La notte passò e le prime luci dell’alba filtravano dalle inferriate alle finestre quando lungo il corridoio si udì il suono di passi frettolosi dei compagni di stanza di Giacomo che rientrarono infilandosi ognuno nel proprio letto per riposarsi e sia dall’andatura incerta che dai capelli particolarmente arruffati non era difficile dedurre che anche loro avessero avuto la loro dose di “non riposo”.
Poche ore dopo ecco giungere il suono della sveglia che annunciava per il nuovo arrivato l’inizio della prima giornata per ambientarsi nell’ateneo; dopo una doccia rinfrescante e rinfrancante arrivò il momento di indossare per la prima volta la divisa ufficiale e in qualità di matricola iniziare a fare conoscenza con gli altri nuovi e vecchi studenti.
Circa una mezz’ora più tardi, nel cortile esterno ebbe l’occasione di incrociare nuovamente Joseph, il ragazzo silenzioso del giorno prima che gli era andato incontro insieme a Katia, scambiando due chiacchiere con lui e ringraziandolo per l’accoglienza, mentre parlavano però non potè esimersi ovviamente dall’allargare lo sguardo sull’immenso giardino antistante dove c’erano studenti in solitaria e in gruppo che si dedicavano alle attività di studio o sportive più disparate.
Con la coda dell’occhio notò a malapena, almeno inizialmente, una figura staccarsi da un gruppetto e dirigersi verso di loro. Avvicinatasi di più ecco che mise a fuoco l’inconfondibile fisionomia di Katia che qualche istante dopo si unì a loro rivolgendo a Giacomo un sorriso e con una voce e un modo di fare insospettabile gli chiese “Ciao, Giacomo giusto? Come stai? Passata una serena prima nottata qui nei dormitori di Ateneo?” e lui da far suo rispondesse “Ciao Katia, certamente, tutto tranquillo. Sono sicuro che mi troverò davvero bene qui con voi, presto mi sentirò perfettamente a mio agio con tutti o quasi.”
Stettero lì a parlare ancora per qualche minuto prima che un’altra ragazza lì raggiungesse, corporatura mingherlina e statura decisamente sotto la media che una volta giunta vicina all’altissima Katia sarebbe quasi sembrata una bambina, visti anche i lineamenti tipici del Sud-Est asiatico ed infatti pochi istanti dopo Katia la presentò come Rimba, di nazionalità indonesiana.
“Scusate ragazzi, io e Rimba dobbiamo lasciarvi per tornare dalle altre… magari ci si rivede più tardi. Buon proseguimento!” dissero salutando Giacomo e Joseph prima di correre via riunendosi al gruppo di studentesse che sembravano essere alle prese con lo studio visto che avevano tutte libri e quaderni sistemati su una coperta sulla quale erano sedute o distese, se non fosse stato un cortile universitario a Giacomo avrebbe ricordato quasi una scena da Pasquetta con gli amici, si disse tra sé e sé in mente soffocando una risata.
“Vado anche io, mi aspettano per ripetere” disse anche Joseph lasciando Giacomo e unendosi ad un gruppo distante di soli ragazzi.
A quel punto il ragazzo italiano si guardò intorno e non vedendo nessuno con cui attaccar bottone fece spallucce e si diresse verso l’interno dell’ateneo, percorrendo i corridoi nella zona che il giorno precedente non aveva avuto occasione di visionare durante il giro “di benvenuto”.
Passando di fianco ad una doppia porta semichiusa gli giunse il suono di una musica ritmata, sollevando lo sguardo si accorse di essere di fianco alla sezione dedicata alla danza e dato che non c’era nessun corso in programma per quel giorno venne spinto dalla curiosità di vedere chi stesse provando lì dentro.
Spinse la porta verso l’interno per consentire al suo corpo di oltrepassarla prima di socchiuderla esattamente come prima, dopodiché si avviò lungo il breve corridoio che portava alla sala di ginnastica ritmica dove c’era una ragazza di colore con lunga capigliatura folta in stile afro, probabilmente centrafricana vista la tinta scurissima della pelle, con indosso un body da ginnasta che faceva evoluzioni con il nastro a tempo di musica.
Il ragazzo rimase sull’uscio per qualche istante poi visto che non c’era nessun altro decise di mettersi seduto su una delle sedie sistemate lungo la parete e incrociando lo sguardo della ragazza, senza fare il minimo suono per non disturbare la sua performance, le rivolse solo un leggero cenno di saluto a cui lei rispose con un sorriso appena accennato continuando la sua coreografia come se nulla fosse fino al termine della base musicale.
Recuperato un asciugamani per asciugarsi la fronte, la ragazza si avvicinò a Giacomo sfoggiando un sorriso radioso, i denti bianco latte che facevano un fantastico contrasto con la nerissima pelle color cioccolato fondente resa brillante dalla sudorazione appena accennata nonostante lo sforzo appena compiuto “Ciao, io sono Naigona e tu… devi essere una matricola giusto? Non mi sembra di averti mai visto in giro prima d’ora” disse lei anche se in maniera del tutto retorica visto che sulla divisa delle matricole, come Giacomo difatti era, si trovava ben visibile un segno distintivo rispetto ai ragazzi degli anni successivi.
“Si sono Giacomo e vengo dall’Italia, molto lieto di conoscerti, ho sentito la musica passando nei corridoi deserti di questa sezione e… sono entrato per vedere chi ci fosse visto che tutti gli altri stanno nel cortile. Spero di non averti disturbato o di essere stato invasivo. E’ il mio primo giorno e voglio conoscere il più possibile di questo posto”.
A quelle parole la ragazza sorrise ancor di più scuotendo la testa e così facendo causando oscillazioni della sua chioma afro mentre si passava l’asciugamani nella zona frontale e posteriore del collo “Nessun problema, anzi, mi ha fatto piacere vedere qualcuno, in fondo allenarsi con un pubblico che può dirmi come va la coreografia non è un male no? E poi… non capita spesso una matricola italiana da queste parti, mi ritengo una privilegiata ad averti avuto come spettatore” aggiunse in tono simpatico e scherzoso dando anche un’occhiata alla fisicità decisamente importante di lui “Beh, in Italia vi crescono bene, non c’è che dire” disse infine scoppiando insieme a Giacomo in una fragorosa risata.
“Se vuoi possiamo continuare il giro insieme, in fondo io il tempo di una doccia e sono libera, ti andrebbe? Aspettami qui, cinque minuti e sono da te” gli disse senza dargli il tempo di rispondere prima di incamminarsi verso la sala spogliatoi adiacente.
Giacomo rimase lì in attesa prima di sentire la voce della ragazza richiamarlo da dietro l’uscio “Giacomo, sei ancora lì? Potresti venire un attimo?”, dopo un attimo di esitazione che lo portò a guardarsi in giro preoccupato che qualcuno potesse scorgerlo, si alzò e sgattaiolò nello spogliatoio dove ben distinguibile giungeva ancora il suono dell’acqua scrosciante “Giacomo, sei tu? Ho lasciato l’accappatoio e l’asciugamani sulla panca, potresti gentilmente passarmelo?” disse Naigona e da dietro l’angolo della parete spuntò la mano di lei gesticolante per invitarlo ad avvicinarsi cosa che lui prontamente fece.
Cosa che Giacomo non si aspettava fu però che non appena la sua mano giunse nelle vicinanze la ragazza lo strattonasse trascinandolo alle spalle della parete sbattendolo letteralmente al muro e infilandogli la lingua in gola in un bacio selvaggio e animalesco, una mano premuta sul petto scolpito a pregustarlo attraverso il tessuto degli abiti mentre la seconda andò immediatamente in basso e strizzargli con decisione il pacco già duro e di notevoli dimensioni per la scarica improvvisa di eccitazione data sia dalla performance ginnica precedente e sia dal ritrovarsi nello spogliatoio delle ragazze sapendo che lei era nuda sotto la doccia. Anche se in realtà le docce erano ben lontane da dove effettivamente erano loro in quel momento.
Facendo pausa per respirare Naigona sollevò lo sguardo verso Giacomo con occhi da leonessa affamata “Sai una cosa, prima del giro nei corridoi… non posso perdere l’occasione di farmi un bel giro su un cazzo italiano, di un bel toro da monta come te, caro Giacomo!” gli disse mentre sbottonava la sua camicia completamente e raggiungendo la patta dei pantaloni per sbottonarla mentre con la lingua si leccava voluttuosamente le labbra e mordeva il labbro inferiore con forza strappando a sé stessa un gemito di eccitazione.
“Forza, toro mio, andiamo… lascia tutto sulla panca qui di fianco e vieni a godere di me sotto la doccia. Il solo vederti lì seduto a guardarmi mi ha fatto eccitare come una leonessa in calore” disse Naigona prima di ridacchiare ed avviarsi verso quella che era realmente la zona docce, regalando a Giacomo la vista della parte posteriore del suo corpo sinuoso e sensuale come pochi altri.
Egli non se lo fece ovviamente ripetere due volte e spogliatosi completamente giunse a passo svelto da Naigona che lo aspettava già pronta appoggiata con le spalle contro la parete e lo strattonò con forza verso di sé prima di saltare ed aggrapparsi a lui come una scimmia selvaggia cingendogli la vita con le gambe, appropriandosi selvaggiamente delle sue labbra di nuovo e soffocando a malapena un grido di piacere quando lui le spinse in un sol colpo tutta la sua virilità all’interno della vagina color cacao all’esterno, quasi completamente esente da peluria e che schiudendosi lasciava fuoriuscire tessuti di un rosa vivo che fasciavano perfettamente il membro duro come il marmo del ragazzo italiano mentre i loro corpi si univano sbattendo all’unisono uno contro l’altro in un magnifico contrasto cromatico tra la pelle caucasica di lui e la tinta fondente di lei resi scintillanti e ancor più spettacolari dall’effetto dell’acqua della doccia che scorreva su di essi.
Gemevano e gridavano, nella stanza echeggiavano come schiaffi i loro corpi che sbattevano uno contro l’altro mentre Giacomo teneva Naigona contro il muro, le mani sul sedere di lei.
Era la prima volta per Giacomo senza protezioni e doveva ammettere che era magnifico, la sensazione delle pareti di lei che ritmicamente stringevano e accoglievano il suo membro invitandolo ad andare sempre più fondo era impagabile.
“Mamma mia… tu vuoi farmi morire… sfondami a novanta di prego… e dopo riempimi la faccia come una ragazza in calore come me merita.” disse lei sospendendo il continuo limonare e posizionandosi a novanta gradi con le braccia protese e le mani sul muro spalancando la vagina così da mostrare nitidamente il rosa invitante delle pareti interne.
Giacomo ancora una volta non si fece attendere, penetrandola con vigore e iniziando con buon ritmo a scoparla di nuovo mentre con le mani le strizzava e sculacciava ritmicamente le natiche, entrambi gemendo e urlando di piacere e dicendosi le porcate più assurde e selvagge.
“Si… forza… sbattimi… lo sapevo che eri un toro… sfondami così… nemmeno gli animali selvaggi scopano come noi… se fossimo in Africa le ragazze del mio villaggio farebbero a gara per godersi un cazzo come il tuo… bianco si, ma capace di farti godere come i neri!” urlava lei, girandosi verso di lui per guardarlo fisso negli occhi mentre i rumori del loro amplesso echeggiavano sempre più forti all’interno della sala docce deserta, facendo anche eco e contribuendo ad eccitarli ancora di più, se fosse stato necessario.
Naigona venne per prima accostandosi al muro per non perdere l’equilibrio e appoggiando una guancia alla parete fredda mentre Giacomo ancora la stantuffava e il suo membro dava segni di “resa” pulsando e reagendo maggiormente al lavoro favoloso e ritmico che la “leonessa africana” stava facendo con le pareti interne della vagina, scopando come una vera esperta nonostante avesse non più di una ventina d’anni.
Infine Giacomo sgusciò repentinamente fuori da lei, segandosi ad un ritmo rapidissimo mentre Naigona si mette in ginocchio sotto la punta arrossata e gonfia che ben presto esplose quattro o cinque fiotti di sperma bollente, candido e denso che le inondarono viso e raggiunsero persino la chioma afro per l’intensità con la quale vennero prodotti.
“Mmmmh si, bravo, mi hai riempita per bene… ora aspettami fuori che ti raggiungo subito, il tempo di ripulirmi un pochino” disse prima di avventarsi sul suo membro e ripulirlo per bene con la lingua e pompandolo un paio di volte tenendo gli occhi fissi nei suoi, ingoiando tutto rumorosamente “Ecco fatto, tu sei già pronto per andare” aggiunse con una risatina prima di fargli cenno di andare mentre lei si lavava.
Entrambi si ritrovarono vestiti di tutto punto nel corridoio fuori la sala ginnastica, chiacchierando fino alla sala mensa dove ognuno prese posto, Giacomo con le matricole e Naigona con ragazze più grandi. La ragazza africana di nascosto digitò il nome di Katia dalla rubrica telefonica e le inviò di nascosto un messaggio what’s app “Avevi proprio ragione, è andata proprio come speravamo… è uno stallone incredibile. Mai fatta una scopata così nemmeno nei miei sogni più perversi. Grazie per la dritta” inviato il messaggio le due, che sedevano allo stesso tavolo si scambiarono uno sguardo e un sorriso complice per un attimo prima di continuare a ridere e scherzare con le altre.
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Spero che questo racconto sia stato piacevole da leggere almeno quanto è stato per me scriverlo e cercare di rendere al meglio le sensazioni dei protagonisti.
Come sempre attendo numerosi i vostri commenti e suggerimenti per i futuri capitoli di questa o altre storie, o semplicemente curiosità e domande che vi sono venute in mente leggendo questo racconto, sulla mia e-mail di riferimento madipreros90@outlook.com
Buon proseguimento a tutti voi e buona lettura.
Il vostro Madip.