Era un periodo difficile economicamente, il negozio non ingranava e i debiti da saldare si accumulavano di mese in mese. Lisa, mia moglie, cercava di contribuire con il suo lavoro di cassiera part-time, ma purtroppo non bastava. Io ero impegnato nel cercare di far decollare la mia attività in proprio, ma con il lockdown appena passato era tutto molto più complicato, lei implorava i suoi capi di aumentarle il monte orario con scarsi risultati. Ci trovammo ben presto nell'umiliante situazione di chiedere un piccolo prestito ad un nostro amico fidato, Luca. Non potendo rivolgerci alla banca, era l'unica opzione. Si trattava di una piccola cifra, circa cinquemila euro, giusto per pagare le rate più urgenti e calmare i creditori. Il nostro amico è molto abbiente, ricopre una posizione manageriale in un'azienda in continua espansione, così non si fece troppi problemi a prestarci qualcosa.
Non lo nego, ci dette un aiuto fondamentale, ma non riuscivamo mai a mettere da parte abbastanza soldi da ripagarlo. Quello che avevamo bastava a rimanere in pari con le rate, saldare le bollette e mangiare, non avanzava neanche un euro in più.
I mesi passavano e Luca continuava a reclamare il suo prestito, prima con qualche timida frase di circostanza, poi diventando sempre più diretto e pressante sia con me che con Lisa. Aveva ragione, ma non avevamo risorse.
Una sera, con la scusa di passare a bersi una birra con noi, venne a casa nostra. Dopo aver chiacchierato del più e del meno, si schiarì la voce, un po' imbarazzato e disse:
- "Ragazzi, capisco che non siete nelle migliori condizioni, ma avrei bisogno di quei soldi visto che non ve li ho regalati".
- "Hai ragione, vedremo di restituirteli in breve tempo...", ribattei io cercando di deviare la discussione.
- "In realtà ho finito la pazienza, non voglio più essere preso in giro, mi dispiace dover essere così diretto"
Io e Lisa ci guardammo per capire come prendere tempo e uscire da quella situazione imbarazzante. Fummo presto interrotti.
- "Se non avete soldi dovrete trovare un modo per pagarmi, decidete voi quale".
Finendo la frase poggiò la mano sulla coscia di mia moglie, seduta vicino a lui sul divano, che si irrigidì. Rimasi sbigottito, a cosa stava alludendo?
- "Dai Luca ma a che ti riferisci? Come dovremmo pagarti se non ci avanza un euro?"
- "Ho pensato che Lisa potrebbe essere la mia puttana per qualche mese, fino a che non saremo pari."
Il gelo che era appena sceso tra noi venne rotto dalla mia dolce metà.
- "COSAA? MA COME TI PERMETTI!"
Le diedi man forte, inveendo insieme contro di lui, che mantenne la calma più assoluta.
Continuò: "Ho tutte le prove delle transazioni e del prestito, non costringetemi a ricorrere per vie legali, lo sapete che non finirebbe bene..."
Avevamo le mani legate, aveva ragione. Avrebbe potuto rovinarci, metterci in guai serissimi. Ci fu un ennesimo sguardo di intesa tra me e Lisa, un misto di paura e confusione.
- "E sentiamo, quanto valuteresti una notte con me?", chiese lei provocandolo.
- "Rimanendo ottimisti, ed esagerando un po', direi 500€", ribatté col tono più sicuro di sempre.
Andando dritti al sodo, avrebbe voluto scoparsi la mia Lisa una decina di volte prima di seppellire i nostri debiti.
Lo lasciammo qualche minuto in salotto per appartarci e discutere. Eravamo entrambi inorriditi dall'idea che Lisa dovesse diventare l'escort di Luca, ma non avevamo alternative. Soldi non potevamo darne, altri beni neanche, rimaneva solo quello. Stavo cercando di inventarmi l'ennesima giocata quando lei mi guardò negli occhi ed esclamò:
- "Basta, basta! Facciamola finita, facciamo come dice Luca, non voglio altri problemi!"
Tornammo a sedere ed accettammo le condizioni. Non appena finì di parlare, tornò ad insistere accarezzando l'interno coscia di mia moglie.
Lisa indossava una gonnellina da casa, ampia e corta, visto il caldo. Sopra aveva una canotta leggera senza reggiseno, i suoi piccoli seni facevano capolino attraverso il tessuto bianco senza risultare volgari. La mano di Luca continuò a farsi sempre più audace, risalendo la gamba fino agli slip. Io ero seduto davanti e assistevo alla scena sotto shock.
Iniziò a massaggiarle la figa da sopra le mutandine, fino a scostarla e farsi spazio tra le sue labbra. Inserì delicatamente un dito, poi due, poi tre, gradualmente. Vedevo Lisa arrossire cercando di trattenere i gemiti, mentre gli umori bagnavano i polpastrelli del nostro amico. Passò a stimolare il clitoride, anche in questo caso con un crescendo di intensità che portò la mia amata a lasciarsi sfuggire il primo gemito ad alta voce.
Provavo un mix di rabbia e stupore, avrei voluto sparargli ma al contempo ammiravo come sapesse far godere Lisa. In quel momento, tra tutte le emozioni non capii bene, ma stava entrando in gioco anche una sorta di eccitazione e perversione.
Una volta lubrificata a sufficienza la girò a novanta gradi appoggiandola allo schienale del divano. Si abbassò i pantaloni, strofinò il cazzo già in tiro sulla sua figa e iniziò a scoparla. Il mio istinto mi impose di alzarmi per andare dritto verso di lui, ma mia moglie mi fulminò con i suoi occhioni castani, come a farmi capire che andava tutto bene e che, per l'ennesima volta, non avevamo scelta.
Intanto Luca continuava a penetrarla stringendole le tette da dietro, giocando coi suoi capezzoli turgidi. Il supplizio durò ancora qualche minuto, finché non estrasse il suo membro e le venne copiosamente sul culo. Doveva essere in astinenza da qualche giorno a giudicare dalla quantità di sborra che riversò sulla mia amata. Un sottile rivolo iniziò a scenderle lungo le cosce ancora tremanti dall'eccitazione.
Lisa si ricompose come nulla fosse, rialzò gli slip e si asciugò con un fazzoletto da naso trovato li vicino.
Ero impietrito, non sapevo che parole usare, come comportarmi.
Ci pensò il nostro creditore a interrompere il silenzio:
- "Visto? Siamo già a 4500€, facile no? Tieni il telefono con la suoneria, mi farò sentire presto."
Mia moglie accennò un sorriso di cortesia e lo accompagnò alla porta, forse temendo una mia reazione.
Quel giorno parlammo a lungo dell'accaduto, di come lei avesse reagito e del perché si fosse eccitata. Quel sentirsi troia, quel desiderio che Luca aveva espresso nei suoi confronti con fare animalesco, avevano acceso una scintilla. Era stata usata, scopata senza riguardi per saldare un debito, e per quanto razionalmente ripudiasse tutto ciò, dentro di se sentiva solo eccitazione.
Io spiegai le sensazioni provate osservando quella scena, e che capimmo che avrei dovuto imparare a controllarle. Era stato un gioco perverso che di gioco non aveva molto, vista la somma di denaro in ballo. Dopo lunghe ore a confrontarci sull'accaduto, convenimmo ancora una volta che, a prescindere dai nostri desideri, avremmo dovuto assecondare Luca ancora per molto.
La sera seguente, Lisa uscì come sempre dalla doccia. Si stava asciugando quando il telefonò squillò. Nuovamente saltò un battito del cuore sia a me che a mia moglie.
Luca: "Sono proprio stressato stasera, ho bisogno di sfogarmi. Ti aspetto tra 30m, da sola."
Ci guardammo rassegnati, si vestì più elegante che poteva e baciandomi si chiuse la porta alle spalle.
Rimasi a casa fissando il soffitto, immaginandomi cosa stesse accadendo a qualche kilometro da me.
Lisa tornò tre ore dopo, con le mutandine strappate e il trucco sbavato, ma con un sorriso stampato in faccia.
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