L’incontro di due bellissime donne, ex colleghe ballerine e amiche di lunga data, sfocia in un weekend di sesso infuocato con i loro mariti.


Valeria ed io ci siamo conosciute più di venticinque anni fa ad una audizione di danza per la televisione nazionale, dove fummo scritturate entrambe, iniziando così a lavorare insieme. Entrammo subito in sintonia e diventammo amiche per la pelle.


Nel nostro ambiente eravamo considerate delle mosche bianche. Eravamo tassative nel rispettare con la massima puntualità gli orari delle prove e degli spettacoli, e non mancavamo mai alle dure e prolungate sessioni di allenamento. Terminato il lavoro, molte altre nostre colleghe e colleghi andavano in discoteca, dovendo farsi di coca per reggere tali ritmi. Valeria ed io, invece, tornavamo subito a casa e andavamo a nanna.


I registi e i coreografi seri ci adoravano, oltre che per la nostra bellezza, per la nostra serietà e professionalità. Eravamo invece odiate dai personaggi meno seri, perché non abbiamo mai ceduto ad alcun compromesso per avere una scrittura: oltre a ritenere tali proposte un insulto alla nostra professionalità, non ne avevamo bisogno, date le innumerevoli richieste che ricevevamo anche per sceneggiati, spot pubblicitari e telefilm.


Certo è che la nostra professione ci imponeva una vita quasi monacale. Nei diversi anni di frequentazione, entrambe abbiamo avuto i nostri fidanzati, ma le storie non duravano a lungo, proprio a causa della nostra totale dedizione al lavoro e al poco tempo libero disponibile.


Dopo sei o sette anni di questa vita, Valeria, che è sempre stata sessualmente un po’ più birichina di me, conobbe il rampollo di un facoltoso imprenditore e se ne innamorò. Decise così di lasciare la sua carriera e di sposare quel ragazzo bello e gentile che la adorava. Anche se persi un’affiatata collega, fui molto felice per lei.


Il mio lavoro mi portò per alcuni anni a fare spettacoli in giro per il mondo, così i nostri contatti si diradarono. Quando decisi di rientrare definitivamente in Italia, tornammo a sentirci ed avemmo occasione di vederci qualche volta. Dopo sposata, Valeria andò a vivere vicino a Siena, nella tenuta di famiglia del marito che aveva preso le redini dell’azienda dopo che il padre, ormai anziano, si era ritirato.


Nonostante la lontananza fisica, la nostra amicizia proseguì assiduamente. Ci sentiamo tutt’ora almeno un paio di volte al mese, spesso in video chiamata. A giugno di quell’anno, durante una di queste conversazioni, Valeria mi manifestò una certa frustrazione per i numerosi impegni lavorativi del marito e il conseguente poco tempo che potevano trascorrere insieme. “Figurati che gli hanno consegnato la nuova Porsche due mesi fa ed è riuscito ad usarla una sola volta!” mi riferì sconsolata, tanto per darmi la misura del poco tempo libero che aveva Marco.


Dopo circa diciotto anni di matrimonio, Valeria era ancora innamoratissima di suo marito. Mi disse che in quei giorni Marco era a Parigi da alcuni clienti, poi sarebbe tornato quel giovedì, ma avrebbe dovuto ripartire la domenica stessa per venire a Milano ad una fiera, e sarebbe rimasto via per quasi tutta la settimana.


Colsi l’occasione al balzo: “Ma perché non proponi a tuo marito di accompagnarlo? Potreste partire da Siena venerdì mattina. Invece di andare in hotel, venite a casa nostra e vi passate un bel weekend rilassante, nostri ospiti. Poi, mentre tuo marito in settimana sarà a Milano, noi ci passiamo le giornate nella nostra piscina…”


“Dici davvero, Monica? Non vi disturbiamo? Sarebbe proprio meraviglioso!”


“Ma figurati, Vale! Anzi, mi piacerebbe farti conoscere il mio dolce marito e sono sicura che lui e Marco entreranno subito in amicizia.”


“Grazie di cuore, cara. Appena Marco mi chiama gli riferisco la tua proposta. Se non ha altri impegni o casini imprevisti, potrebbe accettare.”


“Buttagli lì questo, per incentivarlo nella decisione: quale sarebbe la migliore occasione per fare una bella scarrozzata con la sua nuova Porsche? Vedrai che accetterà senza indugi.”


Infatti fu così. Marco rientrò da Parigi giovedì in tarda serata e partirono nella mattinata di venerdì, giungendo a casa nostra nel primo pomeriggio.


Come eravamo contente di riabbracciarci: rimanemmo strette a lungo, dandoci anche qualche bacio amichevole.


Valeria era rimasta bellissima, anche lei quasi cinquantenne.


È alta un metro e ottanta, fisico scolpito, quarta di seno, carnagione ambrata, lunghi capelli neri sempre raccolti a coda alta, occhi nocciola e labbra carnose.


Marco, che ha cinque anni in più, è un bell’uomo, dall’aria sicura ma molto cordiale, e muore dietro a lei.


Subito gli manifestai la mia riconoscenza di aver portato con sé la mia amica e la mia gioia che si fossero concessi un po’ di relax insieme.


Mio marito e Marco entrarono subito in confidenza e, dopo pochi minuti, sembravano amici da sempre.


Feci visitare la casa ai nostri ospiti e mostrai loro la camera da letto.


“Usatela spesso questo weekend!”, esortai Valeria con molta complicità e malizia.


“Tranquilla, ne ho proprio tanto bisogno…” mi sussurrò lei, abbracciandomi ancora.


Scendemmo in cucina, dove avevo preparato degli appetitosi spuntini e delle bevande fresche.


Prima che partissero, avevo detto a Valeria di non fermarsi a mangiare in autostrada, perché da noi avrebbero trovato ogni conforto al loro appetito.


Mio marito si assicurò che il tavolo da pranzo, sotto il pergolato a fianco alla piscina, fosse apparecchiato a dovere e ci trasferimmo all’esterno.


Dopo pranzo, io e Valeria andammo a metterci i costumi da bagno (solo la parte sotto, perché non avevamo pudore di mostrare ai nostri rispettivi ometti le nostre belle tette).


Valeria indossò un bellissimo tanga blu elettrico metallizzato, a vita alta. Io, invece, optai per un micro perizoma rosso, in quanto mi dà molto fastidio il segno bianco del costume sull’abbronzatura.


Quando i nostri mariti ci videro, apprezzarono vivacemente.


Con Valeria rimanemmo in piscina tutto il pomeriggio, mentre gli uomini andarono a fare un giro con la Porsche di Marco che manifestava a mio marito tutto l’entusiasmo per il suo nuovo acquisto.


Tornarono verso le diciotto e Marco disse che sarebbe andato a coricarsi un’oretta, prima di cena. Valeria balzò dalla sdraio e disse che lo avrebbe accompagnato un attimo, poi si voltò verso di me e mi strizzò l’occhio in segno di intesa.


Le risposi mandandole un bacio. La mia amica aveva preso alla lettera la mia esortazione, affinché lei e il marito usassero spesso la camera da letto. La guardavo mentre lo raggiungeva: era veramente una femmina da sballo. Da lì a pochi minuti, si sarebbero fatti una bella e salutare scopata, dopo tanti giorni di lontananza.


Pensando a loro, era venuta voglia anche a me, ma volevo preparare una bella cenetta per i nostri ospiti, così andai in cucina e chiesi a mio marito di darmi una mano.


Mai dire a mio marito “Dammi una mano”: chissà come mai, lui capisce sempre “Mettimi una mano” e infatti mi tampinava continuamente e mi ritrovavo sempre una mano sul sedere o sulla patatina. Era eccitato dal pensiero che i nostri ospiti, al piano di sopra, erano impegnati in appassionati giochi amorosi, e anche io gli sarei saltata addosso all’istante, ma l’obiettivo era di finire di preparare la cena, per cui lo dissuasi, promettendogli che questa sera ci saremmo tolti tutte le voglie.


Valeria e Marco scesero per la cena, poco prima delle venti.


“Riposato bene?” chiesi loro con tono maliziosetto, e lei, complice: “Ci siamo fatti una mega “riposata” che neanche ti immagini!”


“Bene, bravi. Adesso andiamo a tavola perché certe “riposate” mettono appetito, vero Marco?” Sorrise sornione, probabilmente aveva compreso bene a cosa alludevamo Valeria ed io con “riposare”!


La cena trascorse allegramente, parlando di un sacco di cose.


Dopo il dessert, accesi un po’ di musica in sottofondo, regolai le luci affinché fossero soffuse e ci sedemmo nel salotto esterno.


Valeria ed io facemmo diversi bagni.


In quell’atmosfera serena, rilassata e armoniosa, la mia voglia di sesso stava crescendo.


Marco, stremato dal viaggio e dalla giornata, si appisolò.


Annunciai a Valeria che io e mio marito saremmo saliti in camera a “riposare” anche noi.


Rise e mi chiese se poteva rimanere ancora un po’ in piscina con Marco, sempre appisolato, a godersi quella magia.


Ovviamente acconsentii e ribadii che potevano disporre della casa come volevano.


Finalmente, mio marito ed io arrivammo in camera nostra. Non mi diede nemmeno il tempo di spogliarmi che mi lanciò letteralmente sul letto.


Atterrai sul materasso di schiena e con le gambe completamente divaricate, lui si tuffò immediatamente tra le mie cosce e iniziò a leccarmi la patatina come un vero porcello. Che furia, che slinguate incredibili! Era proprio assatanato il mio amore! Io avevo una voglia di pisello da rasentare la follia.


Lo lasciai continuare per qualche minuto, poi gli dissi di spogliarsi. Non gli diedi nemmeno il tempo di togliersi la camicia che gli avevo già slacciato i pantaloni e mi ero avventata sul suo cazzo che, da quanto ero vogliosa, mi sembrava più grosso del solito. Gli stavo facendo il più potente pompino che abbia mai fatto in vita mia. Mi fermai un attimo e gli chiesi: “Sicuro di resistere se continuo così?”


“Tranquilla, stasera ti distruggo!”


Continuai ad assaporarmi il suo magnifico pisellone per un po’, poi lo feci sdraiare e mi misi a sessantanove. “Avrei voglia del tuo sperma in bocca… Poi riesci anche a scoparmi?”


“Certo amore, vai alla grande.”


Stavo per venire anche io e mi controllai, fino a quando non sentii la prima contrazione del suo pisello che preannunciava l’imminente spruzzata. Aiutai la mia bocca con alcuni veloci segate che sortirono l’effetto atteso.


Mio marito si sciolse in una colossale sborrata che volli bere completamente. Avere il suo sperma in bocca provocò anche a me una scarica di piacere che mi partì dalla vagina e mi arrivò al centro del cervello.


Crollai su mio marito, mentre aveva ancora in bocca la mia patatina che grondava il mio miele di femmina.


Non eravamo ancora sazi, ma ci concedemmo una piccola pausa per riprendere fiato, bere ed asciugarci dal sudore e dai nostri umori.


Durante questa piccola pausa, nel più totale silenzio che regna sempre a casa nostra, sentimmo uno sciacquio provenire dal giardino. Mi affacciai dalla finestra che dà sulla piscina e vidi che Valeria e Marco erano in acqua. E ci stavano scopando di brutto!


Valeria era con la schiena appoggiata al bordo. Marco mi dava le spalle e vedevo le gambe di lei che gli cingevano i fianchi. Marco le dava dei potenti affondi che provocavano le onde di cui avevamo sentito il rumore; lei era aggrappata al suo collo e gli conficcava le unghie nella schiena. Aveva gli occhi chiusi e la bocca aperta dal godimento, e assecondava le spinte del marito muovendo sinuosamente il bacino.


Rimanendo in silenzio, feci veloci cenni a mio marito di venire a vedere il meraviglioso spettacolo. Lui si mise alle mie spalle e osservò l’eccitante scena.


Dopo qualche istante, sentii le sue mani stringermi i seni e stuzzicarmi i capezzoli. Mi stavo sciogliendo di nuovo. Il suo pisello era tornato come il marmo e me lo sentivo tra i glutei. Mi insinuò delicatamente, ma in modo deciso, una mano tra le gambe e io non persi tempo ad allargarle, continuando a guardare i due piccioncini in piscina.


Dopo qualche pastrugnata alla mia patatina, arretrai il bacino verso mio marito, inclinandomi in avanti e aggrappandomi al davanzale della finestra. Colse subito il mio invito a scoparmi in quella posizione, puntò il suo pisello all’ingresso del mio fiore ed entrò senza incontrare difficoltà.


Nel frattempo, i nostri amici erano usciti dall’acqua.


Valeria fece distendere il marito sul bordo e gli salì sopra all’amazzone, iniziando la sua cavalcata lentamente. La osservavo con attenzione, anche perché quella è la mia posizione preferita e cercavo di valutare la maestria della mia amica.


Anche Valeria sembrava essere molto brava a scopare stando sopra. Accelerò i movimenti sussultori, aggiungendo anche ampi ondeggiamenti laterali.


Mio marito continuava a scoparmi alla grande e non avrei resistito a lungo, ma volevo prima vedere l’orgasmo di loro due.


Per via della mia esperienza di grande amazzone del pisello, sapevo che, muovendosi in quel modo, Valeria non avrebbe consentito al marito di resistere a lungo, prima di esplodere. Infatti, le bastarono pochi minuti e Marco arrivò all’orgasmo.


Vidi chiaramente le contrazioni del suo ventre che accompagnavano le spruzzate di seme che stavano riempiendo Valeria, anch’ella in piena estasi, che si abbandonò sul petto del marito baciandolo avidamente.


Ora toccava noi far culminare la nostra scopata. Mi aggrappai ancora più forte al davanzale della finestra, contrapponendo i movimenti del mio bacino alle pompate di mio marito. Pochi colpi ancora e venimmo all’unisono. Continuai a muovermi ancora per farlo scaricare completamente, poi mi voltai, lo abbracciai forte forte e lo baciai con tutto l’amore che provo per lui.


Non avevamo più forze. Ci buttammo sul letto, senza nemmeno pulirci e, mentre mi stavo addormentando, sentivo colare il suo sperma fuori dalla mia patatina. Quanto ti amo amore mio!


La mattina seguente, ci ritrovammo tutti e quattro per la colazione. Decidemmo che gli uomini sarebbero andati a far provviste per il pranzo e per i pasti della domenica, mentre Valeria ed io saremmo rimaste a prendere la tintarella in piscina e avremmo preparato il pranzo.


Il pomeriggio ancora in piscina fino alle diciassette e trenta, allorquando ci saremmo preparati per andare a cena nel nostro ristorante preferito, sul lungolago di Como.


Finita la colazione, gli uomini andarono a fare la spesa e noi due, come stabilito, facemmo il primo bagno della giornata. Con l’assenza degli uomini, approfittai per confidare a Valeria che la sera precedente li avevamo osservati, mentre lei e suo marito facevano l’amore in piscina. Non avrei potuto farne a meno, perché noi due siamo sempre state reciprocamente sincere e mi sarei per sempre sentita in colpa se non glielo avessi detto.


Mi chiese: “Abbiamo fatto la cosa più naturale e bella di questo mondo, ma ti pare che possa essere un problema se ci hai guardati? Se avessimo avuto di questi pudori, saremmo andati in camera nostra.”


Fui molto sollevata dalle parole di Valeria, che aggiunse: “Sincerità per sincerità: ti confesso che mi sono accorta che ci stavate guardando e gliel’ho sussurrato a mio marito. Devo dire che la cosa ci ha molto eccitati!”


Alla mia amica allora raccontai la nostra prima esperienza di questo tipo, che avevamo vissuto il Natale precedente a casa di Mirella e Aldo. Lei mi disse che anche loro sarebbero rimasti molto intrigati da una tale situazione che non avevano mai sperimentato.


I nostri mariti tornarono dalla spesa: avevano comprato tanta roba da sfamare un reggimento di Alpini.


Valeria mi aiutò a sistemare tutto e preparammo il pranzo che consumammo sotto il pergolato.


Il pomeriggio trascorse in pieno relax, tra bagni, tintarella, giochi e scherzi. Arrivò così l’ora che avevamo stabilito per andarci a preparare. Valeria ed io avevamo concordato che, quella sera, avremmo dovuto essere il massimo del massimo per i nostri adorati mariti.


Mi feci una bella doccia, curai la mia depilazione e mi cosparsi di crema profumata, per rendere bella luminosa la mia abbronzatura.


Durante il pomeriggio, avevo già deciso come mi sarei vestita e truccata. Scelsi il mio vestito da “sirena bianca”: è un abito in tessuto bianco elasticizzato e aderentissimo. Così aderente che non si può mettere nessun tipo di biancheria intima, nemmeno la più sottile o minuscola, altrimenti si vedrebbe e rovinerebbe l’effetto “seconda pelle”. Fortunatamente, non è trasparente; nella sua semplicità è un vero capolavoro, in quanto è realizzato senza nessuna cucitura.


Sul davanti ha una profonda ma non indecente scollatura, mentre, sul dietro, la schiena rimane quasi totalmente scoperta, fin quasi al solco dei glutei.


Per valorizzare queste aperture, ė necessario avere i capelli corti o portarli raccolti, per cui mi pettinai con un elegante chignon alto (tipo Eva Kant, per intenderci) che rifinii maniacalmente con il gel, per domare gli ultimi boccoli ribelli e renderli belli lucidi.


Per il trucco, optai per qualcosa di molto particolare ed inusuale, che mi conferisse uno sguardo profondo senza essere troppo marcato.


So truccarmi in decine di modi differenti, riuscendo persino ad apparire una persona diversa. Quando lavoravo in teatro o in televisione, usufruivo delle truccatrici solo in casi eccezionali. Siccome avrei indossato i miei sandaletti Swarovski, al trucco aggiunsi qualche tocco di glitter scintillante.


I sandaletti sono meravigliosi: sono ricoperti di cristalli che, quando mi si osserva sul davanti, sembra che cammini sulle stelle e, visti da dietro, grazie al tacco in plexiglass trasparente, sembro fluttuare a dodici centimetri da terra.


La preparazione durò quasi due ore, ma ora ero pronta e, ragazzi, scusate la meritata immodestia, ebbi un mezzo capogiro, quando mi guardai allo specchio.


Un soffio di profumo e uscii dalla mia camera, dove incontrai Valeria, anche lei appena pronta e altrettanto strepitosa. Indossava un tubino color arancione del sole al tramonto, aderentissimo anche il suo, e lungo poco sopra il ginocchio, che esaltava il suo fisico latino.


Ai piedi portava dei sandaletti neri con tacco vertiginoso e laccetto sopra la caviglia (che ti conferiscono un’aria piacevolmente “un po’ zoccola”), che facevano pendant con i suoi lunghissimi capelli neri, raccolti in una splendida treccia. Lei aveva scelto un trucco più aggressivo, con sfumature di colore oro e arancio che si allungavano fino alle tempie.


Ci guardammo con occhi scintillanti, ognuna sorpresa e orgogliosa dell’aspetto dell’altra. Le misi una mano su un fianco: anche lei non portava biancheria intima.


“Stai a vedere l’espressione dei nostri mariti!” esclamò lei.


Mi precedette di qualche passo, mentre scendeva la scala che ci avrebbe condotte in sala, dove ci aspettavano i nostri maschietti. Le guardai le gambe, i fianchi e il culo: era veramente uno schianto la mia cara Valeria! Se solo fossi stata minimamente lesbica, me la sarei fatta all’istante.


Mio marito e Marco ci sentirono scendere e si voltarono insieme.


A differenza di mio marito, Marco non era abituato ai miei look scenografici. Deglutì a fatica, bevve in un solo sorso il suo drink ed esclamò: “Con tutto il rispetto per le signore, ma erano anni che non vedevo tanta figa messa insieme!”


Io e Valeria ridemmo, inorgoglite del complimento. Facemmo un giro su noi stesse per farci ammirare da ogni lato, poi chiesi a Valeria: “Pronta a fare strage? Allora andiamo!”


Arrivammo in città e parcheggiammo nell’autosilo, appena fuori le mura.


Per arrivare al ristorante, avremmo dovuto attraversare a piedi tutto il centro storico.


La prima parte della passeggiata fu tranquilla: camminavamo per mano ai nostri mariti, fermandoci di tanto in tanto a guardare qualche vetrina. Parlando, ci ritrovammo a camminare una a fianco all’altra senza di loro.


Avevo intuito che mio marito aveva coinvolto Marco nel gioco che facciamo spesso, cioè di rimanere qualche passo indietro per guardarmi il culo e per osservare le reazioni degli altri uomini che, credendo sia sola, non risparmiano sguardi, approcci e commenti.


Man mano che ci inoltravamo verso il centro, le stradine si facevano sempre più affollate; Valeria ed io iniziammo a venire abbordate da giovani e più maturi, soli o in coppia.


Molti si rivolgevano a noi con apprezzamenti gentili, qualcuno persino galante. Altri erano più sfrontati, per non dire di alcuni decisamente volgari ed inaccettabili. In alcuni casi, l’insistenza nell’approccio fu tale che dovemmo far notare che a pochi passi c’erano i nostri mariti. In un caso, addirittura, fummo costrette a fare dietro-front e ad attaccarci a loro, per dimostrare che non eravamo sole. Chiedemmo loro di starci vicini, finché non fossimo arrivati a destinazione.


Facemmo il nostro ingresso nel ristorante, dove fummo accolti dal proprietario come se fossimo dei personaggi famosi. Gli altri clienti già nella sala si voltarono sbalorditi, chiedendosi chi mai fossimo. Valeria ed io attraversammo l’ambiente venendo letteralmente divorate dagli sguardi.


Mentre venivamo accompagnati al nostro tavolo, non potei fare a meno di dirle a bassa voce: “Mi sto già eccitando.” Lei replicò: “Figurati io!”


Fummo fatti accomodare nella saletta più riservata, con terrazza prospiciente sul lago. Il cibo superlativo e l’atmosfera veramente fantastica fecero trascorrere la serata in un lampo.


Dopo il dessert, Valeria ed io ci alzammo per andare a rinfrescarci in bagno. Nella sala principale, la clientela era per la maggior parte cambiata, rispetto a quando eravamo arrivati, per cui il nostro passaggio destò nuovamente sguardi e attenzione da parte di quasi tutti.


Quando uscimmo dal bagno, con nostra sorpresa, trovammo due distinti signori ad attenderci che ci sorrisero e ci salutarono molto galantemente, aggiungendo: “Non abbiamo potuto fare a meno di apprezzare la vostra notevole bellezza. A costo di apparire sfacciati, ci farebbe piacere se vorreste accettare l’invito al nostro tavolo. Abbiamo terminato di cenare ma, se lo gradite, potremmo trattenerci molto volentieri per bere qualcosa insieme.”


Gli rispose Valeria: “Grazie, apprezziamo i vostri complimenti ma, per l’invito, siamo costrette a declinare perché abbiamo il nostro tavolo nell’altra sala e dobbiamo ancora terminare la cena.”


Il più belloccio e intraprendente dei due sembrò desistere, ma continuò la conversazione, chiedendoci se eravamo del posto o se eravamo in vacanza. Io risposi che eravamo italiane ma vivevamo a New York. Eravamo a Como per lavoro, dovendo seguire un progetto che il nostro studio stava sviluppando in città.


Il tizio tornò alla carica, dicendo che avrebbero potuto aspettarci nel mentre terminavamo la cena, per poi andare a fare una passeggiata e concludere la serata, bevendo qualcosa a casa dell’altro.


Io e la mia amica ci guardammo, convenendo che i due ci avevano scambiate per facili prede, quindi lei disse: “Grazie ancora, ma non è il caso. Domani mattina dobbiamo svegliarci presto.”


Il più taciturno e rozzo dei due prese la parola piuttosto spazientito, della serie “nessuna donna mi ha mai rifiutato” ed esordì: “Scusate, ma voi due andate in giro così e non volete divertirvi? Guardate che, voi volendo, possiamo anche pagare bene…”


Invece di reagire a ceffoni, come avrebbero meritato, dato che ci avevano appena considerate delle puttane, Valeria ed io ci guardammo nuovamente con molta complicità, e non avemmo bisogno di parole per mettere in atto un gioco che facevamo sovente da giovani: “Non è una questione di soldi, il fatto è che noi, non solo siamo lesbiche incallite, ma siamo anche sposate tra noi due, per cui i maschietti proprio non ci interessano.”


Uno di loro affermò deciso: “Non ci credo!”


Valeria si voltò verso di me, mi tirò contro di lei, mi abbracciò forte e mi diede un appassionatissimo bacio con tanto di lingua. I due rimasero impietriti, si guardarono e si dileguarono in un lampo.


La mia amica ed io avevamo gli occhi che scintillavano e due sorrisi radiosi. Ridendo, tornammo al nostro tavolo, dove i nostri mariti ci attendevano e ci chiesero curiosi il perché di tanta ilarità. Gli rispondemmo che gli avremmo raccontato tutto una volta tornati a casa.


Dentro di me però ero rimasta scossa dal bacio di Valeria: non avevo mai baciato una donna, non l’avevo nemmeno immaginato che sarebbe potuto accadere. Ma il problema, se così posso chiamarlo, non era tanto di averlo fatto, anche se non di mia iniziativa, ma che mi era piaciuto, tantissimo!


Anche se durò solo qualche istante, sentii che la mia mente si era fusa istantaneamente con quella di lei, come mi succede con mio marito, e solo con lui, quando facciamo l’amore.


E poi, la bocca di Valeria aveva un sapore ed un profumo così buoni; mentre mi abbracciava, avevo sentito i suoi seni premere contro i miei e provai una scossa nei capezzoli. Dovetti però accantonare momentaneamente questi pensieri, per tornare partecipe alla conversazione con gli altri, ma un paio di volte vidi gli occhi della mia amica guardarmi in modo diverso dal consueto.


Marco pagò il conto e ci avviammo verso l’uscita. Il ristorante era ormai quasi vuoto e il titolare si trattenne con noi qualche minuto, facendo ai nostri mariti i complimenti per le rispettive consorti e regalando, a me e alla mia amica, tre rose ciascuna.


Uscimmo e riattraversammo il centro storico. Era passata da poco la mezzanotte e la ressa di turisti era ormai un ricordo. Alcune stradine secondarie erano praticamente deserte, per cui i nostri mariti poterono permettersi di farci qualche effusione un po’ audace, mentre passeggiavamo. Valeria e il marito ci precedevano di qualche metro; vedevo la mano di Marco che, regolarmente, scendeva dal fianco destro della moglie fin sul suo gluteo, percorreva il tragitto inverso per salire fin sul suo seno per una breve carezza, e poi tornava giù.


Dal resto, era quello che stava facendo anche mio marito a me, solo che, essendo dietro di loro, poteva indugiare maggiormente su alcune parti del mio corpo.


I nostri uomini erano manifestamente eccitati dall’atmosfera e dal nostro abbigliamento, per cui lasciammo che esprimessero i loro desideri che presto Valeria ed io avremmo saputo soddisfare completamente.


Arrivati a casa, mio marito si preoccupò di accendere le luci del patio e della piscina e mettere un po’ di musica d’atmosfera; prese il secchiello con il ghiaccio e i bicchieri che portò nel salotto esterno. Io e Valeria sistemammo in un vaso le rose, quindi andammo in bagno a fare pipì e a controllarci il trucco. Ovviamente, rimanemmo vestite come i nostri mariti ci desideravano.


Ci accomodammo sui divani, ci versammo qualche drink e mio marito, mentre mi accarezzava le gambe, esordì: “Certo che, questa sera, per qualche istante Marco ed io abbiamo veramente temuto per la vostra incolumità. Vestite così, avete veramente suscitato una tempesta ormonale globale… A proposito, dovete ancora spiegarci perché ridevate, quando siete tornate dal bagno.”


Non avemmo alcuna riserva a raccontare in ogni dettaglio quanto era accaduto e che i bellimbusti del ristorante ci avevano anche offerto parecchi soldi per fare loro compagnia.


Valeria aggiunse: “Mony, ma ti rendi conto che abbiamo 50 anni e ci abbordano come fossimo ragazzine? Non ti fa sentire bene tutto ciò? Io mi sento al settimo cielo quando mi succede.”


Marco sottolineò: “E per fortuna che noi non siamo gelosi, altrimenti, con due gnocche come voi, ci sarebbe da vivere una vita d’inferno.”


Intervenni io: “Se voi non siete gelosi non è per vostra fortuna, ma è perché io e Valeria non ve ne diamo motivo. Siamo innamoratissime e pienamente soddisfatte della nostra vita e del sesso che facciamo con voi. Tutti gli altri uomini sono per noi dei manichini. Sì, è vero, ci piace provocarli e farglielo rizzare con il nostro aspetto, ma è solamente un gioco che facciamo per sentirci ancora fresche e che piace anche a voi. Parlo con certezza per me, ma sono sicura che anche per Vale sia lo stesso: non andremmo mai oltre, vero Vale?”


Evitai ti portare a conoscenza dei nostri amici di quegli episodi dove, non solo mio marito non si era dimostrato geloso, ma mi aveva addirittura spinto a scoparmi un altro, come successe a Kos, poi l’anno dopo in Corsica e ancora in Sardegna. Ma questo era il nostro dolce e piccante segreto e ci eccitava da morire che rimanesse tale per chi ci conosceva come una insospettabile e irreprensibilissima coppia.


“Puoi starne certa, anche perché se fossimo state diverse, quei due ce li saremmo potuti portare nei gabinetti, farceli in 5 minuti, perfino prendere dei soldi e nessuno si sarebbe accorto di nulla!”


“Questi discorsi mi hanno fatto venire caldo. Cosa ne dici se ci facciamo un bagnetto, Vale?”


“Molto volentieri!” rispose lei, scattando in piedi.


Molto disinvoltamente, si sfilò all’istante il vestito, rimanendo completamente nuda, lo appoggiò sul divano e si diresse sul solarium al lato opposto della piscina. Per tutto il percorso, noi rimanemmo ammutoliti, guardando quella bellezza statuaria camminare senza alcuna malizia e con la massima naturalezza, nonostante la sua nudità.


Arrivata al solarium che ci era di fronte, si chinò per slacciarsi i sandaletti, li sfilò e si tuffò. Quando riemerse, io ero ancora immobilizzata da quello spettacolo, così lei mi chiamò: “Mony, ma tu non vieni?”


“Arrivo subito, cara!” le risposi.


Mi alzai dal divano e feci lo stesso, spogliandomi ed entrando in piscina dalla scala laterale.


I nostri mariti avevano gli occhi fuori dalle orbite. Valeria ed io stavamo offrendo loro uno spettacolo impagabile, soprattutto perché non avevamo atteggiamenti provocatori, ma eravamo al massimo della nostra naturalezza e spontaneità. Sicuramente non poterono fare a meno di vedere i nostri culi e le nostre patatine, quando facevamo qualche piroetta per immergerci.


Sguazzammo nell’acqua tiepida per un po’, poi lo sguardo di Valeria divenne più malizioso.


Guardando me, ma rivolta ai nostri mariti, chiese a voce alta: “Ma i nostri ometti non hanno caldo? Perché non vengono a rinfrescarsi anche loro insieme a queste due sirenette, sole solette?”


Loro si guardarono con intesa e mio marito, maliziosamente, proferì: “Ma non abbiamo il costume…”


“E se poi le due sirenette si scandalizzano, vedendoci nudi?” aggiunse Marco.


Valeria ed io scoppiammo in una fragorosa risata, guardandoci con occhi scintillanti e pieni di intesa.


“Tranquilli, per questa sera faremo uno sforzo e cercheremo di non arrossire!” esclamai.


Non indugiarono, si svestirono velocemente e si diressero verso la vasca. Valeria ed io non potemmo fare a meno di notare che entrambi avevano il pisello già bello duro. Si stava preannunciando un prosieguo molto interessante.


Entrati in acqua, andammo incontro ai rispettivi consorti, li abbracciammo e li baciammo appassionatamente. Sguazzammo ancora un po’ ridendo e scherzando.


Poi, l’atmosfera si fece più intrigante: Valeria e Marco iniziarono a baciarsi con trasporto, stando con i loro corpi aderenti l’uno all’altra. Le mani di Marco le accarezzavano la schiena e i glutei. Io mi rivolsi al mio amore, facendogli notare quanto erano teneri e carini, aggiungendo che ero così felice per tutto quello che stava accadendo.


Lui mi disse: “È solo merito tuo, amore mio. Sei una grande donna, oltre che una femmina superlativa.”


Presi a baciarlo con tutta la passione di cui ero capace. Lo desideravo da morire e non avevo alcuna riserva a fare l’amore lì, all’istante, anche se la mia amica e il marito erano a pochi metri da noi.


D’altronde, Valeria mi aveva espresso che una tale situazione li avrebbe intrigati ed eccitati, per cui non ci sarebbe stata migliore occasione per togliere loro la curiosità, in modo così spontaneo e non pianificato.


Nel frattempo, loro due avevano fatto progressi: le mani di Marco stavano pastrugnando di brutto le tette di Valeria. I loro corpi ora erano più distanziati, in quanto la mia amica aveva insinuato un braccio e, attraverso l’acqua cristallina, vidi la sua mano che impugnava il membro di suo marito e lo stava masturbando, con movimenti lenti e profondi.


Sentivo il pisello di mio marito che premeva vigorosamente nei pressi del mio ombelico, per cui non indugiai oltre e glielo strinsi, facendolo scorrere con movimenti rotatori lungo la mia pancia.


Lui portò la sua mano sulla mia patatina e me la chiuse completamente nel palmo. Una sensazione di calore salì istantaneamente dal mio sesso e pervase tutto il mio corpo. Sentii chiaramente la mia vagina rilassarsi: lei, come me, era fremente di farsi riempire dal suo cazzone.


Constatai che Valeria ed io avevamo le medesime tempistiche: mi voltai a guardarli, proprio nell’istante in cui lei, aiutata dall’effetto del galleggiamento e aggrappata alle spalle di Marco, diede una leggera spinta verso l’alto, divaricò le splendide gambe e “ammarò” direttamente sul suo pisello. Gli cinse i fianchi con le gambe ed iniziò a muoversi lentamente su e giù. Si stava facendo scopare dolcemente e il viso del marito era in estasi.


Il mio strinse i miei glutei e mi sollevò per posizionare il suo membro all’altezza giusta. Aprii le gambe al massimo e mi fece cadere di peso. Il pisello scivolò dentro di me senza ostacoli. Quindi contrassi i muscoli delle cosce, affinché quelli vaginali si facessero sentire vigorosamente. Ero eccitata da morire e non avrei resistito molto prima di raggiungere l’orgasmo, per cui feci in modo di portare anche lui al culmine, dandogli delle potenti pompate con la mia vagina.


Anche Valeria e Marco ci stavano dando dentro di brutto. Lei lo stava cavalcando alla grande e Marco emetteva frequenti gemiti di piacere.


Avvisai mio marito che non avrei potuto trattenere l’orgasmo più a lungo. Rispose di venire quando volevo perché anche lui era pronto.


Una scarica di elettrizzante, assoluto e totale piacere mi attraversò tutto il corpo. Persi completamente il controllo della mia ragione, tant’è che non mi curai della presenza dei nostri amici e urlai: “Adesso amore… Vengo… Vengo… Ahhh… Riempimi… Oh, siii… Così… Siii…”


Mio marito esplose dentro di me, con copiosi getti di sperma che sentii espandersi e venire compressi dalle successive pompate di cazzo che sembravano non esaurirsi mai.


Mi aggrappai a lui ancora più tenacemente, in quanto non ero sicura che avrei potuto recuperare a breve il mio coordinamento motorio per poter nuotare o, almeno, galleggiare, tanto meno non c’era verso di riprendere la mia mente che volava nello spazio alla velocità della luce.


L’unica cosa di cui mi resi conto, negli istanti successivi, furono i gemiti di Valeria e Marco che, evidentemente incoraggiati nella loro spontaneità dalle mie urla di piacere, anche loro non si trattennero, facendoci sentire il momento in cui raggiunsero l’orgasmo.


Continuai a tenere gli occhi chiusi, volando con il pensiero, aprendoli solo qualche istante per cogliere lo splendido viso di Valeria nell’attimo in cui scatenò l’orgasmo del marito che l’avrebbe riempita con il denso succo del suo piacere.


Mi furono necessari parecchi minuti per riprendermi, durante i quali mio marito continuava ad abbracciarmi amorevolmente e a darmi teneri bacetti sul viso e sul collo.


Quell’orgasmo fu veramente tremendo: persi tutte le forze e quasi mi dimenticai dei nostri ospiti che avevano goduto a pochi metri da noi.


Mi obbligai a tornare in me, perché avevo voglia di comunicare con Valeria.


Anche lei dava segni di essersi ripresa da poco. Attesi che terminasse di baciare suo marito e che si staccasse da lui.


Infine, si mosse, nuotando verso di noi. Le andai incontro. Penso che nessuno al mondo possa immaginarsi l’espressione di gioia sui nostri visi, i nostri sorrisi smaglianti e le scintille raggianti che sprizzavano dai nostri occhi.


Ci incontrammo e non potemmo evitare di darci un bacio. Mi disse: “Grazie, grazie, amore mio. Con mio marito ci stai facendo vivere momenti incredibili. Tu sei la Fata che sa leggere nelle menti delle persone e che avvera tutti i loro sogni e tutti i loro desideri. Come potrò mai ringraziarti?”


“Ma figurati Vale, io non ho fatto niente. È che entrambe trabocchiamo di energie positive e ci lasciamo guidare da loro. Per cui, non mi devi ringraziare di nulla, devi solo essere riconoscente a te stessa e a quello che sei.”


Alle mie parole si commosse, e anche a me vennero le lacrime agli occhi, per la tenerezza che provavo per la mia amica.


I nostri uomini erano nel frattempo usciti dall’acqua e si stavano asciugando. Notai le loro espressioni rilassate e i loro sorrisi. Anche per i nostri ometti, ma specialmente per Marco, fu un’esperienza che avrebbero ricordato a lungo.


Ci ritirammo quindi nelle nostre camere per il meritato riposo.


Mio marito ed io, appena arrivati in camera, crollammo sul nostro lettone, esausti ma molto appagati, e ci addormentammo all’istante.


IL NOSTRO NUOVO ROMANZO EXTRA-HARD E' ARRIVATO!


E-book (GRATIS per gli abbonati a Kindle Unlimited) e libro cartaceo:
https://www.amazon.it/dp/B0BH8RPKB6