Sono passati solo tre giorni da quando ho incontrato Claudia la prima volta, ma oggi ci rivedremo di persona. Ho ripensato molto ai momenti in cui siamo stati insieme. Devo dire che oltre ad avermi dato un sacco di adrenalina, mi è servito tanto anche come stimolo per scrivere. Dopo che ci siamo incontrati mi sono venute un sacco di idee da mettere nei racconti erotici che sto scrivendo, sia quello che sto scrivendo a quattro mani con lei che diverse idee con cui ho abbozzato altre storie.



Se quella di scrivere fosse la mia attività principale, sicuramente starei rinchiuso a mettere in testo tutte le idee che mi frullano per la testa. Però per me è solo un hobby, qualcosa che faccio nel tempo libero che per fortuna riesco un po’ a ritagliarmi. Di certo non basta, o forse le mie mani non riescono a star dietro al ritmo delle mie idee. Così finisco per pensarci anche quando non mi è possibile scrivere. La notte spesso, prima di addormentarmi, o se mi capita di svegliarmi nel cuore dell’oscurità, mi trovo a fantasticare su trame che vorrei raccontare. Molte volte poi la storia che vorrei scrivere si confonde e si mischia con ciò che vorrei fare veramente. Specialmente con quello che vorrei fare con Claudia.



Da quando mi ha detto che vuole sperimentare il mondo del pissing con me non riesco a trattenere il mio entusiasmo. Vorrei bruciare le tappe, essere già al punto in cui ci sentiamo entrambi liberi di fare qualsiasi cosa, lasciarci andare senza limiti o inibizioni. Ma poi mi ricordo che siamo solo all’inizio, ci sarà un percorso lungo probabilmente. Sarà bello viverlo così, con il gusto della scoperta ed i passi fatti di volta in volta.



Oggi ci troviamo allo stesso bar, io sono già arrivato a pranzo, ho mangiato in fretta e cercato di concludere tutte le incombenze lavorative in fretta. Adesso è metà pomeriggio e lei dovrebbe essere quasi qui.



La vedo entrare ed avvicinarsi, ha sempre un abbigliamento molto casual, ma questa volta la maglietta più aderente e con uno scollo ampio mi offre una miglior visione del suo imponente seno. Anche i jeans che indossa mi permettono meglio di valutare le sue forme, ha un culo bello sodo direi.



“Ciao, mi aspetti da tanto?” Esordisce lei.



“In realtà sono qui da qualche ora, ma sono stato qui a lavorare.”



“Giusto, tu stai lavorando anche ora.” Ride. “Ma sai che l’altra volta non avevo fatto caso ad un particolare curioso?”



“Quale?”


Si gira a controllare che non ci sia qualcuno che sente. “Il nome di questo bar, Oro Liquido, può far pensare alla pipì.”



“Ahah certo, è per questo che mi piace venire qui, pensavo fossi solo io a notarlo.”



“No, no, sarà che anche io adesso penso alla pipì in modo diverso, ma oggi mi è subito balenato in testa. L’altra volta non ci avevo fatto caso.”



“Mi sono sempre chiesto se l’hanno fatto apposta dandogli questo nome, e magari anche al proprietario piace il pissing, ma temo che si riferisca solo al caffè.”



“Potremmo chiederglielo.” Mi dice come se fosse la cosa più normale del mondo.



“Ehm, non so se gli potrebbe far piacere una domanda del tipo: «Scusa, il nome del tuo bar si riferisce al caffè o alla piscia?»” E scoppio a ridere. “Mi sa che non ci fa più entrare dopo.”



“Ahah, sì, ma solo se non è anche lui dei nostri.”



“Ahahahah in effetti.”



Ci sediamo e lei ordina un caffè, ma senza fare domande strane al barista. Quando arriva controlla bene il contenuto della tazza, lo annusa, lo assaggia e poi mi guarda. 



“In effetti sembra caffè, non mi pare proprio pipì.”


 


“E tu che ne sai che gusto ha la pipì?”



“Touché! In effetti sei tu l’esperto in materia.”



“Vero, ma oggi proseguiamo con la tua formazione.” Mentre lo dico tolgo dallo zaino una bottiglietta da mezzo litro di acqua naturale. Non è la marca che hanno al bar, ma una che ha maggiori effetti diuretici.



“E questa? Cosa dovrei farci?”



“Bevi mentre siamo qui, così poi hai tanta plin plin.”



“Aspetta, ma quali sono le tue intenzioni?”



“Dopo te lo dico, intanto puoi bere. Se poi non ti dovessero piacere puoi non stare al gioco. Di certo bere acqua male non ti fa. Più tardi deciderai se smaltirla come preferisci o come ti proporrò.”



Faccio apposta in modo che non sappia cosa voglio fare, così passerà tutto il tempo prima che le venga lo stimolo a pensarci su. Infatti porto il discorso sul nostro progetto letterario, ma vedo che la sua mente è altrove. In questo momento sono molto più io a parlare e le sue risposte sono quasi assenti, a monosillabi. Posso immaginare la sua mente che nel frattempo sta proiettando chissà quali scene e studiando le sue possibili reazioni.



In realtà il mio intento è piuttosto semplice, non voglio spingermi tanto oltre, sia perché vorrei che le piacesse tutto quel che le proporrò, sia perché voglio godermi il più possibile questo gioco della scoperta.



Il pomeriggio intanto prosegue, lei ogni tanto dà un sorso alla bottiglia, sempre bevendo poca acqua però. È come se volesse rimandare il più possibile il momento della verità.



“Se non ti va puoi anche lasciar stare, non sei obbligata.”



“No anzi, sono solo curiosa e non sapere cosa mi aspetta mi fa fantasticare. Però se mi sentissi in obbligo sarei la prima a dire di no, tranquillo.”



“Bene, per entrambe le cose. Mi sono accorto in effetti che ha la testa tra le nuvole.”


“Ma allora sei un po’ stronzino, dai dimmi cosa vuoi fare.”



“A tempo debito.” Le rispondo strizzando un occhio.


 


“Uffa.”



Io nel frattempo mi prendo una birra e lei un altro caffè, con una brioche. Giustamente da bere non le mancava, qualcosa da accompagnarci ci sta. La scelta del caffè magari non è il massimo visto che mi sembra già un po’ nervosa. E poi il caffè lascia un odore forte nella pipì, vedremo come andranno le cose dopo.



Mentre proseguiamo a scambiarci idee e suggerimenti da mettere nel nostro racconto, che nel frattempo sembra prendere più le dimensioni di un romanzo, mi confessa che dopo il nostro incontro ha avuto un sacco di pensieri in più. Le dico che per me è stato lo stesso.



Se prima avevamo grandi fantasie erotiche entrambi, il fatto di scambiarci le idee e continuare a parlarne ha portato entrambi su un altro livello. Siamo delle sorgenti di erotismo, fiumi in piena che non possono essere fermati. Per fortuna che almeno ci sfoghiamo mettendo in racconto ciò che ci frulla in testa. Io a dirla tutta mi sfogo anche in altro modo, molto più spesso ultimamente.



“Sai, l’altra volta che ci siamo visti, dopo che sei andata via, mi sono dovuto masturbare perché ero troppo eccitato dal pomeriggio.”



“Molto interessante! Però potevi farlo prima che me ne andassi.” Mi dice con l’aria di chi si è perso il gol decisivo di una partita di calcio. 



Poi riprende. “E ti capita spesso di… avere voglia?”



“Se parliamo di voglia, penso che si possa aggirare mediamente sulla decina di volte al giorno. Ultimamente c'è qualcuno che mi stuzzica particolarmente. Poi non sempre è possibile sfogarla, o non lo faccio per poi intensificarla. Ma almeno una volta al giorno mi devo lasciar andare.” 



“Nel nostro mondo ideale come quello dei racconti, quella volta al giorno si concretizzerebbe sempre in compagnia o pur avendone la possibilità non rinunceresti al fai da te?”


 


“Devo essere onesto, a me piace proprio il fai da te, non ci ho mai rinunciato anche ogni volta che sono stato accoppiato. E non ci rinuncerei se avessi una compagna che mi dice di non farlo, coglierei dei momenti di nascosto. Perché è una cosa mia che mi è sempre piaciuta, non vedo motivo di farne a meno.”



“Quando ti lasci andare lo fai fantasticando altro? Tipo dopo il nostro incontro, immagino che tu abbia in qualche modo pensato a quel che era successo con me. Si può dire che stai tradendo con me?”



“Non lo considero un tradimento, pure se mentre lo faccio fantastico di farlo con una persona specifica. In fondo è solo una fantasia.“ Se vado avanti così con le confessioni mi aspetto che mi dia delle preghiere da dire per l’assoluzione.



“Immagino che anche a te le voglie non manchino con tutti i pensieri erotici che hai.” Le chiedo io.



“Io sono abbastanza costantemente se non proprio bagnata di sicuro umida, per questo scrivo e fantastico, ma come non amo finire. Quindi lo lascio al sesso quando proprio ci sta.”



“Quindi mi stai dicendo che le tue ditina non danno mai soddisfazione alla tua fighetta? Poverina! Spero per lei almeno che il sesso sia molto frequente.”



Le squilla il telefono, si alza e si avvia fuori dal locale per rispondere. Ed io rimango con quel dubbio irrisolto. La sua figa verrà soddisfatta spesso? Me lo auguro per lei. Se fossi io una donna credo che starei tutto il giorno a toccarmi. Forse lo dico perché mi piacciono le donne ed è quel che vorrei fare io da uomo. Certo se fossi una donna etero invece mi piacerebbero gli uomini. Quindi sarei più assuefatta al mio corpo. Però anche col mio corpo da uomo adoro toccarmi, certo noi uomini più di un certo numero di orgasmi al giorno non riusciamo ad andare. Ho conosciuto certe donne multi orgasmiche però che ne avevano a decine. Ecco, essere donna così sarebbe proprio uno spasso per me.



Dopo qualche minuto rientra nel locale, il telefono in una mano e l’altra appoggiata in mezzo alle gambe, in posizione tipica di quando si cerca di trattenere lo stimolo di urinare.



“Ora che mi sono alzata, comincia a scapparmi tanto.” Mi dice.



“Molto bene, aspettavo con ansia questo momento.”


“Allora adesso dimmi cosa vuoi fare, non penso potrò resistere a lungo.”



“Semplice, oggi voglio vederti pisciare.”



“Solo questo?” Mi chiede quasi sollevata. Chissà cosa si aspettava.



“Sì, solo questo… per oggi.”



“Mhm… Dato che ho  deciso di incontrarti proprio consapevole della tua passione perché ho letto i tuoi racconti, e che ti ho già visto pisciare a mia volta, mi sembra evidente che non potrei tirarmi indietro.”



“In effetti non sarebbe corretto.” Mi trema quasi la voce per l’emozione. Immaginavo sarebbe stata al gioco, ma ora che ne ho la certezza l’adrenalina scorre forte nelle mie vene. E non è la sola cosa a muoversi, sento anche il mio pene con il mio stesso entusiasmo.



“A dirla tutta me l’aspettavo questa richiesta. Se sono tornata oggi immaginavo a cosa potevo andare incontro. Poi sarà tutta l’acqua che ho bevuto, ma comincio a non vedere l’ora di farlo.”



“Ahah i miei occhi sono pronti.”



“Solo gli occhi?” 



“Cosa intendi?” Sono certo che si riferisca alle mie parti intime, anche se non può vedere ora che ho un’erezione.



“Facciamo questa specie di sfida: io mi mostro mentre faccio pipì, ma tu in cambio ti devi masturbare per me.”



Cosa hanno appena sentito le mie orecchie! Altro che sfida, mi sta dando un doppio premio così. Sarebbe stato più difficile rimanere vestito e composto mentre la guardo pisciare. Questa donna è un sogno fatto realtà.



“Ehm… fammi pensare…” Fingo di riflettere un po’ sulla sua proposta. “Ok, ci sto, altrimenti l’avrei comunque fatto dopo, una volta rimasto solo.”



“Allora abbiamo un accordo. Però questa volta non qui al bar, sicuramente non ce la farei.”



“Ti imbarazza stare in un posto pubblico?”


“Ha il suo lato eccitante, ma non per la prima volta, vorrei farlo con la dovuta calma. Ricordati che è la mia prima volta.” Mi dice sbattendo le ciglia.



“Hai ragione, quindi dove vuoi andare?”



“Potremmo andare da me, ma è un po’ distante, temo che me la farei sotto per strada.”



Anche vederla disperata fino a casa sua sarebbe un’opzione interessante, c’è chi impazzisce più per la disperazione che per la pipì in sé, ma io preferisco di gran lunga l’atto finale piuttosto che l’attesa. Comunque è curioso che si aspettasse la mia richiesta di vederla pisciare, che abbia aspettato tanto da non riuscire ad arrivare a casa e che non se la senta di farla qui al bar, forse era tutta una strategia per venire da me.



“Andiamo a casa mia, è proprio qui vicino.” Propongo.



Lei accetta di buon grado. Raccogliamo le nostre cose ed usciamo insieme dal locale. Il mio amico da dietro al bancone mi guarda sorridendo e sottolinea il fatto che oggi me ne vado via presto, gli rispondo che ho avuto una certa “urgenza” ed appena usciti Claudia scoppia a ridere per il doppio senso.



 “Gli ho detto la verità, non serviva mentirgli ma nemmeno dirgli esplicitamente che venivi da me a fare pipì.” Le dico sollevando le spalle e le mani verso l’alto.



“Sei proprio matto! Mah… Mi dici come mai vuoi vedermi mentre la faccio?”



“Innanzitutto per par condicio, altrimenti sarebbe squilibrato il nostro rapporto. Ma soprattutto perché trovo molto eccitante vedere una donna pisciare.”



“Eheh allora non dovrebbe essere difficile per te onorare il nostro accordo.”



“Direi di no, già al pensiero ho un certo gonfiore nei pantaloni.”



“Ah però!” Sottolinea mentre mi guarda il pacco. “Cosa ti eccita di preciso nel vedere una donna far pipì?”



“Partiamo dal fatto che noi maschietti abbiamo sicuramente un impatto maggiore dalla vista che da altri sensi per gli stimoli sessuali. Detto questo vedere la vagina di una donna è sicuramente in cima agli stimoli, poi magari c’è chi preferisce le tette, o il culo, ma per me vince la figa.”



“Urrà per la figa!” Urla lei in un bel clima scanzonato.



“Ahah urrà!” Rido con lei. “Poi il buchino dell’uretra è spesso trascurato, poverino, tutti che pensano solo alla vagina, al clitoride, alle labbra, ma quel piccolo orifizio non ha la giusta importanza. Così a me appare ancora più intimo. Come il gesto di far pipì, ci sono coppie che nemmeno entrano in bagno insieme, perciò vedo una cosa estremamente intima poter osservare una donna fare pipì, vederla da vicino in questi momenti spesso solitari. E ciò mi eccita tantissimo.”



Intanto arriviamo al portone e lei è sempre più agitata, mentre io apro con le chiavi muove freneticamente le gambe fregando le cosce. Quando saliamo sull’ascensore e parte con un piccolo contraccolpo lei si piega e mette la mano sul basso ventre. “Non ce la faccio più!”



Sorrido e le dico che, se non ci fossimo imposti la regola del guardare ma non toccare, in questo momento se starei facendo il solletico o schiacciando la vescica per farle un dispetto. In tutta risposta mi becco qualche epiteto proprio mentre apro la porta di casa.



“Benvenuta!”



“Grazie, sono nella tana del lupo e mi piacerebbe spiare l’alcova, ma credo sia più saggio andare in bagno ora.”



“Ti accompagno, ed ovviamente non mi fermo fuori.”



Andiamo in bagno e lei si slaccia subito i jeans, lasciando un po’ di spazio alla vescica e facendo un sospiro di sollievo. Sicuramente parte dell’urgenza era data anche da quello stato di costrizione, adesso sembra già più rilassata. Io intanto sto seduto sul bordo della vasca a guardarla mentre si toglie le scarpe e si sfila i pantaloni.



“Stai lì a guardare? Non sentirti assolto, ricordati il nostro accordo.”



“Sì certo, mi stavo solo prendendo una pausa per ammirarti, non ti avevo ancora vista semi spogliata.”



“Oh che carino. Allora… Voilà!” Mentre lo dice con un colpo delle dita sui fianchi spinge le mutandine giù per le gambe. Con la coda dell’occhio le vedo arrivare alle caviglie ma il mio sguardo è concentrato altrove.



Vedo la sua figa nuda, per la prima volta, in casa mia. Il suo monte di venere ha una peluria corta, pochi millimetri, tutta regolare, come se venisse tenuta ben curata ma senza depilarla completamente, oppure come se è stata depilata da poco ed i peletti sono in ricrescita. Mi chiedo se l’abbia rasata così apposta sapendo che potevamo arrivare a questo punto o se è sempre così. Più in basso sono ben visibili le grandi labbra, queste completamente lisce, chiuse tra loro che non lasciano vedere nulla all’interno, gonfie.



Si gira un attimo, mostrandomi il suo culo, si piega a raccogliere le mutandine e mentre l’ammiro le sue chiappe si dilatano un po’ permettendomi di vedere anche il suo buchetto. Sicuramente si è girata apposta per farmi ammirare anche questo lato.



Lei è pronta per iniziare, ora tocca a me. Mi spoglio velocemente, lancio i vestiti alla rinfusa e prendo un asciugamano e lo metto a terra, davanti al gabinetto. Mi ci siedo sopra.



Intanto lei si siede sulla tazza, allarga le gambe e si spinge bene sul retro della tavoletta. In questa posizione la sua figa si apre come un fiore che sboccia. Le sue labbra interne sono piccole, delicate, una leggera cornice per il quadro che contengono. Vedo il suo clitoride gonfio, la sua vagina sgocciola tutta bagnata, il suo orifizio uretrale è aperto e pronto a liberare il fiume.



“Com’è bella bagnata.” Le dico mentre sto seduto a guardarla a mezzo metro davanti alla sua figa.



“Com’è bello duro.” Replica lei.



Distolgo un attimo lo sguardo ed incontro i suoi occhi, dalla sua posizione mi guarda dall’alto in basso, potendo vedere sia il mio cazzo che le espressioni del mio viso spostando minimamente lo sguardo. Io invece devo inclinare molto la testa per scegliere cosa guardare di lei.



“Sei pronto a vedermi pisciare?”



“Non aspetto altro.” E mentre rispondo inizio a masturbarmi con la mano destra. “Pssshhh”



Non passa nemmeno un secondo e le parte il getto di pipì, forte, intenso. Per come è inclinata col bacino va a sbattere sulla parte anteriore della ceramica ed è talmente forte che molte gocce rimbalzano ed arrivano sulla parte anteriore della tavoletta, alcune più grosse scorrono lungo la ceramica dalla parte esterna. 



Vorrei fiondarmi vicino con la faccia, prendere il suo caldo liquido addosso, ma mi trattengo. Quello che non fermo è il movimento della mia mano, sempre più veloce, rapido come il fiume in piena che esce dalla sua vescica.



Si accorge che sta bagnando fuori, quindi si raddrizza in posizione più verticale, ora la sua pipì cade direttamente nell’acqua sul fondo facendo quel rumore così soave. La guardo per un istante in volto e vedo che mi sorride, soddisfatta di quello che entrambi stiamo facendo.



“Vuoi toccarla?” Mi dice.



Non me lo faccio certo ripetere. Allento la presa dal cazzo, ed infilo la mano tra le sue cosce, la porto fin sotto al suo getto e sento la piscia calda sul dorso della mia mano. Il flusso è ancora intenso e sbattendo contro la mia mano le rimbalza un po’ sulle cosce. Non dice niente.



“Che bel teporino.” Le dico gustandomi la sensazione e rigirando la mano sotto di lei.



Il flusso intanto diminuisce, metto per un po’ il palmo a conchetta facendo in modo che si riempia della sua pipì, finché cadono le ultime gocce. Poi lo lascio andare. Riporto la mano intrisa di urina sul mio cazzo, ora scorre molto meglio. Mi bastano pochi colpi per raggiungere l’orgasmo, il mio sperma mi finisce sulla pancia e gli ultimi schizzi scendono piano dalla cappella fino alla mia mano pisciata.



Mi stendo appoggiandomi sulla schiena. Lei piega le braccia, mettendo i gomiti sopra il ginocchio e le mani aperte verso l’alto, dove va ad apporre il mento.



“Mi rilassa proprio fare pipì.” Mi dice in un effettivo stato di grazia, mentre io sono sfatto a terra.



Dopo qualche istante per riprendermi, mi rendo conto che come avevo immaginato prima si sente un forte odore di caffè nella sua urina. Porto la mia mano destra sotto il naso ed l’annuso.



“Scommetto che hai bevuto due caffè.”



“Scemo, come se non lo sapessi. Comunque è vero, si sente dall’odore. Non ci avevo pensato prima, è sgradevole? Devo stare attenta a cosa può influire sulla qualità della pipì per offrirtela al meglio, non sono abituata.”



“Tranquilla.” Sdrammatizzo con un sorriso. “Il tuo Oro Liquido è migliore.” E le faccio l’occhiolino.



Una volta ripresi e ripuliti entrambi, ci rivestiamo ed io sistemo il bagno per nascondere ogni traccia di quello che è successo. 



Decidiamo insieme che questi nostri giochi possono essere degli spunti interessanti da mettere nel racconto. Che avrà sicuramente una forte componente personale ora che abbiamo modo di esplorare insieme nuovi confini, soprattutto per lei, dell’erotismo.



“Hai già in mente come proseguire?” Mi chiede.



“La storia?”



“No, la nostra pIssione.”



“Più o meno.” Le dico pensando. “Ti capita di fare pipì in doccia?”


“Molto molto raramente in verità, ma credo sia dovuto alla scomodità. Ammettiamolo il coso che avete voi maschi si presta a molte più varianti.”



“Certo, noi maschietti ci possiamo divertire ad indirizzarla per bene, o per pene che dir si voglia.” E ridiamo della sciocchezza che ho appena detto. “Anche se, con un po' di allenamento, pure voi donne potete prendere meglio il controllo. Quelle rare volte che ti capita, lo fai stando in piedi o accovacciata?”



“Non proprio in piedi e nemmeno proprio accovacciata, direi una buffa via di mezzo. E diciamo pure che con la giusta compagnia allenarsi potrebbe essere divertente, di sicuro lo sarebbe osservare tutte le tue possibili varianti.”



“Immagino sia una posizione per evitare di farti scorrere la pipì sulle gambe. Con me avresti di che sbizzarrirti per provare nuovi modi di farla. Di sicuro ti chiederei di cominciare allenandoti a farla bene in piedi, a gambe aperte, tenendo con le mani ai lati la figa ben aperta, in modo da lasciare esposto il buchetto dell'uretra. Così potrei vederla bene uscire verso di me. Poi tirando un po' di più con una mano o l'altra avresti modo anche di indirizzarla”



“Dammi da bere che ricominciamo subito!”



“Ahah per me volentieri, ma temo che sia tardi.”


 


“Hai ragione purtroppo. Devo andare.”



“Allora questa volta ho io una sfida per te.” 


 


“Cosa sarebbe?”



“Devi allenarti a farla in piedi, quando sei in doccia, nel modo che ti ho appena descritto.”



“Mhm… Non vorresti farmi allenare tu?”


“Sì, lo farò, ma almeno una o due volte provalo, almeno non ti trovi proprio in imbarazzo quando lo faremo.”



“Ah, ok, forse in effetti l’avrei prima provato sapendo di farlo poi con te. Sarei invece stata spiazzata se me lo avessi proposto a sorpresa.”



“Mi spiace solo non vederti farlo, mi sa che saresti un po’ buffa la prima volta. Ahah”



“Probabile.” Ride anche lei.



Poi ci congediamo con un bacio sulla guancia come buoni amici e la accompagno giù al portone.



Pochi minuti dopo che se n'è andata mi arriva un suo messaggio.



“La tua sfida è quasi un favore pensandoci bene, quindi ricambierò il favore e ti manderò un video della mia prima pisciata in piedi.”

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