Monica ed io abbiamo una spiccata indole voyeuristica ed esibizionista: a lei piace molto essere al centro dell’attenzione, avere un aspetto molto appariscente e venire guardata, sia da chi la ammira e la desidera, ma anche da coloro, e sono soprattutto donne, nelle quali provoca invidia o addirittura scandalo.
Io invece non nutro tali ambizioni, bensì godo nell’osservare le reazioni che lei suscita, sia quelle positive che quelle negative, e che di riflesso arrivano anche a me. Per cui, le donne che ammirano Monica per la sua bellezza, per il suo carattere deciso e per la sua sicurezza, mi vedono come un uomo altrettanto sicuro di sé, carismatico e, soprattutto, non geloso. E sono molte che spesso flirtano cercando da me rassicurazioni sulla loro avvenenza e sulla loro desiderabilità.
Il primo e forse più banale gioco, ma non per questo meno eccitante, ha per oggetto l’abbigliamento che a Monica piace indossare in molte occasioni.
Abitualmente sfoggia abiti provocanti che esaltano la sua straordinaria bellezza, ma quando vogliamo giocare con questo, arriviamo a livelli notevoli in fatto di indecenza e sfrontatezza del suo look.
Già quando la conobbi il suo guardaroba vantava parecchi capi fuori dalla consuetudine e piuttosto ‘spinti’ in fatto di sensualità, ma con il tempo ho provveduto ad arricchirlo con altri, specchio diretto del mio grande feticismo.
Nel nostro libro precedente abbiamo avuto modo di descrivere molti capi e molti look di Monica che suscitarono desideri e arrapamenti straordinari, sia in me, sia sugli altri uomini, e altri li descriveremo in questo nuovo lavoro.
Il centro commerciale o il passeggio in centro città sono due dei nostri luoghi prediletti per avere un alto numero di spettatori dai gusti eterogenei.
In una di queste occasioni Monica indossava una corta minigonna color bordeaux, di quelle ampie, che le rendono più facili essere oggetto di ‘svolazzamenti’ e che danno l’idea di ‘blindare’ meno le parti intime rispetto a quelle più aderenti. Con le minigonne di questa foggia, l’atto di chinarsi a raccogliere qualcosa da terra o anche il solo protendersi in avanti vanno molto ponderati e calcolati, in quanto determinano l’inevitabile esposizione delle più recondite intimità femminili.
Per i nostri gusti, in inverno, l’abbinamento ideale a questo capo è quello con stivali molto alti, almeno una spanna sopra il ginocchio. La porzione di cosce che rimane visibile, tra gonna e stivali, eccita tantissimo gli uomini e, chissà come mai, scandalizza molto le ben pensanti.
Tale effetto si accentua se indossa un collant color carne che aumenta il contrasto di colore tra le parti coperte e quelle scoperte.
Così abbigliata, il suo aspetto divenne molto assonante a quello di molte signorine professioniste, sebbene la qualità dei capi e la classe non comune di mia moglie la facessero nettamente distinguere dalle suddette.
“Non pensi che stiamo esagerando, amore?” disse Monica guardandosi nello specchio della nostra camera da letto.
“Che tu abbia l’aspetto di una grande zoccolona è fuori di dubbio. Ma devi essere tu a decidere. Sai che io non voglio forzarti e pretendo che tu sia a pieno agio, altrimenti se non ti diverti non mi diverto nemmeno io captando il tuo disagio.”
“No, amore. Io mi sento benissimo vestita così! Lo dicevo per te che farai la figura di quello che si porta a passeggio una prostituta…”
“Io, vedendoti così e pensando a come ti guarderanno, sto divinamente!”
“Ok, allora finisco di truccarmi e mi do una sistemata ai capelli. Mi fai compagnia?”
A Monica piace tanto che stia con lei mentre rifinisce il proprio aspetto. Sente che la divoro con gli occhi e che muoio di desiderio per lei.
Io spero sempre che le cada qualcosa di mano e lei si chini per raccoglierla, così da determinare i suoi proverbiali scosciamenti. Se ciò non accade, mentre lei è concentrata a truccarsi o a pettinarsi, silenziosamente mi avvicino a lei acquattato al pavimento e, cercando di non farmi accorgere, la guardo sotto la gonna, gustandomi la prelibata visuale della sua patatina inguainata da tanga e collant in cima alle sue chilometriche gambe di ballerina.
Se si accorge di quello che sto combinando, sorride compiaciuta e spesso allarga un po’ le gambe per favorirmi la visione.
Gradisce molto che, dopo qualche minuto che la osservo, sia vinto dalla voglia e inizi a tampinarla. Così mi metto dietro a lei, con il mio pacco ben piazzato contro i suoi glutei e inizio ad accarezzarle i fianchi, poi scendo sull’esterno delle cosce, quindi vado verso il loro interno e risalgo fino ad arrivare all’inevitabile strusciata della sua patatina, che deve essere a piena mano e con una pressione decisa, altrimenti le viene il solletico.
Me la lascia pastrugnare un po’, poi mi interrompe in quanto dice che la distraggo e che non riesce a terminare la sua preparazione.
Attendo quindi che finisca, poi mi concede ancora un po’ di toccacciamenti prima di uscire.
Prendiamo l’auto e, normalmente, all’andata guida lei, per cui posso solo guardarla senza poterla toccare, se no si distrae. Poco male: la visione delle sue cosce è idilliaca e l’astinenza dal tatto non fa altro che aumentare la mia eccitazione, anche se, come diceva Totò: “Guardare senza toccare c’è da morire.”
Dopo aver parcheggiato la macchina inizia il mio godimento mentale.
Lei, tendenzialmente, preferisce che camminiamo per mano o abbracciati. Anche a me piace, ma ciò che veramente preferisco è mandarla avanti a me di qualche metro, come se non la conoscessi, immedesimandomi in quello che non la conosce.
Guardo quel pezzo di gran figona che mi precede, con i meravigliosi capelli biondi a boccoli che ondeggiamo, ne sento il profumo che si è messa ma anche quello dei suoi ormoni sessuali. Cerco di immaginarmi cosa indossa sotto quella minigonna che svolazza paurosamente, mossa dalle lunghe falcate dei suoi passi, vedo le sue cosce perfette sulle quali si disegnano i contorni dei suoi muscoli: penso che con gambe così potenti deve essere una grande scopatrice e a cosa darei per averla sdraiata nel mio letto vestita così, con le gambe completamente divaricate mentre mi mostra il suo sesso ancora coperto dall’intimo, vogliosa che vi tuffi il mio viso e che la lecchi tutta, dalle caviglie alla patatina…
Poi torno con la mente alla realtà, ricordando che mezz’ora prima si lasciava toccare oscenamente nella nostra camera da letto, così la raggiungo, la riprendo per mano mentre lei mi guarda con espressione complice, sorridendomi consapevole del gioco che ho appena fatto.
Durante questi miei pensieri, furono decine le donne e gli uomini che l’avevano incrociata. Già da lontano potei scorgere gli sguardi pieni di bramosia degli uomini e quelli schifati delle rispettive compagne.
Stando parecchi metri indietro da lei, potevo anche sentire i commenti da loro proferiti mentre incrociavamo me, ignari che io la conoscessi. Gli uomini accompagnati non fiatavano o assecondavano le loro compagne per la buona pace in famiglia, mentre le loro mogli o fidanzate dicevano cose del tipo: “Ma come cazzo si fa ad andare in giro conciate così?”, oppure: “Ma che troia!”, o anche: “Vestita così quella è a caccia di cazzi.” Le frasi più lusinghiere furono quelle proferite da una bella coppia dove si voltarono entrambi. Lui: “È una gioia per gli occhi e una grande cavallona.” Lei: “È bellissima, ma che bisogno ha di conciarsi così?”
“Ma cosa ne sapete voi dei nostri bisogni?” pensai tra me e me, ma intanto godevo a dismisura e sorridevo per i successi di Monica nel nostro gioco a scandalizzare.
Il delirio da voyeurismo lo raggiungo quando entriamo in qualche negozio. Lì l’interazione con i vari personaggi è maggiore, dato che gli sguardi su di lei sono più prolungati, anche se di un numero più ristretto di persone e letteralmente mi gira la testa quando Monica, con noncuranza per la sua gonna così ridotta, si china a prendere questo o quel prodotto da qualche ripiano basso.
Mi ricordo che, in una occasione, una commessa si accorse che Monica, chinandosi, mostrava le cosce fino ai glutei e corse da lei, la prese per un braccio facendola alzare a forza, dicendo: “No signora, non può così, non può con quella gonna…” Monica rimase di sasso per essere stata toccata in maniera così sgarbata dalla commessa, mentre io ero raggiante oltre ogni immaginazione.
Il massimo del brivido per entrambi è quando a sorpresa la trascino in qualche posto un po’ imboscato, tipo un androne o un angolo buio appena defilato dal passaggio, per baciarla e toccarla dappertutto. Più alto è il rischio che ci vedano, più lei si eccita e prima facciamo ritorno a casa per sfogare la tensione erotica che abbiamo accumulato durante il nostro pomeriggio esibizionistico.
In quel frangente, appena dopo aver pagato il parcheggio dell’autosilo, sulle scale di accesso al piano dove avevamo lasciata l’auto, lei mi precedeva e avevo in primo piano le sue gambe, tra le quali scorgevo benissimo la sua patatina inguainata dal collant. A causa dei tacchi vertiginosi non riusciva a salire molto velocemente, così che due ragazzi che erano inizialmente dietro di noi, staccati di una rampa, ci raggiunsero ma, alla vista dello spettacolo che lei stava offrendo, rallentarono e ci stettero dietro fino al nostro piano.
Monica subì il mio primo assalto appena saliti in auto: non resistetti oltre e la mia mano si fiondò direttamente tra le sue cosce, così come fece anche la mia lingua nella sua sensuale bocca, ornata dal rossetto che la faceva spiccare tra le sue guance incorniciate dai boccoli dorati.
“Ma vuoi farmi venire qua? Così?” mi chiese con gli occhi resi languidi dal piacere, dopo un paio di minuti durante i quali mi godetti il contatto setoso dei suoi collant e del suo carnoso pube, mentre lei mi ricambiava con decise strette del mio pisello nella sua mano.
“No amore, ma non riesco a resistere fino a casa.”
“Allora troviamo un altro posto più vicino, porcello.”
Spesso, come accadde anche quella volta, andiamo ad appartarci in macchina in qualche posto sicuro e che quindi non è mai troppo imboscato o poco frequentato.
Uscimmo dall’autosilo e nella mia mente percorsi, in pochi secondi, l’intera mappa topografica della cittadina e mi ricordai di un luogo che poteva essere confacente alle nostre impellenti esigenze.
Durante il tragitto, Monica teneva la mano sulla mia coscia rimanendo in silenzio. Mi piacque pensare che stava già pregustandosi quello che sarebbe accaduto da lì a breve.
Raggiungemmo il posto che era nei pressi dell’ingresso secondario della stazione ferroviaria, una piazzola ricavata nella recinzione di un grande cantiere edile. Parcheggiando strategicamente, l’auto era piuttosto imboscata ma comunque vicino al passaggio di altre auto e appena aldilà della stazione, separata solamente da una stretta strada.
Monica si tolse la giacca in pelle, posò la borsetta sul sedile posteriore dopo aver preso da essa un pacchetto di fazzolettini che appoggiò sul cruscotto.
Questo suo gesto consuetudinario prima del sesso in auto mi eccita tantissimo, in primo luogo perché materializza la sua aspettativa della mia sborrata, poi è un gesto che ripeteva sin dal nostro primo sesso in auto che facemmo dopo esserci conosciuti, per cui aveva acquisito quella consuetudine prima di me e morivo dall’eccitazione pensando a quante volte lo aveva già fatto con i suoi ex e forse anche con partners occasionali che aveva soddisfatto.
Lei abbassò parzialmente lo schienale del suo sedile e mi guardò di nuovo languidamente, dicendo solo con gli occhi: “Sono pronta, amore.”
Le chiesi: “Ti va se facciamo finta che sono il tuo amante e questo è un incontro clandestino dopo molto tempo che non ci vediamo?”
“Mmm, come siamo fantasiosi, amore. Per me va bene…” rispose con tono complice.
Iniziai a darle qualche bacio e ad accarezzarle viso e capelli, poi iniziammo la recita.
“Quanto tempo, amore. Non vivevo più senza poterti rivedere.”
“Anche io, ma tra i vari impegni e con mio marito sempre addosso, sono riuscita solo oggi a trovare una scusa.”
“Cosa ti sei inventata?”
“Che uscivo con una amica.”
“Vestita così?”
“Eh, lo so che non l’avrà bevuta. Ma pazienza, tanto sai che con lui non ho segreti, per cui appena tornerò a casa gli dirò che ci siamo incontrati.”
“Gli dirai anche che abbiamo fatto sesso?”
“Certo. Anche perché gli sarebbe difficile credermi se gli dicessi che non l’abbiamo fatto, con me vestita come una prostituta d’alto bordo…”
“Come pensi che reagirà?”
“Vorrà che gli racconti tutto nei minimi dettagli: vorrà sapere cosa ci siamo detti, dove siamo andati prima, il posto dove ci siamo fermati, come abbiamo iniziato, dove mi hai messo le mani, come ti ho fatto venire, e via così con i dettagli più pornografici. Alla fine vorrà scoparmi anche lui.”
“E tu lo farai scopare?”
“Che domanda! Certo, è mio marito, io lo amo tantissimo e devo solo ritenermi fortunata se mi concede qualche distrazione in cambio solamente dei miei racconti e di un po’ di sesso che comunque piace molto anche a me.”
“Sono geloso!”
“Sono cazzi tuoi!”
Dopo questa sua affermazione tranchant, che mi fece molto piacere, non mi rimase nient’altro che proseguire a baciarla. Il sapore della sua bocca mi inebriava e ha il potere di farmi ribollire lo sperma nei coglioni.
Non indugiai oltre e presi ad accarezzarle le gambe, facendo scivolare la mano fino ai suoi glutei. Il contatto setoso con le sue calze mi mandava fuori di testa. Mi spostai al loro interno. Lei scostò le gambe per favorirmi il passaggio, intanto i suoi baci si facevano sempre più appassionati.
Finalmente ebbi sotto le mie dita il gonfiore della sua patatina che toccai in ogni modo possibile. Monica abbassò completamente lo schienale e appoggiò i suoi piedi sul cruscotto allargando maggiormente le cosce.
Lei è sempre stata molto abile a comunicare, anche senza parlare, i suoi stadi di eccitazione e i suoi ‘via libera’.
Avrei voluto continuare a toccarla ma la mia libidine e il mio desiderio di soddisfazione premevano affinché passassi alla fase successiva.
La vista della mia Dea, abbandonata in quella posa così oscenamente invitante mi tolse ogni indugio, per cui le feci alzare la gamba sinistra e mi misi in ginocchio davanti al suo sedile. Da quella posizione avevo davanti al viso il suo sesso di cui sentivo il naturale profumo. Mi aggrappai con entrambe le mani alla piegatura delle sue gambe e mi ci tuffai.
Dopo le prime indecenti leccate, Monica prese a muovere il bacino, suggerendomi di volta in volta dove preferiva che passassi la mia bocca e la mia lingua.
Ad un tratto interruppe i suoi sospiri dicendomi: “Cazzo, sei particolarmente ispirato oggi. Sei quasi più bravo di quel porco di mio marito!”
“Quando tornerai a casa, pensi che lui ti farà anche questo?”
“Spero proprio di sì!”
Nel nostro gioco di ruolo ciò accrebbe la mia gelosia.
Poi aggiunse: “Devo venire, amore…” e subito iniziarono le violente contrazioni del suo orgasmo.
Tenni la mia bocca incollata alla sua patatina per sentire il suo miele fluire abbondante attraverso le mutandine e il collant che si imperlarono del denso liquido del suo piacere.
Quando si placò, Monica aprì gli occhi e mi guardò con sguardo che definire lussurioso è molto limitativo. La sua bocca era socchiusa con la punta della sua lingua che toccava il centro del labbro superiore. Aveva voglia di essere scopata.
Le mie mani si fecero largo sui suoi fianchi e sotto la minigonna a cercare gli elastici del collant e del tanga. Mi aggrappai ad essi e glieli abbassai. Mi apparve il suo sesso completamente bagnato e aperto. Non resistetti e le diedi qualche intensa leccata.
Mi slacciai e abbassai i pantaloni, mi alzai fino a quando il mio pisello non fu all’altezza del suo fiore ed entrai in lei che chiuse ancora gli occhi e si aggrappò al mio collo.
“Cosa dirai di questo a tuo marito?”
“Che oggi avevi un cazzo che, dalla voglia che avevo, mi sembrava più grosso e più duro del solito.”
“Ma gli racconti proprio tutto?”
“Certo, e vedessi che sborrate si fa sentendo le mie descrizioni!”
Intanto la stavo scopando con decisione e con potenti affondi che lei assecondava e ne incrementava l’intensità contrapponendo i suoi movimenti ai miei.
“Amore, se continui a muoverti così non riuscirò a resistere molto.” la avvisai.
“Ci sono anche io, vieni quando vuoi.”
“Preferisci che lo tiri fuori?”
“Vienimi dentro. Voglio tornare a casa piena: gli dirò che mi hai farcita di sperma.”
“Ok, amore, vengo...”
Diedi ancora tre o quattro potenti affondi, quindi sentii il getto del mio seme dirompere nella sua vagina. Già dopo la prima schizzata, lo sperma le colò fuori, percorse il solco dei suoi glutei e scese imbrattando il sedile.
Lei continuò a darmi ancora un po’ di pompate con i suoi muscoli vaginali, assicurandosi che mi fossi svuotato completamente.
Poi rimasi ancora dentro di lei mentre la baciavo con tutto l’amore e la passione che provo per lei, e pensavo a quanto è bello avere una donna come Monica, così bella sì, ma soprattutto così calda, complice e disponibile a vivere le nostre fantasie.
“Amore, prima di tirarlo fuori prendi i fazzolettini, altrimenti facciamo un disastro.”
Cercai di rimanere appoggiato con il solo braccio sinistro mentre mi voltavo e allungavo il destro verso il pacchetto sopra il cruscotto, cercando di non schiacciarla facendomi strada nell’intreccio delle sue gambe mentre provavo a rimanere affondato in lei.
Le passai il pacchetto che aprì e ne estrasse subito la metà del contenuto, consapevole della quantità di sperma e di suoi umori che avrebbero dovuto assorbire.
Impiegammo almeno quindici minuti a ripulire noi, il sedile e a ricomporci.
“Aspetta a partire. Lascia che mi sistemi bene, non voglio che mi veda disfatta quando rientrerò a casa.” disse continuando il gioco degli amanti.
Appoggiandosi allo schienale, inarcò la schiena per alzarsi le mutandine e il collant. Facendo questo il suo pube spiccò sopra il suo ventre e non resistetti a metterci ancora la mia mano.
“Ma quanto sei porco! Non ne hai avuto abbastanza? Dai, adesso riportami a casa. Mio marito inizierà ad essere in pensiero e non vorrei che mi chiamasse mentre sono ancora con te.”
“Ti darebbe fastidio se lo facesse?”
“No, ma non voglio dovergli dire qualche bugia. Quando sarò a casa poi gli racconto subito tutto. Se può consolarti o eccitarti, pensa che sicuramente, dopo dieci minuti che mi avrai lasciata davanti al cancello, avrò già le sue mani addosso.”
Ripartimmo e, dopo circa venti minuti di tragitto disse: “Mamma mia, amore, mi sta colando di tutto dalla patatina…”
Le misi una mano lì e constatai che era completamente bagnata.
Arrivati finalmente a casa mi dispiacque che dovette cambiarsi ed indossare qualcosa di più comodo e non vidi l’ora che arrivasse il giorno della nostra prossima uscita esibizionista.
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