Sbattei forte la porta mentre mia sorella continuava ad urlarmi contro frasi tipo “sei una repressa scopati uno” “trovatene uno tutto tuo”.
Ok non ci starete capendo nulla, dopo quella sera sono uscita con vari ragazzi, ma sono sempre tornata a casa delusa.
Chi troppo noioso chi troppo fighettino e peggio i super sapientoni bavosi. Vabbè per non parlare di uno che da figo e simpatico si è dimostrato un arrogante so tutto io.
E cosi ritorniamo all’inizio del capitolo, tornate da Benevento, raccontando queste uscite a Silvì ha iniziato a dire che io cerco il lato negativo in tutti e altre cazzate del genere.
Forse ha ragione, o forse i casi umani sono capitati tutti a me.
Fatto sta che mi decisi a dedicarmi allo studio.
Per quasi due settimane non sono andata neanche in palestra, mi concedevo solo una corsetta sul lungo mare, immersa nella brezza con la musica a palla nelle cuffie.
La prima volta correndo mi accorsi di quanti mi guardavano e quanti si giravano a guardarmi il sedere, la cosa all’inizio mi dava quasi fastidio, ma poi poco alla volta iniziò a piacermi, infondo era un’esperienza che già altre volte mi aveva fatto eccitare.
Le volte successive iniziai a curare di più il mio aspetto sportivo, passando a pantaloni tecnici aderenti, top corti, capelli stretti in una bella coda di cavallo e per finire un pò di lucida labbra e rimmel per esaltare gli occhi, ogni volta osavo un pò di più, sempre più pelle esposta, arrivai ad indossare dei mini pantaloncini bianchi senza nulla sotto, lo feci però una mattina molto presto sperando di trovare poca gente. Quei pochi che mi videro sudata e con il pantaloncino bagnato di sudore ebbero davanti gli occhi il mio corpo praticamente visibile in ogni piega.
Insomma più che un allenamento per il corpo era un allenamento per l’ego.
E di sguardi ne attiravo tanti, ogni tanto abbassavo il volume della musica per godermi i commenti spesso volgari dei ragazzi e anche qualche insulto di qualche ragazza.
Poi tornata a casa mi tuffavo sotto la doccia eccitata più che mai, mi sedevo sul piano della doccia e mi sfogavo con il getto dell’acqua.
Man mano che passavano i giorni le mie docce diventavano sempre più lunghe, pensavo agli sguardi di quei ragazzi, e agli insulti e agli sguardi delle ragazze che anche se non lo dicevano si vedeva che pensavano “ ma guarda sta zoccola”, sognavo che uno di quei ragazzi mi fermasse e mi scopasse, si, che mi scopasse con violenza, senza troppi convenevoli, urlandomi che ero una zoccoletta e che meritavo solo di essere fottuta in un vicolo. Più andavo avanti e più i miei sogni mi vedevano sottomessa, usata come un oggetto per il piacere altrui, insultata umiliata e abbandonata infine sporca dello sperma di qualche sconosciuto che non si era fatto alcuno scrupolo di me.
Ogni giorno osavo un pò di più, arrivando a torturarmi e la figa il sedere, a schiaffeggiami il sedere fino a farmi male e ad insultarmi, finendo sempre più sfinita da orgasmi sempre più lunghi e devastanti.
Il tutto cozzava con la mia vita da reclusa, ma con il beneficio di allenare corpo e mente.
Era un venerdì sera e mi arrivò un messaggio di Eduard, io ero in camera a guardare la tv, quella sera avevo deciso di non uscire, nel pomeriggio ero andata a correre e tra la corsa e una “doccia” interminabile ero stremata. Presi il telefono credendo in un messaggio di qualche amica di facoltà che mi rimproverava della mia assenza e rimasi interdetta a leggere il suo nome.
Mi chiedeva che fine avessi fatto, perché non andavo più in palestra ecc… non sapevo cosa rispondere.
Sparai che avevo deciso di dedicarmi allo studio, ma lui iniziò ad incalzarmi chiedendomi perché ero fuggita quella sera del locale ecc… non mi andava più di rispondergli, un pò non volevo dargli soddisfazioni, un pò volevo fare la tipa impegnata.
Mi chiese anche dove fossi, gli dissi che stavo a casa appena rientrata dopo un aperitivo e che avevo appuntamento più tardi con delle amiche, Eduard non mollava e mi chiese se mi andava di vederlo, e nonostante le mie mille scuse mi incastrò dicendomi che era a 100 metri da casa.
Gli dissi dammi dieci minuti e scendo, saltai dal letto ed iniziai a vestirmi, dovevo mantenere la parte.
In 10 minuti fui pronta, legai i capelli in una coda di cavallo, una mini leggera rosa cipria, ed un top di filo bianco con un reggiseno push con scollo a barca che lasciava scoperta una spalla il tutto su dei tacchi non troppo alti, che con l’aggiunta dell’olio idratante che avevo messo sulle gambe era il colpo finale. Non credete che presi velocemente le cose nell’armadio, era già tutto pronto, avevo deciso l’outfit per uscire con delle amiche che alla fine avevo appeso.
Mentre davo gli ultimi ritocchi al trucco mi squillò il cell, “che piano?”
Io:” terzo, ma perché?”
Non ricevetti una risposta, ma aprendo la porta me lo ritrovai avanti.
Rimasi interdetta,
Io:” ehi ciao, scendiamo?”
Edu:”ciao, perché non mi inviti ad entrare”
Credetemi quando me lo chiese la voglia di farlo entrare era parecchia, ma non volevo rendergli il gioco troppo semplice.
Io:” ci sta la mia coinquilina meglio di no”
Ci rimase male, ma chi se ne frega no?
Scendemmo ed iniziammo a parlare, devo dire che ci sapeva proprio fare, arguto sempre tra lo stronzo ed il simpatico. Camminando camminando ci fermammo in un bar, il tempo passava veloce con lui, si vedeva che aveva esperienza.
Non mi levava gli occhi di dosso, anche perché avevo scelto di sedermi su dei divanentti bassi cosi accavallando le gambe la gonnellina già corta di sua era salita quel pò da mostrare più di quanto forse era il caso di fare.
Si erano fatte quasi le nove, approfittai di uno squillo del cell per dirgli che dovevo proprio andare, credetemi ci rimase veramente di merda, ma chi se ne frega, che pretendeva? Aveva insistito tanto sul portarmi a ballare la sera stessa, ma che si crede che sto lì ad aspettare lui?!
Non eravamo distanti da casa e durante il tragitto non fece altro che provare ad abbracciarmi e ad insistere di uscire con lui, fortuna volle che arrivate sotto al portone incontrai la mia coinquilina che realmente stava uscendo con degli amici, forse capi che stavo in difficolta e mi chiese, delle volte ci vuole culo nella vita, “che fai esci con me?” Io prendendo la palla al balzo le risposi “certo stavo tornando apposta”.
Salutai Eduard che poi si chiama Eduardo, ma Eduard fa più figo…. No comment.
Forse non vi ho parlato della mia coinquilina, Gianna anche se la chiamo Gia è una ragazza alta, forse con le spalle un pò troppo larghe, ma con un bel viso ed un fisico niente male anche se nel complesso risulta per me un po troppo rigida, non fighettina, ma sempre troppo compita.
Appena ci allontanammo la ringraziai per avermi salvata,
Gia:” si vede che ci stava provando e non mi sembrava che avessi voglia di portartelo sopra”
Io:” si infatti, non volevo, ma dove stiamo andando? Non è che disturbo se mi unisco?”
Gia:” ma dai, che disturbo puoi mai dare! Una serata con degli amici dell’università”
Parlammo tanto, fu proprio quella sera che capii che in verità Gia tutto era tranne che altezzosa, anzi, era molto allegra spigliata e alla mano.
Nel giro di venti minuti capovolse la mia opinione su di lei, in quel tragitto parlammo di tutto e senza peli sulla lingua.
Scoppiò a ridere quando le raccontai di Eduard, nonostante quella fosse la prima chiacchierata le confessai anche che quella sera in disco ero pronta ad andare oltre, ma che ora volevo fargliela sudare.
Gia:” tranquilla che stasera ci sono tanti tipi interessanti”
Arrivammo a via Caracciolo e salimmo in un palazzo stupendo, non sapevo che era a casa di qualcuno ed un po mi sentivo in imbarazzo, ma fui tranquillizzata più e più volte.
Ci aprì un tal Giammarco, un ragazzo niente male, la casa era spettacolare, si vede che di soldi ne doveva avere tanti, la festa era per “per festeggiare la fine dell’estate” nonostante fosse ancora presto per gli standard di Napoli ci stava un sacco di gente, ma il top fu quando salimmo per delle scale e ci trovammo su un terrazzo enorme con la musica e tanto di tavolo bar iper imbandito di ogni qualsivoglia tipo di alcol.
Gia mi presentò ad un pò di gente, l’alcol era onnipresente in mano a tutti, e la serata era piacevole, devo dire che aveva ragione, ci stavano un sacco di bei ragazzi.
Gia mi mise in mano un bicchiere e visibilmente già alterata nonostante stavamo li da non più di una mezz’ora mi invitò a rilassarmi.
Devo dire che, forse perché non avevo mangiato nulla l’alcol salì subito.
In poco mi trovai a ballare tra la gente e ogni tanto qualche ragazzo che si avvicinava e si strusciava.
Persi di vista Gia, la cercai, ma nulla, decisi di scendere giù, e la trovai stretta ad uno a limonare pesantemente sul pianerottolo delle scale, passai alle loro spalle senza dire nulla, scesi e cercai un bagno, chiesi ad una ragazza, ma era talmente tanto sconvolta che non capii nulla di quello che mi aveva detto, alla fine di un corridoio trovai una porta e fortuna volle che era il bagno.
Uscita trovai Giammarco che mi fermò chiedendomi come conoscevo Gia, da li iniziammo a parlare. Poco dopo fu chiamato ed io salii sopra non trovando più Gia con il tipo, iniziai a ballare e a bere, conobbi un pò di gente e la serata trascorse anche troppo velocemente, me ne accorsi solo perché la gente iniziava a diminuire, ogni tanto si presentava Giammarco e ballavamo insieme, era un tipo carino, alto muscoloso, la camicia bianca alla coreana pantalone blu, si vedeva che era uno che di sport ne faceva molto. Quando doveva allontanarsi per salutare qualcuno mi si avvicinava sempre un tipo anche lui molto carino anzi devo dire un gran figo.
Quando la gente iniziò a diminuire eccessivamente iniziai a cercare Gia, chiesi anche a Giammarco alla fine le scrissi un messaggio.
Mi rispose dopo poco dicendomi che era andata a “fare un giro con un amico”.
Vabbè abbiamo capito anche a Gia.
Giammarco si offri di darmi un passaggio appena tutti fossero andati via, non avevo molte alternative e quinti accettai.
Verso le due e mezza finalmente andarono via tutti, tutti proprio no, restò anche il tipo figo che ogni tanto ballava con me, Stefano 23 anni il migliore amico di Giammarco.
Devo dire che tra i due facevano a gara a chi aveva il fisico migliore, Giammarco più minuto, Stefano più palestrato. Mentre Giammarco sistemava le ultime cose giù io e Stefano salimmo per una sigaretta, e approfitto per darmi l’ennesimo cocktail, mentre eravamo appoggiati alla ringhiera guardando il mare mi abbracciò, quel gesto cosi inaspettato, ingenua io, non mi infastidì anzi, girai la testa e non ebbi neanche il tempo di aprire bocca che mi baciò.
Risposi al bacio, lui mi girò e mi strinse, la sua forza mi facevano sentire una foglia nelle sue mani, ero eccitatissima, mi sentivo completamente bagnata.
Le sue mani iniziarono a scendere sulla mia schiena, arrivando al mio sedere, alzare la gonnellina fu un attimo, sentivo le sue mani sul mio sedere.
Lui era appoggiato alla ringhiera, io con il sedere all’aria con le sue mani che giocavano con il mio perizoma e che ogni tanto si insinuavano fino a giungere al mio buchino. Mi sentivo un lago, avrei voluto saltargli addosso.
Sentii qualcosa di strano, qualcuno mi stava baciando il collo, una scossa elettrica parti dal collo fino a raggiungere la mia figa, quasi ebbi quasi un orgasmo, Giammarco mi baciava il collo mentre Stefano continuava a baciarmi e a esplorare il mio sedere.
Girai il volto e lo trovai con un sorriso beffardo, in quel momento persi ogni controllo e ritegno e lo baciai, si avete capito, mi buttai io a baciarlo.
Credo che quel bacio abbia eliminato ogni dubbio ai due, mi portarono su un divanetto mi sedetti con loro ai miei lati, baciavo uno e baciavo l’altro mentre le loro mani erano libere di viaggiare sule mie gambe. Sentivo le loro mani ovunque, fu Gianmarco a intrufolarsi per primo tra le mie gambe, trovando il peri zuppo.
Giammarco:” levati la gonna”
Io:” ma qui? Ci possono vedere”
Giammarco:”chi? Il mare?”
Aveva ragione, ma volevo farli impazzire, mi alzai e mi voltai slacciai i tre bottoni e piegandomi in avanti la feci scivolare fino ai piedi.
Le loro mani iniziarono a toccarmi erano eccitati si sentiva dalla frenesia delle loro mani e dal loro respiro. Pur di lasciarli fare tesi bene le gambe e le divaricai un pò in segno di totale disponibilità, posai le mani sul tavolino davanti a me e mi gustai la loro eccitazione.
Stefano si inginocchiò davanti al mio sedere, lo baciò lo leccò e mi diede un morso, afferrò dai lati il peri e le fece scendere, lasciandomi con la figa oscenamente esposta alla loro vista.
Non so cosa mi prese quella sera, ma nonostante non ci avessi mai pensato ad una cosa a tre poi sopratutto con due conosciuti poche ore prima era come se il mio corpo l’avesse sempre desiderata.
Stefano iniziò a leccarmi la figa tenendomi le mani sul sedere.
Ci sapeva proprio fare il tipo, leccava divinamente, anche se per quanto ero eccitata credo che in qualsiasi modo mi avesse leccata sarei impazzita. Giammarco mi si parò davanti, alzai la testa che avevo penzoloni scossa dalla lingua dell’amico, lo guardai mentre si sbottonava i pantaloni, non aveva già le scarpe, si levò i pantaloni rimanendo in boxer, non so come il cazzo riuscisse a restare dentro era cosi duro che sembrava volesse strappare la stoffa.
Si abbassò i pantaloni e fece uscire un cazzo niente male, era largo, non eccessivamente lungo, ma con una cappella grande rossa e con una gocciolina che già gli usciva, lo prese in mano e me lo diresse alla bocca, non feci alcuna resistenza, spalancai la bocca ed iniziai a succhiarlo.
Ero piegata a novanta gradi mentre uno mi leccava la figa e l’altro mi scopava letteralmente la bocca facendo avanti e dietro con il bacino facendomelo arrivare fino in gola.
Stefano si staccò cosi riuscii finalmente ad avere un attimo di lucidità,
Io:”andiamo giù”
Questa volta non dissero nulla, ci dirigemmo al piano di sotto, entrati nella stanza lanciai la gonna ed il peri e mi sfilai la maglia ed il reggiseno rimanendo completamente nuda,
Stefano:”che troia”
Quell’esclamazione mi mandò in estasi, era come trovarmi in una delle mie fantasie, ma questa volta non volevo essere solo usata come quando sognavo sotto la doccia, volevo essere una troia.
La stanza credo non fosse la sua, forse dei genitori, un letto matrimoniale moderno senza pediera ed una parete a tutto specchio, vedermi mentre mi spogliavo era ancora più eccitante.
Giammarco levò il copriletto mentre Stefano si era avvicinato e mi succhiava i capezzoli quasi facendomi male mentre con un mano mi stringeva una natica.
Giammarco si avvicinò, ma ve l’ho detto ora volevo essere una vera troia, mi inginocchiai davanti a loro gli abbassai la zip dei pantaloni e appena ebbi davanti i loro cazzi, senza che nemmeno fecero a tempo a levarsi totalmente i pantaloni li presi in mano e iniziai a turno a succhiarli stando ben attenta a fissarli dritti negli occhi, leccavo tutta l’asta con la faccia più da porca che avevo.
Giammarco:” sei una gran pompinara”
Non levai neppure il cazzo di bocca, mi usci solo un mugolo di assenzo ed un accenno di sorriso.
Stefano:” dillo che sei una pompinara”
Lo guardai dritto negli occhi, levai il cazzo di Giammarco dalla bocca, tirai i loro cazzi fino ad avere le loro cappelle a pochi millimetri l’una dall’altra e inizia a leccarle entrambe passando la lingua in quel piccolo spazio che le divideva.
Io:”sono una brava pompinara?”
Stefano:” sei la migliore”
Gianmarco:” sei una troia”
Io:” sono una brava pompinara ed una troia”
Detto questo ho provato a metterli entrambe in bocca e nonostante una leggera ritrosia dei due a avere i cazzi che si toccavano, comandavo io, spalancai la bocca, nonostante entravano solo le loro cappelle, la cosa mi fece impazzire, iniziai a leccarli e a giocarci con la lingua.
Volevo di più, volevo essere scopata.
Mi alzai e loro capirono,
Io:”avete i preservativi?”
Giammarco:”cazzo, si aspè”
Lo vidi schizzare dalla stanza per riapparire con un preservativo
Giammarco:”ne ho uno”
Stefano:” e come cazzo si fa?”
Giammarco:”le faremo il culo”
Stefano mi piegò bruscamente facendomi appoggiare le mani sul letto,
Stefano:” si tanto sta troia ne avrà preso di cazzo nel culo”
Non so cosa pensassero di me, infondo non è che io abbia avuto chissà quanti uomini, ma l’idea che mi considerassero una troia, un pezzo di carne da usare mi eccitava da impazzire, infondo è quello che gli stavo facendo credere.
Stefano iniziò a leccarmi il sedere, le sue mani allargavano le mie natiche mentre la sua lingua quasi mi entrava nelle viscere.
Mi fecero sdraiare con le gambe quasi tutte fuori al bordo nel letto, Giammarco messo il preservativo iniziò a scoparmi la figa senza troppi convenevoli, sentire entrare dentro è stato devastante, urlai quasi come se mi stesse sverginando, non si fermò, iniziò con un lento avanti e dietro, poi via via sempre più forte, Stefano nel durante si mise in ginocchio di lato per farsi succhiare il cazzo.
Io:” sposta le coperte”
Stefano:” cosa?”
Io:”sposta le coperte, levale”
Stefano buttò le coperte per terra, poi capii
Stefano:”hai capito che zoccala le piace guardarsi mentre la scopiamo”
Sentii Giammarco ridere e vidi darsi il cinque.
Guardarmi allo specchio era forse più eccitante di tutto, mi vedevo riflessa sconquassata dal piacere, mi ero messa su di un fianco, avevo una gamba dritta e l’altra piegata per favorire Giammarco, mentre Stefano lo feci posizionare in modo da non ostacolarmi la vista.
Il mio corpo saltava ad ogni colpo di cazzo mentre con una mano abbracciavo una gamba di Stefano mentre con l’altra reggevo il suo cazzo.
Vedevo la mia lingua bagnare e gustare quel palo di carne, ero bellissima, lasciva, mi sentivo una troia, era quello che volevo e mi volevo gustare la scena.
Giammarco non durò molto, con due urli rochi esplose dentro.
I miei orgasmi ormai non li contavo più.
Era arrivato il turno di Stefano
Stefano:”ora ti faccio il culo”
Mi prese di peso, se di peso si può parlare visto che sono un peso piuma, poi con i suoi muscoli credo che potesse alzarmi con una sola mano, mi fece sdraiare di schiena, si posizionò dietro di me, inarcai la schiena ed iniziò a leccarmi il sedere, poi rumorosamente ci sputò sopra, io ero lì ad aspettare, credetemi in quei momenti avere due uomini che mi usavano era non solo la cosa più normale del mondo, ma era ciò che più volevo.
Poggiò la cappella tra le mie natiche ed iniziò a spingere, all’inizio fu doloroso, ma una volta entrato non ebbi grandi difficoltà dal passare del dolore al piacere.
Stefano:” che culo stretto che hai”
Io:”scopami”
Sentivo i colpi del suo bacino contro il mio sedere, mi reggevo stringendo tra le mani il lenzuolo, non credevo di riuscirci, ma scoppiai in un orgasmo tremendo, un urlo strozzato, strinsi ancora più forte le lenzuola e poi un lungo momento in cui non riuscivo neanche a respirare.
Stefano si fermò, mi feci un pò avanti, sentii il suo cazzo uscire fuori, avevo bisogno di un momento per riprendermi.
Io:”sdraiati”
Stefano si sdraiò con la testa sul cuscino
Io:”no non cosi”
Capì subito e si spostò obliquo sul letto, salii su di lui, afferrai il suo cazzo e lo posizionai tra le mie chiappe e mi impalai su quel palo duro.
Volevo godere ancora, più godevo e più ne volevo.
Iniziai con un lento su e giù, mi gettai su di lui per baciarlo.
Io:”dillo ancora”
Stefano:” che sei una troia”
Io:”si”
Stefano:” sei una grande troia e ti stai impalando come la più grande troia”
Nessuno mai si era permesso di parlarmi cosi e mai e poi mai avrei permesso a qualcuno di dirmi certe cose, ma in quel momento non volevo altro, volevo che mi offendessero, volevo che mi usassero come una troia.
Giammarco si era ripreso, si mise in piedi sul letto e me lo mise poco gentilmente in bocca.
Ancora una volta ero piena dei loro cazzi.
Gianmarco:” fatti scopare da tutti e due”
Stefano prese la palla al balzo, non curante di una mia risposta che non ci fu, sfilò il cazzo dal sedere e lo mise nella figa.
Stefano:”ti ho fatto strada”
Non capii nulla, in un attimo mi trovai con Giammarco che mi scopava la figa e Stefano il sedere.
Girai la testa e mi vidi, io in mezzo a due ragazzi sconosciuti che mi scopavano come la più disponibile delle puttanelle, avevo una faccia stravolta.
Io….. una delle ragazze ritenuta tra le più serie, pudiche e riservate della scuola, corteggiata e desiderata, ma che mai concedevo troppo.
Mi scoparono in perfetto sincrono, chissà se per questi due stronzi era la prima volta.
Uno usciva e l’altro entrava. Io esplodevo in orgasmi ininterrotti, per me durò un’eternità.
Stefano stava per venire,
Io:”non venire dentro”
Giammarco si levò e Stefano repentino mi entrò nel sedere e dopo pochi colpi si svuoto dentro di me. Pochi minuti e sentii i cazzo di Stefano sgonfiarsi ed uscire fuori.
Ero distrutta ancora riversa su Giammarco quando Stefano si rimise dietro ed iniziò a scoparmi nuovamente il culo
Io:” no dai mi fa male”
Gianmarco:”stai zitta troia che mi devo svuotare”
Non dissi nulla, mi feci scopare godendomi ogni singolo insulto che mi veniva rivolto, Stefano si sfilò da sotto e scomparve dicendo che andava a fumare in terrazzo.
Giammarco mi scopò ancora per poco, svuotando dentro di me i suoi ultimi schizzi, il suo ultimo affondo fu feroce, inarcai la schiena ed alzai la testa per il dolore che mi provocò, poi sentii i suoi schizzi dentro di me.
Gianmarco si alzò e ancora nudo si diresse verso la porta
Gianmarco:”vado sopra a fumare”
Lentamente mi alzai dai letto avevo tutte le ossa doloranti, ero distrutta e l’alcol si faceva sentire, a stento mi reggevo in piedi.
Raccolsi la mia roba, mi rivestii lentamente, ogni muscolo era senza forza e dolorante.
Mi diressi alla porta per andare via.
Dietro di me sentii i passi di Stefano “dove vai?”
Io:” a casa”
Stefano:”ti do un passaggio”
Non dissi nulla subito dopo comparve rivestito, entrammo nell’ascensore, restammo in silenzio tutto il tempo, quando l’ascensore arrivò al piano terra si avvicinò e mi baciò, io spostai la testa, ma lui la afferrò e mi baciò, la sua mano scese sul mio sedere
Stefano:” è stato un piacere stasera, spero ci sarà occasione di ripetere”
Io:”vedremo”
Stefano:” le puttane non vanno via con queste”
Si inginocchiò, io ero poggiata con le spalle al pannello dell’ascensore, mi alzò la gonna, prese tra le due mani il laccetto laterale del perizoma e lo strappò, mi girò e fece la stessa cosa dall’altra parte.
Stefano:” ora va meglio”
Non dissi nulla, mi riaccompagnò verso casa. A qualche centinaia di metri chiesi di fermarsi, avevo bisogno di aria.
Non disse nulla, si fermo e ci salutammo come se fosse stata una normale serata tra amici.
Mi incamminai verso casa, chi mi avrà vista non so cosa avrà pensato di me, avevo il volto sconvolto, camminavo barcollando.
Saranno stati pochi centinaia di metri, ma a me in quel momento sembravano km i miei pensieri correvano nella mia mente, ero sconvolta da ciò che avevo fatto, ma ancora di più ero sconvolta dal piacere che avevo provato nel farlo.
Che faccio lo dico a Silvì…… mi balenò in mente questa domanda.
Ora la più troia sono io……
Mentre pensavo a questo iniziai a sorridere, camminando sentii bagnato sulle mie gambe, allungai una mano mi toccai l’interno coscia all’altezza del ginocchio, lo sperma stava colando dal sedere e mi stava bagnando le cosce.
A fatica arrivai a casa, chiusa la porta mi si palesò Gia davanti
Gia:”ehi che fine hai fatto?”
Io:”nulla ho fatto tardi”
Gia:”si e per come stai combinata hai bevuto molto”
Io:” si un pò”
Gia:”dai ne parliamo domani che sono le cinque”
Mi girai per dirigermi in camera
Gia:”casomai prima datti una sciacquata che stai sporcando casa”
Chiusi la porta dietro le mie spalle.
Se vi fa piacere scrivetemi qui o su Eli83bn@libero.it
«Capitolo inaspettato!»