Francesca lavorava in una società di comunicazione. La incrociavo solo poche volte, nella piazzetta al centro della cittadella di soli uffici che sorgeva poco fuori dal centro della città. Non ebbi mai il coraggio di parlarle, solo sguardi.
Quello che mi colpiva di lei erano i suoi occhi profondi e un portamento regale.
Eh sì...anche un fondoschiena da urlo!
Il caso volle che un pomeriggio, all'imbrunire, la incontrassi nei garages sottostanti la piazzetta, al piano -2. Non la vidi subito, ma sentii i suoi passi ritmati, resi rumorosi da un bel tacco. Girato l'angolo, la vidi, di spalle. Era fasciata da dei pantaloni bianchi che le disegnavano un fisico invidiabile. Difficile darle un'età, ma diciamo non più di 28/30 anni. Mi nascosi dietro un auto per osservarla meglio: si era bloccata in un punto del garage dove evidentemente c'era c ampo, intenta a fare una telefonata.
Dalla mia posizione potevo vederla chiaramente, il vitino da vespa, i capelli vaporosi, il sedere scolpito.
Terminò la telefonata e si diresse verso le porte di ingresso che portavano agli ascensori. Digitò il codice, ma non aprì la porta. Dopo qualche secondo decisi di seguirla, anche se non dovevo assolutamente prendere l'ascensore. Ma pensari che fosse una buona occasione per salutarmi.
Mi avvicinai e fu lei a parlarmi. "Sai per caso come mai il codice non funziona"? In realtà fu una sorpresa per me, ma chiamai in ufficio e mi feci aprire da sopra. "Mi hai salvata, non ho nessuno in ufficio e ho lasciato la borsetta lì! Ti ho già incrociato qualche volta, avanzi un caffè!" Non me lo feci ripetere: "Grazie, accetto il caffé, ma solo se lo offro io, sono libero anche ora!".
Mai mi sarei aspettato la sua risposta: "Se mi aspetti prendo la borsetta e scendo!".
Salì in ascensore, io l'aspettai giù, davvero inebetito da quella fortuna. Quando scese non potei fare a meno di notare che aveva messo un filo di rossetto...
Proposi di passare per un passaggio interno che portava alla piazzetta dove c'era il bar, anziché prendere la rampa che usavano le auto e lei annuì.
Il passaggio interno era in penombra, nessuno lo usava mai. La lascia passare davanti a me e non potevo staccare gli occhi dal suo lato B. Francesca evidentemente se ne accorse perché mi disse, sogghignando: "Hai finito di guardarmi il sedere?".
Io diventai rosso come il ketchup, ma lei sembrava divertita e invece di far finta di nulla si fermò e si voltò a guardarmi dritto in faccia. Non so cosa mi prese, ma il suo sguardo era così profondo che mi avvicinai a lei e di botto cercai la sua bocca.
Lei si ritrasse un attimo: "Ah, intraprendente!". Ma subito dopo mi prese il viso tra le mani e mi baciò sfiorando la lingua le mie labbra.
Non capivo più nulla. Non so con quale audacia le misi le mani sui fianchi..facendole scivolare sempre più dietro, fino ad avvolgerle il fondoschiena.
Poi la feci appoggiare al muro delle scale che portavano da dentro verso la piazzetta, io dietro di lei, l'abbracciavo. Lei spostò una sua mano dietro la schiena, a cercare i miei jeans e con uno scaltro e veloce gesto riuscì a sbottonarli. Mentre continuavo a divorarle la bocca sentii la sua mano sui miei boxer, ero completamente eccitato. Poi, quella stessa mano oltrepassò l'elastico e scese giù giù, fino ad impugnarlo.
Non resistevo più e persi ogni inibizione. Ora anche la mia di mano voleva agire. Le sfiorai i seni da sopra la camicetta di lino che portava, la feci scendere verso il suo ombelico e poi giù giù....accarezzai il bottone dei suoi pantaloni, scesi ancora, da sopra il tessuto non troppo spesso e fu proprio in quel momento che ebbi un sussulto che mi eccitò in maniera pazzesca.... Lei era incredibilmente..... [CONTINUA]

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Categorie: Confessioni Etero
Tag: Amatoriale