E così arrivo l’ottobre del 1988 e l’inizio di una nuova scuola: finalmente alle superiori. Purtroppo io e Lucia non eravamo più insieme a frequentare, io allo scientifico e lei al linguistico, due scuole completamente diverse. Continuavamo però a vederci, meno assiduamente, ma con lo stesso piacere e anche con mamma, ogni tanto, avevamo incontri speciali. Nella mia classe eravamo 10 femminucce e 15 maschietti e, tra loro, uno che consideravo davvero da tenere sott’occhio. L’avevo notato fin da primo giorno, più alto di me (cosa non semplice visto che ero già 1,78 di altezza), capelli castani mossi e lunghi che io adoravo, occhiali alla John Lennon e un’aria timida e riservata. Con Corrado cominciammo a parlarci fin dal primo giorno con naturalezza, come se ci fossimo sempre conosciuti, ci piacevamo a vicenda ed era chiaro che tutti e due avremmo voluto conoscerci meglio. Aveva una voce calda e suadente, modi sempre gentili e rispettosi: mi affascinava. Avevo capito che gli piacevo e anche lui aveva fatto colpo su di me, dopo due giorni era già in banco con me, fu lui a fare il primo passo. “Sabato vado al mare con i miei e torniamo domenica sera, abbiamo una casa a Talamone, se ti va di venire mi faresti veramente piacere” mi disse il giovedì. “Mi piacerebbe davvero, ne parlo con i miei e poi ti so dire” risposi nascondendo l’emozione. Mia madre mi disse subito di si e mio padre mi disse solo: “Comportati bene e ringrazia”. Il sabato mattina si presentò a casa mia con i suoi genitori che così conobbero mia madre, semplici saluti e poi in macchina e via. I suoi erano davvero cordiali e simpatici e mi sentii subito a mio agio, abbiamo chiacchierato per tutto il viaggio di qualsiasi argomento. Verso mezzogiorno siamo arrivati alla loro villa, davvero carina, piccola ma ben tenuta e a due passi dal mare che potevamo vedere dal balcone. Io e Corrado dopo un fugace pranzo indossammo i costumi e scappammo via al mare, finalmente soli. La spiaggia era pressoché deserta, preso possesso dell’ombrellone abbandonammo gli asciugamani e ci dirigemmo subito verso l’acqua. Non era proprio caldissima ma piano piano ci abituammo ed era davvero piacevole, camminammo un poco fino oltre uno scoglio e fino a che l’acqua ci arrivò alle spalle. Corrado mi venne vicino: “Senza occhiali ti vedo a malapena” mi disse ridendo, “Sono davvero contenta di essere qui con te” gli risposi e presi le sue mani tra le mie.  “Ho voglia di baciarti” mi disse avvicinandosi. “Anch’io ne ho voglia” e mi avvicinai alle sue labbra e piano le sfiorai con le mie. Fù il nostro primo contatto, ingenuo e meraviglioso nello stesso tempo. Che dolce sensazione, mi abbraccio mentre la sua lingua giocava con la mia, sentivo il suo corpo aderire al mio, i miei capezzoli si irrigidirono e il suo cazzo appoggiato alla mia coscia diventare piano piano sempre più duro. Avevo voglia di toccarlo: era la prima volta che mi succedeva di averne uno a mia disposizione. Corrado mi lascio la mano e la sua scese tra le mie cosce, accarezzò i miei slip e la mia fighetta senti la sua carezza, io lo imitai e la mia mano accarezzo il suo cazzo da sopra i boxer. Lo volevo, lo desideravo con tutta me stessa, volevo il suo cazzo. Infilai la mano nei boxer e finalmente lo toccai, era duro, liscio con la cappella che si sentiva più larga. Lo accarezzai come avevo visto fare nei filmini del fratello di Lucia, avrei voluto vederlo. Le sue dita spostarono i miei slip e accarezzavano la mia fighettina, sentivo le sue dita impacciate che scivolavano sopra le labbra forse troppo delicatamente. “Se continui così mi fai venire” mi disse quasi soffiandomi nell’orecchio. “No, aspetta, voglia vederti quando vieni”. Ci avvicinammo agli scogli e ci guardammo in giro per vedere se qualcuno avesse potuto vederci. Nessuno intorno: gli ho abbassato i boxer e finalmente ho visto il suo cazzo, ho continuato ad accarezzarlo guardandolo e Corrado mi accarezzava i seni e mi stringeva i capezzoli tra le dita. “Voglio vederti godere” gli dissi guardandolo negli occhi. “Manca davvero poco….” E chiuse gli occhi mentre sentivo il suo respiro farsi più rapido. “Ecco…vengo….vengo”. Sentivo il suo cazzo pulsare nella mia mano mentre schizzi di sperma si susseguivano in aria. Prese la mia testa tra le mani e l’attirò a se per un bacio che ricordo tutt’ora come speciale. Aspettammo un attimo abbracciati, avevo la figa in fiamme dalla voglia di godere.


“Vorrei farti godere ma ti giuro non so come fare” mi disse quasi avvilito. Prontamente risposi: ”Guarda e impara”. Spostai i miei  slip e cominciai ad accarezzarmi davanti a lui, il mio clitoride era come un piccolo cazzo voglioso di carezze e le labbra della mia figa lucide di umori. Dopo qualche carezza presi la sua mano e guidai le sue dita su di me. Gli insegnai a prender il mio clitoride tra le dita e segarlo come un piccolo cazzo e poco dopo senti il piacere arrivare, allargai bene le cosce e aprii la figa come a cercare il suo cazzo. Venni, con dolcezza, lentamente.


Riprendemmo il mare, superato lo scoglio tornammo all’ombrellone e ci stendemmo sui lettini. “Sai Grazia, sono ancora vergine”. “Se è per questo anch’io, anche se ho da sempre davvero tanta voglia di sesso”. Mi sorrise guardandomi negli occhi: “Impareremo insieme?”. “Certo che si” risposi prendendo la sua mano. Passammo due giorni a parlare di come conoscerci meglio, dei nostri desideri, delle nostre voglie senza nessun timore. Ci confidammo i nostri segreti, gli parlai di Lucia e dei rapporti che avevo con lei, non gli dissi nulla di mamma, credevo non fosse opportuno. Lui mi parlò dei suoi desideri, di come si masturbava pensandomi e come, prima di conoscermi, sfogliava un catalogo di vendita per corrispondenza in cui c’erano foto di donne in biancheria intima. In casa non si poteva fare nulla per la presenza costante dei suoi ma appena riuscivamo ad essere un attimo soli non perdevamo l’occasione di baciarci e di toccarci. La nostra intesa era davvero totale e spesso, quand’ero sola, mi masturbavo pensando a lui e a come sarebbe stata la nostra prima volta. Insieme decidemmo di “prepararci” alla nostra prima volta conoscendoci meglio, scoprendo il nostro corpo e le nostre sensazioni insieme. Approfittavamo di ogni momento per baciarci e toccarci, per masturbarci a vicenda fino ad arrivare a prendere il suo cazzo in bocca mentre la sua lingua giocava con il mio clitoride. Era un’altra mia prima volta, sentire un cazzo in bocca, le mie labbra lo avvolgevano e lo facevo scorre dentro e fuori, mi soffermavo con la lingua ad accarezzare il prepuzio, lo facevo uscire e poi di nuovo in bocca. Mi mise la mano sulla testa quasi a volermi guidare: “Non farlo altrimenti ti morsico l’uccello”. Non mi piaceva neppure vederlo fatto da altre, mi sembrava una umiliazione nei confronti della donna. Lo sentivo duro in bocca ma lo lasciavo scivolare dentro e fuori con facilità, sentivo il suo respiro accelerare ad ogni leccata, succhiavo la sua cappella quasi ad aspirarne lo sperma, mi aspettavo da un momento all’altro di sentirlo godere. “Sto per venire…si…si…vengo….vengo…” mi disse con voce emozionata e sentii subito gli schizzi di sperma sul mio palato…non finivano mai e io non riuscivo ad inghiottire. Per la prima volta sentii il sapore dello sperma, non mi dispiaceva, era strano ma non mi faceva schifo come diceva Lucia. Ci calmammo e Corrado pensò a me: si stese tra le mie gambe e la sua lingua scivolo tra le labbra della mia figa che era già bagnatissima, il mio clitoride era in attesa delle sue leccate che in pochi momenti, forse anche a causa della precedente eccitazione, mi portarono in paradiso. Così, pensando fosse davvero una cosa importante,  decidemmo che sabato 3 dicembre del 1988 sarebbe stato il giorno in cui avremmo perso (finalmente) la nostra verginità!


Non c’era un perché alla data, solo sapevamo che i suoi sarebbero andati a sciare e noi avremmo avuto la sua casa a nostra assoluta disposizione per tre giorni. Dissi a mamma che andavo a dormire da Corrado e lei, molto seccamente e con ogni probabilità già immaginando cosa sarebbe potuto succedere, non disse altro che: ”Cercate di stare bene e prendete le opportune precauzioni”. Sembrava addirittura gelosa. Sabato mattina mia madre mi accompagno a casa sua. Prima di salutarmi, in macchina, mi fece le raccomandazioni di rito e mi bacio in bocca come faceva quando facevamo l’amore insieme. “Vai piccola mia, mi raccomando”.


Corrado mi aspettava emozionatissimo sulla porta di casa, salutò mia madre con un cenno della mano e chiuse la porta dietro di noi. Ci stringemmo in un abbraccio indimenticabile e ci baciammo stretti stretti per mezz’ora.

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