Questo è uno di quegli aneddoti che più si raccontano, più ci si rende conto di quanto siano assurdi e sembrino un plagio di qualche trama di un film hard. Tuttavia, servono anche a ricordare di quante volte siamo stati incoscienti e fin troppo imprudenti solo per lasciarci abbandonare al piacere del momento.
Il tutto si svolse in una normale ma freddissima serata invernale, sotto Natale, in quel periodo in cui tutto inizia a brillare di luci e oggetti a tema.
Sotto uno di questi, infatti, inizia la storia.
“Certo che quei Babbo Natale appesi alle finestre fanno proprio impressione”, esordì Martina osservando le decorazioni di fronte al bar al quale eravamo seduti.
“Vero, pensa che esistono addirittura quelli motorizzati, che muovono gli arti…”, ribattei io.
Eravamo in quattro, seduti al tavolino del solito locale dove ci trovavamo spesso a fare aperitivo dopo il lavoro. C’ero io, la mia ragazza che si chiama Martina, Alessio e Valentina. Questi ultimi due stavano insieme da molto tempo, sono una coppia con cui siamo sempre usciti, amici da molti anni con cui condividiamo tutt’ora interessi e passioni.
Non era raro che ci incontrassimo per le 19 e continuassimo a far serata fino a tardi, quando gli impegni lavorativi di ognuno lo permettevano, ovviamente.
Quella sera era particolarmente freddo e ci sedemmo vicino alla stufetta che il bar metteva a disposizione per i tavoli esterni, così che potessimo fumare in libertà. Uno spritz dopo l’altro, ci trovammo abbastanza allegri da voler continuare la serata facendo festa in giro per la città, così ci alzammo per dirigerci verso un altro locale abbastanza distante. A metà strada, però, iniziò improvvisamente a diluviare e ci trovammo costretti a cambiare i piani, ripiegando sul rinchiuderci in casa di Valentina, che abitava qualche decina di metri più avanti.
Il programma era passato dal farci una serata tra pub e discoteche al rimanere in casa e giocare ad un gioco da tavolo, nella migliore delle ipotesi. Inizialmente ero un po’ deluso, come gli altri, ma grazie anche alle bevute fummo in grado di mantenere l’euforia che ci aveva accompagnato fino a quel momento.
Preparammo degli stuzzichini e ci sedemmo a tavola continuando a bere, stavolta del vino bianco dal sapore talmente buono da creare dipendenza.
“Dai perché non ci guardiamo un bel film tutti insieme?”, propose Valentina cercando approvazione in noi.
“No per favore, poi ci addormentiamo e uccidiamo la serata troppo presto”, le rispose Alessio.
“È vero Vale, ci vuoi tutti collassati entro mezz’ora?”, infierii io scherzosamente.
In tutta calma, fissandomi negli occhi con fare malizioso, mi gelò: “Scommetti che non succede?”
Evidentemente lo notai solo io, passò completamente inosservato.
Martina, infatti, che accusava la tarda ora, diede man forte alla ragazza, soprattutto per potersi mettere comoda.
Sappiamo tutti che ad un certo punto la stanchezza prende il sopravvento, così una volta esauriti gli argomenti cedemmo anche io e Alessio e ci accordammo per guardare qualcosa di leggero e divertente.
In casa c’era una gran bella tv, disposta davanti ad un comodo divano in pelle, in cui entravamo in quattro abbastanza comodamente.
Ci sedemmo, da sinistra verso destra, rispettivamente io, Valentina, Martina e Alessio, essendo io e lui più grandi fisicamente, preferimmo i lati.
L’atmosfera era rilassante, il buio veniva scalfito solo dalle lucine dell’albero di Natale di fianco a me e dallo schermo acceso. Scegliemmo un film tra le commedie suggerite da Netflix, ci coprimmo con due enormi plaid a causa del gran freddo e Martina premette play.
La prima mezz’ora passò lentamente, la pellicola era senza infamia e senza lode, nonostante ogni tanto scappasse qualche risata mezza soffocata.
I minuti scorrevano e Martina fu la prima a cadere tra le braccia di Morfeo, poco dopo anche Alessio la seguì accasciandosi sul bracciolo.
Rimanemmo svegli solo io e Valentina, che eravamo soliti commentare le battute e stuzzicarci se eravamo in disaccordo su qualcosa, come sempre accadeva.
Valentina è una ragazza molto sveglia, porta un caschetto nero che incornicia i suoi occhi azzurri, ha un fare molto seducente ed è sempre pronta allo scherzo. L’ho sempre trovata estremamente sensuale, grazie a quel suo fisico minuto ma dal quale spiccano due seni sodi e proporzionati e un fondoschiena disegnato col compasso. Quella sera indossava un maglione oversize, come fosse un vestito lungo fino a metà coscia, ovviamente con delle pesanti calze a causa della temperatura glaciale.
C’era sempre stata una certa intesa tra me e lei, sia fisica che mentale, infatti era una delle poche persone con cui mi potevo aprire liberamente su tutto. Non di rado ci confrontavamo su varie tematiche, ci scambiavamo consigli ed esperienze, anche da soli. Riassumendo, eravamo grandi amici con molta stima l’uno dell’altra, a cui di tanto in tanto piaceva flirtare innocentemente giusto per il gusto di farlo.
Quella sera, però, qualcosa cambiò.
Il film era quasi a metà, gli altri due dormivano beatamente, quando iniziai a sentire Valentina avvicinarsi sempre di più, a cercare prima il contatto con il ginocchio, poi col braccio e infine con la testa appoggiata alla mia spalla.
Feci finta di nulla, in altre situazioni li avrei interpretati come segnali, ma era tutto troppo strano e rischioso.
Pochi secondi dopo, la sua mano si poggiò sulla mia gamba, scivolando lentamente sull’interno coscia. Percepii il mio membro crescere rapidamente, lo sentivo già marmoreo spingere contro il tessuto dei boxer e del pantalone, ma rimasi ancora immobile. Non avevo mai tradito Martina, e anche se ero eccitato, mi sentivo terribilmente in colpa. Oltretutto, c’era anche l’amicizia di Alessio in ballo.
Al momento, però, ero tranquillo, perché il buio era nostro amico e le spesse coperte che avevamo addosso rendevano tutto invisibile.
Presto le dita scivolarono sul mio pacco, iniziarono a stuzzicarlo dall’esterno, come una carezza continua, fino a che non sentii sbottonare la zip. Mi sistemai un attimo agevolando il movimento e il mio membro svettò fuori dalle mutande, ormai eccitato a dovere.
Il mio gesto era il palese punto di non ritorno, ma anche se consapevole decisi di continuare contro ogni regola morale.
Valentina, con disinvoltura, cominciò una lenta sega, quasi come se non volesse realmente masturbarmi, ma avesse solo voglia di giocare con qualcosa. Mi massaggiava i testicoli, poi con un paio di dita risaliva fino alla punta sfiorandomi, poi mi solleticava. Faceva di tutto per sentirmi pulsare tra le sue mani, ma senza realmente darmi modo di sfogare la mia eccitazione, quasi a volermi far scoppiare.
Nel mentre, i nostri occhi puntavano dritti al televisore, dall’esterno sembravamo semplicemente mezzi assonnati a guardare un film troppo noioso. Neanche la testa sulla spalla poteva destare sospetti, non era la prima volta che succedeva davanti a un film, anche con Martina e Alessio presenti, che non avevano mai dato segni di gelosia.
Arrivati a quel punto mi allungai verso di lei, andandomi a infilare con la mano nei suoi slip finissimi. Le riservai lo stesso trattamento, la toccavo un po’ di sfuggita, le accarezzavo le labbra, ogni tanto la penetravo un po’ e poi le giravo perfidamente intorno al clitoride, così ben presto iniziai a sentire le dita sempre più umide fino a diventare zuppe di umori.
Era una guerra, una gara a chi faceva capitolare prima l’altro, cercando contemporaneamente di non far rumore. Mosso dall’eccitazione ma anche da una buona parte di spirito di competizione, aumentai il ritmo. Iniziai ad assecondare quello che percepivo le piacesse e qualche minuto dopo la sentii avvampare soffocando la faccia in un cuscino, mentre le sue gambe tremavano dal piacere.
Valentina, al culmine, si guardò rapidamente attorno e si tuffò sotto la coperta, prendendo tra le labbra la mia asta giunta al limite della sopportazione. Mi regalò un suntuoso pompino, pieno di saliva che mi lubrificava e facilitava i movimenti. La mia testa non era più rivolta al televisore, ma al soffitto, credevo di essere in un altra dimensione mentre lei si dedicava in tutto e per tutto a me. Ero sul punto di venirle in bocca quando…
CRACK!
Un rumore di vetri rotti squarciò il silenzio. Avevo appena urtato con una gamba il tavolo con i bicchieri, rovesciandone uno. Il cuore saltò un battito, sentii un brivido pervadere la mia schiena ed ebbi il terrore di aver combinato un disastro irriparabile.
Istintivamente Valentina si alzò dal mio membro, ci rimettemmo composti, gli altri due ci misero qualche secondo in più a capire a causa del sonno, per fortuna. Tra spavento e imprecazioni varie raccogliemmo i vetri e con la scusa di finire di vedere il film ci guadagnammo un’altra oretta per portare a termine il misfatto.
Stavolta, approfittando che io e Valentina ci fossimo alzati, Alessio e Martina occuparono ben più del loro spazio per mettersi comodi e tornare ad appisolarsi per il resto del tempo.
Ci guardammo, esclamai: “ragazzi però qui non entriamo tutti se state così larghi”.
Martina, sbadigliando: “dai per favore, se volete finire questa tortura di film a tutti i costi stringetevi un po’”.
Alessio: “si amore, sù, mettiti sulle sue ginocchia, tanto mica si scandalizza Giacomo”, indicandomi.
Martina accennò un segno di approvazione, evidentemente nessuno aveva mai avuto sospetti o pensava lontanamente possibile un rischio del genere, non ci sembrò vero.
Ancora un po’ stranita e incerta, Valentina mi si mise in braccio, di spalle. Provammo entrambi uno strano imbarazzo, anche se non aspettavamo altro. Coperte tirate su, film avviato, gli altri due velocemente riaddormentati.
Stavolta non volli perdere tempo prezioso, volevo venire, dare sfogo a tutta quella tensione accumulata.
Scivolai con la mano tra le sue gambe, ormai facilmente raggiungibili, e ripresi il lavoro da dove l’avevo lasciato. Poco dopo, mi abbassò nuovamente la zip e iniziò a far scorrere il mio cazzo tra le sue natiche sode e calde, sotto il maglione .
Sensazione strana, pensai, mi sentivo così al sicuro e nascosto, ma allo stesso tempo in pericolo.
Ebbi un’idea, la posizione era perfetta, così ne approfittai per spostarla di qualche centimetro e tirarle per bene l’elastico delle mutandine per far spazio. La penetrai impalandola su quel cazzo che mi aveva fatto diventare nuovamente di cemento. Le afferrai le tette da dietro giocando coi suoi capezzoli, le esplorai ogni centimetro del suo magnifico corpo.
Non oppose alcuna resistenza, si occupò solo di sistemare per bene la coperta e lanciò nuovamente un’occhiata sui due.
Intanto si muoveva su di me alternando movimenti orizzontali e verticali, procurandosi piacere e regalandone a me.
Avrei voluto prenderla, girarla e scoparla con forza contro un muro, sul divano, sul tavolo. Volevo farla gridare di piacere, leccarla, assaporarla finché stremata non sarebbe caduta dalla stanchezza, ma nulla. Tutto ciò che era in mio potere era godermi quei pochi centimetri di spazio, soffocare i gemiti e restare vigile per non essere scoperto.
Sembrava una tortura, stavamo scopando ma non potevo accelerare il ritmo e raggiungere l’orgasmo, mi sentivo come se fossi sempre sul limite ma non riuscissi mai a venire. Confesso, in quel momento ero talmente preso che non avrei neanche avuto la forza di uscire, l’avrei voluta inondare e riempire di me fino all’ultima goccia.
Il film si stava avviando alle ultime scene, Valentina si strofinò con maggior foga e la sentii venire nuovamente, ansimando un po’ più forte del dovuto, ma senza conseguenze.
Probabilmente per la stanchezza, o forse per la paura che la privacy durasse ancora per poco, decise che anche per me era il momento di terminare.
Si sfilò da me, arretrò col sedere sul mio addome e afferrò il cazzo masturbandolo con forza proprio davanti alla sua figa, un po’ come se fosse il suo.
Non aspettavo altro, sentii salire un calore ustionante partire dai miei testicoli, percorrere tutta l’asta e irradiarsi intorno alla cappella. Un orgasmo intensissimo mi pervase, Valentina orientò il mio membro indietro, verso il suo ventre, così la inondai con fiotti di sborra che parvero interminabili. Il mio seme era ovunque su di lei, lentamente cominciò a colarle sul pube e tra le labbra della sua figa ancora gonfia dal piacere.
Afferrammo in fretta dei tovaglioli lasciati sul tavolo poco prima, per ripulire il vino versato, e li usammo per asciugarci.
Ognuno di noi si ricompose mentre i titoli di coda iniziarono a scendere sullo schermo, ci alzammo facendo finta di sistemare le bottiglie e svegliammo i nostri rispettivi fidanzati.
Entrambi, sollevati dalla fine del film, proposero di rientrare ognuno a casa propria.
Tutto ciò che successe tra me e Valentina si svolse in silenzio, senza neanche una parola, solo con gli sguardi, per tutta la sera. Un tacito accordo che faceva intuire che sarebbe iniziato e terminato tutto proprio lì.
Ci salutammo, come sempre avevamo fatto alla fine di ogni serata, e ci avviammo a casa nostra.
“Piaciuto il film?”, mi domandò Martina, sotto braccio, quasi al portone.
“Più del previsto Marti, più del previsto”.


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