L’esercito degli uomini attraversò in gloria la strada principale di Arktea, la capitale del Regno Umano di Ark.


Erano di ritorno da un agguato ordito ai danni dell’avanguardia dell’esercito degli elfi alti di Alamanta. L’oscuro Re aveva costretto i cantastorie a raccontare quella piccola vittoria come l’annientamento di un enorme esercito di elfi affrontato in campo aperto, non stupiva perciò che ai due lati della strada si fosse accalcata una folla numerosa e festante, accorsa a salutare il ritorno dei loro coraggiosi soldati. In realtà era stato un assalto in piena notte ad un piccolo plotone 10 volte meno numeroso preceduto da una spietata pioggia di frecce infuocate…


I cavalieri in armatura completa brunita sfilavano fieri e orgogliosi alla testa del corteo, guidati dal generale Hug e i suoi luogotenenti. La lunghissima coda era composta dai fanti, anch’essi in armatura completa brunita e armati di alabarde imponenti. Nel mezzo c’erano gli otto carri col bottino. I primi 7 era colmi di armi sottratte al nemico, l'ultimo era carico di prigionieri.


Pochi erano sopravvissuti all’agguato. Avevano cercato di combattere fino alla fine, per non farsi catturare vivi, ma Hug aveva ordinato di catturarli senza ucciderli per poterli sfoggiare come trofeo. Per farlo 12 uomini erano morti.


Una volta catturati, Hug ordinò di denudarli completamente e caricarli sul carro aperto, così che la loro umiliazione desse ancora più gloria alla sua vittoria.


Si trattava di 25 Elfi Alti. 12 maschi e 13 femmine. Nonostante fossero nudi nelle rigidi temperature di Arktea, quasi digiuni nelle ultime settimane e bersagliati di offese di ogni genere da parte dei sudditi del Regno di Ark, mantenevano uno sguardo fiero e orgoglioso. Piegati ma non spezzati.


-Guardateli! Perfino ora si credono migliori di noi! - urlò una vecchia nella folla, lanciando un pomodoro marcio alla volta dei prigionieri.


Il pomodoro stava quasi per colpire una delle alte elfe in volto, ma questa prontamente schivo il proiettile ortofrutticolo, con un gesto accennato ed elegante. La cosa non fece altro che aumentare la rabbia dei cittadini di Arktea.


Rabbia assolutamente comprensibile. L’oscuro Re aveva infatti fatto diffondere la notizia che la terribile carestia che affliggeva il regno affamando i cittadini era dovuta alla guerra con gli Alti Elfi che a sua volta era dovuta alla sete di potere di quel popolo di immortali orecchieapunta. Inutile specificare che ad iniziare quella guerra e perpetrarla erano stati invece gli uomini.


Rabbia che non impiegò molto tempo ad esplodere con violenza. Un gruppo di cittadini dai sobborghi più poveri investì il corteo all’altezza del carro con i prigionieri e lo assaltò. I soldati di scorta non ci andarono giù leggeri con le loro alabardi e alla fine dello scontro i cittadini erano stati allontanati e diversi di loro avevano lasciato braccia e gambe a terra. Tuttavia quando i soldati fecero l’appello dei prigionieri non erano più 25, ma 24.


Un popolano vestito di stracci e dallo sguardo rabbioso stava trascinando una delle elfe alte per i capelli attraverso la folla. Era riuscito a tirarla giù dal carro prima che i soldati la fermassero.


Era una creatura non più alta di una comune donna, ma la sua pelle pallida come luna e le sue orecchie allungate la rendevano uno spettacolo senza dubbio insolito. Il suo corpo nudo era snello e affusolato. Il seno era decisamente minuto, si intravede a giusto il contorno al cui centro spiccava un capezzolo piccolo e perfetto. Il culo era anch’esso piccolo ma ben pronunciato e rotondo. Glabra tra le cosce, come tutte le elfe, aveva però una capigliatura castana lunga fino alle spalle, ai modi delle guerriere. Alla base del collo spiccava un tatuaggio che rappresentava una guglia azzurra sormontata da un sole giallo.


-Dove porti quella cagna? - urlò una donna dalla folla.


-A scoparmela! Chissà com’è infilare il cazzo in una bella fica Elf… - le parole gli morirono in gola quando vide il viso di colei che aveva parlato.


Palesemente tra i due c’era una conoscenza, anzi si direbbe fossero sposati, dal momento che ella gli urlò diversi improperi per poi scagliarsi contro di lui brandendo un mattarello. A sua volta il popolano lasciò l’elfa e si diede alla fuga.


Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto che fosse libera che un omone alto almeno due metri le afferrò il collo e la sollevò per guardarla bene in viso.


-Che sguardo docile - disse leccandosi le labbra mentre con l’altra mano si rovistava nel calzone rattoppato. Pochi attimi dopo tirò fuori un enorme membro ancora flaccido. Costrinse l’elfa a inginocchiarsi reggendola per i capelli dietro la nuca e glielo infilò in bocca senza troppi complimenti.


All’uomo inizialmente sembrò piacere, finché non lanciò un urlo e lasciò la presa, mettendosi subito le mani sul pene sanguinante. L’elfa aveva dato un potente morso e ora si alzava in piedi, con il sangue che sgorgava da un angolo della bocca. Fiera e orgogliosa, perfino là, nuda e importante al cospetto di una folla di cittadini arrapati che evidentemente erano pronti a stuprarla senza pietà.


-Puttana!! - urlò l'ormone ancora reggendosi il pene, ma senza la forza di intervenire.


Il coraggio lo trovarono in quattro, contemporaneamente, la bloccarono e buttarono a terra. Uno la teneva per le spalle, uno le reggeva una gamba e uno l’altra gamba, tenendole ben spalancate. La sua piccola vagina ora era completamente alla mercé del quarto uomo. Le grandi labbra erano due lembi di carne aggraziati in mezzo a cui si delineavano le piccole labbra e un clitoride lievemente più pronunciato di una donna.


-Sembra uguale a quella delle nostre - disse l’uomo tirandosi giù i pantaloni.


-Che pensavi avesse? i denti?


-Non si sa mai - rispose scoppiando a ridere.


Il suo cazzo era abbastanza grosso e già duro come il marmo, impaziente di scoparsi l’alta elfa.


Senza preamboli o delicatezza gli fu dentro con una violenza bieca e cattiva. L'alta elfa trattenne un gemito di dolore per via dello stridere della carne contro la carne. Non era assolutamente bagnata e quella prenotazione così le provocò un dolore lancinante.


-Le è piaciuto! - sentenziò uno degli uomini, forse male interpretando, forse schernendo.


L’elfa istintivamente cercò di divincolarsi dalla presa salda che la bloccava, ma quel movimento, principalmente di bacino, altro non fece che eccitare ancora di più il suo stupratore, che prese a scoparsela con rapidi movimenti di bacino.


-Ti ha mai scopato un cazzo umano? - le chiese chinandosi sul suo corpo, sussurrandole all’orecchio.


Quell'uomo era uno schifoso popolano, la feccia della feccia. Il suo corpo emanava puzza di sudore e il suo linguaggio tradiva una cadenza volgare. Era tutto l’opposto degli alti elfi a cui era abituata, perfetti, profumati, delicati e soprattutto gentili nel sesso. Per gli elfi quell’atto si svolgeva lentamente, con delicatezza, con affondi profondi ma nei giusti tempi, ricercando una sincronia di respiri e sussulti. Era amore. Quell’uomo invece se la stava fottendo senza nessun rispetto, come un animale, come una cosa da usare per provare piacere.


Mentre lui le leccava l’orecchio sussurrandole frasi oscene quel concetto le risuonò nella testa “Sono una cosa, sono un oggetto”.


Sentì inumidirsi gli occhi a quella consapevolezza. Eppure, per qualche motivo che davvero lei non sapeva spiegarsi, non solo gli occhi si inumidirono.


-Ehi alla cagna piace il cazzo umano!! - urlò lo stupratore sentendo il suo cazzo inumidificarsi nella vagina bagnata - Cazzo se le piace! Si sta bagnando!


L’alta elfa avrebbe voluto morire. Non capiva perché il suo corpo la stava tradendo così. Non era grave essere stuprata, era una guerriera e sapeva cosa le sarebbe aspettato come prigioniera, in qualche modo era pronta all'idea. Ciò che non poteva sopportare era l'idea di dare soddisfazione a quei maiali. Eppure, più ci pensava e più il suo corpo veniva scosso da gemiti di piacere e copiosi umori si raccoglievano nella sua vagina.


-No no basta! - urlava la su bocca in lingua comune.


Ma la sua vagina urlava “Sono la vostra puttanate” attraverso i liquidi che copiosi emetteva per meglio accogliere il cazzo del suo aguzzino.


-Ah cazzo! Ah cazzo! - urlò l’uomo tirando fuori il cazzo dalla vagina e schizzando numerosi getto di sborra sul seno e il volto di lei.


-Ora tocca a me - disse uno dei due uomini che reggeva una delle cosce.


Nonostante ora solo un uomo la reggesse per le gambe, l’elfa, quasi assorta nel piacere che stava provando, non si liberò ne si mosse, rimanendo a cosce spalancate. Il tempo di rendersene conto e un altro uomo la stava penetrando. Anche lui la usava scopandosela di gusto, con forza e potenza, senza curarsi del suo piacere, solo per sborrare.


Si rese conto sempre di più che questo le piaceva. Le piaceva davvero.


Resosi conto della situazione, l’uomo che la reggeva per le spalle la lasciò e tirò fuori il cazzo, avvicinandolo alla sua bocca.


L’elfa reagirò prendendolo subito in bocca, succhiandoglielo avidamente. Faceva roteare la sua lingua, leggermente più lunga di quella delle umane, attorto alla corona della cappella pronunciata, soffermandosi con insistente impertinenza sul frenulo, mentre la mano distribuiva sull’asta tutta la saliva che produceva leccandolo.


-Questa puttana è carne troppo di lusso per due merdine come voi - disse all’improvviso un uomo alto e possente, con spalle larghe e torace muscoloso. Aveva già i pantaloni calato e un cazzo letteralmente enorme spiccava. Una cappella rossa e turgida, imperlata già da una gocciolina di liquido, campeggiava su un’asta ampia e lunga coperta di vene in rilievo. Con una spallata scacciò via l’uomo che la stava scopando e infilò nella vagina il suo cazzo.


L’elfa sussultò. Non aveva mai preso dentro di sé nulla di così grosso. Teneva ancora in bocca il cazzo dell’altro uomo e continuò a succhiarglielo senza fermarsi.


Improvvisamente sentì una mano dietro la nuca. Una donna l’aveva afferrata e la spingeva ancora di più verso quel cazzo, che ora sentiva arrivargli fino in gola.


-Succhiaglielo puttana, dai, la vuoi un po' di sborra umana in gola?


Con quel cazzo gigante infilato prepotentemente nella vagina e l’altro infilato fino in gola, l’elfa non riusciva più nemmeno a ragionare, e nemmeno le importava. Sapeva solo che le stava piacendo da morire.


In pochi secondi iniziò a sentire il cazzo nella sua bocca pulsare.


-Sto sborrando! - avvisò l’uomo e la donna, premurosa, spinse la testa dell’elfa ancora più forte, tenendola forzata in modo che tutto il cazzo le fosse in gola.


Sentì chiaramente gli schizzi finirle fino in gola, sborrandole direttamente lì. Si senti quasi soffocare. Uno, due, tre… quattro, cinque… gli schizzi non sembravano finire mai. Una lacrima le scese dall’occhio destro mentre con suoni gutturali cercava aria per respirare mentre l’uomo riversava gli scarti del suo piacere direttamente nella sua gola.


Proprio in quel momento, l’elfa raggiunse l’apice del piacere e dalla sua vagina partì uno schizzo potente che investì in pieno l’omone che la stava scopando, che reagì con una risata.


Dopo una quantità di schizzi di sborra che parve interminabili, finalmente l’uomo le concesse di prendere fiato, sfilandosi dalla sua bocca.


Ma fu una pace di pochi istanti. L’omone uscì dalla sua vagina e tirandola per i fianchi la costrinse a quattro zampe.


-Ora ti sventro come una vacca - disse, e lei temette di sapere cosa intendesse.


Il cazzo dell’uomo era completamente fradicio degli umori dell’elfa, quello bastò come lubrificante. Strusciò la possente cappella sul piccolo ano di lei e con un colpo di anca la penetrò nel culo. Si assicurò di reggerla per i fianchi per evitare di sfuggirle.


-No! Non nel culo! - urlò lei, ma era troppo tardi.


La folla scoppiò a ridere. Ora, in quella posizione, la vedeva bene. Era circondata da un capannello di uomini e donne che ridevano e si godevano la scena. Molti uomini avevano il cazzo fuori e si masturbavano guardandola inculata.


-Vacca! - le urlò una donna sputandole in faccia.


Il suo volto, un tempo vessillo di nobiltà ed eleganza elfica, era ora coperto di sborra e saliva umana.


Erano una razza rozza e barbara, e ora lei era solo un bottino di guerra che si stavano passando per il proprio piacere. Si leggeva nei loro occhi però che il loro intento non era solo usarla per godere, ma umiliarla per godere. L’umiliazione era parte fondamentale.


Intanto il cazzo dell'uomone si faceva sempre più spazio nel suo culo, aprendoglielo completamente. Non aveva mai fatto sesso anale, era vergine. Il dolore era lancinante, ma in qualche modo, in un modo incomprensibile, le piaceva.


Sentiva l’ano bruciarle come morso dal fuoco e contemporaneamente la vagina che letteralmente gocciolava umori di piacere.


Improvvisamente uno schizzo di sborra le arrivò in faccia. Un uomo era in piedi vicino a lei e una donna lo stava masturbando puntando il cazzo verso di lei.


-Ti piace eh vacca? bevi la sborra di mio marito! - urlava.


Finalmente il supplizio anale sembrò raggiungere la fine quando l’omone lanciò un urlo e la sensazione di getti caldi le riempí il culo. Diede un altro paio di profondi colpi nel culo, reggendola per i fianchi, quindi finalmente la lasciò andare, si alzò il pantalone e andò via. Ora sarebbe toccato a qualcun altro.


Era nuda, inerme, a terra, con le ginocchia affondate in un fango composto da umori e sborra, gli stessi che le colavano lungo l’interno coscia, dall’ano e dalla vagina, mentre faccia e capelli erano ormai impiastricciati di sputo e sborra. Era lì, in attesa che qualcunaltro arrivasse a fottersela.


-Largo largo! - urlarono delle guardi che si facevano spazio tra la folla - eccola!


Dissero una volta che la videro. Senza aggiungere altro la afferrarono e la trascinarono via.


 


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