Sono da poco passate le 13:00, quando entro in quel piccolo ristorante che c’è in questa nuova immensa area industriale e finanziaria. Quando sto per mettermi in fila, per prendere alcune pietanze, mi sento chiamare:


«Massimo!»


Mi giro e vedo venir verso di me Sofia. Lei e suo marito Luciano, sono due persone che conosco da tanti anni, ma che non vedo da almeno cinque. Mi viene incontro, lasciando al tavolo i suoi due commensali.


“Accidenti! Ma da quanto tempo è che non ci vediamo?”


La guardo: è bellissima! Sofia è una di quelle donne che sicuramente non passa inosservata. Di media statura, bionda, con degli splendidi occhi azzurri, un bel seno, sicuramente una 4ª piena, una bella bocca ampia con labbra carnose, il ventre piatto, un culo da favola e due cosce davvero stupende: è una di quelle donne che sanno come farsi notare.


«Ciao, Sofia. Ma sei sempre più bella? Con te il trascorrere del tempo è sempre stato molto generoso. Guardati! Dopo 5 anni, sei ancor più bella di come ti ricordassi!»


Ci scambiamo qualche convenevole e scopro che la sua azienda ha aperto un nuovo ufficio proprio in questa zona. Mi chiede di me e le racconto che, dopo aver passato tanto tempo giù nella capitale, ho deciso di tornare in questa città e di aprire, insieme ad altri due soci, uno studio dentistico.


Lei mi guarda e subito mi chiede ulteriori dettagli.


«Capiti veramente a proposito. Il mio vecchio dentista è andato in pensione, dopo aver preso il Covid, ed io son due anni che non faccio una pulizia ai denti fatta per bene. Inoltre ho un piccolo problema di cui vorrei parlarti, ma in privato. Possiamo fissare un appuntamento?»


Le lascio immediatamente il mio numero e lei mi dà il suo; le prometto che la contatterò a breve. Lei torna a sedersi insieme alle altre due persone che, per un attimo, si sono girati verso di me ed io, dopo aver preso un primo e un contorno, mi siedo in modo da poterla continuare ad osservare. Durante tutto il pranzo, è un continuo scambiarsi di occhiate e piccoli sorrisi alquanto maliziosi, che lei mi rivolge di continuo. Quando si alza per uscire, passa vicino al mio tavolo.


«Allora? Ci conto! Ho proprio bisogno del tuo prezioso lavoro, perché a me la bocca serve perfettamente efficiente!»


Le sorrido e rispondo che la sua splendida bocca e sicuramente al centro dei miei pensieri. Lei sorride, perché ha capito che ho compreso per bene il suo doppio senso e le ho risposto su quello stesso tono. Mi ha contattato nel pomeriggio con un messaggino e lei, dopo qualche istante, mi chiama:


«Massimo, come dicevo ho un piccolo problema ad un dente. Ci dev'essere qualcosa che graffia, perché, se ci passo sopra un dito, lo percepisco appena, ma, se ci passo sopra cose molto più sensibili, come la lingua, oppure qualcosa di ancor più delicato, mi accorgo che graffia. Non so se riesci a capire quanto possa darmi fastidio sentirmi dire che "graffio."»


La sento parlare con un tono di voce alquanto languida e decido di giocare un po’ con lei.


«Così, su due piedi, non riesco a capire cosa tu abbia in bocca che possa graffiare. Inoltre, mi stupisce ciò che dici: cioè, toccando la parte con un dito, non senti nulla, mentre lo percepisci con cose molto più delicate. Va da sé che i denti son fatti per mordere e frantumare, quindi, se la lingua è abbastanza sensibile da sentirlo, mi domando cosa ci sia di tanto delicato da sentirsi "graffiato".»


La sento sorridere dall’altro lato del filo e mi dice che non me lo può spiegare al telefono, ma che, in ogni caso, appena avrà la possibilità di farmi vedere la sua bocca, di sicuro riuscirò a capire dov'è il problema. Fissiamo un appuntamento per il giorno successivo alle 18:30 e lei si mostra molto contenta. Il giorno successivo, a metà mattinata, mi manda un messaggio e mi dice che, per l’ennesima volta, è stata ripresa per aver “rigato “qualcosa di molto sensibile.


Io le rispondo dicendo che son molto curioso di capire cosa possa aver in bocca che "stria" qualcosa di molto sensibile. Puntualissima arriva all’orario concordato. È bellissima, indossa uno splendido vestito che le arriva a metà coscia e, nella parte alta, uno spacco trapezoidale mette in mostra il solco dei suoi splendidi seni. Tacchi abbastanza alti le slanciano lo splendido culo che è il naturale termine di due cosce fasciate da calze autoreggenti. Mentre la faccio accomodare nel mio studio, lungo il corridoio, lei incontra i miei due soci.


«Ragazzi, permettetemi di presentarvi questa mia amica: Sofia, loro sono Luca e Marco, i medici con cui condivido questo studio.»


Loro la guardano con ammirazione, perché, come me, amano molto le belle donne ed anche lei rivolge loro uno sguardo alquanto compiaciuto. In effetti i miei soci sono due splendidi maschi. Appena seduta sul lettino, la sollevo e la faccio distendere. Lei accavalla leggermente la gamba destra e quel movimento fa risalire un po’ il vestito, così da metter in mostra le sue cosce: ora posso ammirare la balza di pizzo delle sue calze. Il mio pacco prende a gonfiarsi ed è proprio all’altezza del suo viso; lei lo nota e mi guarda, con un sorriso di compiacimento. Le chiedo dove ha il problema e le faccio aprire la bocca. Dopo un attento esame, scopro che, nell’arcata inferiore destra, fra uno dei suoi molari, le è spuntato, stranamente, un dente del giudizio.


«Scusa, Sofia, ma, da ultimo, non hai avuto dolore ai denti?»


Lei ci pensa un attimo e mi dice che qualche volta ha sentito un po’ di dolore, ma niente di che, tanto da poterlo alleviare con un semplice antidolorifico. Allora le spiego in cosa consisti il suo problema.


«Hai un piccolo dente del giudizio che si è creato fra due molari. È cresciuto in maniera così anomala che, probabilmente, senza che tu te ne sia accorta, si è leggermente scheggiato ed è questo che produce la "rigatura" quando prendi in bocca qualcosa di particolarmente sensibile.»


Lei mi guarda stupita e poi mi dice che, in ogni caso, dovremo far qualcosa per ovviare a quel fastidio. Immediatamente mi organizzo e, con una piccola fresa, dalla punta molto sottile, passo a limare leggermente quella scheggiatura.


«Credo di aver già risolto il tuo problema, ma, per sicurezza, passaci sopra la lingua e dimmi se senti che graffi ancora.»


Lei passa ripetutamente la lingua sul dente e si mostra soddisfatta.


«Credo di sì. Così, al momento, mi sembra che vada bene.»


La guardo e continuo a scherzare un po’ con lei.


«Certo, andrebbe fatto un lavoro più accurato e, soprattutto, anche un controllo più approfondito, utilizzando “cose molto sensibili.»


Lei mi guarda e, per un attimo, sembra riflettere, poi guarda l’orologio e mi dice che, purtroppo, per un controllo più approfondito non c’è tempo.


«Lo farei volentieri, ma questa sera vado molto di fretta, perché più tardi ho un appuntamento durante il quale, sicuramente, potrò verificare se abbiamo ovviato al disturbo.»


Mentre scende dal lettino, fa in maniera di aprire le sue cosce e mi mostra il nero del suo perizoma. È stato un gesto alquanto voluto e lei stessa ha potuto constatare l’effetto che ha avuto su di me: il mio pacco si è ulteriormente ingrossato. Mi guarda compiaciuta e, con malizia, mi chiede come dobbiamo procedere per risolvere definitivamente quel suo problema.


«A mio avviso dobbiamo estrarre questo dente cresciuto in maniera anomala. Andrebbe fatta anche un’accurata igiene orale. Restiamo in contatto, fissiamo un appuntamento.»


Lei mi disse che mi avrebbe richiamato l'indomani, dopo aver consultato la sua agenda e controllato quando sarà libera per fare tutto quanto necessario. Il giorno dopo, in tarda mattinata, mi manda un messaggio, alquanto disperato.


«Massimo, non ci siamo per niente. Continuo ancora a rigare!»


La chiamo e lei mi spiega che ha fatto una accurata verifica, ma il problema persiste.


«Massimo, sono disperata. Come faccio?! Non posso assolutamente continuare così. A me la bocca serve perfettamente efficiente e funzionante. Mi devi trovare una soluzione quanto più rapida possibile!»


Rifletto un attimo e le propongo di vederci questa sera, sempre alla stessa ora. Lei accetta e mi dice che sarà puntualissima. All’ora prestabilita la vedo arrivare più bella che mai. Indossa una gonna abbastanza corta, con un leggero spacco laterale, una camicetta bianca sotto cui si intravede un reggiseno in pizzo dello stesso colore e, ai piedi, delle scarpe con il tacco molto sottile e alto. La faccio accomodare sul lettino e poi chiedo a Luca di raggiungermi. Insieme esaminiamo il suo problema. Luca, dopo un attento esame, mi dice che ha lui la soluzione. Va nel suo studio e torna; utilizzando un particolare trapano con una fresa molto delicata, accarezza a lungo il dente da me smerigliato.


«Ora, signora, provi a passar la lingua e senta se avverte ancora qualche punto ruvido.»


Lei mi guarda con occhi maliziosi, mentre, tenendo le gambe aperte, ci ha fatto vedere che indossa un perizoma di color bianco, che è parzialmente infilato nello spacco della sua fica stupenda. Lei passa ripetutamente la lingua in maniera molto sensuale, sia sul dente, che sulle labbra. Io guardo Luca e poi azzardo una battuta.


«Questa volta sarebbe opportuno fare un controllo più accurato, facendo passare sul dente qualcosa di “molto sensibile”.»


Lei ci guarda, sorride e, nella posizione in cui si trova, sdraiata e con la testa reclinata indietro, all’altezza dei nostri pacchi già gonfi, riesce a notare le nostre rispettive verghe già dure che premono contro la stoffa dei jeans. Solleva un attimo la mano destra e la appoggia il mio pacco.


«Allora, vediamo se avete fatto un buon lavoro!»


In un attimo tirò fuori il mio membro già teso e duro. Anche Luca, rapidamente, fa lo stesso. Lei si trova davanti alla faccia due verghe di ottime proporzioni, sia in lunghezza, ma soprattutto in circonferenza.


«Caspita! Se l'avessi saputo, mi sarei fatta controllare già da un pezzo!»


Avvicino la punta del mio cazzo alla sua bocca, mentre lei con la mano sinistra impugna quello di Luca. Delicatamente le spingo il mio cazzo in gola e subito la sua lingua incomincia a lavorarlo a dovere. Lentamente le scopo la bocca, sento che non provo alcun fastidio nello strusciarlo sui denti. La mano di Luca Intanto si abbassa e si infila sotto la gonna, prendendo subito a masturbarla. Lei inizia a mugolare a bocca piena.


«Bravo, Luca! Fai scaldare questa troia. Intanto fa un controllo anche tu per verificare se ancora i suoi denti rigano il cazzo!»


Le sfilo il mio cazzo dalla bocca e subito viene sostituito da quello di Luca che, essendo ancor più grosso in spessore, lei riesce a ingoiarne solo una minima parte. I suoi gemiti riempiono la stanza e attirano l’attenzione di Marco che, avendo ormai completato il suo ciclo di appuntamenti, si avvicina al mio studio e, quando vede che siamo intenti a farla godere, si avvicina e subito si inginocchia fra le sue cosce, le sfila il perizoma già fradicio e inizia a leccarla.


«Accidenti, ragazzi! Questa troia è già fradicia! Ma?!... È già… cioè è già piena di sborra?!»


A sentire quelle parole, ci voltiamo entrambi verso di lui, per poi tornare a guardare lei. Valeria si sfila il cazzo di Luca dalla bocca e poi, con aria quasi serafica ci dà la sua spiegazione.


«Ragazzi, che volete? Ho un marito a casa, cui piace leccare la moglie dopo che è stata ben riempita, quindi, non sapendo che ora voi tre avreste contribuito a riempirmi ancora di più, ho provveduto a farlo fare ad uno dei miei capi. Anzi, oggi, tutto sommato, è andata anche male, perché generalmente mi scopano in due insieme.»


Marco la guarda e poi, senza nessuna esitazione, si apre i pantaloni e subito appoggia la sua verga fra quelle labbra di figa vogliose. Rispetto a noi, Marco è quello più dotato sia in lunghezza, che in circonferenza e, con un affondo deciso, glielo pianta tutto dentro. Lei ha un sussulto, il suo corpo si inarca leggermente verso l’alto per reggere la spinta, mentre torna ad infilarsi in gola il mio cazzo.


«Per la miseria, questa puttana è così piena, che il mio cazzo scivola che è una meraviglia!»


La sbatte subito con una certa violenza e lei, rapidamente, raggiunge un orgasmo. Il suo corpo trema, mentre viene scosso dal piacere di sentirsi la bocca piena e il ventre carico di questa splendida mazza. Poi Luca chiede a Marco di far cambio.


«Dai, fai chiavare un po’ anche me questa vacca!»


La fanno sollevare e Luca si sdraia sulla poltrona; la tira su di sé, facendola impalare nella sua verga. Subito Sofia inizia a provar piacere, nel sentirsi sbattere da Luca. Io guardo Marco e, con un lieve cenno della testa gli indico il culo di Sofia, che ora ondeggia sul palo di Luca per meglio ricevere le spinte che le imprime dal basso. Fa sollevare leggermente la poltrona, portandola ad un'altezza tale da trovarsi perfettamente in linea con le sue chiappe e, dopo averle afferrato le natiche ed averle aperte, ha poggiato la sua verga contro quel foro e, con una spinta decisa, le è entrato tutto dentro. Sofia emette un lieve lamento dovuto alla troppa irruenza.


«Piano! Fa piano, che quel porco del mio capo oggi l’ha voluto usare più volte! Va pazzo a scoparmi il culo!»


Marco solleva lo sguardo e mi guarda un po’ incredulo.


«Ma… effettivamente questa troia è tutta sfondata?!»


Ora la scopano con forza entrambi in perfetto sincronismo ed io, per completare l’opera, le infilo il mio cazzo in bocca.


«Brava, Sofia. Adesso che stai godendo, vediamo se ancora, mentre succhi il mio cazzo, i tuoi denti mi fanno il rigatino!»


Solleva lo sguardo ed i suoi occhi sprizzano compiacimento. I miei colleghi la sfondano con colpi sempre più forti e il primo ad arrivare è Marco, che le inonda il culo.


«Eccomi, sborro! Adesso ti aggiungo una dose extra per il tuo cornuto!»


Si svuota dentro di lei e poi, quando si sfila, ci scambiamo di posto, ma è Luca che mi chiede di infilarla nel culo. Lui si alza e io ne prendo il posto, e così lei si siede di spalle sul mio cazzo, che ospita allegramente nel culo. Luca la fa sdraiare su di me e le entra davanti, senza nessuna difficoltà. Le solleva le gambe e, mentre lei accoglie il cazzo di Marco in bocca, ancora turgido e completamente ricoperto dei suoi umori, affonda nella sua fica completamente dilatata. Anche Luca si muove freneticamente e, ben presto, si svuota in lei.


«Eccoti anche la mia dose di sborra per il cornuto!»


Lascio che lui si svuoti dentro di lei e poi anche lui si sfila e si fa ripulire il cazzo da Sofia. Ora sono io che voglio sborrare nel suo culo, ma lei gira e mi guarda.


«Scusami, Massimo. Sono talmente stanca che mi piacerebbe avere la tua sborrata direttamente in bocca.»


La capisco e le sorrido, l’aiuto a sollevarsi da me e subito lei si inginocchia e mi prende il cazzo in bocca, succhiandomelo in maniera davvero sublime. È molto brava e mi porta vicino al piacere e poi, con un sorriso malizioso, si ferma. Io gemo e la guardo, cercando di capire il suo gioco. Lei sorride ancora e riprende a succhiarmi il cazzo. Siamo ancora intenti a scambiarci il nostro piacere, quando, dietro di noi, si materializzano Marco e Luca che, dopo aver sborrato, si erano allontanati.


«Scusate, ragazzi, ma abbiamo un impegno. È stato un vero piacere, Sofia, godere con te. Se ti riesce, facci sapere se il tuo cornuto ha apprezzato il regalo che gli abbiamo fatto.»


Lei sorride loro e fa un cenno del capo, poi riprende a succhiare il mio cazzo e ben presto mi porta ad esplodere nella sua bocca. Le riverso in gola tutto il mio piacere, che lei raccoglie meticolosamente, senza lasciare neanche una goccia. Poi si rialza, si ricompone e mi guarda con aria stanca.


«Accidenti! Ora sono proprio sfinita. Oggi, ridendo e scherzando, mi sono presa quattro cazzi di tutto rispetto. E, anche se ci sono abituata, ho preso anche quello del mio capo, che è un bel porco non meno di voi tre. In ogni caso, ora che vi ho conosciuto, verrò più spesso a far controlli o per una buona igiene orale. Avete degli spazzolini davvero importanti, per non parlare di quanto sia buono il vostro collutorio!»


Ci facciamo una bella risata su quell'evidente doppio senso. Poi lei se ne va ed io mi soffermo a pensare quanto la vita possa esser strana: ero convinto che Sofia fosse una moglie fedele, invece ho dovuto prendere atto che è una gran troia. Nel mio intimo, mi rallegro per questa scoperta.

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