Umiliazione
Prima di quella sera, mi scrissero su Badoo. Volevano sapere cosa ne pensassi sull’invito di Marco. Non risposi ma chiesi piuttosto se mai ha partecipato alle loro pratiche e a questa chat. Mi dissero esplicitamente di no, ma che quando passava dal suo locale capitava di utilizzare lo stesso pc, e in quel modo ebbe modo di conoscermi. Un’ennesima, fatale, coincidenza.
Questa volta non mi chiesero nulla in particolare, se non dei vestiti di ricambio. Avendo intuito la cosa, mi portai qualcosa di provocante ma non nuovissimo. Una canotta molto scollata senza reggiseno e degli shorts. Faceva abbastanza caldo, era giugno, ma ricordo che sudavo per tanti motivi, mentre aspettavo che mi aprissero quella dannata porta. Mi sentivo eccitatissima e pronta all’ennesima umiliazione. Volevo che mi trattassero in quel modo, che parlassero di Marco in quella maniera. Era ormai palese che tutto quanto faceva parte di una perversione, che desideravo compiersi al completo. Mi aprirono, e ancora il profondissimo aroma di sborra mi travolse ancora. Si masturbavano a turno ogni giorno in quel luogo, che usavano come spazio sicuro per sfogarsi. Quando arrivavo io, quindi, ricevevo un accumulo di aromi raccolto da una settimana intera. Mi tirarono dentro e mi sollevarono da terra, scaraventandomi sul divano.
JP1- Ti siamo mancati, troietta?
E mi strapparono letteralmente i vestiti di dosso. Sia la canotta che gli shorts. Poi anche il mio perizoma sottilissimo. Uno di loro strappò il pacco ed estrasse subito il suo contenuto: delle corde spesse da usare per legarmi ed imbracarmi braccia e gambe. Quella sera sarei stata il loro insaccato da trapanare e farcire.
Urlai di piacere tantissimo, e mentre mi penetravano, quella sera ci diedero sotto con insulti di ogni tipo. E rincararono la dose anche su quello strano invito, di coinvolgere Marco. Anche se fino a quel lunedì non l’avevano esplicitato a parole, avevo inteso benissimo quale doveva essere il ruolo di Marco in tutto ciò. A loro avrebbe fatto molto piacere se avessi invitato Marco ad assistere, guardando solamente, a quel trattamento così umiliante sulla sua ragazza, perché si sarebbe divertito anche lui.
Mentre mi tiravano forte le braccia dietro di me, mentre mi aprivano ancora di più il culo, quello scenario mi faceva provare una libidine spaventosa. La mia perversione si sarebbe completata proprio con Marco, e si sarebbe allineata con quella dei 4 maiali che desideravano la stessa cosa.
A fine trattamento, quando fui nuovamente invitata ad uscire di fretta da quel posto, montata in auto ancora con degli spasmi orgasmici, scrissi a Marco un messaggio che lo avrebbe scosso definitivamente:
G- Secondo te fino a che punto pensi che mi possano piacere delle gangbang di sottomissioni?
Un messaggio che non ebbe risposta subito. Dopo 3-4 giorni, in cui non si fece sentire per nulla, mi rispose:
M- Penso che ti piacciano davvero tanto, ti è mai capitato di farne parte?
G- Se ti dicessi di sì, cosa penseresti di me?
M- Non lo so... quanto tempo fa?
G- Pochissimo Marco, molto meno di quanto pensi.
M- Ti vedi con altre persone?
G- Se così fosse, cosa pensi di me... Pensi di me che sono una troia?
M- Non lo so...
G- Se così fosse, allora vuol dire che mi starei vedendo con più persone contemporaneamente Marco, capisci cosa intendo?
M- Sì Gilda
G- Ti piace l’idea che io mi faccia sbattere da più ragazzi?
M- Ci conosciamo da mesi Gilda, ma sei libera di agire come credi
G- Voglio sapere cosa pensi
M- Non lo so
G- Ti senti umiliato da questa notizia?
M- Forse, sì, può darsi...
G- Ti eccita tutta questa umiliazione?
M- Non lo so, perché dovrebbe eccitarmi?
G- Ti prego, sii sincero con me, è importante.
M- Perché è importante???
G- Perché è giusto che esca fuori di noi tutta la nostra sessualità!
M- Non so cosa dirti.
G- Dimmi se ti eccita l’idea di guardarmi mentre vengo scopata da altri
M- Forse sì. Mi umilia tanto ma mi ecciterebbe molto guardarti mentre provi piacere. Sto male a pensare a questo, sento che una parte di me cerca quell’umiliazione, ma ho paura di lasciarmi troppo andare...
G- Allora faresti meglio a ricongiungerti con il tuo senso di umiliazione.
E fu l’ultima volta che ci scrivemmo. Fu un’interruzione davvero brusca, ma in cuor mio pensavo che doveva essere fatto. Ma mi comportai da vigliacca, oltretutto: non ebbi il coraggio di parlargli del fatto che, quel trattamento così umiliante, veniva portato avanti proprio dai suoi amici bulli. Lo venne a sapere il giorno dopo, direttamente dalla chat badoo di Jerk Party. Mi dissero che stentava a crederci e così gli scrissero senza mezzi termini:
JP- Vieni a vederla tu stessa lunedì prossimo. Così impari a farti gli affaracci degli altri.
Non credo sia stato un buon momento per lui, gli sarà venuto un mezzo infarto. Ma l’atteggiamento di quegli animali perversi riuscì nell’obiettivo comune di realizzare tutto ciò che desideravamo, dentro di noi. Quel quarto lunedì bizzarro, Marco si presentò ai nostri occhi entrando in quel garage perverso, senza alcun preavviso. Dovevano essere le 22 o 23 circa, per cui al suo arrivo nessuno di fatto si accorse che aveva aperto la porta, grazie alle chiavi che lui ha del locale, e si era affacciato ad osservare quello spettacolo scioccante ai suoi occhi. Nemmeno io avevo notato la sua presenza, anche perché dopo aver chiuso la porta dietro di sé, non volle avvicinarsi nemmeno un po’ all’ammucchiata. Fu uno dei 4 ad accorgersene per primo, dando segno agli altri. Io ero girata dall’altra parte, avvinghiata tra di loro, ma avevo capito tutto. Le loro risate trattenute non lasciavano spazio ad altre interpretazioni. Marco era lì ad osservarci. Ad osservarmi.
Quel quarto lunedì mi fecero indossare un collare, volevano portarmi a spasso come una cagna, tirandomi a sé tramite un laccio agganciato a quel collare. Mentre realizzavo che Marco era lì a guardarmi, mi trovavo in preda ad un’estasi totale, nel pieno della gangbang. Nuda, piena di rossori per le costanti percussioni su tutto il corpo, i capelli completamente disordinati e imbrattati di sudore e saliva. Come anche il mio volto completamente deturpato, ma nascosto ancora dal mio essere posizionata di spalle. D’altronde, il mio muso in quel momento era occupato ad ospitare in tutta la sua interezza uno dei cazzi più grandi che abbia mai visto in vita mia. Mugugnavo, eccitatissima, perché avevo capito che finalmente Marco era lì, a compiere la mia perversione più oscura: essere spiata mentre vengo maltrattata e umiliata. Dopo qualche secondo mi ribaltarono come una cotoletta, per darsi il cambio. Così ebbi modo di guardarlo frontalmente. Era a circa 4-5 metri di distanza, forse di più. Restava davanti alla porta, perché credo volesse scappare via. Ma non lo faceva. Anzi teneva una mano davanti al suo pacco, strofinandoselo indubbiamente. Stavo godendo come una matta. Fu lì che si raggiunse l’estremo. Non so ancora dirti, caro lettore, se era il punto più basso o più alto. Mi chiamavano troia, lurida puttanella come sempre, zoccola. Mi detestavano con tutto il cuore. Riversavano su di me tutta quella forza e quel disprezzo, e io in mezzo a loro che godevo, gemevo, urlavo di piacere. Mi sputavano in faccia e io approvavo il trattamento, li provocavo ancora anzi. Mi sentivo al massimo della mia perversione. Mi mancò in quella serata il momento in cui Marco andò via, doveva essere successo proprio quando tutti e 4, come di consueto, decisero di fermarsi per sborrarmi addosso finalmente tutto il loro sperma. Mi rimase però il suo volto impresso, quella stessa impressione che mi lasciava durante la visione di quei porno quando eravamo a letto.
Quelle sessioni andarono avanti per diversi mesi, e mi capitò ancora di incrociare quello sguardo meravigliato e profondamente turbato. Ma solo in quei lunedì sera, di sfuggita mentre ero avvolta dalla forza sovrumana di quelle gangbang, come se Marco fosse solo una mia visione. Si scoprì quindi, che a lui piaceva guardarmi in quel modo, lo eccitava più di ogni altra cosa. A tal punto, da farsi del male tutte le volte che ci veniva a trovare, ogni lunedì sera in garage.
FINE