I giorni tornate a casa trascorsero velocemente e concitatamente tra annunci per trovare casa e amiche. Il caldo a Benevento è come sempre asfissiante e la notte è il momento peggiore, in casa si muore e l’unico modo per scampare alla calura è andare ogni sere in un paese diverso in cerca di fresco con la scusa delle sagre.
La casa la trovai molto velocemente grazie ad un’amica di Silvì che lasciava la casa per partire per l’Erasmus, non dovemmo neanche andarle a vedere perché Silvì già la conosceva e poi fortuna volle che abitasse a non più di due palazzi da casa di mia sorella, con grande sollievo dei miei genitori. Infondo io non avevo mai vissuto da sola, che poi proprio da sola non ero. 
Un paio di giorni dopo andammo a firmare il contratto e a vedere la casa.
Devo dire che era carina e spaziosa, almeno per quello che mi serviva. Tre camere singole, la mia con “splendida” vista su un vicolo dove per fortuna almeno arrivava il sole, e altre due un pochino più grandi dove dormivano quelle che sarebbero diventate due ottime amiche.
Il trasferimento fu indolore, infondo chi non vuole andare a vivere per conto proprio?!!
Il rapporto con mia sorella non cambiò anzi si rafforzò ancora di più.
Detta cosi sembra che viviamo una situazione normale…. tanto poi normale non era. Diciamo che per noi era normale volerci bene ed essere libere.
Silvì come vi ho detto viveva poco distante, il suo appartamento non è un granché un’entrata piccola e scura, un salottino cucina due camere da letto con balcone e un bagno, nota positiva è che il bagno era nuovo, rifatto durante le vacanze causa una brutta perdita d’acqua.
Silvì condivideva la casa con una ragazza lavoratrice, simpatica, ma praticamente un fantasma in casa. Originaria di un paese in provincia di Avellino aveva affittato la casa perché non ha la patente arriva il lunedì mattina, anche se si vede solo la sera quando rientrava dal lavoro e va via il venerdì mattina perché prende il pullman subito dopo essere uscita dal lavoro.
L’inserimento all’università non è stato difficile anche perché ho della amiche o per meglio dire conoscenti che frequentano la stessa facoltà e cosi si è fatto di mal comune mezzo gaudio.
Le mie giornate passavano sempre velocemente e visto che mia sorella era a pochi passi pranzavamo o cenavamo sempre insieme e nei fine settimana che non si tornava a casa, sia per goderci la libertà sia perché veniva Matteo uscivamo con il suo gruppetto di amici.
Gli accordi furono da subito chiari con mia sorella, i nostri genitori pretesero che ci scambiassimo le chiavi, per ogni evenienza, e devo dire mi sembra normale, inoltre pretendevano telefonate e ovviamente non mancavano messaggi ad ogni ora del giorno dove, sopratutto all’inizio, se non rispondevo nel giro di pochi minuti scattavano telefonate preoccupate con relative ramanzine e per finire che se eravamo sole in casa per la notte che dormissimo insieme.
La libertà tra me e Silvì era totale, oramai le gelosie e le mie ritrosie si erano dissolte, vivendo in libertà la mia posizione di…. come dire jolly della coppia.
Certo, le prime volte quando entravo in casa di Silvì mi imbarazzavo vederli girare nudi o vederli mentre facevano l’amore come se io non ci fossi, ma alla fine mi abituai.
A Napoli faceva un caldo atroce quindi diciamo che l’abbigliamento domestico era decisamente sempre ridotto.
La prima volta che li trovai in tenere effusioni fu una domenica che decidemmo di pranzare a casa di Silvì, la mattina mi svegliai con un messaggio nel quale mi chiedeva di fare la spesa, quando entrai in casa con due buste pesanti, sudata visto il caldo infernale, li trovai comodamente sul divano con Silvì su Matteo, completamente nudi intenti a fare l’amore, quella fu una delle poche volte che mi sono imbarazzata, diciamo che poi ci o fatto l’abitudine, ma anche loro fecero in modo di mettere quanto più a mio agio
Matteo: “ma che fai ti imbarazzi?”
Silvi si girò e vedendomi 
Silvì:”ehi non dirmi che ti imbarazza? Dai stai serena”
Volli fare quella moderna e disinibita, entrai nella stanza, posai le buste sul tavolo e sistemai la spesa, mentre loco tranquillamente continuavano come se io non ci fossi, anzi a dirla tutta Silvì mentre cavalcava Matteo mi parlava anche, devo dire che è strano sentirle chiedere del pranzo e gemere.
Dopo aver finito di sistemare visto che non si decideva su cosa cucinare decisi di sedermi su una sedia del tavolo e vedere come godevano, sul volto di mia sorella si disegnava un sorriso ed uno sguardo come perso nel nulla.
La mia visuale laterale mi permetteva di vedere le gambe di mia sorella a cavalcioni su Matteo si potevano vedere i muscoli delle gambe, i suoi seni all’altezza della bocca di Matteo e le forti braccia di lui che non smettevano di stringergli il sedere e di accarezzare la sua schiena lucida di sudore. Nonostante il caldo della stanza sembrava che loro emanavano un loro calore, quasi riuscivo ad avvertirlo nonostante mi trovassi non più di due metri di distanza. Nell’aria si sentiva il classico odore di sesso, quel mix di sudore sperma e succhi vaginali. Ero in silenzio ad ammirarli mentre si dedicavano al loro piacere, i soli rumori che si sentivano era lo sciacquettio proveniente dal potente andirivieni del cazzo di Matteo dentro mia sorella che doveva essere pesantemente lubrificata e qualche schiaffato di Matteo sul culetto di mia sorella che a ben guardare era anche un pò arrossato, ma che ogni volta che riceveva un colpetto risaliva quasi fino a far uscire il palo fuori gemeva per poi lasciarsi cadere pesantemente accogliendo fino il fondo il cazzo. Andarono avanti per un bel po’, Matteo urlò “sto venendo”, mia sorella smise di salire e scendere, ed inizio a muovere avanti e in dietro il bacino, era una scena fantastica, mia sorella con le mani si teneva sulle ginocchia di Matteo inarcando la schiena e spingendo avanti e dietro il bacino.
In quella posizione Silvì era la cosa più belle eccitante ed erotica mai vista, mia sorella è un’opera d’arte quando fa l’amore, ha la capacita di risultare sempre dolce eccitante e perfetta.
Il suo ventre piatto con un accenno di addominale, i suoi seni che sembrano esplodere tanto sono definiti e i capezzoli che eccitati sporgono duri scuri, il tutto esaltato da una patina lucida di sudore e dal dorato dell’abbronzatura. Matteo venne e Silvì si tuffo su di lui, i suoi capelli volarono su Matteo, gli prese il viso tra le mani e lo bacio dolcemente mentre Matteo la stringeva forte a sé.
Quando finirono non si coprirono neanche, pranzai con loro nudi.
Invidiavo questa loro capacita di passare da una cosa tanto animale, addirittura davanti ad una spettatrice a gesti di amore e dolcezza infiniti.
A Napoli faceva un caldo torrido e a stento si riusciva a dormire la notte cosi decisi per necessita di dormire nuda e con le finestre appannate.
Questa libertà di mia sorella e Matteo mi piaceva, ma mi frustrava, non che non ci fossero ragazzi che mi facevano il filo, anzi, ma nessuno di seriamente interessante. 
Tutto cambiò quando mi iscrissi in una palestra, ok essere magre di natura, ma un po di movimento serve, li conobbi un istruttore di balli caraibici che teneva dei corsi serali che dopo qualche sua insistenza iniziai a frequentare. 
Devo dire che mi è piaciuto subito, il corso che avete capito lui non è che mi piaceva, era proprio un gran figo, insomma più che piacermi mi faceva impazzire.
Sempre con delle camice aderenti con dei muscoli da far girare la testa, un sorriso bianchissimo, abbronzato da far paura sempre allegro e una faccia da impunito.
Insomma era il classico ragazzo da evitare, quello che mai e poi mai avrei preso in considerazione, ma fatto sta che quando entrava in sala io mi sentivo una scema, e non solo io, le sue lezioni erano piene di ragazze che quando entrava iniziavano a sbavare.
Dopo una di queste lezioni si avvicinò e mi chiese il numero di telefono, all’inizio credevo, anzi speravo che me l’avesse chiesto per qualche motivo, invece mi inserì nel gruppo del corso, un gruppo formato da una quarantina tra ragazze e ragazzi tutti iper attivi sulla chat.
Ogni giorno dovevo subire decine di buon giorno e messaggi di cui capivo poco o nulla, ma non ci volle molto per entrare in sintonia con tutti, e risolsi eliminando la suoneria alla chat.
Una sera ero in camera a studiare, avevo passato l’intero pomeriggio ad anticipare il più possibile i miei studi, lo so sono una secchiona, ma la mia idea è non arrivare mai all’ultimo e fare delle giornate sui libri con lo stress dell’esame incombente.
Mentre studiavo mi squillò il telefono, un messaggio era lui Eduard…. (vero forse non vi avevo detto il nome) mi chiese come mi trovavo e che non mi aveva neanche chiesto se mi faceva piacere far parte della chat del corso…. che potevo mai rispondergli?!?!?!? 
Comunque da quello iniziammo a parlare un po’ di tutto, dalle cose più banali a cose più intime e profonde.
Smettemmo di scriverci a notte inoltrata, il suo ultimo messaggio fu “dolce notte piccola stella irrequieta”.
La mattina dopo mi aspettavo un suo messaggio, ma nulla.
Lui era cosi compariva e scompariva a suo piacimento e la cosa da una parte mi faceva impazzire dall’altra mi mandava in bestia. Fatto sta che più faceva così e più uscivo pazza.
Un venerdì pomeriggio mi arrivò un suo messaggio da Facebook, mi proponeva di andare ad una serata caraibica in un locale in provincia.
All’inizio, forse per la mia poca dimestichezza con il ballo gli dissi che non era il caso perché ballavo da poco, ma lui insistette molto, poi alla mia obiezione che non sapevo come arrivare al locale si propose anche di venirmi a prendere, cosi restammo d’accorro che mi passava a prendere alle dieci.
Il pomeriggio mi dedicai all’outfit, consultandomi tramite WhatsApp con Silvì, la decisone cadde su una gonna bianca corta, ma non troppo e un top nero con dei piccoli punti luce sopra, nulla di elegante o troppo sexy, ma non passavo di certo inosservata, poi con quei tacchi che mi slanciavano, non sarei mai passata inosservata neanche volendo.
Silvì dopo averla supplicata venne con Matteo a casa e mentre lui era in salotto, mia sorella cercava di tranquillizzarmi, non so perché fossi tanto agitata, forse perché non era uno dei soliti che mi sbavavano dietro, ma che ansi sembrava guardarmi come per dire io posso averti quando voglio, insomma sembrava come se fosse lui a concedersi a me e non l’incontrario e poi con lui mi sentivo una cretinetta.
Chiariamoci per una come me che è stata sempre corteggiata questa cosa mi ha mandato al manicomio.
Mentre finivo gli ultimi preparativi di trucco Silvì iniziò a preoccuparsi che Matteo che nel durante si era messo a guardare la televisione si annoiasse, credo avessero litigato perché lui voleva vedere credo la partita di calcio, così faceva da spola tra camera bagno e salotto, io continuavo a truccarmi e struccarmi come se fossi diventata un’incapace. Ero pronta venti minuti prima dell’orario dell’appuntamento.
Uscii fuori dalla stanza e sorpresa, trovai mia sorella in ginocchio che stava serenamente facendo un pompino a Matteo.
Cioè, Matteo comodamente seduto sul divano senza pantaloni e con la sua fantastica maglietta aderente che gli avvolgevano i pettorali e gli addominali come a esaltarli e mia sorella in ginocchio come se fosse la cosa più normale di questo mondo,
Io:”e daiiiiii sembrate assatanati”
Silvì:”guarda che ci vediamo solo ogni due settimane”
Detto questo Matteo le mise una mano sulla testa invitandola a continuare.
Rimasi immobile a guardarli, la maestria ed il gusto con cui mia sorella leccava e succhiava il cazzo era ipnotica, lo teneva stretto in mano, prima lo leccava cacciando la lingua ed bagnando completamente l’asta per poi ingoiarne gran parte succhiando talmente tanto che ritraeva le guance e emettendo quel classico suono…. Come dire di risucchio. 
Silvì:”devo fare pipì, hai tenuto il bagno occupato per ore”
Matteo: “ma come???”
Silvì si alzò, mi passò di fianco e
Silvì: continua tu per un po”
Io:”come?”
Silvi: “cosi ti eserciti per il ballerino”
Matteo mi guardava come per dire su vieni, 
Matteo: “dai non farti pregare che sto impazzendo”
Strinsi le spalle mi inginocchiai e mi ritrovai con quel fantastico cazzo davanti gli occhi, poggiai il gomito sulla sua gamba per tenergli ben fermo quel magnifico pezzo di carne, mentre l’altra mano non poteva che non cercargli gli addominali.
Non era la prima volta che facevo i conti con quel palo, ma restavo sempre impressionata, non tanto per le seppur notevoli dimensioni, ma per quanto fosse tremendamente duro.
Ecco perché vi ho detto che normalità era un parolone, quale sorella ti chiede di continuare un pompino al proprio fidanzato perché deve andare in bagno?!?!
Iniziai a succhiare come se fosse la cosa più importante della mia vita, non smisi neanche quando vidi tornare Silvì, non so se era più voglia di quel cazzo o dimostrare che io valevo quanto mia sorella.
Silvì:”sorella pompinara, non me lo consumare troppo”
La guardai con occhi come se le volessi chiedere se potevo andare avanti, la risposta fu una sua mano sulla testa che mi spinse a ingoiarlo ancora di più.
Io in ginocchio a succhiare il cazzo del ragazzo di mia sorella con mia sorella in piedi vicino a noi che lo bacia, se fosse rientrata una delle mie coinquiline sarebbe morta, fortunatamente erano tornate a casa loro per il fine settimana.
Sentivo il cazzo di Matteo pulsare sotto la mia lingua, stava per venire, ma lo stronzo invece che sborrarmi in bocca (lo so sono diventata un pochino più volgare) si alzò e con due colpi di mano mi venne in faccia.
Appena me ne accorsi spalancai la bocca sperando che avesse “pietà” di me, ma lo stronzo venne copiosamente su tutta la mia faccia fortunatamente salvandomi i capelli, poi per peggiorare la situazione strofinò la sua cappella prima sulle guance e poi sulle labbra.
Mi alzai incavolata che non vi dico, ma mia sorella scoppio a ridere e tutta la rabbia andò via. 
Silvì: “ora si che saranno chiare le tue intenzioni”
Io: “si come no, gli dico che mi sono portata avanti con il lavoro o che ho fatto esercizi a casa”
Non ci volle molto per struccarmi lavarmi e truccarmi nuovamente inoltre devo dire che il trucco usci anche meglio.
L’unico inconveniente fu che mi sporcò la maglietta, ma a quel punto non fu un problema visto che tutto ciò che avevo era in bella mostra sul letto.
Alla fine misi un jeans bianco iper aderente che devo dire mi disegnava gambe e sedere alla perfezione e una camicetta trasparente nera con reggiseno di pizzo nero in bella vista per finire tacco vertiginoso. Per i capelli optai per una coda di cavallo visto che il buon Matteo aveva ben deciso di rovinare un’ora di piastra.
Fortunatamente Eduard fece qualche minuto di ritardo cosi ebbi tutto il tempo per essere pronta.


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