Continuo la mia storia di cuckold dalla nascita (III puntata)
Quella notte non finì lì. Bevemmo confidandoci reciprocamente sulle nostre avventure. Soprattutto loro, dato che noi eravamo tutto sommato neofiti. Era incredibilmente bello confidarsi con due adulti che, se non proprio nostri genitori, potevano essere fratello e sorella maggiori. Scoprire che loro avevano iniziato a coltivare questo “giardino segreto” poco dopo il loro primo figlio quando lei aveva solo 23 anni ed erano sposati da un anno. Avevano iniziato facendo scambio di coppia con una coppia di medici loro amici e di loro più grandi di qualche anno. Roberta aveva avuto già qualche avventura lesbica con amiche, sia nell’adolescenza, che più tardi, ma con questa amica ritrovò, pur nel matrimonio, un appagamento mai provato prima. Francesco più grande di lei di quasi dieci anni, aveva esperienza con molte donne, ma non aveva mai provato a condividere la donna con altri, maschi o femmine che fossero. Provando gli si era aperto il vaso di Pandora, ed era diventato inarrestabile. Vedere la sua mogliettina bionda e minuta sfondata da un maschio, o anche da due o tre (il massimo a cui erano arrivati), o avvinghiata ad una ragazza (lei preferiva ora ragazze giovani) era diventato uno dei piaceri più grandi e ricercati della sua vita sessuale.
- Tre insieme? Chiese Stefania
- Sì, rispose Roberta, imparerai che noi donne possiamo permetterci di soddisfare diversi maschi e oltre al piacere fisico si prova anche quello mentale per la potenza sessuale che possediamo. L’importante è la scelta dei maschi.
- In che senso?
- Nel solito senso, sempre delle scelte che dobbiamo fare noi donne, vogliamo maschi bravi e gentili, porci, con autocontrollo, possibilmente discreti … insomma dai, lo sai anche tu.
- Si ma io sono andata solo con un altro e …. vabbé il mio ragazzo. Tu invece?
- Eh io ne ho fatte tante!
E ammiccò sorridendo al marito.
- Si, fece lui annuendo, eccome, una volta mi ha lasciato da solo dieci giorni per andare a sciare con due amici. Amici maschi! Dieci giorni in cui l’ho sentita due volte per telefono. Non ti puoi immaginare che sofferenza e che eccitazione …. e quante seghe mi sono fatto.
E, rivolto a me, aggiunse:
- beh si tu mi capisci. C’è un che di masochistico nella cosa.
Eravamo ancora in soggiorno le due donne accoccolate sul divano, indossavano due t-shirt e delle mutandine dopo essersi fatte una doccia, io e Francesco eravamo rimasti nudi e sedevamo sulle poltrone. Roberta si alzò e venendo verso di me mi prese per mano facendomi alzare e disse ridendo:
- e allora facciamolo un po’ soffrire questo vecchio porco. Tanto ha comunque una giovane porcellina che lo può consolare
Sempre tenendomi per mano mi condusse per le scale in legno che portavano al piano superiore dove c’erano le stanze da letto. Entrammo in una camera matrimoniale con un letto enorme, lei afferrò la sovraccoperta con una mano e con un unico gesto la scaraventò a metà fra il fondo e il pavimento, scoprendo le lenzuola pulite.
- Mettiti comodo, mi disse.
Io mi sedetti un po’ incerto sul bordo del letto e lei si sbarazzò di maglietta e mutandine e mi salì a cavalcioni delle gambe sfregando il suo pube sul mio.
- È la prima volta che tradisci la tua ragazza? Mi chiese con un tono dolce, quasi materno. Stai tranquillo, continuò senza aspettare la mia risposta, le ho chiesto se le andava bene e lei ha detto di si, con convinzione.
- In pochi giorni vi siete dette tutto.
- Pochi giorni? Ribatté lei, io di voi so tutto da mesi, da quando siete tornati dalla Francia.
- Che troia Stefania, dissi io.
- Ma via che sei contento e poi, sì, è una bella troietta, ma non mi ha permesso di farmela prima che tu fossi presente. È stata onesta. Non vedeva l’ora, ma quando ci siamo viste e parlate a Firenze per la questione della barca, lei mi disse di no! Quando avevo già cominciato a pomiciarla.
E fece una delle sue belle risate argentine. Intanto fra quello che mi diceva e il contatto pelle contro pelle, il cazzo mi si era risvegliato e premeva contro di lei. Con un sorriso, scese dalle mie gambe e si inginocchiò sullo scendiletto, allargandomi le gambe prese possesso dell’asta e la guardò intensamente. Poi chinandosi in avanti se la portò alla bocca, senza altri passaggi, tenendolo alla base con la mano si mise il cazzo in bocca, chiudendo le labbra appena sotto la cappella. Io mi appoggiai all’indietro sui gomiti, mentre lei iniziava a succhiare lentamente e con voluttà con gli occhi chiusi. Scendeva fino a farselo arrivare sul fondo della bocca, ogni tanto, presa dalla passione esagerava un po’ e si procurava un riflesso faringeo, ma ci riprovava subito. Era troppo duro per farselo scivolare in gola, ma mi spompinava con grande impegno e piacere. Piacere mio, ma evidentemente anche suo. Dopo qualche tempo, chi lo sa quanto? Avete mai provato a misurare il tempo di un pompino? Io no. Dopo un po’, insomma, si interruppe, e sempre tenendolo in mano si alzò e mi salì di nuovo a cavalcioni infilandoselo nella fica lubrificata dalla libidine che aveva accumulato succhiandomi il cazzo. A quel punto mi resi conto che sulla porta Francesco e Stefania ci stavano guardando, mi lasciai andare all’indietro e chiusi gli occhi. Roberta iniziò a cavalcarmi lentamente ma con intensità, finché venne una prima volta con un lungo gemito sordo, quasi un lamento, e subito dopo, una seconda volta.
Ci doveva essere un accordo fra lei e Francesco e anche Stefania di lasciarci fare senza intervenire. Dopo il suo secondo orgasmo la scaricai di lato, era facile da maneggiare Roberta, le allargai le cosce e la penetrai iniziando a pompare. Dopo la mia prima venuta non avevo difficoltà a prolungare la scopata e ritardare l’acme del mio piacere, la chiavavo baciandola e dicendole porcate e lei continuò a restare nel suo stato di orgasmo quasi continuato a gambe larghe rispondendo alle mie spinte e alle porcate che le dicevo, alla fine mi disse che voleva sentirmi esplodere dentro di lei, mi attrasse in un bacio appassionato e io mi lasciai andare muovendomi sempre più velocemente esplodendo in un orgasmo fulminante come voleva lei. Venimmo insieme, quasi all’unisono, un orgasmo con i brividi sulla nuca, poi restammo attaccati anche qualche minuto dopo di che rotolai su un fianco e rimasi immobile recuperando la normalità del respiro. Poco dopo percepii un movimento sul letto, Francesco l’aveva presa per le cosce, trascinata sul bordo del letto e, inginocchiato dove lei era stata prima succhiandomi il cazzo, la stava ripulendo dal mio sperma. Non era un semplice leccare, la stava proprio succhiando attaccato come fosse un neonato al seno della madre. Capii che con questi due coniugi- amanti avevamo raggiunto qualcosa di primordiale, qualcosa che risaliva alla notte dei tempi, al sesso libero prima delle religioni e dei tabù, prima del patriarcato e della civiltà, non qualcosa di puramente animale, ma piuttosto qualcosa di profondamente spirituale, profondamente umano. Gli altri animali non creano queste atmosfere. Alzai la testa e vidi che anche Stefania sorrideva, sentii un impeto di amore che comprendeva lei, i nostri amici, il mare di cui sentivo la tranquilla risacca estiva sul molo esterno del porto, l’odore dei pini e delle ginestre, l’universo.
Quella notte andammo avanti fino all’alba, poi ci addormentammo tutti nel grande letto, nudi e in parte in contatto pelle contro pelle. Durante le ore di sonno, ci furono movimenti, mani che accarezzavano, gambe che si sovrapponevano, capelli che facevano il solletico ora sulla schiena ora in faccia.
Quando mi svegliai era giorno pieno la stanza era in pieno sole e faceva caldo, mi sentivo felice, guardai intorno a me, le lenzuola mostravano macchie di sperma e fluidi che testimoniavano le imprese della notte prima. Tardai ancora un po’ poi mi alzai, mi infilai un paio di pantaloni corti non miei, e scesi al piano terra dove gli altri stavano facendo colazione. (continua)