Mi chiamo Laura, ho 48 anni, ma mi ritengo una donna ancora estremamente in forma. Sono alta 1,65m, capelli nero corvino e un fisico sinuoso ma tonico che mantengo con ore e ore di palestra ogni settimana.


Questa è la storia di come ho salvato il posto di lavoro a mio marito, e come continuo a farlo, senza che lui ne sappia nulla. Ho tenuto tutto dentro ma è l'ora di sfogarsi.


Il mio compagno di una vita, Luigi, è un uomo fantastico: bello, gentile, generoso. Ha sempre lavorato in una grossa azienda di informatica con centinaia di dipendenti, si occupano di sicurezza e sviluppo software. Essendo entrato agli albori, ha avuto tempo per farsi strada e far carriera sempre più in alto nei ranghi. Ha uno stipendio d'elite, tanto da potermi permettere di rimanere a casa e crescere al meglio i nostri figli, caricandosi tutto il peso economico sulle spalle.


Ci siamo sposati presto e abbiamo avuto due bellissimi figli: Giulia, che ha 26 anni, e Marco, che ne ha 24. Entrambi hanno seguito le loro strade e vivono la loro vita all'estero, tornando a trovarci di tanto in tanto.


Tutto filava liscio, abbiamo sempre mantenuto uno stile di vita molto agiato, cene fuori, eventi, viaggi e tanti altri sfizi. Luigi, grazie alle sue capacità, riceveva spesso premi produzione ed aumenti di stipendio, ritrovandoci con un buon gruzzolo da parte e pochi pensieri sul denaro.


La disfatta arrivò qualche anno fa, quando l'azienda, per colpa di molteplici fattori con cui non starò a tediarvi, iniziò un rapido declino. Mio marito ogni sera arrivava a casa sempre più pensieroso, preoccupato, fin quando una notte non mi confessò che era a rischio licenziamento.


"Ma come? Sei tra i più influenti là dentro, tra i migliori!" ribattei io, incredula.


"Stanno tagliando tutto il personale, preferiscono tenere i giovani, che pagano come stagisti".


Una rabbia incredibile salì nel mio corpo, insieme alla paura.


Se Luigi avesse perso il lavoro ci sarebbero stati grossi problemi, a 48 e 52 anni difficilmente avremmo trovato un altro lavoro entrambi, soprattutto io. In ogni caso, non avremmo avuto abbastanza entrate da poter continuare a vivere agiati e concedendoci tutti gli sfizi del caso.


Odiavo l'idea di dovermi privare di qualcosa o peggio, che le persone che frequentavamo capissero che fossimo in difficoltà economiche. Sembra strano, difficile da comprendere, ma quando sei abituata ad un certo standard, tornare indietro sembra la fine del mondo.


I giorni passavano e la situazione diventava sempre più nera. Luigi era cupo, annusavo che il licenziamento era alle porte, insieme ad una valanga di problemi.


A seguito di numerose notti insonni, decisi di prendere in mano la situazione e di andare a parlare con il capo, personalmente. Mio marito non avrebbe mai dovuto sapere di tutto ciò.


Conoscevo bene Mario, l'amministratore dell'azienda. Durante tutti quegli anni ci eravamo incontrati spesso a cene, eventi di beneficenza e feste di fine anno. Sapevo che aveva sempre avuto un debole per me, ogni volta che ci incrociavamo non perdeva occasione per complimentarsi e fare allusioni non troppo velate, ma sempre eleganti.


Arrivai all'ufficio, in un giorno in cui Luigi avrebbe lavorato in smart working. Salii le scale e chiesi alla segretaria di farmi ricevere. Attesi qualche minuto, prima di vedere Mario aprire la porta con un sorriso enorme.


Per l'occasione indossai un vestitino estivo che arrivava poco sopra il ginocchio, abbinato a dei tacchi eleganti. L'intimo che scelsi era semplice, nulla di impegnativo. Misi degli slip neri e un reggiseno di pizzo.


"Prego Laura, che piacere vederti! Non ti aspettavo..."


"Beh, si..in effetti volevo parlarti di una cosa."


"Dimmi tutto cara!"


"Ho sentito che state facendo molti tagli, e che Luigi probabilmente sarà tra questi. Ti prego, non lo fare!"


"Laura, mi dispiace molto, ma stiamo cercando di far quadrare i bilanci, e per quanto Luigi sia un gran lavoratore, non ce lo possiamo più permettere"


Al sentire di quelle parole ebbi un mancamento, la mia vita si stava sgretolando davanti ai miei occhi. In un mese saremmo stati senza uno stipendio, e in breve tempo avremmo dovuto fare sacrifici e chissà che altro.


"Ti prego Mario, qualsiasi cosa, farò qualsiasi cosa per salvare il posto di lavoro di Luigi!", lo implorai pensando a tutte le conseguenze.


"Laura, non c'è niente da fare, mi dispiace...", cercò di chiudere la discussione lui.


Non potevo arrendermi, ero nel panico. Lo ammetto, sono una donna viziata, anche troppo. Inorridivo all'idea di dover lavorare, rinunciare alla palestra di lusso, fare cose che non avevo voglia di fare.
All'improvviso, nella mia mente si palesò l'idea più scabrosa e meno saggia di tutte. Raccolsi tutto il coraggio che avevo e mi avvicinai a Mario, toccandogli delicatamente il pacco dall'esterno dei sottili pantaloni.


"Non si può fare proprio nulla?", sussurrai massaggiandolo sensualmente.


Mario è un uomo sulla cinquantina, alto, brizzolato. Ha un fisico tonico e una folta barba curata. Un uomo affascinante, che sicuramente non ha troppi problemi a sedurre una donna.


Osservai il suo volto cambiare, diventare rosso, e pian piano percepii il suo membro indurirsi.


"Forse...forse...potrei tagliare qualche altra risorsa..."


Non aggiunsi altro, avevo capito di aver colpito il punto giusto, stava funzionando.


Senza esitare chiusi la porta a chiave, tornai verso Mario e mi inginocchiai di fronte a lui. La tensione era palpabile, il silenzio regnava in tutta la stanza.


Sbottonai i pantaloni, estrassi il suo membro e iniziai a masturbarlo con dolcezza. Diventava sempre più duro e caldo, finché non raggiunse l'apice dell'erezione.


Non persi altro tempo e lo accolsi in bocca, massaggiandolo con le labbra e bagnandolo con la lingua. Partii dall'esterno, leccandolo come un gelato, per poi succhiarlo e farlo arrivare fino in gola.


Ora il silenzio era interrotto dall'ansimare dell'uomo, che sembrava aver perso la capacità di dire o pensare qualsiasi cosa, era in paradiso.


Mentre continuavo a soddisfarlo, lo guardavo negli occhi, sottomessa. In realtà ero io a manipolarlo a dovere, ma volevo che credesse il contrario. Tutto ciò che vedeva era una brava mogliettina, che implorava di mantenere il lavoro del marito.


Nel frattempo notai che aveva un cazzo niente male, lungo il giusto ma largo abbastanza da destare la mia curiosità.


In quel momento capii anche che dovevo giocare bene le mie carte. Se gli avessi dato tutto e subito, probabilmente si sarebbe fatto la sua scopata e non avrei ricevuto niente in cambio.


Decisi di continuare quel pompino, ma che per il momento non gli avrei concesso niente di più.


Aumentai il ritmo, lo lavorai con la lingua con tutta l'energia che avevo, finché non sentii il suo membro contrarsi improvvisamente e venire. Mario emise un gemito ad alta voce, poco dopo un fiume di sborra bagnò la mia lingua. Mentre continuavo a masturbarlo vicino al mio viso, lui continuava a schizzare e godere nella mia bocca, ormai gocciolante del suo seme.


Una volta rilassato mi curai di ripulire il suo cazzo con la lingua, fissandolo dritto negli occhi.


"Questo è un antipasto di ciò che puoi avere..."


Mario, ancora sconvolto, annuì solamente.


"Ci vediamo Lunedì, e faremo un accordo, sempre se vorrai...", aggiunsi io.


Mi ricomposi e lasciai l'ufficio chiudendomi la porta alle spalle.


Tornata a casa salutai Luigi e mi sbrigai a raggiungere il bagno per nascondere ogni traccia.


"Dove sei stata?", mi chiese mio marito.


"Ho fatto aperitivo con un'amica, ci rivediamo Lunedì prossimo...".


Continua...


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