Jade Lexington, 27 anni, era la mia più cara amica, nonché mia amica d'infanzia, avrei persino potuto definirla la mia migliore amica, se non fosse per certi atteggiamenti poco amichevoli e dispotici che a volte mi riservava. Eravamo cresciuti insieme, lei più grande di me di un anno, provenienti entrambi da famiglie importanti. I Lexington in particolare erano la famiglia più potente della città, proprietaria delle industrie pesanti della regione, industrie che davano da mangiare a circa 3000 famiglie.


La mia famiglia era legata ai Lexington per via di mio padre, investitore, consulente e grande azionista del signor Lexington.


Vista la vicinanza delle nostre famiglie, quando mio padre passò a miglior vita, il signor Lexington mi prese a vivere nella sua villa, inserendomi tra le fila della sua industria appena dopo il diploma…anche se di fatto ero stato cresciuto per diventare una sorta di sgherro per i Lexington.


Probabilmente il mio destino fin da piccolo era proprio quello, voci metropolitane sostenevano che a causa di pagamenti di debiti e presto vari, mio padre aveva promesso il suo figlio primo genito al signor Lexington. Ero stato addestrato alle arti marziali, al pugilato, al kick boxing, al Kung fu e alla scherma. Fin dalla mia nascita ero stato formato per essere una sorta di arma per la famiglia Lexington, anzi, più nello specifico “l’angelo custode” della signorina Lexington, più volte mi era stato fatto capire che per lei avrei dovuto fare qualsiasi cosa, avrei dovuto dare la vita per lei se fosse stato necessario. Passavo infatti più tempo alla villa Lexington rispetto che a casa mia, fino alla morte di mio padre quando finii abitare effettivamente nella villa.


Ufficialmente e legalmente ero inquadrato come consulente delle industrie pesanti Lexington, in realtà passavo la maggior parte del tempo nei sobborghi per svolgere qualche affare di dubbia legalità per il signor Lexington o negli uffici di qualche giunta, imprenditore o forza dell’ordine locale per fare…ehm…pressioni? Per non parlare dei pestaggi vari ai rivali del signor Lexington, proprio da uno di questi era nato il mio soprannome, il Gatto Bianco. Avevo 17 anni. Solitamente gli sgherri e le persone più fidate del boss ero alte e muscolose, quasi sempre di colore, io invece un giovane ragazzo bianco, capelli mori, fisico abbastanza irrisorio: 1,76 per 68 kg. Muscoli non pervenuti. Un’aria tutt’altro che minacciosa oggi che di anni ne ho 26, figurarsi all’epoca in mezzo a quei colossi. Un gattino bianco insomma. Stesi una decina d’uomini da solo, mostrando un’agilità spiazzante per tutti. A 20 anni ero già uno degli uomini di punta delle Industrie…anche se probabilmente lo sarei diventato comunque in ogni caso, magari da lavoratore modello nelle fabbriche, visto che il signor Lexington stravedeva per me da quando ero bambino, anche se il mio target principale era sempre Jade, se lei chiamava avrei dovuto correre da lei, qualsiasi cosa stessi facendo…anche se per suo padre.


Jade e padre vivevano a Villa Lexington,  che era la più grande e imponente della regione, qui ci abitavano appunto Mr. Lexington, il grande Boss, 49 anni, un colosso d'ebano di 2 metri per 140 kg di muscoli, aria poco raccomandabile, la figlia 27enne e una divisione di camerieri, maggiordomi, cuochi e guardie del corpo. Come detto ci avevo vissuto anch’io, ma da ormai 5 anni avevo preso una “modesta” villetta tutta per me…o meglio…mi aveva regalato Jade per i miei 21 anni, abitazione che ospitava spesso e volentieri anche lei per “evadere” dalla villona, tanto che aveva riservate 6 camere con i suoi lussi e abiti preferiti. In ogni caso passavo comunque la maggior parte del tempo a Villa Lexington, e quella sera era in casa anche il Boss.


Non era esattamente il tipo più mansueto e scherzoso Mr Lexington, di fatto un gangster, anzi, un intoccabile, un uomo che ti metteva soggezione solo con la sua presenza… ma con me aveva un rapporto quasi Paterno, ero praticamente parte della famiglia. Mi avevano associato il mio soprannome "gatto bianco" proprio per la vicinanza e il contrasto fisico col boss il "Leone Nero" e la figlia, nota come la "pantera nera" per la sua aggressività e prepotenza. Quella sera ero a Villa Lexington per ordine di quest’ultima, Jade mi aveva ordinato di andarla a prende alle 20, per portala a fare un giro fuori città, succedeva in continuazione, più o meno da sempre.


Arrivato attraversai il soggiorno, dove il signor Lexington si stava intrattenendo con 2 donne molto più giovani avvinghiate a lui...frequentavo quella casa da anni e anni, e ormai non ci facevo nemmeno più caso, e vedere le due puttane di turno scopare con Mr. Lexington, come in quel caso, sul divano, nemmeno mi faceva più effetto.


Due ragazze, una bionda con una quinta di seno sui 25 anni, era intenta a cavalcare mr. Lexington gemendo, mentre la seconda, rossa e più giovane, lo baciava con passione limonando come una troia in astinenza. “Ehi Gatto Bianco, perché ti unisci a noi? Siamo tanto in calore” gemette la bionda guardandomi vogliosa, “non credo proprio puttana, anzi fai venire altre ragazze” rispose lui afferrandole i seni, mentre la rossa mi faceva l’occhiolino. Rimasi per qualche secondo a guardare, preda della lussuria, mentre il mio arnese si gonfiava, avrei tanto voluto anch’io fare sesso con delle donne così sexy.


Il sesso. Una cosa che in 26 anni di vita non avevo mai fatto...anzi, ero sempre stato boicottato nel farlo in un modo o nell’altro, e sempre c’era lo zampino dei Lexington. Conferma che ebbi intorno ai 20, quando iniziai a uscire con una delle cameriere di villa Lexington, una bellissima ragazza dai ricci capelli biondi. Il signor Lexington mi sconsigliò tale relazione, in quanto mi avrebbe distolto dal mio compito primario, proteggere sua figlia, tuttavia forse per il desiderio e la voglia ignorai il suo suggerimento e quando Jade ne venne a conoscenza non ne fu per nulla soddisfatta.


Fece licenziare la cameriera e poi qualche sera dopo la andò a pestare a casa sua. Irina, questo il suo nome, lasciò la città qualche giorno dopo…con due gambe rotte, il viso gonfio e una borsa con 250.000 dollari. "Punì" anche me...si, mi punì in quanto io, a suo dire, appartenevo a lei. Ricordo bene quella sera. Mi raggiunse al piano terra, dov’era presente il mio monolocale e mi prese a schiaffi. Non reagii e non provai nemmeno a fermarla, non l’avevo mai vista così furiosa. Mi picchiò per una decina di minuti, insultandomi e umiliandomi verbalmente “Vorresti usare il tuo affarino? Adesso vediamo un po’ come lo usi” esclamò spingendomi a terra. Lo ricordo bene. Mi costrinse a denudarmi e a masturbarmi di fronte a lei.


Era sempre stata una ragazza scorbutica, viziata e a tratti dittatoriale...ma non mi aveva mai trattato con superiorità o altezzosità, non si era mai imposta con forza, anzi mi definiva sempre come "l'unico persona su cui posso contare ciecamente". Eravamo cresciuti insieme, ed avevo sempre avuto l'etichetta del suo protettore, ma il nostro rapporto era di una sincera e amicizia...cosa che quel giorno fu completamente messa da parte.


Non mostrai alcun orgoglio, mi ero completamente sottomesso al suo volere. Ero in imbarazzo mentre mi masturbavo di fronte a lei mentre mi guardava con un severo sguardo infuocato, rimproverandomi "non puoi avere una ragazza, la tua vita è dedicata a me" mi inveiva. Era stata una situazione talmente nuova che ero ammutolito, mai avevo visto Jade così arrabbiata nei miei confronti, era intrattabile, autoritaria e manesca, ma mai con me, certo alle volte era un po’ manesca lo era anche con me, ma nei limiti, ma quel giorno provai sulla mia pelle la fama della Pantera.


Quando venni lei rise, “Gattino…sei durato un minuto…come credi di poter soddisfare qualcuna così?” mi domandò gongolando. Si accucciò sulla pozzanghera di sperma, ci posò un dito sopra e si gustò l'indice guardandomi. Rimasi in silenzio poi con una rapida mossa mi afferrò il pene, quasi stritolandolo, trattenni un gemito di dolore. "Ci siamo capiti? Se fai ancora lo splendido con una ragazza, la prossima volta te lo faccio leccare tutto il contenuto di queste" mi minacciò andando ad afferrare anche i miei testicoli. Deglutii nervoso "va bene Jade. Non volevo ferirti" risposi. Lei sorrise "ottimo" mi rispose con un sorriso a 32 denti stampandomi un bacio sulla guancia, abbracciandomi subito dopo.


Fu un episodio isolato, ma non me lo tolsi mai dalla testa. Jade mistress infestò i miei incubi per i mesi successivi.


Dopo aver osservato il signor Lexington staccarsi dalla bionda per andare a penetrare la rossa, mi diressi al piano sopra, superai il lungo corridoio e mi accostai alla porta dell'ultima camera bussando.


"Se sei il Gatto, entra pure, sei in anticipo. Se sei della servitù gira a largo, non voglio essere rotta" mi rispose una voce femminile tagliente, entrai Jade Lexington era di fronte a me in tutta la sua bellezza, carnagione nera, capelli biondi lisci, labbra carnose, occhi nocciola furbi contornati da ciglia lunghissime e un make up da Cleopatra. Corpo mozzafiato, magro e muscoloso, scolpito in ogni suo muscolo e con un con un addome che sembrava scolpito da un artista per quanto era perfetto.


Portava solo il bikini, con dei lustrini argentei sul pezzo sopra e il pezzo sotto. Gioielli su tutto il corpo: collane, bracciali e orecchini dal valore di almeno 50.000$, suo padre l'aveva sempre viziata, tanto che la sua Mercedes classe g era placcata in oro.


La pantera nera, ma non era solo per via del suo carattere, se io ero stato addestrato fin da piccolo per poter essere una piccola macchina da guerra, lei aveva seguito la stessa formazione, con risultati addirittura superiori, se io ero una piccola macchina da guerra lei era un intero regimento, anche se ormai negli ultimi anni si era piuttosto impigrita e passava tutto il tempo tra shopping e lusso, sarebbe stata in grado di mettere gambe all'aria 20 uomini contemporaneamente.


"Perché sei in bikini?" Domandai gettandole addosso un asciugamano, "è per fare prima...chiudi la porta che devo chiederti una cosa" mi rispose lei sbrigativa, facendomi cenno di sedermi sul lettone accanto a lei. "Mio padre mi sta organizzando un matrimonio combinato, e a me francamente non va...quindi...come diventare poco appetibile?" Domandò lei guardandomi, "comportandoti come sempre. Se il tuo futuro marito vede come sei autoritaria, dispotica, manesca e intrattabile, cambierà aria" risposi sdraiandomi sul letto con sguardo rivolto al soffitto, ammirando l'affresco della Via Lattea, "anche, ma ho un’idea migliore...se la ragazza che ha promesso papà non sarà più vergine e pure gravida...chi diavolo credi la voglia?" Mi domandò Jade, "saresti incinta? Ah sì? E chi sarebbe riuscito ad accoppiarsi con la Pantera?" Chiesi sarcastico, "Permetterei solo ad una persona di accoppiarsi con me? E magari entro stasera sarò pure incinta… se ti dai da fare" mi rispose. Ci misi qualche secondo a maturare quello che aveva detto…perché avevo sentito bene giusto? Ancora prima di esserne certo me la ritrovai sul cavallo dei pantaloni. “Possibile Gatto? Ci conosciamo da 26 anni e mai una volta hai provato a portarmi a letto?” sbottò sfiorandomi lo zigomo andando a colpire il materasso, “quella volta ti ho fatto capire chiaramente che ero gelosa e niente! Mi son pure fatta bionda…perché sbavi sulle bionde” continuò colpendo ancora il materasso con l’altro pugno, “gelosa? Mi hai terrorizzato” replicai venendo fulminato dallo sguardo.  Sbuffò stappandosi via lo slip. Jade era sopra il mio pacco col la figa nuda, pacco che ora lei cercava di scartare. "Aspetta Jade! Ma che vuoi fare?" Esclamai tentando di fermarla coprendomi l'arnese con i palmi. "Te l'ho detto no? Non voglio sposarmi con un'idiota che non conosco, non mi concederò a un uomo qualunque! Sono anni che aspetto te! Mi sto tenendo candida per te da 27 anni, idiota! E prima che sia troppo tardi voglio averti! Per cui datti da fare, se mi metti incinta, papà non potrà più piazzarmi a qualche suo compare d'affari" ribatté lei decisa scostandomi le mani liberando il mio arnese in erezione. "Smettila di dimenarti Gatto, non fare il bambino! Sei il mio migliore amico, e ti ho appena fatto capire che ti amo scemo!" Esclamò lei colpendomi con un ceffone, vincendo la mia resistenza. Jade si infilò il mio pene nella vagina e ora cavalcava con furia, guardandomi divertita, "quell'idiota di mio padre vuole forzami a sposare qualcuno per il suo tornaconto personale? Quanto ho accanto da tutta la vita colui che voglio" annunciò aumentando la cavalcata, "invece farebbe deflorare la sua amata da figlia da un'idiota qualsiasi? Assurdo! Che rabbia!" Continuò colpendomi con un secondo schiaffo. "Jade smettila di colpirmi!" Esplosi, afferrandola e ribaltandola sul letto, ora ero io a sovrastarla sul letto. Jade, la mia amica più cara mi aveva appena manifestato i suoi sentimenti, coi suoi modi si, ma lo aveva fatto, e ora e sotto di me col mio pene dentro che si mordeva il labbro. Mi sorrise e con le mani si liberò anche del reggiseno, mostrandomi i suoi perfetti seni neri, rimasi incantato da quella visione, i capezzoli neri durissimi e gli occhi di Jade bramosi su di me, "magari ti farò succhiare il latte quando ci sarà" mi propose facendomi l'occhiolino, mentre io quasi in automatico gli afferrai i capezzoli stizzandoli e riprendevo a pompare nella sua figa. "Perché non lo abbiamo fatto prima? Perché non hai fatto l’uomo? È fantastico" gemette mentre io venivo senza annunciarmi. Arrossii. "Scusa...venuto sul più bello" esclamai sfilando il mio pene ancora completamente eretto, Jade mi guardava torvo "rimettilo dentro e fammi venire, o ti lego al letto e ti cavalco" mi fulminò. "Dovresti essere un po' più gentile sai?" Esclamai torreggiando su di lei, posando il pene all'ingresso della vagina e andandole a stampare un bacio sulla guancia, "sono gentile. Ti sto dando la mia verginità, un figlio e in garage c'è parcheggiato il tuo regalo di compleanno. Ho pensato che dopo la amg gt di 2 anni fa, la r8 dell'anno scorso, una i8 poteva andare." Ribatté lei con un nuovo schiaffo mentre il mio pene affondava nuovamente nella vulva.


Questa volta non ebbi problemi, il mio pene bramava ancora la calda vulva di Jade e dopo qualche altro minuto di penetrazioni, feci raggiungere a Jade il suo orgasmo, seguito da una mia nuova sborrata. La giovane Lexington era soddisfatta e dopo essersi rinfilata il bikini e indossato unicamente una pelliccia da 25.000 $ mi trascinò con se al piano inferiore, in cucina, a sorseggiare con lei un cocktail. Jade aveva dipinto in volto un’espressione appagata e mi lanciava continuamente sorrisini e occhiolini. Mi preparò il mio cocktail preferito e me lo porse, dopo aver baciato il bordo del bicchiere e aver lasciato l’impronta delle sue labbra colorate dal rossetto.


"Proprio voi. Sentite vi devo parlare" entrò mr Lexington con indosso solo gli slip, che faceva gli straordinari per tenere dentro il suo enorme attrezzo, afferrò la bottiglia di tequila dal angolo bar e ne trangugiò mezza, "Quelle puttane sono proprio assetate! Jade, ti devi sposare hai 27 anni, e sapessi che fila di pretendenti hai. Una Lexington single è inestimabile in questa città. Ti ricordi delle proposte dei Marshall e dei Sinclair che ti volevano come moglie per uno dei loro figli?" esclamò mr Lexington, "fottiti papà. Ne ora ne mai…e poi non credo interessi a qualcuno una futura moglie con in grembo il figlio di un altro" ribatté lei. Mr Lexington sgranò gli occhi “eh?” domandò spiazzato, “Sono nel periodo fertile, e ho chiesto a un amico del seme” rispose lei provocatoria. “Spero che questo tuo amico sia lui o avremo dei grossi problemi Jade” rispose il boss voltandosi verso di me, ora era la figlia spiazzata “beh si…” rispose confusa, “ottimo, tutto ok…tutto da programma allora” rispose lui divertito sorseggiando il resto della bottiglia. “Credevi davvero ti avrei venduto a qualche nostro socio d’affari? L’ho detto solo per metterti pepe al sedere figliola, sono anni che voglio vedervi insieme. Era ora! Ora torno di la a scopare… sono arrivate altre ragazze” esclamò il boss sprizzante, lasciando me e Jade increduli. “Bene…in tal caso torniamo di sopra, facciamo il secondo round…” dichiarò la Pantera afferrandomi la mano e trascinandomi con lei verso il piano superiore “dammi qualche minuto però” ribattei, “abbiamo anni di sesso da recuperare…e un bambino me lo devi dare comunque…Gattino mio <3”.

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