima di chiudere la porta dietro di me.
E già sapevo che non avrei dovuto aspettare a lungo.
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(quelli volgari saranno subito cestinati)
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«bellissima storia»