Ciao a tutti sono Silvia, abito in una bellissima cittadina del centro sud Italia e quello che voglio raccontarvi è quando ero fidanzata con Pietro, quando ci mettemmo insieme avevamo sedici anni e la nostra relazione è durata fino ai ventidue.
Sono sempre stata una ragazza molto vivace, credo si essere stata un’esibizionista fin da piccola quando facevo di tutto per essere al centro dell’attenzione, quando poi sono diventata “grande” il mio esibizionismo si è spostata a tutto a tutto ciò che facevo.
Quando ero piccola non c’era modo per i miei genitori a mare di farmi tenere il costume addosso, mio padre mi raccontava che quando arrivavo in spiaggia mi spogliavo completamente e mi tuffavo a mare, poi verso i dieci anni, prima che delle vere e proprie forme si formassero, odiavo avere il pezzo di sopra.
Insomma ero una peste, da piccola ovviamente non facevo caso agli sguardi, poi quegli sguardi li ho notati e mi sono sempre di più piaciuti, fino a desiderarli.
Non vi fate strane idee, non sono la ragazza che esce mezza nuda e che fa cose strane, il mio è un esibizionismo. lo definirei privato.
Iniziai girando nuda per casa quando non ci stavano i miei, passai a correre dalla porta del bagno a quella di camera mia completamente nuda per provare la paura di essere vista.
Ogni volta spingevo un pochino più in là l’asticella del pericolo, come ad esempio uscire da casa con la giacca senza maglia o reggiseno sotto, pantaloncino cortissimo senza slip, tenda del camerino un pochino aperta, insomma cose all’apparenza stupide, ma che mi davano quel brivido dell’esibizionismo.
Verso i tredici anni scoprii anche altri piaceri, avvenne in modo anche molto strano, ero in gita con mia madre con degli amici e mia sorella minore, sulla metro ad un’amica di mia madre provarono a rubare dalla borsa, anche se la borseggiatrice fu “disturbata” da un che se ne accorse ed iniziò ad urlare.
Fu molto fortunata, ma quella cosa mi agitò parecchio, scesi dalla metro andammo in un bar, inutile dirvi che eravamo alquanto scossi per l’accaduto.
Quel giorno al collo avevo una collana di perline in acciaio, nulla di che e decisi quindi di levarmela dal collo, senza dire nulla, andai in bagno e la nascosi nelle mutandine, si lo so è una cosa molto stupida, ma che volete, ero solo una ragazzina.
All’inizio non sentivo nulla, ma bastarono qualche centinaio di metri prima di iniziare a sentire una strana sensazione.
Sensazione che man mano che camminavo si faceva sempre più forte, sembrava che avessi un fuoco che mi partiva dall’inguine fino a farmi diventare completamente rossa in viso, non era un fastidio, era qualcosa per me difficile da capire.
Ero talmente rossa che mia madre iniziò a preoccuparsi, e visto che quasi non riuscivo a reggermi in piedi ci fermammo in un altro bar dove levai la catenina e tutto si risolse.
Quella sensazione mi rimase dentro, infatti quando tornammo ed il pullman fece sosta al primo autogrill le rimisi, fu allora che con la mia sorellina addormentata sul sedile di affianco che credo di aver avuto il mio primo vero orgasmo. Fu strano, ma sfregando le gambe provai delle sensazioni intense ed uniche.
Avevo lo sguardo fisso fuori al finestrino, attorno a me il silenzio interrotto solo da qualcuno che ancora aveva le forze di parlare.
Muovevo le gambe lentamente sfregando le une con le alte, avevo messo anche il giubbino sulle gambe per nascondere quello che stavo facendo.
Venni e fu bellissimo, strinsi forte il giubbino nelle mani, distesi le gambe e lottai per non emettere alcun suono. 
Dopo che mi ripresi solevo scoppiare a ridere tanto che ero felice, e durante il viaggio credo di aver sentito quella sensazione almeno un paio di volte.
Poi venne Pietro lo conobbi durante una partita di pallavolo organizzata un pomeriggio di primavera da amici in comune, io mi ero appena lasciata con il mio ex, se di fidanzato si poteva parlare visto che erano sempre storie di settimane rarissimamente di mesi.
Io non sono mai stata una ragazza pudica, non mi sono mai vergognata di nulla, avevo anche già fatto qualche piccola esperienza, non vi pensate chissà cosa, ma diciamo che qualche pompino l’aveva fatto.
Di Pietro mi colpì il suo fisico ed il suo essere sempre allegro, non smetteva mai di fare battute e quando rideva sfoderava un sorriso che sfido qualsiasi donna a resistergli per in più aveva ed ha un fisico atletico sul muscoloso pazzesco.
Insomma mi fu impossibile resistergli.
Dal canto mio, non posso dire di essere da meno, sono alta un metro e settantacinque, bionda, occhi azzurri, fisico longilineo. Da sempre ballerina di danza classica non si può dire che io fossi meno bella di lui.
Iniziammo a frequentarci da subito, il primo bacio fu la sera stessa che lo conobbi e dal giorno dopo stavamo sempre insieme. 
Tutto è sempre filato liscio, ci trovavamo sempre molto bene insieme, abbiamo un bel gruppo di amici e quando stavamo soli era sempre dolce premuroso e divertente.
Insomma tra di noi le cose sono sempre andate bene.
Proprio tutto, no, un problema c’ è sempre stato, diciamo che lui si “emozionava” sempre troppo presto quando facevamo l’amore.
Non che fosse estremamente precoce, ma dopo massimo due minuti lui veniva, le prime volte credevo fosse per la novità, ho pensato anche che fosse colpa mia, che prima di giungere alla penetrazione dovevo giocare meno, ho provato a chiedergli due tre quattro rapporti consecutivi, ma il risultato non cambiava, insomma per tre anni siamo andati avanti con scopate a dir poco deprimenti.
Lui poverino si è sempre dato da fare in altri modi, oramai era automatico che appena finiva scendeva a leccarmi la figa, e devo dire che è veramente bravo.
Il problema fu che verso i diciannove anni iniziò anche a perdere l’erezione, non che non gli sia alzasse, dico proprio che mentre stavamo li a fare l’amore prima ancora che avesse un’eiaculazione perdeva di durezza.
La svolta avvenne una sera d’inverno, venne a casa e vedemmo la tv in camera mia, ci addormentammo entrambe, mio padre verso mezza notte venne a svegliarci per invitarlo ad andare a casa vista l’ora.
Ricordo che ci demmo un bacio e mi riaddormentai.
Mi svegliai solo dopo una mezz’ora per lo squillo del cell di Pietro, vidi che era una telefonata da casa sua, risposi impaurita, era Pietro che semplicemente si era dimenticato il cell. Nulla di che, l’indomani sarebbe passato a prenderlo.
Con il suo cellulare in mano mi dissi che non ci stava nulla di mano a dare una sbirciatina, il codice di sblocco sapevo che lo teneva scritto nella cover, quindi il gioco fu facile. 
Lessi qualche chat, nulla di particolare (prima non ci stavano le spunte quindi gioco in sicurezza), fin lì non trovai nulla, non che sospettassi nulla di particolare.
Stavo quasi per desistere dandomi della stupida per il controllo che avevo fatto quando aprii il browser di internet ed ecco ciò che non ti aspetti, andando nella cronologia trovai decine, centinaia di pagine di cornuti. 
Si si avete capito bene, centinaia di link che rimandavano a video e storie di cornuti.
Aprii dei link e quello che lessi e quello che vidi mi sconvolse, uomini che si masturbavano guardando le loro donne mentre venivano scopate in tutte le maniere da uno o più uomini mentre venivano insultati in tutte le maniere. Lessi storie di uomini che godevano nell’essere umiliati nell’essere cornificati ed umiliati.
Fui sconvolta da tutto ciò, pensai a mille e mille cose, iniziai a ripensare a tante piccole cose successe, come ad esempio lui che mi lascia aperta la tendina del camerino mentre mi cambio, o che mi regala sempre costumi ridottissimi, che fa apprezzamenti su altri uomini invitandomi a guardare il fisico di questo o quello. Insomma tanti piccoli particolari a cui ho dato sempre un’interpretazione diversa, ma che in quel momento inquadrai in modo diverso.
La notte dormii male, la mattina seguente corsi dalla mia migliore amica, quando gli dissi tutto scoppiò a ridere, “finalmente puoi scoparti uno che non ti farà godere solo di lingua” questo è tutto ciò che mi disse tra una risata e l’altra, alla fine mi suggerì solo di parlargli e che forse è una sua fantasia, fantasia che non vuole realmente realizzare, ma che lo eccita.
Dico, ma come cazzo gli facevo a dire “scusa, ma ti eccita pensarmi mentre qualcun altro mi scopa?” dai siamo seri…..
Ci pensai per qualche giorno, giusto il tempo che arrivasse il fine settimana, gli proposi di andare la sera sulla costa, per l’occasione mi misi particolarmente in tiro, tubino nero con gonna molto corta e con sopra spallo laterale che visto che era previsto che sotto ci mettessi una camicetta lasciava scoperto il seno di lato e tacchi vertiginosi con plateau. Insomma quella sera, ma fidatevi non solo quella, una grande figa. 
Ci facemmo una passeggiata e il mio outfit non passava inosservato, erano tantissimi i ragazzi e gli uomini che mi guardavano e devo dire che la cosa a me non dispiaceva, non perdevo neanche occasione di alzare le braccia tipo per indicare cosi da mostrare qualche cm di troppo del mio seno che per poco non si scopriva completamente. 
Pietro era normale, nulla di particolare, mi accolse con molto entusiasmo e non perse troppo a mettermi le mani addosso, insomma nulla di particolare, come chissà cosa mi aspettavo che facesse.
La sera fu piacevole, andammo via non troppo tardi, e per la strada del ritorno si fermò in una stradina appartata, in pochi minuti eravamo sui sedili di dietro, era furioso e non ebbe alcun problema per l’erezione, mi chiese di salirgli sopra, aveva troppa voglia, mi sfilò gli slip chiedendo di restare vestita.
La cosa all’inizio non mi diede da pensare, quando ebbe avuto il suo primo orgasmo mi chiese di sedermi cosi mi avrebbe come al solito dato un orgasmo con la lingua.
Si accucciò tra le mie gambe, ed iniziò a leccarmi la figa in maniera furiosa, lappava tanto velocemente e sapientemente ogni millimetro della mia figa che esplosi nella sua bocca dopo pochi minuti, proprio mentre spingeva più che poteva la lingua più dentro che poteva.
Inarcai la schiena poggiata con le spalle tra lo sportello ed il sedile, respiravo profondamente, non so cosa mi prese, gli misi una mano sulla testa, affondai le dita tra i suoi capelli, “no, resta li” lui non disse una parola e ricominciò a leccare, “più piano” sentii la sua lingua iniziare a leccare lentamente le grandi labbra e poi roteare sul mio clitoride, lento, inesorabile iniziò a crescere il mio piacere, ma questa volta crebbe più dolce, più gestibile.
Gli tenni la mano sulla testa, “sei eccitatissimo, merito mio?” rispose di si tra una leccata e l’altra “merito del vestito quindi?” anche questa volta non smise di leccare mentre mi diceva un semplice si.
Stetti zitta per qualche minuto, a godermi la sua lingua “hai visto quanti mi guardavano? Non ti ha dato fastidio?” si stacco dalla mia figa giusto il tempo di cacciare il fiato per dire no.
“non ti ha dato fastidio? Quindi ti è piaciuto che mi guardavano?” ennesimo si.
“non sei geloso che dei ragazzi mi hanno fissato le gambe?” “no” 
“e ti eccita?” la sua risposta di fece attendere, iniziò a leccarmi furiosamente, dovetti afferrarlo per i capelli per farlo calmare, “rispondi” “si mi eccita”.
In quel momento non so cosa mi prese, da una parte ero arrabbiata, ma dall’altra ero eccitata, forse l’eccitazione era anche amplificata dal fantastico lavoro che stava dedicando alla mia figa. 
“sei un porco. E se mi guardassero ora, saresti geloso o ti piacerebbe che mi vedessero con le cosce aperte?” fu un attimo che si stacco dalla mia figa per dire tutto di un fiato “mi ecciterebbe”.
“si, ti ecciterebbe che mi vedessero mezza nuda mentre me la lecchi? E mentre mi scopi?” la sua risposta fu due tre quattro “si” detti tutto d’un fiato.
Volli fallo impazzire, iniziai a raccontargli degli sguardi dei ragazzi, di come facevo apposta ad alzare le braccia solo per mostrare meglio il seno, e più raccontavo più si eccitava.
Fino a che gli dissi che un si vedeva che era eccitato, che secondo me aveva un gran cazzo duro nei pantaloni, appena finii la frase sentii che si aggrappava alla mia figa e le sue mani stringermi le cosce, era venuto mentre gli raccontavo queste cose, era venuto senza toccarmi, era venuto da solo. 
Quella sera tornai a casa ancora molto eccitata, questa storia mi aveva fatto eccitare molto di più di quanto potessi immaginare, prima di prender sonno dovetti toccarmi, lo feci spogliandomi completamente e mettendomi a cavalcioni sul cuscino, mentre strusciavo la figa presi a succhiarmi le dita immaginando di avere duo uomini che mi scopavano, e delle persone intorno che mi guardavano, crollai dopo non so quanti orgasmi svegliandomi ancora nuda la mattina dopo.
I giorni passarono e di quella sera non ne parlammo per un bel po', la situazione intima non cambiò, dopo tutti i miei sogni che da quella sera non avevano smesso di tormentarmi mi sentivo alquanto frustrata. 
Lui ci provò a rimetterla in gioco, ma non so per quale motivo evitai di dargli corda.
Un nuovo passo lo facemmo una sera, avevo chiesto a Pietro di andare al mare, avevo anche trovato un b&b a poco cosi decidemmo di farci un fine settimana.
La prenotazione la facemmo la sera prima della partenza, ci vedemmo a casa mia e prenotammo dal mio pc, poi iniziai a fare la valigia, la località non era molto distante, due ore e saremmo arrivati agevolmente. 
Fu quella sera che iniziai a stuzzicarlo, tiravo fuori vestitini su vestitini, spogliandomi e provandoli davanti a lui, all’inizio nulla di particolare, infondo dovevamo stare li solo una notte, iniziai con vestitini molto tranquilli, ovvio che le sue risposte erano solo, ti sta molto bene e frasi scontate cosi, poi presi un copri costume bianco con sottili spalline che reggevano un corpetto in uncinetto abbastanza stretto e a maglie non troppo piccole.
Ripeto era un copri costume, quindi sotto ci va appunto il costume, ma appena lo misi Pietro si illuminò, sarà perché molto corto, sarà perché dal corpetto si vedevano i capezzoli, ma l’effetto su di lui fu di completo imbambolamento.
Comunque dopo mille complimenti decisi di portarlo dicendogli solo, scemo sotto metterò il costume e lo userò per il mare non la sera.
La sera quando mi misi nel letto ero non eccitata di più, avevo deciso di farlo impazzire, iniziai a toccarmi, la mia figa era un lago, ogni movimento delle mie dita mi procurava un enorme piacere, lottai contro me stessa per non portarmi all’orgasmo, volevo conservare con me quello stato di eccitazione.
La mattina scesi di casa con il borsone a tracolla, decisi di mettere un pantaloncino molto ma molto aderente che non mettevo da anni, talmente tanto corto che non mi copriva neanche tutto il sedere, e sopra una camicetta legata in vita, ovvio sotto avevo il costume.
Arrivammo al b&b in perfetto orario, prendemmo possesso della stanza e scendemmo subito a mare, lì sfoggiai un costume che mi aveva regalato credendo che non lo avrei mai messo, ma forse a questo punto sperando che lo mettessi. 
Era un semplicissimo due pezzi a triangoli, ma veramente striminzito, si e no coprivano il mio seno.
Passammo la mattinata al mare, ci sistemammo vicino a un campetto da beach volley e quando si presentarono dei ragazzi a giocare non faci altro che mettermi in mostra tipo mettendomi in piedi sul bagno asciuga con il costume che scompariva nel solco del mio culetto, o prendendo il sole di schiena dando la visione del mio sedere ai fortunati giocatori.
Un mentre giocava esclamo anche un “che figaaaaa”, io ero distesa sul telo con il cell in mano, spostai il cell e lo vidi, devo dire un gran manzo, mi divertii un po’ con lui mostrando (forse non solo a lui) più del dovuto.
Aprivo e chiudevo le gambe finche il costume si sposto un pochino lasciando scoperta parte delle mie grandi labbra. Me ne accorsi, e se ne accorse anche Pietro che si era allontanato per un bagno veloce, quando tornò si accorse di questa cosa, ma non disse nulla. 
Fini lo spettacolo solo quando ormai tardi non decidemmo di mangiare un boccone e tornare in camera.
Mangiammo in un lido vicino, oramai la mia vena esibizionista aveva preso il sopravvento, avevo solo messo un top lasciando il pezzo di sotto del costume.
Trovai molto eccitante sculettare scalza sul lungo mare, gli sguardi dei ragazzi sul mio corpo sembrava accarezzarmi mentre passeggiavo. Più erano insistenti e più godevo dei loro sguardi e più mi eccitavano. 
Tornati in stanza stesa sul letto trovai una spiaggetta un po' più isolata non distante da un paesino dove cenare la sera, prendemmo la macchina e con non poche difficoltà trovammo questa fantomatica spiaggetta, che altro non era che cento metri di sabbia tra due costoni rocciosi abbastanza impegnativi da raggiungere. Sara stato per il periodo, sarà stata colpa della strada da percorrere per arrivarci, ma sulla spiaggia ci saranno state si e no una decina di persone, tutte mediamente giovani, forse proprio perché scendere fin li non era cosa per tutti. Trovammo un posticino abbastanza defilato e ci sistemammo.
Mentre eravamo ben distesi l’uno vicino all’altro, mi girai di schiena e mi sciolsi il pezzo di sopra, lui era seduto con le spalle appoggiate ad una roccia, “non ti dispiace se lo sciolgo?” “no figurati” “non è che ti ecciti se mi guardano le tette?” “che fai sfotti?” “perché ora non ti eccita più?” non rispose, allora mi girai, era la prima volta che mi trovavo in una spiaggia in topless, e sentire il vento sulla pelle mi è da subito piaciuto, e anche ad i miei capezzoli è piaciuto molto.
“che fai resterai tutto il tempo nuda?” “non sono nuda, ma sono sicuro che quei ragazzi li sarebbero ancora più felici di quanto lo sono ora” “ci credo” “perché tu non saresti felice?” “mi eccita” “cosa ti eccita?” “lo sai” “si lo so ma voglio sentirtelo dire” “mi piace che gli altri ti guardino” “chissà forse dopo leverò tutto”.
Restammo tutto il pomeriggio su quella spiaggia, continuavo a stuzzicarlo sull’argomento, fino a dirgli che era un peccato che quei ragazzi erano distanti, anche se non mancavano le passeggiate dalla nostra parte, che se fossero stati più vicino avrebbero avuto una visione migliore e facendogli notare gli sguardi dei ragazzi che ci passavano vicino.
Pietro mi sfidò dicendo che se volevo potevo anche fare una passeggiata cosi da farmi ammirare.
La presi veramente come una sfida, presi la crema e me la spalmai per bene, mi alzai e girandomi in modo da mettere il mio culetto davanti la sua faccia sistemai per bene la poca stoffa del costume tra le natiche, poi mi girai e guardandolo negli occhi strinsi anche la parte d’avanti. 
Credo che se l’avessi levato del tutto sarei stata meno indecente.
“ok, a tra poco” mi incamminai lentamente sculettando, ogni tanto mi giravo per vedere la reazione di Pietro, il quale non mi staccava gli occhi di dosso, passai davanti al gruppo di ragazzi, afferrai il cellulare e quasi d’avanti a loro iniziai una vera e propria sessione fotografica di selfie restando almeno dieci minuti li davanti.
Mi misi e mi girai in modo che potessero avere una visuale completa del mio corpo, in quei momenti ero iper eccitata. 
Quando tornai da Pietro mi chiese se mi era piaciuto gli risposi di si, “ma per come ce l’hai duro credo sia piaciuto anche a te” la sua erezione era molto visibile sotto al costume, “si mi ha eccitato” “si lo vedo”.
Appena prima del tramonto ci dirigemmo verso la macchina, Pietro si infilò un pantaloncino e una polo, lo guardai mentre si cambiava, finito mi guardò e mi chiese se andava tutto bene, dalla borsa presi il vestitino bianco ed un micro perizoma, avanti del tutto trasparente e dietro inesistente.
Mi spogliai e rimasi nuda, e iniziai a truccami, veramente poco e solo gli occhi, infilai gli slip ed il vestitino e con un elastico raccolsi i capelli in una cosa di cavallo.
Eravamo nel parcheggio dove avevamo lasciato la macchina per andare nella spiaggetta, non ci stava neanche una macchina, aprii la portiera e scesi dalla macchina, andai dalla sua parte, aprii la portiera, “cosa fai?” “shhh” non volevo che parlasse, prima feci un giro su di me per fargli vedere come mi stava il vestito, poi gli feci notare che i capezzoli duri si facevano strada dai buchi del disegno fatto all’uncinetto, poi mi abbassai su di lui, gli diedi un lungo bacio e posandogli una mano sui pantaloni gli tastai l’uccello.
Era eccitatissimo, lo cacciai fuori, lo tenni in mano per pochi secondi, poi mi piegai e iniziai a leccarglielo, una due tre volte, lo infilai in bocca per pochi secondi, poi mi alzai e gli dissi di rimetterlo a posto. Ci rimase molto male, ma gli dissi che lo volevo eccitato per tutta la sera.
Camminare tra la gente mezza nuda ed in più con i capezzoli perennemente duri un po' per il fresco e tanto tanto per l’eccitazione fu un’esperienza unica.
Vedevo gli sguardi eccitati dei ragazzi sui miei capezzoli che facevano capolino, e mi eccitavano anche gli sguardi di biasimo delle donne, non una ragazza mentre camminavo hanno rimproverati i propri ragazzi. Scegliemmo un bel ristorantino per i vicoli, non era molto grande e non ci stava tantissima gente.
Quando ci sedemmo al tavolo di un ristorante mi misi in modo da guardare, ma soprattutto essere guadata, dalla sala. Non volevo nascondermi, volevo essere vista e volevo godermi i loro sguardi.
Il cameriere non smetteva di guardarmi i seni, e quando si allontanò lo feci notare a Pietro, il quale sembrava sempre più eccitato dalla cosa.
La cena andò molto bene, non parlammo troppo, ma per tutta la sera lo i parlando di questo o quel tipo che mi fissava i seni e di quando fossi eccitata, approfittando del fatto che le tovaglie fossero lunghe gli misi anche più volte un piede sul cazzo per tastare l’eccitazione.
“ti eccita tutto ciò?” “si tantissimo” “ed ora cosa vorresti” “ti scoperei sul tavolo” “qui davanti a tutti?” “si” mentre lo diceva con gesti molto ma molto lenti feci una cosa che non mi sarei mai aspettata di fare, mi sfilai le mutandine e le misi nella borsa. 
Afferrai il suo cellulare e alzandomi mi chinai al suo orecchio “due minuti e prendi il cellulare dalla mia borsa” poi sculettando mi diressi verso il bagno.
Mi chiusi nel bagno e mi scattai un paio di foto alzando un pochino la gonna, poi lo sistemai sul lavandino, misi l’autoscatto, mi girai e mi piegai leggermente in avanti.
Gli feci capire che bastava poco per far ammirare il mio culo a tutti, e bastava ancor meno per mostrare anche la figa.
Aprii WhatsApp e gli inviai le foto. 
Il testo fu semplice, “trovato le mutandine? Che sbadata che sono!! Stasera voglio farti impazzire”
Quando tornai bastava guardarlo in viso per capire che era eccitatissimo, aveva già pagato, appena raggiunsi il tavolo e mi disse “andiamo”.
Passeggiammo un pochino per la strada, non ci stava molta gente, prendemmo un vicoletto per raggiungere la macchina, Pietro mi cingeva con un braccio la vita, ci passarono due ragazzetti, appena mi videro rallentarono per godersi meglio lo spettacolo, appena ci passarono afferrai l’avambraccio di Pietro e lo sollevai, cosi sollevandolo feci salire il vestitino scoprendo il sedere. 
I ragazzi si erano girati (prevedibili i ragazzi), non mi voltai ma il “Whaaaooo” fu la conferma.
I ragazzi si girarono ed iniziarono a seguirci, “che dici concediamo il bis?” Petro non sapeva cosa dire “ancora culetto o di più?” “decidi tu” ci pensai un secondo “mi sembrano simpatici” mi fermai un secondo, poi mi girai, loro erano li, quando ci eravamo fermati loro si erano fermati e facevano finta di parlottare, Pietro si mise sulla mia destra dando loro le spalle, io mi inginocchia scoprendo totalmente la mia figa e facendo finta di allacciare il laccetto dei sandaletti.
La strada era ben illuminata e i ragazzi rimasero con gli sguardi fissi sulla mia figa. Quando i alzai gli strizzai l’occhio. Poi ci rincamminammo e dopo due passi afferrai la gonna e l’alzai per mostragli per bene anche il culetto.
Arrivati alla macchina ero un lago, avevo bisogno che Pietro mi scopasse, e sono sicuro che lui era ancor più eccitato di me.
Pietro entrati in macchina “non vedo l’ora di arrivare al b&B” “no dai, andiamo non mi va di chiudermi in una stanza” “e cosa vuoi fare?” “andiamo dove siamo stati oggi in spiaggia” “al buio sarà impossibile scendere” “andiamo nel parcheggio”.
Non se lo fece ripetere due volte.
Arrivammo ed il parcheggio era deserto, solo un motorino, ma nulla di preoccupante.
Scendemmo dalla macchina per metterci comodi sui sedili di dietro, quando scesi mi levai il vestito, entrando in auto già nuda. 
Pietro si spogliò velocemente, il suo cazzo era più che duro, iniziammo a baciarci ed accarezzarci, era una furia, mi baciava ovunque, evitavo di toccargli il cazzo, già non dura troppo, poi se ci gioco prima finisce che viene prima di mettermelo dentro.
Lo faccio sistemare al centro del sedile e finalmente me lo metto dentro, quando finalmente mi impalo completamente è una goduria, ad ogni centimetro sembrava come se avessi un orgasmo, ma quando finalmente il suo cazzo arrivò ad essere tutto dentro sentii degli spasmi. Mi fermai a guardarlo, lui aveva le mani sul mio culo, ci pensai un attimo, mi levai da sopra, slegai i capelli dall’elastico e facendogli fare un paio di giri glielo arrotolai alla base del cazzo, “stasera verrai solo quando dico io”.
Fece una smorfia di dolore, ma non disse nulla, risalii su di lui, afferrai l’asta e me la diressi nella figa, era talmente tanta bagnata che scivolò dentro fino in fondo senza alcuna difficoltà.
Iniziai a cavalcarlo lentamente, lui ogni tanto faceva qualche smorfia di dolore, io intanto me la godevo cavalcandolo lentamente, ma ad ogni discesa con un movimento di bacino strusciavo il mio clitoride sul suo pube.
“Ti è piaciuta la serata?” inutile dirvi che mi rispose di si.
“sei soddisfatto? Stasera tutti mi hanno vista mezza nuda, sai quanti ragazzi avranno avuto una bella erezione” “tantissimi, sei spettacolare”.
Avevo le mie mani sulle sue spalle, lui con le mani sul mio sedere, “ti eccita che si sono arrapati guardandomi?” “si” “si cosa?” “mi eccita che ti abbinano guardato e che si siano eccitati”
“bravo il mio porcellino” iniziò a sospirare, stava per venire “e no, non ti concedo di venire” mi alzai e mi misi a fianco, presi la borsa e presi un altro elastico cosi lo misi vicino all’altro, “stasera vieni quando dico io” era rossissimo in faccia ed il cazzo era tutto duro e rosso.
“ed i ragazzi stasera, mi hanno visto anche la figa” lo dicevo mentre ero in ginocchio sul sedile vicino a lui che mi toccavo la figa. 
Anche se erano le mie dita a toccarmi mi procuravo un piacere incredibile, “peccato che non sono qui a guardarci” presi la sua mano e la portai sulla mia figa.
Inizio a sfiorare le grandi labbra, poi spostandomi un po' ebbe modo di toccarmi anche il clitoride fino ad infilare le dita dentro, gli strinsi il polso spingendo le sue dita dentro.
“dimmi cosa ti eccita!” “mi eccita che ti hanno vista, che ti hanno desiderata” 
“mi avrebbero scopata” “Si mi eccita che tanti ti abbiano guardata desiderata”
“e se fossero qui” “se fossero qui accenderei la luce e gli farei vedere quanto sei bella”
“siiiii, e cosa faresti?” “ti spalancherei le cosce e ti farei godere” “con loro che guardano e si tirano una sega?” “si, che guardano quanto sei troia e schizzano per te” “e poi io con tanti cazzi attorno a me non posso approfittare?” “sii certo, ma la tua figa è per me” “a quindi cosa posso fare?” “quello che vuoi”.
Proseguimmo con questi discorsi per un po', ero eccitatissima, mentre parlavamo vidi un’ombra poco distante da noi, fuori era abbastanza illuminato, ci stava una luna abbastanza luminosa, anche se non proprio vicino vidi l’ombra di un , forse il proprietario del motorino parcheggiato in fondo al parcheggio.
Non so come mai, ma la cosa non mi spaventò, anzi se possibile mi eccito ancora di più, io ero sulle ginocchia sul sedile, quindi con la luce esterna credo che il potesse avere una buona visuale almeno del mio busto.
Pietro non smetteva di masturbarmi, mi chinai sulla sua spalla, “abbiamo visite, qualcuno ci sta spiando” si fermò di , mi rialzai, “tranquillo è un ragazzino con il motorino” dicendolo gli presi la mano e la rispinsi sulla mia figa, lo feci con tanto impeto che mi trovai oltre che con le sue anche con le mie dita dentro.
“che fai, non accendi le luci per farmi guardare?” visi un sorriso strano sul suo viso, allungò una mano ed accese la luce centrale della macchina, non so quel sorriso cosa volesse dire, se fosse di sfida o di soddisfazione. 
Inutile dirvi che con la luce dentro fuori vedevo poco e nulla, “leccamela” più che una richiesta era un vero e proprio ordine che lui non si fece ripetere, si accuccio per terra, mi spalancò le gambe ed iniziò a leccare “poverino cosi non ci può vedere” Pietro non rispose, si sposto quanto basta per aprire la portiera della macchina per poi rituffarsi tra le mie cosce.
Mentre mi leccava divinamente il mio interesse era vedere se il ci stava guardando, per quello che mi sembrò un’eternità non vidi nulla, poi una sagoma in lontananza.
Poi Pietro “chiamalo” fui interdetta, infondo avevo anche un bel po' di paura.
Presi coraggio, e feci segno con la mano di avvicinarsi, poi vedendo che non capiva lo chiamai “ehi tu tranquillo avvicinati” vidi la sagoma avvicinarsi, quando fu vicino alla portiera lo vidi bene, era un , giovane magro e non tanto alto devo dire carino, non un figo, ma carino.
Non disse una parola, ci guardammo per qualche secondo, poi misi una mano sulla testa di Pietro che la alzò si voltò e credo gli sorrise prima di ritornare a leccarmi.
Mentre Pietro mi leccava io guardavo il che non si perdeva un centimetro della mia pelle, iniziai a giocare con i miei seni poi sempre fissandolo “ti piaccio?” “sei una figa” “si?” “si” poi rivolgendomi verso Pietro “hai capito? Sono una figa” Pietro non alzò neanche la testa.
“sono eccitante?” “si” “e allora caccialo fuori e fammi vedere quanto ti eccito” ve lo giuro, non so cosa mi fosse preso, ma in quel momento mi venne normale, non ero ne tesa né nulla, lo dissi come si chiede un kg di pane.
Il se lo tirò fuori, devo dire che quello che non aveva in altezza lo aveva in centimetri di cazzo.
Iniziò a farsi una sega mentre ci guardava, “posso toccarti le tette?” “no, puoi solo guardare” non mi andava di andare oltre, il gioco era guardare, ma non toccare.
Mentre Pietro mi faceva godere con la lingua io ero ipnotizzata a guardare la mano che scorreva su quel fantastico cazzo, ebbi due forse tre orgasmi, e furono tutti stratosferici, al terzo Pietro non ce la faceva più, e si staccò il era ancora lì che si segava.
Mi distesi su tutto il sedile, alzai la gamba destra e la misi sullo schienale all’altezza del poggia testa ed iniziai a masturbarmi a pochi cm dallo sconosciuto, feci segno a Pietro di alzarsi e lui poggiando le mani sullo schienale mi porse il suo cazzo. Per fare ciò dovetti spostarmi allungando un pochino più i piedi, in pratica avevo il piede della gamba distesa qualche cm fuori la macchina.
Levai gli elastici dal cazzo, era diventato quasi viola, durissimo, me lo misi in bocca e mistero, Pietro questa volta durò anche un bel po’.
Spompinavo Pietro nel modo più volgare che potevo, passavo la lingua su tutta l’asta e poi me lo rimettevo in bocca facendo più rumore possibile ed ogni volta che lo cacciavo fuori cercavo di far uscire più saliva che potevo, poi feci una cosa non so quanto voluta, la gamba che tenevo alzata l’allungai fino ad arrivare al cazzo dello sconosciuto, lui lo interpretò come un qualcosa di cercato, e credetemi non so quanto realmente lo fosse.
Fatto sta che lui prese il mio piede e lo tenne con la mano attaccato al suo cazzo, feci anche segno a Pietro di guardare la scena. Pietro a questo non resistette, mi sborro in bocca tenendomi la testa piantata sul suo cazzo come a spingerlo fino in gola.
Il pochi secondi dopo mi venne copiosamente sul piede imbrattandomelo tutto del suo caldo sperma, poi semplicemente si allontanò.
Ero stremata, in tutta la mia vita mai e poi mai avrei pensato di fare una cosa simile, ma devo dire che ero ancora eccitata.
Eravamo ancora nudi e con lo sportello aperto che si ripresentò il , mi porse un foglietto, “grazie siete stati fantastici” io gli sorrisi, Pietro non disse nulla. 
Sentimmo il motorino allontanarsi, aprii il foglietto, c’era il suo nome ed il suo numero di telefono.
Scoppiai a ridere, e lo diedi a Pietro, “casomai vuoi bissare mi sembra un bravo ”.
Tornammo in hotel senza dire una parola, non ero arrabbiata o pentita, semplicemente non avevo nulla da dire. 
Tornati in stanza avremmo detto forse tre o quattro frasi, appena entrata feci scivolare le spalline facendo cadere il vestito per terra e nuda andai in bagno, avevamo una bella vasca, e la riempii, non ci volle molto, mi misi dentro.
Ero sdraiata nella vasca con i piedi sul bordo, Pietro entrò, “sei arrabbiata?” gli risposi con un no più languido di quanto volessi, si chinò vicino la vasca e mi diede un bacio, la sua mano si immerse per toccarmi un seno, emisi un sospiro, non credevo, ma quel tocco riportò a mille la mia eccitazione, lasciai un piede sul bordo della vasca spostando l’altro sull’altro bordo spalancando cosi le gambe, scese con la mano dal mio seno fino a raggiungere la mia fica, incontrando anche la mia mano se non fossi immersa nell’acqua avrebbe sentito quanto sono eccitata.
Si inginocchiò, ed iniziò a baciarmi il piede, la sua lingua leccava dal collo del piede vino alle dita, iniziò anche a succhiarmi le dita, gli chiesi “ti ha eccitato tanto quello che abbiamo fatto” “si, da impazzire” mentre continuava a leccarmi il piede, iniziai a masturbarmi sempre di più, con una mano mi toccavo il clitoride mentre l’altra scorreva dentro.
“ti eccita che quel ci abbia visto?” “si” “ti eccita che sia venuto sui miei piedi?” “si” mi eccitava sentire questi suoi si, più gli facevo domande e più avvertivo la sua eccitazione, più questo mi faceva eccitare.
“stai leccando il piede dove lui è venuto” non rispose, la sua lingua, la passione e la pressione della sua lingua rispondevano per lui, il modo in cui teneva in mano il mio piede e come passava la lingua dal collo del piede fino a succhiarmi ogni singolo dito era un atto di eccitazione. “e se fossi andata oltre?” “non lo so, mi eccita” cosa ti eccita?” “vederti godere”.
Mi alzai, ancora bagnata, andai in camera, presi il la borsa poi aprii le tende, aprii il balcone ed accesi la luce che stava sul tavolino e mi sedetti su una poltroncina fuori al balconcino.
Nessuno dell’albergo poteva vederci, da un lato e dall’altro c’erano due muretti che ci garantivano la privacy con i nostri vicini, anche se non so se le camere vicine fossero occupate o meno.
Spalancai le bambe, “leccamela” non se lo fece ripetere, ancora una volta si ritrovò in ginocchio a leccarmi la figa.
Presi il cellulare dalla borsa, iniziai a scattargli delle foto, lui che me la leccava, la sua lingua sul mio clitoride, lui che si teneva in mano il cazzo mentre gli mettevo un piede in bocca, mentre scattavo gli davo degli ordini, lui ubbidiva senza discutere.
Mi alzai e senza dire nulla mi diressi sul letto, “sdraiati” salii sopra di lui, gli afferrai il cazzo e lo portai all’ingresso della mia figa, lo spinsi dentro, scivolò dentro senza alcun problema, ero un lago.
Iniziai a salire e scendere, sentivo il suo cazzo sempre più duro, io ero al limite dell’orgasmo ed infatti dopo neanche pochi minuti venni accasciandomi sopra di lui tremando come una foglia e stringendo le mie ginocchia alle sue cosce.
Mi buttai sopra di lui, ero distrutta, avevo il fiatone e continuavo a tremare, lui rimase fermo così.
Mi ci vollero diversi minuti prima di riprendermi, lui non si era mosso, mi misi di un fianco, piegai la mia gamba e la poggiai sulla sua.
Era sudato, sfatto, ma il suo cazzo ancora svettava duro.
“poverino ancora non vieni”, accarezzai il suo petto, feci scivolare la mia mano fino a scontrarmi con la sua vistosa eccitazione.
Gli afferrai il cazzo, mi tenevo su un gomito, il mio viso era a pochi centimetri dal suo volto.
“Quindi ti eccita?” un flebile “si” gli uscì dalla bocca mentre la mia mano iniziava un lento Sali e scendi.
“Sei un porco” gli strinsi forte il cazzo e lo scappellai totalmente, il suo cazzo era duro, sulla sua cappella si vedevano delle goccioline uscire fuori, gli leccai il lobo dell’orecchio.
“Casomai la prossima volta gli potrei fare un pompino. Cosa ne pensi?” non rispose, “non ti va?” vista la mia insistenza e la mia mano che non si muoveva disse “si mi va”.
“quindi non diresti nulla se succhio il cazzo di un altro ?” “no” questo gioco lo stava mandando in estasi e eccitava anche me. 
Mi eccitava più di quanto io stessa potessi immaginare.
“Si allora la prossima volta gli succhio il cazzo” era al limite, iniziava a muovere il bacino tanto che stava impazzendo dal piacere.
“Si, gli leccherò tutto il cazzo, dalle palle fino alla cappella, e poi mi farò venire…. Dove vuoi che mi venga?” indicando con le dita mimai le mie parole “in faccia? In bocca? Sul seno? Sul culo?” era al limite, con le parole strozzate rispose “dove vuoi?”, ma io volevo sentirmelo dire, “e no, non vale cosi, devi dirmelo tu” avevo rallentato il movimento con la mano, feci quasi per fermarmi che lui “in bocca, in faccia” ripresi a segarlo con la mano “si, mi faccio venire in faccia mentre tu mi lecchi la figa e poi dopo che lui ha sborrato su tutto il viso e tu mi hai fatto godere mi dovrai dare un bacio, cosi sentirai quanto ha goduto l’altro” appena finii la frase, in quel preciso momento sborrò come non aveva mai sborrato, inarcò la schiena e vidi i suoi schizzi uscire con una tale forza che ne rimasi sorpresa.
Lo sperma ricadde sulla sua pancia e sulla mia mano.
Lo guardai estasiata, mi ha sempre fatto impazzire vedere un cazzo schizzare, mi leccai il dorso della mano che era pieno di sperma, lui mi fissava, ansimava, aveva uno sguardo perso, gli sorrisi, quasi scoppiai a ridere, raccolsi con le dita un po’ di sperma che aveva sulla pancia, me lo spalmai sulle labbra e lo baciai.
Passò un mese da quel fine settimana, e nulla o quasi cambiò, l’unica novità è che mentre lui mi leccava la fica, come sempre per portarmi all’orgasmo visto che lui godeva sempre troppo presto, io gli dicevo frasi tipo “come mi piacerebbe ora succhiare un bel cazzo” o “peccato che qui non ci possa vedere nessuno”.

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