Nuovi sviluppi.


-       Sei più troia di me


Questo è quel che disse Roberta a Stefania quando fu terminato il nostro racconto della traversata atlantica, quasi dispiaciuta di dover cedere il primato ad una ragazzina di più di dieci anni più giovane.


Era un sabato sera di un fine settimana di febbraio. Tornati da poche settimane dalla traversata e dalle avventure alla Martinica, non avevamo avuto molto tempo per rivedere gli amici fiorentini. Avevamo anche dovuto riprendere le fila dello studio interrotto. Per due mesi. E che mesi! Dovemmo metterci sotto di buzzo buono per recuperare il tempo perduto. Fra lezioni e studio le giornate iniziavano alle 8 e finivano alle 20 e spesso c’erano code dopo cena.


Dopo oltre un mese ci eravamo concessi questo fine settimana di riposo a casa dei nostri amici all’Argentario che avevano lasciato i due figli a Firenze un po’ dai nonni e un po’ con la tata. Un fine settimana nel quale uscimmo solo poche ore per vedere le condizioni della barca che era ancora in acqua e avrebbe dovuto essere alata per i lavori di routine e rimessa in mare a Pasqua, come al solito. Avevamo visto Roberta e Francesco solo di sfuggita a Firenze e ora avevamo un paio di giorni di relax insieme. Loro erano curiosi di sapere com’era andata e quando vennero a sapere i dettagli erano ansiosi di riprendere il nostro ménage, o piuttosto erano semplicemente arrapati a morte. Così, a parte l’interruzione per la barca e il tempo di preparare e consumare i pasti scopammo moltissimo e, di nuovo, in tutti i modi. Cominciò subito Roberta a farsi leccare da Stefania. Saputo il livello di troiaggine che aveva raggiunto volle sperimentare qualcosa di nuovo, così, mentre io e Francesco restavamo contemplativi, lei spinse Stefania a “servirla” in modo più avanzato. Non si contentò più della ragazza, volle la schiavetta. Così si fece leccare i piedi, la fica e il buco del culo, le si sedette sul viso e in quella posizione si godette un orgasmo tenendola per i capelli. La chiamava “cagnetta” e volle che la leccasse anche dopo aver pisciato, visto poi che Stefania non si tirava indietro le disse:


-       Alla prossima ti piscio in bocca, tanto sono sicura che ti piace.


Francesco nel frattempo, lasciato il ruolo contemplativo, me lo aveva messo in bocca e si faceva spompinare sul divano. Ma si risparmiò per poter chiavare Stefania in tutti i buchi cosa che fece appena Roberta decise di condividerla. Dopo che Roberta e Stefania di erano scaldate e aperte bene Francesco le sbatté a lungo ritardando il suo stesso piacere per prolungare quello delle due donne. Fu solo dopo che lui era venuto, nella fica di Stefania, che chiesero il mio intervento, prima nel solito ruolo di pulitore, poi anche come scopatore.


Andammo sul loro letto “King size” e ci concedemmo tutte le combinazioni. Purtroppo, come disse Roberta, c’erano solo due maschi (benché valenti). che dopo diverse ore di scopate erano piuttosto spenti. Le ragazze si dovettero adattare di nuovo l’una all’altra.


Fu una bella rimpatriata e cementò un rapporto molto intenso fra le nostre due coppie. Ad un certo punto Roberta (che era, ed era sempre stata, quella che guidava la loro coppia) fece una proposta alla quale, lì per lì non sapemmo rispondere:


-       Perché non venite a vivere a casa nostra? disse


Ad un mio gesto di sorpresa aggiunse:


-       Aspetta, non dovete rispondere ora, pensate a tutte le implicazioni. Abbiamo una casa anche troppo grande per noi, c’è una camera matrimoniale che viene aperta una volta ogni due anni quando abbiamo più ospiti del solito. Tu, Bruno (non ricordo se avevo mai detto il mio nome), non avresti bisogno di fare su e giù da casa dei tuoi in campagna, sareste a due passi dall’università e sperimentereste la convivenza.


Ci fu silenzio. Eravamo imbarazzati, ma, poi ce lo confessammo, anche molto interessati alla proposta. Per rompere il ghiaccio lei scherzando disse:


-       Va da se che se siete a casa nostra vi scopiamo tutte le volte che ne abbiamo voglia.


Ridemmo tutti, ma ripensandoci non so quanto fosse una battuta o un programma, una minaccia e una promessa: il proverbiale “Arlecchino che scherzando si confessa”.


I genitori di Stefania fecero molte obbiezioni, ma potevano fare poco, eravamo maggiorenni e disponevamo anche di un discreto gruzzolo accumulato con i lavori in mare e sulle barche, tale da eludere i ricatti economici. Fatto sta che dopo un paio di settimane, all’inizio della primavera, ci trasferimmo a casa di Francesco e Roberta. Un appartamento molto grande ad un ultimo piano in Oltrarno. Oltre 300 metri di superficie, e altri 50 in un attico sovrastante con un’ampia terrazza tutta intorno e ingresso indipendente. Fra l’attico e l’appartamento c’era una scala a chiocciola per accedere alla cucina e al resto della casa senza dover uscire nelle scale condominiali. Ci ospitarono nell’attico che era diviso fra una matrimoniale con bagno indipendente e una stanza adibita a palestra che conteneva la spalliera due pertiche, tappetini per lo yoga e il corpo libero e due cyclette (a quei tempi non era poco), altri strumenti sparpagliati. Una bellezza. La mattina o la sera tardi, a seconda degli impegni fra lezioni e studio, andavamo a correre nel giardino di Boboli (che era ancora gratis), poi ci facevamo un’oretta di ginnastica. Volevamo tenerci in forma per i prossimi impegni velici. Io fra l’altro avevo abbandonato il calcio per mancanza di tempo e ci tenevo a mantenere un certo livello di forma fisica. I due bambini di Francesco e Roberta, Daniele di dieci anni e Gaia di otto, erano bene educati, e si affezionarono subito a Stefania, ma la loro presenza impediva che noi adulti potessimo fare proprio tutto quello che ci pareva e metteva un ovvio limite alla libidine. Noi due avevamo una nostra indipendenza, data la dimensione della casa, e spesso capitava che durante la settimana quasi non vedessimo i padroni di casa per giorni di seguito, o ci incrociassimo appena. Sia Roberta che Francesco erano sempre affettuosi e rispettosi, tranne che nei momenti in cui si scatenava la libidine.


         Capitava anche che, messi a letto i bimbi, Roberta e Francesco venissero su a “fare due chiacchiere”, anche nei giorni feriali. E che le “due chiacchiere” si protraessero fino a dopo mezzanotte.


Roberta e Stefania lesbicheggiavano non poco dopo il nostro rientro e nelle ore notturne spesso si facevano a vicenda. Francesco si univa sempre dopo un po’ mentre io venivo tenuto un po’ in disparte e a volte finiva che mi masturbavo mentre loro scopavano. Ma devo dire che anche io uscivo sempre soddisfatto anche perché Roberta voleva che la montassi davanti al marito e a quella che ora chiamava “sorellina”.


-       Ma siete incestuose, disse Francesco.


-       Tanto meglio, rispose lei


Se la leccava tutta e si faceva leccare tutta, dal viso in giù e dai piedi in su. Scoprii che, fra tutte le notevoli più o meno sottili perversioni di Stefania, ne aveva una per i piedi femminili. Si eccitava moltissimo nel baciarli e leccarli e, in particolare, quelli di Roberta quando, dopo una giornata di lavoro, erano doloranti e odorosi. Lo scoprii un pomeriggio rientrando quando trovai Stefania inginocchiata davanti a Roberta, che era seduta sul divano, e le dava i piedi da leccare e succhiare.                   


-       Sessione di pedicure, disse Roberta guardandomi con un sorriso.


Stefania non interruppe nemmeno l’operazione, leccava intenta i piedini odorosi che aveva davanti passando la lingua fra le dita, sotto la pianta e sul tallone.


-       Non sapevi che la tua fidanzatina fosse anche feticista dei piedi?


Alla mia reazione silenziosa aggiunse:


-       Beh ora lo sai, ma preferisce i piedi femminili, vuoi favorire?


Mi inginocchiai e presi fra le mani l’altro piede condividendo la perversione, la sottomissione e l’umiliazione con Stefania. L’odore che emanavano i piedi di Roberta era forte, ma non sgradevole, arrapante, anche per me, una cosa molto animale, primordiale, ma al tempo stesso raffinata. Difficile spiegare. Fu una nuova scoperta, vedere Stefania dominata dolcemente da Roberta mi dava una nuova eccitazione. Ci baciammo scambiando la sensazione dell’aroma sul viso e sulla bocca. Poi Roberta disse:


-       Fra poco rientrano i bambini con la tata, andate su e fatevi una sveltina e poi una doccia che fra un’ora si cena. Andate, andate siete proprio due troiette è giusto che vi sfoghiate. Mai visti due porci come voi, alla vostra età.


Racconto prevalentemente gli eventi legati alla nostra vita sessuale che era intensa, ma non occupava la maggior parte del tempo nel quale eravamo in facoltà, nei laboratori, a lezione e in biblioteca.


         Prima di Pasqua ci fu un altro fine settimana particolare. Roberta ci aveva detto che sarebbero venuti dei loro amici a trovarli, una coppia scambista con cui si erano incontrati molte volte. Ci disse subito che erano piuttosto maturi, oltre la cinquantina, e portavano un loro amico appena più giovane.


-       Non siete obbligati ad esserci, ma a me piacerebbe farveli conoscere. I bambini saranno via con gli scout da sabato pomeriggio fino a domenica alle cinque, quindi ci possiamo divertire, ma se ci ripensate siete ovviamente liberi di ritirarvi in qualsiasi momento.


Furono altre ventiquattrore di fuoco e un nuovo passaggio. Non avevamo mai fatto nulla con persone più vecchie di noi oltre dieci anni o poco più. Questi ne avevano trenta di più. Avrebbero potuto essere i nostri genitori. Ne parlammo e decidemmo di provare.


    Le tre nuove conoscenze arrivarono nel tardo pomeriggio di sabato dopo la partenza dei bambini. Roberta era piuttosto inquieta, Francesco tranquillo come sempre. La coppia era effettivamente piuttosto anziana dall’aspetto, ambedue sovrappeso, capelli bianchi lui, lei tinti, ma di quel biondo acceso “menopausa”, l’amico che li accompagnava era decisamente più giovanile. Ma i due coniugi, all’aspetto, diciamo, discutibile per noi ragazzi, supplivano con un grandissima simpatia e spigliatezza che, nonostante l’imbarazzo delle presentazioni, ci mise tutti sul piede giusto.


-       Si, lo so, disse lui vedendo come lo guardavo, ma qui nessuno fa cose che non vuole fare. Intanto perché Roberta non ci porti qualcosa da bere? Sono tre ore che si viaggia.


Venivano da qualche parte nel Veneto erano piccoli industriali e sia Francesco che Roberta gli avevano seguito delle transazioni in Toscana e poi anche l’acquisto di una casa a Pitigliano, in Maremma, zona di cui erano innamorati. Lei si chiamava Patrizia ed era di origine romana, lui Dario e il terzo Fabrizio, un signore cinquantenne magro brizzolato, palesemente più in forma degli altri due.


Bevemmo un aperitivo e la situazione si sciolse rapidamente. Francesco questa volta si incaricò di aprire le danze, mettendosi al fianco di Patrizia ed iniziando ad accarezzarle la schiena, e le cosce da sopra l’ampio vestito che portava. Erano seduti su un divano nel soggiorno dell’appartamento, c’era un altro divano dove si erano seduti Roberta e Dario mentre Stefania, io e Fabrizio eravamo seduti in tre poltrone. Il tutto formava un cerchio intorno ad un tavolino di cristallo spesso, su cui Roberta aveva messo diverse bottiglie e qualche salatino come aperitivo. Si chiacchierava del più e del meno, tutti chiedevano a noi due cosa facevamo, cosa studiavamo, cosa ci piaceva ..


-       Ah la vela, disse Dario, mi piacerebbe molto imparare ad andare in barca a vela.


-       Niente di più facile, disse Roberta, l’estate prossima andiamo tutti con la nostra barca e questi due ragazzi vi fanno una scuola completa, hanno fatto perfino altura.


-       Oh si, si, lo sappiamo della grande traversata,


disse Patrizia con un sorriso che faceva capire che sapeva bene di che tipo di traversata si era trattato.


-       Magnifico disse Dario, chissà che non si possa sdebitarci in qualche modo poi.


Non mi fu immediatamente chiaro cosa volesse dire. Anche perché in quel momento ero confuso dall’evoluzione della situazione. Francesco aveva alzato il vestito a Patrizia e la carezzava fra le cosce. Lei portava calze con il reggicalze sotto il vestito e degli slip chiari, dopo un po’ si era rilassata sullo schienale e aveva chiuso gli occhi. Francesco la carezzava, salendo anche verso il sesso carezzandola al di sopra delle mutande, mentre le baciava il collo e l’orecchio. La situazione era strana, continuavamo a parlare del più e del meno mentre i due pomiciavano apertamente. Poi finalmente l’equilibrio si ruppe, Francesco mise la mano sotto il tessuto delle mutande di Patrizia e disse:


-       Questa è già fradicia, che vogliamo fare?


-       Fai disse il marito, sorridendo.


Francesco si alzò in piedi, si calò i pantaloni, trasse fuori il cazzo ancora non pienamente in erezione e lo offerse a Patrizia che, senza perdere tempo, lo prese in bocca. Mentre succhiava mugolava. Dario disse che era eccitatissima da due giorni all’idea di questo incontro. Lei si sistemò a quattro zampe sul divano liberandosi delle scarpe per succhiare meglio il cazzo di Francesco che si era abbandonato sullo schienale. Fabrizio si alzò e si andò a sistemare dietro di lei iniziando prima a toccarla, poi scostando gli slip iniziò a penetrarla con un dito poi con due, poi con tre, mentre lei smaniava.


-       Basta disse Roberta, mettiamoci comodi. E voi due che intenzioni avete? Chiese rivolta a noi.


-       Restiamo, disse Stefania dopo un cenno di intesa con me


-       Bene, esclamò Dario, allora tutti come natura ci ha fatto


Iniziammo a spogliarci. Il più rapido fu Fabrizio che liberandosi dei pantaloni e delle mutande, si inginocchiò sul divano dietro a Patrizia che succhiava il cazzo di Francesco e sempre tenendo scostate oscenamente le mutandine, la penetrò senza grandi preliminari, appena qualche passaggio della cappella fra le grandi labbra e giù. Lei a pecorina mugolava e gemeva sul cazzo che aveva in bocca, Fabrizio la sbatteva facendo dondolare il seno abbondante, e un po’ cadente, e la pancia. Era uno spettacolo ipnotizzante. Io mi spogliai completamente, avevo un’erezione quasi dolorosa, Stefania era intenta a guardare, Dario e Roberta pomiciavano pesantemente con lei che aveva buttato una gamba sul bracciolo del divano e lui che gli ravanava fra le cosce. Poco dopo si inginocchiò davanti a lei le sfilò le mutande ed iniziò a leccarla, affondando la faccia nella fica. Anche lui era in sovrappeso come la moglie, si era spogliato e ci mostrava la schiena con le tipiche pieghe un po’ cadenti sui lombi. La situazione era ad alta tensione erotica, proprio per la presenza di questi corpi invecchiati e imperfetti, ma ancora perfettamente libidinosi. Aiutai Stefania a spogliarsi, poi iniziai a toccarla, baciandola sul collo e dicendole cose nell’orecchio:


-       Che vuoi fare? Le chiesi, leccare lei o farti montare dal vecchio?


-       Possibilmente ambedue le cose mi disse.


-       Siamo proprio dei maiali


-       No peggio siamo proprio ….


E non finì il discorso. La situazione si era evoluta. Patrizia si era mossa Fabrizio era uscito da lei e lei si era levata le mutande e sfilata il vestito, poi aveva aiutato Francesco a sfilarsi i pantaloni e gli si era messa a cavalcioni impalandosi sul cazzo. Fabrizio si era messo dietro e si preparava ad incularla. Nel frattempo Dario aveva steso Roberta sul divano e iniziava a scoparla lentamente guardandola negli occhi. Stefania si mosse e andò ad accucciarsi davanti al divano dove scopava Roberta ed iniziò a leccarle le tette e baciarla. Nel frattempo accarezzava il culo di Dario dandole delle spinte perché sbattesse la donna più a fondo.


-       Proprio una brava troietta questa ragazza, disse Dario


-       Non puoi immaginare quanto, rispose Roberta.


-       Spero proprio di poterlo capire, ribattè lui.


Io mi avvicinai al divano dove Patrizia andava su e giù sul cazzo di Francesco. Fabrizio che aveva parlato poco, mi disse


-       Perché non prepari il culo di questa troia?


E poi, rivolto alla donna:


-       Tu fermati un secondo, troia.


Io mi inginocchiai prendendo posizione dietro al culone esposto della donna, allargai le chiappe e iniziai a slinguarle il buco del culo. Mi sentivo veramente porco mentre lo facevo, come se stessi commettendo un incesto. Lei era certamente una donna che avrebbe potuto essere mia madre. Le penetravo il buco con la lingua e anche con un dito massaggiandole i muscoli dello sfintere che sentivo rilassarsi sotto il mio trattamento, dopo qualche minuto Fabrizio mi scostò e mettendomi il cazzo davanti mi disse:


-       Ora prepara anche questo.


Gli presi in bocca il cazzo e lo spompinai con largo uso di saliva finché lui non me lo levò di bocca e lo punto al buco del culo di Patrizia. Quando la cappella fu entrata lei riprese a muoversi e dopo poco aveva due cazzi sistemati in corpo e faceva più rumore di tutti. Mi ero distratto e quando tornai a guardare verso l’altro divano vidi che la situazione era di nuovo cambiata. Ora Roberta era a pecorina in sessantanove con Stefania che stava sotto mentre Dario pompava a tutta forza sbattendo le palle in faccia alla mia fidanzatina. Erano decisamente partite le danze.


Sull’altro divano intanto Patrizia aveva già goduto e si prendeva dei sonori schiaffoni sulle chiappe, la signora, da Fabrizio che la apostrofava con ogni sorta di epiteto volgare.


-       Hai goduto zoccola? Dillo. Vuoi ancora del cazzo?


Lei rispondeva a tono incitandolo. Intanto Francesco non reggendo più si inarcò e le sparò in fica tutto quello che aveva facendo un lungo gemito, poco dopo seguito da Fabrizio che le sborrò in culo continuando a sculacciarla a due mani. Poi i due maschi si accasciarono sul divano, mentre Patrizia, gocciolante di sperma lungo la parte interna delle cosce si alzava per avvicinarsi  al divano dove il marito stava sbattendo Roberta.


-       Non sborrare subito disse a Dario, poi non ne hai più per due ore.


E gli dette uno sculaccione. L’uomo si ritirò. Roberta che, scopata e leccata era venuta già non so quante volte si mise in ginocchio e a sua volta scese da Stefania. A quel punto Patrizia rivolta all’ansimante amica chiese:


-       Me lo posso leccare anch’io questo pasticcino o lo consumi tutto te?


-       Fai, fai.


Patrizia si inginocchio accanto a divano dove Stefania era rimasta stesa ed iniziò ad esplorare il suo corpo con le mani e con la bocca. A vedere quella tardona manipolare la mia ragazza, dato che ancora io non avevo avuto nulla, presi l’iniziativa. Mi inginocchiai a mia volta dietro a Patrizia e aiutato da lei la penetrai nella fica ancora inondata dalla sborra di Francesco e iniziai a scoparla.


-       Che cazzo duro ha il tuo ragazzo, diceva Patrizia a Stefania. Buon per te. Che bel cazzo duro da ventenne.


Presa dalla foia incontenibile affondò la faccia fra le cosce di Stefania che nel frattempo si era messa con il culo sul bordo del divano e testa e spalle appoggiate a Roberta che le baciava il collo e le carezzava le tette. Io guardavo Stefania, ma lei teneva gli occhi chiusi. Dario montato in piedi    sul divano davanti alla faccia di Stefania le dette il cazzo da succhiare. A quel punto non vedevo altro che il culo di Dario che andava su e giù e, più in basso, quello di sua moglie che stavo montando. Dario durò pochissimo e riempì la bocca di Stefania. Poi dopo poco scese e io mi avvicinai alla mia donna baciandola sulla bocca e condividendo la sborra che aveva ricevuto. La situazione e la stimolazione ci portò oltre l’orlo ed iniziammo a venire in contemporanea in un orgasmo squassante che non sembrava finire mai. Mentre godevamo come animali anche Patrizia ebbe il suo terzo orgasmo e si accasciò sul corpo di Stefania.


-       Siete stupendi disse, mi potete chiedere qualsiasi cosa, siete semplicemente meravigliosi. Qualsiasi cosa a me e a mio marito.


A questo punto eravamo tutti appagati e Roberta saltò su, lei era sempre la più sollecita, dicendo:


-       ed ora una doccetta e poi tutti a cena.


Facemmo alla svelta, io e Stefania nel nostro rifugio nell’attico, gli altri un po’ a giro per il resto dei bagni. Ma prima che avessimo finito di vestirci di nuovo venne su Roberta per chiedere quali fossero state le sensazioni. Le dicemmo che andava bene, ormai non è che ci tiravamo indietro di fronte a delle novità. L’idea di scopare con delle persone mature ci aveva incuriosito e poi aveva anche scatenato la libidine, per un certo senso indescrivibile di piacere trasgressivo nella totale cessione dei nostri corpi giovani per far godere queste persone che invece invece non erano più giovani, ma sembravano prendere vita da noi. Specialmente Patrizia. C’era quasi una trasgressione incestuosa.


-       Eh si, disse Roberta, è stato così anche per noi. Almeno all’inizio. Quando abbiamo incominciato con loro non avevamo ancora 30 anni.


Roberta a questo punto disse che se volevamo continuare a trasgredire lei aveva in mente un giochino da fare dopo cena.


-       Quale chiesi io?


Forse anche un po’ preoccupato.


-       Noi 5 adulti ci mettiamo al tavolo a giocare a poker e voi due state sotto a succhiare e leccare. Il bello consiste nel restare concentrati sul gioco e chi perde concentrazione perde fiches e chi accumula fiches invece dei soldi può imporre penitenze.


Ci piacque l’idea.


La cena, preparata dalla tata la mattina era molto buona, non bevemmo molto perché l’alcool non aiuta il sesso quando si vuole farne molto. Dopo cena, come aveva detto Roberta, fu sparecchiato e sul tavolo fu stesa una tovaglia verde che arrivava quasi fino al pavimento (il giochino l’avevano già fatto evidentemente) e noi due entrammo sotto. Gli altri, sotto, erano tutti nudi ed erano seduti su dei panchetti che permettevano un facile accesso ai genitali. Roberta ci aveva dato anche dei pad da volley per non farci soffrire con le ginocchia sul pavimento. Iniziammo a girare cercando di essere imprevedibili, avevamo tre cazzi e due fiche, succhiavamo un cazzo e appena era eretto lo lasciavamo e andavamo da qualcun altro. Ad un certo punto prendemmo di punta Fabrizio io lo succhiavo e Stefania gli leccava le palle, poi ci davamo il cambio, lo portammo diverse volte    sull’orlo del precipizio lasciandolo sempre insoddisfatto. Inopinatamente invece bastò che Stefania leccasse la fica di Patrizia cinque minuti perché quella se ne venisse facendo un gran rumore e tradendosi. La cosa andò avanti per un’oretta poi uscimmo. Eravamo un po’ rattrappiti e sudati e piuttosto eccitati. Ci trasferimmo in una delle stanze da letto, quella più spaziosa con un letto matrimoniale e due lettini e ricominciammo le danze. C’erano le penitenze, Patrizia e Fabrizio avevano perso quasi tutto e gli altri si accanirono su di loro imponendogli penitenze a non finire. Fabrizio che di principio si dichiarava strettamente etero fu costretto a succhiare il cazzo a tutti e, siccome non lo faceva neanche male, io pensai che tutto sommato etero o omosessualità, almeno in certe situazioni sono concetti assurdi. Patrizia fu forzata a leccare piedi e culo a tutti, fuorché a Fabrizio. Poi riprendemmo a scopare. Ci fu un grande rigirio di cazzi e fiche e culi. Fabrizio scopò Stefania per una buona ventina di minuti prendendola in tutte le posizioni e alla fine la riempì. Subito dopo io mi trovai a pulirla dallo sperma di questo nuovo amico. Dopo Roberta scopò me e Dario in contemporanea con una doppia vaginale. Stefania fu scopata da Francesco e ravanata a non finire da Patrizia che mostrava di avere un debole per quello fiorellino. Verso l’una del mattino, io, che avevo recuperato rapidamente (bello avere venti anni) surclassai tutti scopando di nuovo le tre donne una di seguito all’altra e, finalmente, venendo dentro la mia ragazza. Ci addormentammo senza nemmeno lavarci, tre nel letto matrimoniale, uno, Dario, in uno dei lettini, e noi due nell’altro lettino. La mattina io e Stefania ci alzammo e andammo nella nostra stanza, per essere risvegliati a mattina inoltrata da una visita di Dario e Patrizia lui iniziò subito a toccare me e lei a toccare Stefania. Poco dopo Dario mi stava inculando, mentre Patrizia si faceva leccare da Stefania. Venimmo tutti e quattro e tornammo a riposarci, questa volta nel nostro lettone. Più tardi salirono anche Fabrizio e Francesco che montarono di nuovo Stefania insieme. Facendole il culo e la fica e finendo ambedue in bocca. Dario provò anche lui a scoparla, ma l’erezione non gli durava abbastanza, era piuttosto spento dalla maratona. Ma dai, prova e riprova, alla fine riuscì a venire di nuovo nella fica della mia fidanzata. La domenica mattina verso mezzogiorno pranzammo di nuovo tutti insieme e iniziammo a prepararci per gli addii prima che tornassero i bambini. C’era parecchio da sistemare la casa odorava di sesso, sudore, odori vari, si dovevano togliere tutti i teli variamente macchiati sui divani e le poltrone, assicurarci che non ci fossero mutande calze o calzini abbandonati in qualche angolo ecc. Poi ci salutammo. Patrizia ci abbracciò come se fosse innamorata di noi. Tornò a dire che eravamo splendidi.


-       Verrete da noi? Chiedetemi qualsiasi cosa.


Noi ci eravamo divertiti e non volevamo chiedere nulla. Partirono tutti e rimanemmo soli decomprimendo un po’ la mente da questa nuova avventura, prima che arrivassero i bambini. Poi ricominciò la vita normale.


         La mattina dopo, lunedì, Roberta salì su a svegliarci, portandoci la colazione in camera. Caffè macchiato e due brioches. Si sedette sul letto mentre mangiavamo, disse che i bambini erano già andati a scuola e anche Francesco era uscito presto.


-       Voi dovete andare in facoltà, ma datemi cinque minuti con voi


Si mie in mezzo e ci abbracciò teneramente portandoci sul seno.


-       Io vi amo tutti e due. Non so come dire altrimenti. E infatti preferisco non dire nulla.


Ci baciò sulla testa, sulla fronte e sulla bocca. Che sensazioni uniche, era stata pura libidine che si trasformava in tenerezza. In quel momento non avrei voluto essere da nessuna altra parte nel mondo. Ci stringemmo ancora un po’ e poi ognuno andò a fare quel che doveva fare.


         La sera ci fu una nuova sorpresa, Patrizia ci aveva mandato, a Stefania e a me, un mazzo di rose con un biglietto in cui ci diceva che ci era infinitamente grata per quello che eravamo e di chiedere a Roberta qualcosa che ci aveva lasciato. Roberta ci dette una busta in cui c’erano cinquecentomila lire. Restammo attoniti. Quindi ci pagavano. Cosa eravamo diventati? Delle puttane?


-       In un certo senso, disse Stefania, si. Se accettiamo questi soldi siamo due puttane. Li abbiamo già accettati anche da Massimo.


Tornammo a parlarne con Roberta, lei disse che no! Non dovevamo prenderla in quel modo. Era una persona che non sapeva come ringraziarci per essere quello che eravamo e che desiderava aiutarci a restare tali, non solo per lei, cioè come pagamento che ci vincolava ad essere disponibili di nuovo in futuro, ma come aiuto a due ragazzi giovani da parte di qualcuno che avrebbe potuto essere nostra madre. La spiegazione era convincente, tuttavia quando fummo di nuovo soli ne riparlammo e alla fine Stefania concluse:


-       Anche fosse? Abbiamo dato noia a qualcuno? No! Ci siamo divertiti? Si! Ci fanno comodo un po’ di soldi? Ovviamente! E allora chi se ne fotte se qualcuno che non saprà mai cosa facciamo ci considererebbe delle puttane se lo sapesse.


E ci mettemmo a ridere abbracciati nel letto. La mattina dopo la colazione a letto ce la portò Francesco, ma lui invece di fare troppe cerimonie e tenerezze salì nel letto e montò Stefania dopo averla accarezzata ed eccitata, subito dopo andò via, a quel punto la montai anch’io. In fondo da domenica non avevo più fatto nulla con lei.


Era cominciata una nuova era del nostro rapporto.