Mi chiamo Anna, ho 43 anni. Sono una donna assolutamente normale, non mi vesto in maniera vistosa o sexy, amo le scarpe basse, sono sposata con Mario, che ha la mia stessa età. Abbiamo messo al mondo un figlio, ormai grande, e insieme amiamo molto godere dei piaceri del sesso, ma senza trasgressioni o fantasie varie: scopiamo ogni volta che ne abbiamo la possibilità o voglia. Lui è un bel maschio e a letto ci sa fare. Mi eccita tanto, mi lascia godere, e quando non ne posso più, lo cavalco e mi godo il piacere, che mi fa provare il suo cazzo, assolutamente normale e vi assicuro che, alla fine, mi sento veramente appagata. Ho tenuto a fare questa precisazione, perché quello che mi è capitato ha di fatto cambiato la mia vita. Lavoro come dipendente statale, cioè lavoro in una scuola, come impiegata. Assieme a me ci lavorano anche altre persone. Dipendiamo da un direttore che è un vero bastardo, specie nei miei confronti, per il semplice motivo che non gli lecco il culo, come fanno altre colleghe. Ovvio, non lo fa in maniera esplicita ad esser bastardo con me, ma in modi e tempi in cui lui riesce a farmi delle vere e proprie carognate, ogni volta che se ne presenta l’occasione. L’ultima, due giorni addietro. Appena rientrata, da tre giorni di ferie, mi vedo assegnata al corso antincendio. Protesto, affermando che non trovo alcuna utilità frequentare quel corso dal momento che ho paura anche di una sigaretta. La sua risposta, elargita con un sorriso ironico, da vero bastardo, è che il ministero ha emanato una circolare, in cui si chiede di addestrare del personale al corso antincendio e, poi che tutte le altre, sono impegnate in altri corsi, questo spetterebbe a me. Ovvio, le altre si son fatte assegnare a corsi più semplici, meno impegnativi, mentre io che non lo riverisco e non mi faccio palpare il culo, come fanno le altre, mi tocca l’antincendio. Puntuale, alle nove mi presento presso un centro congressi di un noto albergo, dove si tiene il corso, che ci impegnerà tutto il giorno. Scopro di non essere l'unica incazzata per il corso, ma siamo circa una trentina, fra uomini e donne, che si devono, in ogni caso, spupazzare questa gran rottura. Quando vediamo entrare i tre Vigili del fuoco, che ci faranno il corso, mi viene un vero e proprio tuffo al cuore. Mi trovo davanti Lucio e Roberto, due ragazzi che ho conosciuto tanti anni addietro, di cui ero innamorata. Il terzo non lo conosco, è il loro capo, un bell’uomo sulla cinquantina ben portati. Se è vero, che ci son donne che subiscono il fascino della divisa, io sono fra quelle. Me li ricordavo ragazzi. Avevo diciassette anni, e Lucio e Roberto, appena diciotto. Due brevi storie del passato, che mi son subito tornate in mente, perché non è che ci siamo lasciati per un qualche motivo, ma semplicemente perché essi son partiti, dopo il concorso nel corpo dei Vigili del fuoco e, da allora, non li ho più visti fino ad oggi. Bastano poche occhiate e subito loro mi riconoscono e, quando mi danno i vari fogli, con tutto quello che ci spiegheranno, Lucio mi passa vicino e mi saluta.
«Ciao, Anna, che bello rivederti: ne è passata di acqua sotto i ponti, da allora?! Come stai?»
Lo guardo, sono sorpresa dal suo fisico splendido. L’anno che ha più di me gli fornisce una forma fisica eccezionale: alto, asciutto, braccia molto robuste, guardandolo ricevo la sensazione che, se mi stringessero, potrei solo averne un piacere infinito. Anche Roberto mi ha riconosciuta e mi saluta con un bel sorriso. Mi sento uno strano languore in corpo. Che mi succede? Sono una donna sposata, una madre esemplare, una moglie fedele, amo mio marito, ma, per tutte le prime due ore di corso, i nostri sguardi si sono incrociati di continuo, sia con uno che con l’altro. Alla pausa sigaretta e caffè, mi sono intorno. Andiamo al bar del centro congressi e mi subissano di domande. Sono affiatati, lavorano nella stessa squadra, Lucio è il capo, mentre Roberto è l’autista anziano del gruppo. Mentre mi trattengo con loro, apprendo che sono sposati, che le loro mogli si frequentano perché amiche, hanno un maschio ed una femmina ciascuno e, fra di loro, l'amicizia ed il rispetto è molto forte. Mi piace discorrere con loro, anche se avverto le farfalle allo stomaco. Mi hanno tremato le gambe, quando mi hanno abbracciato e dato un bacio sulla guancia. Avrei mille domande con me stessa, ma non trovo risposte valide. Continuiamo il corso e, per tutto il resto delle due ore successive, non mi levano gli occhi di dosso. Noto che fra loro è uno scambio continuo di occhiate e cenni che, in ogni caso, mi riguardano. Spesso, noto che parlano sottovoce ed annuire subito dopo. Finite le varie spiegazioni, ci forniscono dei moduli quiz su quanto esposto: non ricordo una mazza di tutto quanto detto, Roberto mi si avvicina, finge di controllare le mie risposte, ma, in realtà, è lui che mi suggerisce cosa devo rispondere. Alla fine, mi fa un sorriso compiaciuto, e se ne torna con gli altri. Per tutto il tempo che è stato vicino a me, ho avuto il respiro piuttosto irregolare, il cuore mi batteva, come quando, da ragazzina, lo baciavo. Mi son sentita una stupida, ma non ho trovato nessun motivo per non esserlo. Finita la parte teorica, si passa a quella pratica. Per fare questo ci dobbiamo spostare nella loro caserma e il capo ci comunica che, chi vuole, può usufruire della loro mensa per un pasto veloce. Sto per accettare, quando Lucio mi trascina da parte e mi dice che non serve: noi tre pranzeremo insieme, fuori della caserma. Mentre tutti si spostano in caserma, noi ci fermiamo in un piccolo ristorante lì vicino e mi ritrovo con loro seduti accanto a me. Ho la sensazione che mi sto eccitando ad essere tra loro due e questo, per una donna semplice e tranquilla come me, non va bene. Mi chiedono di mio marito, mi parlano delle loro mogli, ma ho sempre i loro occhi addosso, seppure non indosso nulla di sexy o provocante.
«Ti ricordi quando stavamo insieme? Sei sempre la bella ragazza acqua e sapone di allora.»
Guardo Lucio che mi ha fatto questo complimento.
«Lascia perdere, mi stai adulando inutilmente, ho avuto una gravidanza, ho quarantatré anni e tu mi dici che sembro ancora una ragazza? Mi vuoi prendere in giro? Non attacca. Piuttosto che tipo è tua moglie?»
Loro si danno uno sguardo d’intesa, poi lui mi risponde.
«Le nostre mogli sono amiche da sempre. Lavorano insieme, con turni uguali, come noi, di conseguenza passiamo insieme molto tempo; abitiamo in una villetta bifamigliare, in pratica siamo sempre insieme.»
Nel pronunciare le ultime parole si son guardati in maniera complice. Vorrei replicare, ma ci portano i piatti che abbiamo ordinato e mangiamo velocemente. Quando arriviamo in caserma, gli altri sono già nel piazzale per la prova pratica e non abbiamo tempo nemmeno per un caffè. Mi rendo subito conto che le cose che dovrò fare mi sembrano molto difficili, ma è Roberto che, intuita la mia paura, mi tranquillizza. Osservo i primi tre che eseguono quanto richiesto, poi è la mia volta. Con Roberto di fianco, indosso il loro pesante giaccone, poi il casco, eseguo le cose che mi chiedono sempre con lui che mi incoraggia e, quando prendo l’estintore a polvere per spegnere il piccolo incendio che essi stessi hanno creato, me ne spruzzo un po' anche dentro il giaccone. Nonostante questo piccolo inconveniente, supero la prova. Mi spoglio di casco e giaccone, loro mi portano nello spogliatoio per darmi una ripulita. Mi sfilo il maglioncino che indosso e il mio seno, compresso nelle coppe, si mostra in tutta la sua procacia. Per un attimo restiamo immobili, poi come d’incanto li sento vicini a me e le loro labbra sui lati del mio collo. Mi baciano e le loro mani sui miei seni mi fanno impazzire di piacere. Allungo le mani e sento che si sono aperti i pantaloni, hanno estratto due verghe dure e vogliose. Le stringo e, dopo un istante, mi fanno inginocchiare. Di colpo li rivedo belli e duri come erano un tempo, quando a Lucio ho fatto il mio primo pompino, mentre Roberto mi ha leccato la fica la prima volta in un 69 da urlo. Li annuso, mi piace il loro odore e li prendo in bocca. Lecco e succhio senza pensare a nulla, solo al fatto che adesso li voglio entrambi. Sembrano leggermi nel pensiero, mi sollevano e, due passi più in là, dove fra due file di armadietti c’è una panca, mia adagiano e subito dopo mi spogliano. Lucio mi lecca la fica, mentre Roberto mi infila il suo cazzo in gola. Gemo a bocca piena e poi sento che una bollente cappella forza lo spacco della mia fica, che gronda umori come un fiume in piena. Lucio mi penetra fino in fondo. Lo sento scivolare dentro di me, allargando le pareti che, bagnate dai miei umori copiosi, lo fanno scivolare fino in fondo e, quando sbatte sul collo dell’utero, mi provoca un misto di dolore/piacere che mi fa giungere al primo di una lunga serie di orgasmi. Tremo, scossa dal piacere, mentre Lucio mi pompa con decisione. Improvvisamente mi abbraccia, mi solleva e si distende sulla panca trascinando il mio corpo su di lui. Roberto, che ha sfilato il cazzo dalla mia bocca, ora mi lubrifica il forellino anale e con la saliva, che sento scorrere lungo il solco delle natiche, fin quando la sua cappella si appoggia al buchetto posteriore. Vorrei protestare perché quella per me è una posizione nuova, mai provata; non che sia vergine di culo, ma non ho mai fatto una doppia e, adesso, credo che questa sia la loro intenzione. Cerco di parlare, ma la bocca di Lucio che mi bacia, me lo impedisce, mentre sento che Roberto spinge dentro di me il suo cazzo, che mi penetra inesorabilmente. Mi sento aprire dietro, come un coltello che taglia del burro. Non sento dolore, forse solo un leggero fastidio e, quando lui mi ha inculato fino in fondo, cominciano a pomparmi con un sincronismo perfetto: uno entra e l’altro esce. Godo e vengo da pazzi. Mi fanno sentire i loro cazzi fin dentro il cervello. Urlo il mio piacere e godo tantissimo. Sfinita, mi distendo sul corpo di Lucio, che mi abbraccia, mentre mi scopa in maniera stupenda. Li sento aumentare il ritmo e, in un barlume di lucidità, gli chiedo di non venirmi dentro, gli dico che non son protetta, ma non è vero: lo dico solo per non tornare a casa con lo sperma che mi cola dalla fica, in quanto mio marito sarà già rientrato e potrebbe avere dei sospetti. Loro si danno uno sguardo d’intesa e poi, dopo l’ennesimo mio orgasmo, si sfilano e si inginocchiano ai lati della panca e mi presentano i loro cazzi davanti alla bocca, che li accoglie, ricevendone le loro copiose sborrate. Mi inondano la gola, succhio e bevo ogni goccia del loro piacere, fin quando, sfiniti, si siedono e, per un momento, il silenzio regna sovrano. Poi Lucio apre un armadietto e mi porge un asciugamano e mi indica un lavandino sul fondo. Mi alzo sfinita e malferma sulle gambe, mi do una rinfrescata e loro mi restituiscono i miei vestiti, che indosso velocemente, per poi uscire dallo spogliatoio. Lungo il corridoio, mi offrono un caffè al distributore automatico e poi sentiamo un applauso provenire da fuori; quando usciamo, tutti hanno sostenuto la prova pratica. Ci radunano nella loro mensa e il comandante ci consegna gli attestati che determinano il superamento del corso. Il mio è l’ultimo ad essere consegnato e, quando lo fa, ci sono Lucio e Roberto al mio fianco.
«Complimenti signora, anche lei ha superato le prove egregiamente e, devo ammettere, che è sicuramente stata una delle migliori. Se ripassa qui, ci venga a trovare, che le diamo una ripassata sulle procedure.»
Mentre parla, guarda in maniera ammiccante i miei amici, che sorridono sornioni. Poi mi accompagnano all’uscita, verso il parcheggio. Lucio mi chiede il cellulare, e quando gli invio il numero, mi manda tre foto di me che spengo l’incendio. Ridiamo divertiti ed io scatto una foto di loro due assieme.
«Ci piacerebbe conoscere tuo marito, uscire qualche sera assieme alle nostre mogli.»
Li guardo e la mia risposta è alquanto seccata.
«Per fare cosa? Volete deriderlo per il fatto che, oggi, vi siete scopati sua moglie? E poi, che voleva dire il vostro capo con quella battuta? Sicuramente è al corrente che mi avete scopato nello spogliatoio. Ho sbagliato a lasciarmi andare»
Si danno uno sguardo che denota profonda delusione. Lucio mi risponde con un tono pacato, ma dispiaciuto.
«Ti sbagli. Non abbiamo nessuna intenzione di prenderci gioco di tuo marito. Come ti abbiamo detto, io e lui, siamo molto amici e pure le nostre mogli che si conoscono fin dall’asilo. Amiamo condividere il piacere di far sesso insieme, ci piacerebbe conoscerlo, per valutare se anche a voi può far piacere esser dei nostri. Chissà che anche a lui non piaccia lo scambio. Tu, oggi, ci sei piaciuta tantissimo e Moreno, il nostro capo, che è vedovo da sei anni, è uno di noi. Spesso si unisce a noi nelle nostre serate di scambio e, credimi, lui sì che è un vero super dotato. Pensaci! Il mio numero ce l’hai.»
Salgo in auto e me ne vado; guardo l’orologio, e vedo che son già le diciannove, mio marito sarà già a casa. Quando entro, trovo che sta parlando con mio figlio su Skype, mi salutano, gli mostro le foto. Sono stanca e sfinita; lo guardo e gli dico che non mi va di cenare a casa; piuttosto mi piacerebbe una pizza, cosa che lui accetta. Mi faccio una breve doccia. Sento l’acqua scorrere sul mio corpo e, per un momento, mi prende un forte senso di colpa. Ripenso a tutto quello che ho fatto ed il risultato è che non mi sento fiera di averlo tradito. Quando siamo al ristorante, lui mi chiede del corso e gli racconto quasi tutto, anche del fatto che ho ritrovato due amici che non vedevo da tempo. Lui sembra incuriosito e, quando gli dico che essi vorrebbero conoscerlo, lui accetta di buon grado. A letto, la sera, sono stanca, lui si addormenta subito, mentre io ripenso a tutta la vicenda. L’indomani mando un messaggio a Lucio, dicendo che, per noi, una pizza insieme a loro andrebbe benissimo. La risposta è più di quando mi aspettassi. Ci invitano ad un barbecue a casa loro, per il sabato successivo. I giorni passano velocemente ed arriva il sabato. Puntuali, ci presentiamo a casa loro, con tre bottiglie di vino e siamo accolti da Lucio, che quando apre la porta, mi abbraccia, poi prende mio marito sotto braccio e ci porta attraverso il salone fin all’altro lato della casa, direttamente in giardino, dove si trovano sia Roberto che le loro mogli. Facciamo le presentazioni: Rita è la moglie di Lucio, mentre Monica e quella di Roberto. Rita è più magra di Monica, ma sono entrambe due belle donne. Il seno di Rita è più grosso di tutte, il culo di Monica è decisamente il più bello. La serata scorre piacevolmente. Mi trovo subito in sintonia con loro, mentre i nostri mariti sembra si conoscano da sempre. Parlano di calcio, sono tifosi della stessa squadra, politica e lavoro, mentre noi prepariamo in cucina una bella insalata mista, parliamo dei nostri figli, ormai grandi e indipendenti, poi Rita mi chiede dei loro mariti, di quando erano giovani e stavano con me. Le guardo, rispondo che erano due magnifici maschi, che ero innamorata di entrambi e non sapevo chi scegliere. Ci mettiamo a tavola. La carne cotta alla brace si rivela buonissima, si mangia e beve allegramente, poi è Mario che fa la domanda che mi aspettavo arrivasse.
«Che tipo era Anna, da giovane?»
Loro si guardano, Lucio risponde dopo aver sorseggiato del vino.
«Anna era una gran bella ragazza, ne eravamo innamorati tutti e due, anzi, ne aveva di corteggiatori, ma lei amava stare con noi. Eravamo troppo amici e nessuno dei due si decideva a lasciarla all’altro, così, quando è arrivata la chiamata per il concorso nei Vigili del Fuoco, l’abbiamo lasciata così, senza una spiegazione, da veri vigliacchi. Ritrovarsela davanti, al corso e vedere che bella donna è diventata, è stato davvero un piacere. Ci fa anche piacere vederla con un uomo dalle tue qualità, diversamente ci sarebbe dispiaciuto, ed è per questo che le abbiamo chiesto di conoscerti. Abbiamo fiducia che la nostra diventi una bella amicizia, ci troviamo bene con te e lei e, da quanto sembra, anche alle nostre mogli la compagnia di Anna sembra piacere.»
Nel finir la frase, guarda sia mio marito, che le due donne, che annuiscono compiaciute. Restiamo tutti un momento in silenzio, poi Mario alza il bicchiere, e propone un brindisi, a questa nuova amicizia. La serata prosegue allegramente, poi ce ne torniamo a casa. Lungo il tragitto restiamo in silenzio, quando siamo a letto, lui non ha voglia di dormire. Mi stringe a sé, mi bacia, poi mi fa la domanda che supponevo mi avrebbe fatto.
«Quando ti ho conosciuto eri vergine, ma certi lavoretti di bocca li sapevi fare: chi dei due ti ha insegnato?»
Lo guardo in silenzio e decido che è ora di dirgli tutto.
«Lucio, mi ha insegnato a succhiarlo, mentre Roberto è stato il primo a farmi godere con un 69.»
Lo sento respirare profondamente. Mi stringe a sé, mi bacia con passione. Le sue mani scorrono lungo il mio corpo, ben presto sento le sue dita insinuarsi fra le pieghe della mia fica, che si bagna per l'eccitazione. Lo sento premere, con la sua erezione contro il mio fianco, mi giro, glielo prendo in bocca. È duro, eccitato, mi sale sopra, mi scopa con passione. Mi pompa sempre più forte, con impeto, e quando ho raggiunto il mio primo orgasmo, mi gira di lato e mi mette due dita in bocca.
«Succhia e pensa che sono loro che ti stanno scopando in due.»
Resto per un momento sbalordita. È come se mi avesse letto nel pensiero, poi mi rendo conto che si è eccitato ad una simile fantasia e decido di assecondarlo.
«Porci, scopatemi, e tu? Che aspetti a mettermelo in bocca? Si voglio tre cazzi, tutti per me. Dai, sfondatemi.»
Godo e lui mi scopa sempre più forte, fin quando abbiamo un orgasmo devastante, entrambi nello stesso momento. È qualcosa di travolgente quando mi inonda il ventre. Stremati, ci distendiamo di lato, restando abbracciati. Lo bacio e lui mi stringe a sé. Poi, quando i nostri respiri son tornati quasi normali, mi parla lentamente, con un tono pacato e dolce, ma risoluto.
«Dimmi la verità, te li sei scopati tutti e due? Da quanto dura la storia?»
Lo guardo e decido che lo amo e devo esser sincera con lui, costi quel che costi.
«Non me li ricordavo nemmeno, fin quando non lì ho rivisti al corso. Mi hanno detto che fra loro si scambiano le donne e che gli sarebbe piaciuto che anche noi stessimo al gioco. E non dura da niente: me li son scopati entrambi nella loro caserma, il giorno del corso, insieme, proprio come hai immaginato tu. Lo so che ti ho tradito, che sono una moglie ingrata, ma non ti so spiegare quello che mi è preso quel giorno, ero come impazzita o, forse, li volevo da tanto. Decidi tu quello che vorrai fare, io accetterò ogni tua decisione, anche l'eventuale fine del nostro rapporto. Sono stata una stupida e son pronta a pagarne le conseguenze.»
Si gira di scatto, mi guarda e, per un momento, mi mette paura davvero, poi mi abbraccia e mi bacia con molta passione. La sua lingua entra dentro la mia bocca e limona la mia.
«Non dire cazzate, lo avevo capito che doveva esserci stato qualcosa fra voi, ma volevo che fossi tu a confessarlo. Se ti fa piacere, ci possiamo provare a giocare con loro; da tempo avrei voluto che fossi un po' più troia, forse così di colpo è un tantino troppo, ma due, in una botta sola, non scherzi per niente. Mi sta bene. Le loro mogli mi piacciono, come tu piaci a loro. Dal loro modo di fare, ho capito che c’è intesa e questo mi piace. Organizza e poi vediamo.»
Detto questo si gira e si addormenta, mentre io resto sveglia, cercando di assorbire le forti emozioni che ho provato negli ultimi giorni. Due giorni dopo, passo a Città Mercato per dei saldi che desidero vedere. Mi sento chiamare, mi giro e vedo Rita, che mi saluta con un bacio sulla guancia. Ci mettiamo sedute davanti ad un bar e, dietro due caffè, ci mettiamo a parlare come due vecchie amiche. Lei è curiosa, vuole sapere del passato di suo marito e della nostra scopata in caserma. La sera, quando son tornati, erano eccitati ed euforici, al punto tale che le hanno scopate in piedi, una appoggiata all’altra. Soddisfo tutte le sue curiosità, poi è la mia volta di chiedere. Voglio sapere come si son conosciuti e di come sia cominciato il loro insolito rapporto e poi del comandante della caserma. Lei mi racconta che li hanno conosciuti appena finito il corso e si sono sposati dopo il trasferimento nella nostra città, dove avevano inaugurato una nuova caserma e il comandante, che li conosceva da sempre, essendo stato il loro capo squadra, li ha fatti trasferire sotto il suo comando. Sono amici da sempre e gli è molto dispiaciuto quando, sei anni fa, la moglie del comandante è morta per leucemia.
«Noi quattro già giocavamo allo scambio. Lo abbiamo fatto praticamente da subito, appena sposati. La prima estate siamo andati in vacanza in campeggio e, sotto la tenda, la seconda sera, scopavamo vicini, gli uni agli altri e, poiché fra me e Monica, già si giocava a leccarci un po', è stato naturale che, alla fine, ci siamo scambiati i mariti. La cosa ci è piaciuta al punto che, quando abbiamo deciso di metter al mondo un figlio, non abbiamo prestato molta attenzione a chi ci inondava la vagina, anche se, devo dire la sincera verità, in quel periodo, ci scopavano in doppia entrambi davanti e, quando venivano, era un vero fiume di sborra che ci riempiva l’utero. Quando è morta la moglie di Moreno, il comandante, tutti ne siamo rimasti addolorati e, dopo un anno, al compleanno di Lucio, lo abbiamo invitato alla festa a casa nostra. Fu una bella bisboccia che, una volta finita, eravamo tutti brilli e, complice l’alcool, ci siamo lasciati andare. Alla fine, anche lui si è trovato nudo a scopare con noi e, credimi, di cazzi ne ho visti, ma come quello di Moreno è difficile trovarne. Dammi il tuo polso, ecco, vedi che le mie dita non lo cingono, il cazzo di Moreno è grosso come il tuo polso. Quando lo senti dentro, ti sfonda che è una meraviglia.»
La guardo un poco stupita, poi lei mi dice che, insieme a Monica, hanno fantasticato di potersi fare una bella leccata con me. Ridendo le comunico che mio marito ha accettato l’idea di una bella serata a scopare insieme. Fa un salto di gioia ed afferma che non me ne pentirò. Il sabato successivo, ci troviamo tutti a casa loro e c’è anche Moreno. Quando mi vede, mi bacia e mi sussurra che non vede l’ora di scoparmi, poiché non gli è riuscito in caserma. La serata si svolge con molta allegria e, tra uno stuzzichino ed una bevuta, ben presto ci troviamo tutti nudi, in una camera, su un letto matrimoniale. Io mi ritrovo fra le braccia delle due donne che mantengono quanto promesso. Il primo orgasmo sono loro a farmelo provare, leccandomi tutta e poi si dedicano, insieme a mio marito, che si ritrova con due puttane scatenate, che lo leccano e succhiano, fin quando non se le scopa ripetutamente. Per me, invece, la cosa si fa più complessa. Ben presto, mi ritrovo con Lucio in culo, Roberto in bocca e Moreno che mi osserva e poi, lentamente, mi pianta la sua trave davanti. Vi giuro che mi son sentita squartare la fica! Godo e urlo a bocca piena, guardando mio marito che si gira e mi fa un sorriso compiaciuto. Mi scopano lentamente e, quando vengo di nuovo, cambiano posizione. Moreno si distende supino e loro mi fanno mettere di culo sul suo cazzo, che svetta come un palo enorme, mi sfonda anche il culo. Mi sento aprire e sventrare l’intestino, li supplico di far piano, ma loro non demordono.
«Zitta, che poi vedrai, ti piacerà. Sentirai come ti sfondiamo.»
Lo sento entrare fin dentro lo stomaco, ma il bello viene quando Roberto mi penetra davanti. Li sento che mi sfondano e, quasi senza che me ne accorgessi, li incito a far di più. Mi scopano con un sincronismo perfetto che mi fa godere, quasi svengo dal piacere che provo. Giro il capo e vedo che Lucio e mio marito scopano in doppia Rita, che gode, mentre lecca la fica di Monica. Lo vedo che gode come un porco, anche lui. Il primo ad arrivarmi dentro è Roberto, che mi inonda la fica con un grido di piacere. Sento che riversa dentro di me getti di sborra caldi, poi, esausto, si sfila e subito viene rimpiazzato da Lucio, che ha tolto il cazzo da Rita e lo pianta dentro di me. Mi pompa con impeto, mentre Roberto se lo fa leccare da Rita e Monica. Lo sento che è quasi al culmine, mi guarda, mi sorride e poi sborra, ma non lo lascia tutto dentro, lo sfila e me lo pianta in gola.
«Bevi che, se eri una meraviglia allora a succhiare il cazzo, figuriamoci ora. Bella bocchinara, succhia e ingoia.»
Godo e lecco senza tregua, mentre sento anche il grido di mio marito che inonda la fica di Monica, che non se lo lascia scappare. Poi Moreno mi rigira e mi mette a pecora. Posizionato dietro di me, mi pompa il culo come un toro scatenato. Mi tiene per i fianchi, poi, con una mano, mi tira i capelli, per farmi inarcare il bacino così da prenderlo meglio. Godo e urlo di piacere, mentre lui mi squassa il culo. Ho un orgasmo anale sconvolgente.
«Vengo. Mi fai venire di culo. Dai, ancora più forte.»
Lui non se lo fa ripetere due volte e mi sfonda il culo, me lo spana con quella trave che si ritrova fra le gambe.
«Bella troiona! Lo avrei già fatto, ma, in caserma, mi sei sfuggita. Adesso ti sfondo e poi te lo riempio di sborra.»
Lo sento irrigidirsi e subito dopo, come un fiume in piena, mi riversa dentro il retto una quantità industriale di sborra bollente, che mi sembra arrivare fin dentro lo stomaco. Godo e cado sfinita sul letto, mentre lui si sfila: devo aver il culo ridotto ad un cratere, perché avverto come una sensazione di fresco e, subito dopo, mi cola tutto dal culo. Mentre resto distesa, sfinita e sfondata, le calde labbra di Rita mi leccano il martoriato culetto e detergono tutto quello che ne esce. Il resto della serata è tutto dedicato a succhiare e bere altra sborra, che sembra non finir mai di sgorgare dalle palle dei nostri instancabili tori, che ci sfondano a più riprese. Dopo quella sera, sono cambiate diverse cose. Il mio guardaroba è totalmente rinnovato. Via pantaloni e scarpe basse e dentro tutto ciò che serve per esser conturbante e troia. Mio marito ed i miei amici sono diventati inseparabili e non perdono occasioni per sfondarci tutti i buchi. Sul lavoro è cambiato il direttore, che se né andato in pensione con il rammarico delle mie colleghe. Al suo posto è arrivata una donna che, dopo due giorni, già mi leccava assieme ai miei amici. Una vacca più vacca di noi tre messe insieme, che si è presa Moreno e mio marito insieme, in doppia, in fica, a cui ho raccontato come si comportavano le mie colleghe che, adesso, devono subire le sue e mie angherie. Grazie al corso antincendio, adesso so come spegnere il fuoco della lussuria che si è acceso dentro di me.
«magari si potesse fare nella realtà»