7. La svolta. 


Ebbe paura, Elena, di sé stessa e di ciò che quella vicenda stava diventando... Da innocui complimenti da parte di altrettanto innocui vecchietti, adesso si ritrovava a farsi palpeggiare le tette e a succhiare cazzi come se non ci fosse un domani... Ma era mai possibile? 
La sua casa divenne, ancora una volta, il luogo sicuro in cui la donna si poteva rifugiare, per poter recuperare finalmente un pò di serenità; eppure, nonostante tutto, non ce la fece a trattenersi e fu “costretta” a sfogare la sua rabbia... 


In uno di quei momenti, dinanzi allo specchio, la domanda pressante che si pose con severità fu: 
- "Com'è possibile che obbedisco a tre estranei che nemmeno conosco? Solo per soddisfare il loro piacere fisico?". 
Non si riconosceva più, e arrivò fino ad aver fastidio di guardare negli occhi suo figlio, per il timore che volesse sapere qualcosa in proposito. 


Ma proprio in quel momento, squillò il telefono... 
La donna, balzò come una molla e andò a rispondere, scansando brutalmente Angelo che malauguratamente incontrò sulla sua traiettoria, e che forse stava per compiere lo stesso gesto. Non voleva insospettirlo, ma chissà, forse ottenne l'effetto contrario, facendo sì che il ragazzo rimanesse in piedi, fermo accanto a lei... 
Ebbene, Elena alzò il ricevitore e all'altro capo sentì subito bisbigliare tre voci. Erano i tre amici che – non si sa come – erano riusciti a procurarsi quel numero, e che (parlando uno dopo l'altro) fecero a gara per rincuorarla. 
Le dissero: 
- "Devi scusarci per l'altro giorno, volevamo solo dimostrarti quanto ti apprezziamo… Ormai, non riusciamo più a fare a meno di te, della tua presenza, della tua sensualità... Insomma, Adamo si è lasciato andare come un ragazzino alle prime armi, non avrebbe mai voluto metterti in imbarazzo, soprattutto davanti a tutti quegli sbarbatelli... Si, è vero, abbiamo tanta voglia di fare l'amore, ma non siamo delle bestie... E vorremmo farci perdonare...".
Mentre i tre parlavano, lei guardava di continuo suo figlio che le stava attaccato, orecchio contro orecchio, per sentire anche lui. 
A un certo punto, quando dall'altra parte si fece silenzio, Angelo – coprendo con una mano il microfono – le sussurrò in maniera concitata: 
- "Non farti inguaiare, quelli sono dei volponi, e gli interessa solo di tenerti in pugno... Se vuoi, ci parlo io...". 
Ma Elena, con uno strattone, lo allontanò e parlò loro: 
- "Va bene, accetto le scuse, ma d'ora in poi non dovrete più infastidirmi quando mi vedrete in spiaggia...". 
Un altro lungo silenzio accompagnò quella richiesta così categorica, finché Massimo non riprese: 
- "Signora, puoi chiederci tutto ciò che vuoi, ma questa è una cosa che va ben oltre le nostre capacità più intime... Anzi, ti avevamo telefonato per pregarti di dimenticare ogni cosa e di tornare anche la settimana prossima...". 
Angelo, allora, si spazientì con sua madre, e tornò al suo fianco facendo ampi gesti di diniego, ma la donna – tirando un profondo sospiro – non gli diede il tempo di dare altro e replicò ai tre anzianotti: 
- "E sia... Ci vediamo sabato, ma... Patti chiari!". 
Sergio, pur di non “perderla”, accettò la dolorosa clausola, che peraltro già allora non aveva nessuna intenzione di rispettare, e chiuse dicendo: 
- “Stai tranquilla, non saremo mai più quelli di prima!”. 
In realtà, quell’impegno si rivelò vera a metà, e infatti non le domandarono più di indossare altri costumi da bagno da loro “suggeriti”, ma il futuro le avrebbe proposto altre prove ben più gravi. 


Per i tre scostumati maschi era ormai chiaro che il ragazzo fosse decisamente di troppo, ed Elena – infoiata come una troia – se ne rese conto pure lei… 
Da allora, cominciò a cercare un nuovo pretesto per allontanarlo, ma Angelo – “capita l’antifona” – si oppose sempre più decisamente, e la donna dovette penare molto per riuscire ad avere la meglio e persuaderlo che era più conveniente lasciarla andare da sola ad esprimere senza freni tutte le sue emozioni... 


Ma quella donna, che dentro di se si sentiva pronta a dar prova di essersi sbloccata, aveva ancora da superare alcune sue insicurezze. 
E infatti, proprio il giorno avanti l'incontro programmato, ecco il “colpo di scena”... 
Elena si era convinta che dopo il “chiarimento” telefonico le sarebbe bastato indossare quel bikini bianco, l’ultimo che le avevano regalato, il più sfacciato, per placare la “fame”di quei porci, e perciò era tranquilla. 
Invece, proprio la sera stessa, ecco arrivarle un nuovo pacco con le consuete "istruzioni"... 
Lo ricevette dal corriere come se fosse stato un colpo basso, e rimase trasognata a ragionarci su… Si disse: 
- “Ma come, da capo?? Non si era detto che sarebbero stati ai patti? A che gioco vogliono giocare?”. 
E fu quasi sul punto di far saltare il banco, rimandare indietro la scatola e chiudere per sempre con quegli uomini… Si maledisse per non aver ascoltato suo figlio, e anzi per averlo allontanato, rimanendo così da sola a gestire quel pasticcio… 
Come sempre, però, Elena non se la sentì di deluderli, gli facevano quasi tenerezza quei vecchi canuti, che non toccavano una femmina da più di quanto lei non toccava un maschio, e quindi si decise ad aprire la scatola, dentro la quale trovò un soprabito nero e lungo fino a metà gamba, con degli stivaletti dello stesso colore "tipo militare" alti sopra la caviglia...


Elena rimase sorpresa: si aspettava certamente di dover indossare un costume da bagno, magari ancora più "provocante", e invece ecco qua una sorta di spolverino che – a prima vista – le fece credere che davvero Adamo, Massimo e Sergio si erano rassegnati ad un'amicizia comune. 
Invece, tutto mutò quando la donna andò a leggere senza più titubanze il biglietto che lo accompagnava: 


"CI VEDIAMO AL SOLITO POSTO, QUANDO TU SAI. NON INDOSSARE ALTRO ALL'INFUORI DI QUESTO. SARAI SPLENDIDA". 


Elena inorridì... Si disse, quasi urlando e correndo seriamente il rischio di vanificare tutto ciò che aveva fatto per scongiurare la presenza di suo figlio: 
- "Questi sono impazziti! Ma che schifo è questo?". 
Però, l'eccitazione stava montando in maniera incredibile, e lei strinse le gambe per controllare i crampi al basso ventre che la stavano dominando. 
Si spogliò, togliendosi persino la biancheria intima, indossò senza pensarci due volte quel soprabito, e infine si avvicinò ad uno specchio da terra che si trovava nella sua stanza... 
Si allacciò quel cappotto, stringendosi semplicemente la cinta ai fianchi, e quindi se lo aprì nuovamente restando praticamente nuda. 
Si domandò ancora: 
- "Con queste due tettone pesanti, sarà un vero scandalo se durante il tragitto, mentre sono in macchina, dovessero saltar fuori... Per non parlare delle cosce...". 
Le parve un incubo, ma si lasciò andare, e l'indomani raggiunse i tre uomini, facendo attenzione a che l'abito restasse perfettamente chiuso. 


Dopo un primo momento d'impaccio dovuto all'incidente della volta scorsa, ma anche al fatto che indossasse quel capo così fuori luogo su una spiaggia tanto affollata e dove non sarebbe passata inosservata, Sergio propose alla comitiva di appartarsi un pò... 
Era la prima volta che le facevano una proposta del genere, ed Elena - benché non vedesse l'ora di togliersi di dosso tanti sguardi incuriositi - non si sentì molto convinta... Riflettè: 
- "Se già in un luogo affollato sono stati letteralmente capaci di masticarmi le tette, figuriamoci cosa mi faranno dove nessuno può eventualmente correre in mio aiuto...". 
Ponderò bene sui pro e i contro, e alla fine si decise ad accettare... 


Il gruppetto salì a bordo di una piccola imbarcazione che affittarono sul posto, e si diresse verso una caletta non lontana e piuttosto isolata. 
Elena, si guardò intorno, e non poté far altro che esclamare, estasiata: 
- "Ma questo è il Paradiso!". 
La sabbia fine, il mare di un blu cristallino, e loro che erano gli unici esseri viventi nel giro di poche miglia, felici e sereni, fece sì che all'improvviso, i tre amici cambiarono umore, e si denudarono. 
Poi, ridendo, davanti a lei che con quel pastrano era decisamente ridicola, le dissero: 
- "Beh, se questo è il paradiso terrestre, Adamo... Che si fa?". 
E l'uomo che portava quel nome disse, con ilarità: 
- "Ci si spoglia, e si sta nudi!". 
Detto fatto, in pochi istanti i tre si liberarono dei costumi e i loro cazzi oscillarono come impazziti sotto i raggi del sole... 
Ormai le loro intenzioni erano chiare, ma non vollero precorrere i tempi... Volevano "gustarsela" tutta... Con gli occhi, prima ancora che con i membri! 
La poveretta, sgomenta, aveva visto avverarsi i suoi timori, e sentiva che quel giorno dei facili pompini non sarebbero bastati a rabbonirli. 


Infatti, finito il tempo delle battute, Massimo le ordinò seccamente: 
- "Aprirti il soprabito... Vediamo se hai obbedito...". 
Elena capì che non era più tempo di scherzare, e che nei loro occhi fiammeggiava uno sguardo che reclamava solo piacere... 
In fondo, quando aveva accettato di "acconciarsi" in quel modo e di darsi ancora in pasto a loro, sapeva il "rischio" che stava correndo e a lei sostanzialmente stava bene così... Perciò, fece come le avevano intimato i "vegliardi", e gli offrì, in men che non si dica, lo spettacolo del suo splendido corpo, un fisico di donna a cui i tre non erano più abituati da lungo tempo... 
La brezza marina accarezzò la sua pelle, ed i capezzoli presero a "vibrare" silenziosamente come un diapason. 
Sergio si avvicinò ad Elena sfiorandone uno tra le dita, e lo strizzò con una presa talmente energica e decisa che le inviò una vera e propria scossa dentro al cervello. 
Avvolta in quel soprabito scuro, spiccava distintamente il color bianco latte di quelle boccione immense, a cui i tre si aggrapparono come lattanti, come potenziali Romolo e Remo alla Lupa del Campidoglio… 
Le mani fredde e le bocche avide sui capezzoli fecero sussultare quella femmina, mentre Adamo sospirava: 
- “Quanto mi sono mancati questi chiodi! Sono bellissimi da sentire sotto i denti…”. 
Lo disse mentre faceva scivolare le sue mani giù lungo i fianchi di lei, fino a prender possesso di due fantastiche maniglie dell’amore che si svolgevano fino ad incontrare l’inguine… 
Riprese a palpeggiare con bramosia i seni, a succhiarli e a morderli delicatamente, ma anche affondando i denti nella carne fino a farle emettere dei gridolini di dolore misto a piacere. 
Erano talmente grossi, quei "bottoni", che Massimo le disse: 
- “Però, un bel piercing ci starebbe benissimo!”. 
Poi, lo stesso, le prese una tetta, la soppesò, e con un ghigno di “sfida” la lasciò cadere verso il basso, facendo piegare in avanti tutto il torace della donna. 
A quel punto, vedendola abbastanza su di giri, Sergio le si appoggiò dolcemente sul collo, spostandosi pian piano lungo la clavicola verso le braccia, e facendole scivolare il soprabito lungo la schiena fino ai piedi… 
Finalmente… Elena era nuda… Completamente nuda, proprio come loro tre!
Quello che era giunto all’inguine, cioè Adamo, proseguì verso la sua pancia, abbastanza evidente, per “giocarci”, come avrebbe fatto un bimbo innocente. Ci fece pressione sopra, la sollevò e quindi in ginocchio dinanzi a lei iniziò a baciarla intorno all’ombelico, percependone con le labbra le mille contrazioni di piacere. 
Con voce ferma ma dolce, le intimò: 
- “Non dire niente, non parlare, rilassati solamente e non pensare a nulla”. Infilò dentro l’ombelico la lingua, rigirandocela come un trapano, mentre il suo pancino si contorceva sempre più vistosamente… 
Intanto le mani dell’uomo si portarono sui suoi fianchi, e scesero di un pò, a saggiare le cosce, ne grasse ne magre, si sarebbe detto perfette. 
Adamo era così concentrato che non si accorse che Sergio gli si era affiancato, spingendolo lateralmente, per prenderne il posto… 
Le toccò la fica, intanto che quei tre cazzi crescevano a dismisura senza bisogno di essere pompati da mani femminili. 
Aveva delle grandi labbra vaginali perfettamente accostate, e lui la pregò di allargare un poco le gambe, per vedere se la fessura lo lasciava entrare, mentre a Elena il monte di venere si stava gonfiando sempre più e lei si bagnava che era una meraviglia, inzuppando il foltissimo pelo nero. 
Per fortuna dell’uomo, bastò poco… Due dita nella fessura, un’altra spinta un pò più decisa, ed ecco che fu dentro… 
La donna, aprì leggermente la bocca come a richiamare tutto il fiato disponibile, e poi con un filo di voce sibilò: 
- “Siiii… ancoraaaaa…”. 
Non si rendeva conto bene della situazione, e pensava solo a gustarsi quel momento di estrema esaltazione, cosa che le mancava da anni…


Era venuta soavemente, in piedi, quando alzò gli occhi e poco lontano vide una tinozza metallica di quelle che una volta si usavano per farsi il bagno... 
Subito, le uscì dalla bocca: 
- “Che strano… Un oggetto così in un luogo tanto disabitato…”. 
E il più anziano dei tre, visto che lo sguardo di lei era finito su quel coso, le rispose: 
- “Cara, quella tinozza non è lì per caso… E’ che ora, dopo che ci hai mostrato tante tue potenzialità, vogliamo vedere come ti lavi… Mi raccomando, ci aspettiamo di assistere a uno spettacolo degno di una come te…”. 
Elena rimase, ancora una volta, attonita, ma quel giorno i modi di fare degli anziani amici le avevano fatto perdere ogni freno inibitorio. 
Tutti e quattro si approssimarono alla tinozza, e non appena Adamo la ebbe ricolmata d’acqua di mare, la femmina entrò prima un piede e poi l'altro, senza perdere altro tempo… 
Massino, Adamo e Sergio si disposero a semicerchio intorno a lei. Elena mise una mano a conchiglia, e cominciò – ubbidiente – a raccogliere l'acqua e a versarsela sulla pelle...
I tre maschi si erano messi d'accordo che ciascuno di loro le avrebbe chiesto di detergere una parte del suo corpo, e così cominciò Sergio a dirle: 
- "Su, porcella, è il momento di toglierti di dosso la nostra saliva dalle tette...".
Fino a quel giorno, non si era mai sentita apostrofare in quel modo, e ne rimase quasi offesa, ma poi non esitò un istante, strofinò vigorosamente con le mani le coppe delle mammelle, sopra e sotto, stirandosi i capezzoli, e provò una forte eccitazione che le fece aumentare il battito cardiaco. 
- "Per fortuna che, nonostante l'età, sono sana come un pesce", pensò tra sé, continuando in quei gesti che esaltarono alla follia il richiedente, che al contrario di lei si sentì ben presto in debito d'ossigeno. 
Alla fine, aveva le tette che le dolevano, e i chiodi sensibilissimi le procurano una scarica di adrenalina ad ogni tocco... 
Dopo circa dieci minuti di quell'esibizione, e vedendo Sergio praticamente sfatto, si fermò per qualche attimo, il giusto perché Massimo si facesse sotto con la sua richiesta: 
- "Per me, invece, ti farai un bel lavaggio intimo... Fai attenzione, apri bene tutto, che voglio vedere il risultato!". 
Elena aveva già superato diversi livelli del suo pudore "grazie" a loro, ma questa volta le veniva chiesto qualcosa di eccessivo... 
Sempre nel suo intimo, esclamò': 
- "Però... Il nonnino è sveglio... Vuole assistere a una visita ginecologica? Speriamo bene, che non ci lasci le penne...". 
Prese una nuova manciata d'acqua e con essa inumidì la sua magnifica pelliccia... E guardandolo fisso negli occhi si infilò nella cavità vagina due dita che fece scorrere avanti e indietro, prima lentamente e poi sempre più veloce, fino ad allargare l'orifizio come non aveva mai fatto... 
L'acqua salina e i suoi copiosi umori andarono a mescolarsi indissolubilmente, e "costrinsero" Massimo ad una masturbazione talmente forte che spalancò le orbite rischiando un severo infarto. 
Tolse le mani dal suo basso ventre arrossato dallo stress, e con le mani sulle cosce prese ad ansimare in maniera inaspettata pure a lei... 
Adagio adagio, risollevò il capo, e si avvide che Adamo era lì ad aspettare il suo turno. Si guardarono interrogativi, e quando ebbe il "via libera" dalla donna, con un sorriso beffardo le annunciò: 
- "Io voglio il culo!". 
Elena si sentì mancare, e dovette sostenersi come meglio poté... Infatti, in tutta la sua vita non aveva mai fatto sesso anale, ma l'uomo si affrettò a precisare: 
- "Voglio vedere mentre ti lavi il culo... Compreso il buco!". 
A stento si riprese, e lentamente si voltò dandogli le spalle e mettendo in mostra il suo proverbiale "panettone". Ci versò sopra un'altra quantità d'acqua, e si piegò a 90 gradi divaricando le gambe più che poté nella tinozza. 
Poi, prese il dito medio di una mano e – scostandosi con l'altra una chiappa –  se lo fece scendere nel retto, con una certa smorfia di dolore poiché quel foro era davvero ancora vergine.
Lo estrasse, e lo rimise dentro - con cautela - più volte, e ad ogni inserzione sentiva il canale rettale allargarsi e la fica pulsare a più non posso... 
Adamo era al settimo cielo, e anche lui aveva avuto la sua parte. Ma adesso era Elena a sentirsi sfinita...


8. Doccia calda e dorata 


Elena aveva freddo, si era alzato dal mare un vento assai fastidioso, e alla donna uscì spontaneo dire, come una battuta di spirito: 
- "Eh, certo che se ci fosse un pò d'acqua calda!". 


I tre maschi allora – che si erano finalmente rivelati per quello che erano, e cioè dei porci senza limiti – si guardarono, e all'unisono ebbero un’intuizione... E Sergio, a nome di tutti le rispose: 
- "Signora, ma lei non ha che da chiedere... e noi obbediamo…". 
E giù una grassa risata... 


Poi, dopo che una rapida sega collettiva li scaricò del prezioso contenuto dei loro genitali, si diedero da fare per ingerire una gran quantità d'acqua, di quella che si erano portati di scorta per dissetarsi. 
Sembravano dei cammelli appena giunti in un'oasi, e ad Elena parve tutto così strano che chiese: 
- "Veramente, io vi avevo chiesto un pò d’acqua calda... Ma ovviamente, era tutto uno scherzo... Certo che se me ne date un goccio pure a me...". Massimo fu il più lesto di tutti, e sollecitamente si incaricò di rassicurarla: - "Tranquilla, abbi ancora un pò di pazienza e avrai tutto... Da tutti e tre!". 
I loro piselli a penzoloni sembravano dei serpentoni addormentati, e quando Adamo – l’unico a glande coperto – ebbe scappellato il suo, le si porsero a non più di un palmo di distanza. 
Fu allora che Elena capì davvero le loro intenzioni e stette al gioco, e cominciò a incitarli con un quasi impercettibile sibilo: 
- “Psss… Psss… Psss…”. 
Perso ogni imbarazzo, gli disse anche: 
- "Che darei per farmi ricoprire tutto il corpo dal vostro frutto…". 
Si concentrarono, e qualche timida gocciolina cominciò a scendere...
Tanto per iniziare a "riscaldare" l'ambiente, i tre iniziarono a orinare nella tinozza, proprio nell’acqua in cui Elena si trovava – e che prese subito a cambiare colore –, e la donna, in un impeto di troiaggine, si giocò il tutto per tutto, osando ciò che non avrebbe mai avuto il coraggio di dire prima… Reclamò, con rabbiosa veemenza: 
- "Vecchi maiali, fatemi vedere che siete capaci di usarli come si deve solo… Scaricatemene il più possibile addosso e sulla testa!". 


Non erano quelli tipi che avevano bisogno di alcuna sollecitazione, ma comunque si lasciarono volentieri guidare dalle sue voglie… 
Ci volle qualche minuto ancora per vedere la pioggia dorata sgorgare bollente dalla sommità di quelle tre grosse cappelle e scendere copiosa, ma quando scaturì fuori prepotente parve una fontana, con tre intensi getti, tutti rivolti sul seno, il ventre e la pelliccia della fica che in un baleno si tinse di un color ocra intenso. 
Elena – a cosce aperte – era eccitatissima, la voleva da ogni parte, e Adamo, Sergio e Massimo aggiustarono il tiro sul viso e sui capelli, mentre lei – come se stesse sotto una vera doccia – se li scrollava per far penetrare meglio il liquido anche lì in mezzo. 


Chiuse gli occhi per evitare che l'urina le finisse dentro dandole una sensazione di bruciore, ma soprattutto per godersi profondamente quel calore che la permeava in ogni poro... 


A un certo punto, però, li riaprì, e con un gesto fermo spalancò anche la bocca... 
Era chiaro ciò che voleva suggerirgli, e allora i tre "orinatori" presero bene la mira, con le dita orientarono il getto, e le indirizzarono congiuntamente la pipì nel cavo orale. 
Colmata la gola fino quasi a tracimare, Elena gli mostrò quanto erano stati bravi, e poi in un sol colpo ingurgitò tutto passandosi la lingua sulle labbra ancora lucide di quella acidula “bevanda”. 


Sembrava non finissero mai quei zampilli così forti, ma infine anche quel "gioco" trovò la sua conclusione... E quando si rese conto che dall’alto dei cazzi stavano scendendo le ultime gocce e quelle vecchie vesciche erano ormai vuote, la donna uscì fuori dalla tinozza. 


L’allegra brigata corse soddisfatta verso la riva, e si tuffarono in acqua per ripulirsi e ritemprarsi, prima di riguadagnare la spiaggia pubblica…


9. Sverginata a 60 anni


Elena quel giorno aveva ricevuto il suo primo pissing, e quando rientrò a casa ripensando all'accaduto si sentì più "leggera" e felice, un'allegria che non aveva mai provato prima... 


Pensò molto a quei tre vecchietti che non avrebbe mai detto così "attivi"; alle esperienze che in passato aveva avuto con suo marito, rendendosi conto che sesso orale e feticismi vari erano rimasti tabù per troppo tempo; e infine, dovette constatare che l'unica cosa che non aveva ancora mai fatto era proprio il "sesso nel di dietro".
Era sola, e si ritrovò a ragionare con i suoi sensi e a voce alta: 
- "Certo che anche le ragazzine, al giorno d'oggi, danno via quel buchino senza aspettare il matrimonio... E io, invece, a 60 anni... Chissà com'è... Deve fare un male cane, ma dicono che sia anche più piacevole che prenderlo nella fica...". 


Da allora, quel chiodo fisso non la abbandonò più, e lei fece un'altra cosa che non aveva mai fatto: si procurò quante più videocassette a tema che poté reperire in giro, e la sera – quando Angelo usciva con i suoi amici – si piazzava davanti al televisore a vedere come la cosa "funzionava"... 


Ma una sera – presa dal vedere messa in pratica da noti attori del porno quella “manovra” che la stava tanto eccitando – non si accorse che suo figlio era rientrato in anticipo e – incuriosito anch'esso – gli si era piazzato, senza far rumore, alle spalle. 
Angelo non voleva credere a quello che stava vedendo, e sopra pensiero non si accorse che quello “spettacolo” era finito e si ritrovò faccia a faccia con Elena, la quale voltandosi di scatto rimase senza parole... 
Cercò di giustificarsi, farfugliando: 
- "Angelo, non è come pensi...". 
Ma il ragazzo, sconvolto, non si lasciò irretire da quelle chiacchiere improvvisate, e freddo rispose: 
- "C'è poco da pensare, mamma... È tutto così chiaro... Si può sapere che ti sta succedendo in questo periodo? Mi sembra che sei diventata una di quelle donne da strada... Dimmi un pò, c'entrano qualcosa quei tre vecchi che stai frequentando?". 
Elena, a quel punto, non seppe trovare le parole adeguate per replicare, era sin troppo evidente che non era più la donna di altri tempi, ma a lei questo poco interessava: ormai lontana dal marito, provava un grande bisogno di essere posseduta fisicamente con le maniere forti, per diventare femmina a tutto tondo, poiché sentiva che quelle erano le ultime “cartucce” che poteva “sparare”…
La notte, voltandosi e rivoltandosi solitaria nel letto e ripensando a quel duro ma sincero confronto con suo figlio, pianse fiumi di lacrime, e – soffocando le urla con il cuscino – lasciò sfogare tutta la sua lussuria repressa:
- “Santa miseria!, Adoro mio figlio più di chiunque altro, ma Angelo non può chiedermi di morire in castità… Oltretutto, onestamente non riesco più a fare a meno di quei tre maschi così avanti con l'età… Non avevo mai provato, neanche in gioventù, il sesso con più di un uomo contemporaneamente… e loro mi stanno dimostrando di essere in grado di soddisfare ogni mio desiderio!”.


Così, senza attendere i consueti contatti da parte di Adamo, Sergio e Massimo, questa volta prese lei l’iniziativa, e la settimana dopo si ripresentò – sfacciatamente luminosa – di nuovo al suo "posto di combattimento"…
Purtroppo, però, i tre si sentirono come appagati da ciò che le avevano fatto fare in quelle settimane passate, e soprattutto l’ultima volta quando insieme  raggiunsero il trionfo dei sensi.
Avrebbero voluto osare di più, questo è vero, ma dentro se stessi riaffiorò una certa “civiltà” di uomini prima ancora che di maschi.
Da principio, Elena non capì cosa stesse succedendo, e rimase in trepidante attesa di ricevere una “proposta indecente” da parte loro; ma niente… erano ridotti a delle statue di sale!, sembravano svuotati da ogni desiderio sessuale…
Allora, la donna gli si avvicinò tanto da far sì che solo loro potessero ascoltare, e gli disse senza tanti fronzoli:
- “Signori, ho voglia di scopare… Sesso vero, duro, non giochini da ragazzetti alle prime armi… Lo avete capito?”.
Fremeva lei e fremevano loro, e alla fine Massimo propose:
- “Signora e Signori… Io un’idea ce l’avrei: perché non ce ne andiamo nella spiaggia naturista qui a fianco? Saremo più liberi di giocare, e io ho già in mente qualcosa che sicuramente piacerà a tutti…”.


Gli anziani amici furono subito d’accordo, mentre Elena sentì avvampare… Non pensava di “accenderli” così tanto, ma d’altronde era stata lei ad innescare la miccia e non poteva più tirarsi indietro…
In fondo, si disse, non era mai stata in una spiaggia di nudisti e quella poteva essere l’occasione giusta per provare.
Nel gruppo, intanto, si era creata una strana “energia”: c’era stato sì un momento di turbamento iniziale, e nessuno di loro si era svegliato quella mattina con la chiara intenzione di esibirsi con lei dinanzi a tutti, ma ormai il dado era tratto… 
I tre, costeggiarono in silenzio e con passo sicuro il margine della pineta che anticipava quella spiaggia così “particolare”, mentre il cuore di Elena prese a battere forte nel suo petto, tanto che lei temette si potesse vedere il movimento del torace che si sollevava e si abbassava in maniera inusuale.
Una volta giunti ai cancelli già completamente nudi, la compagnia potè constatare con soddisfazione che l’arenile non era troppo affollato, ma che anzi si trattava di una spiaggia libera, e questo gli avrebbe certamente permesso di godere di una buona “intimità”.
Si diressero verso una piccola rientranza ancora più appartata, e nel vedere Elena ancheggiare nuda dinanzi a loro – con i suoi grossi seni che ondeggiavano paurosamente ad ogni passo, le cosce possenti, il culo sconfinato e quel triangolo di pelo nero nel quale tutti avrebbero voluto affondare i loro volti e i loro membri – quella situazione tanto gradevole si trasformò in una vera e propria tortura…
Ormai l’imbarazzo si era placato… Si stesero al sole, come un normalissimo gruppo di amici intenti semplicemente a rilassarsi, ma ben presto colui che aveva avuto quell’idea cominciò:
- “Scusate, ma non era questa la mia intenzione! Io volevo dire… Sì, insomma, di dare alla nostra amica ciò che ha dimostrato di meritare e che non ha ancora avuto dalla vita…”.


Allora, a sentire quelle parole, così sibilline ma inequivocabili, ad Elena si drizzarono irrimediabilmente i capezzoli, e tutto il suo corpo era l’immagine più bella che quegli anziani avessero mai visto. 
Spostandosi sulle ginocchia, le si avvicinarono ancora di più incuranti dei loro cazzi eretti, omaggi autentici alla sua femminilità.
Adamo – mentre le coccolava amabilmente l’addome – le chiese: 
- “Voltati, Signora, voglio assaporare  la tua primizia… Stai buona, rilassati, e ci divertiremo tutti…”.
E lei, senza scomporsi, obbedì sorridendo, consapevole che il loro obiettivo finale era il suo culo, e di accrescere in tal modo l'eccitazione dei suoi attempati amici. 
L'avanzare dell'età non era certo un problema per Elena, la quale andava giustamente fiera di ogni particolare del suo corpo, ma soprattutto era il suo "di dietro" ad incantare chi avesse avuto l’onore e la ventura di posarvi gli occhi: bello grande, ma allo stesso tempo proporzionato alla sua figura, armonioso, da entusiasmarsene già senza secondi fini come si farebbe con un quadro di valore. 
I tre, si giocarono a sorte i ruoli, e alla fine ne uscì che a Sergio e Adamo toccò il compito di “mettere a punto” il buco d’ingresso, mentre a Massimo quello di essere il primo ad entrare nella “camera scura”…


Tale assegnazione di incarichi, seppur casuale, fu perfetta, poiché quel culo aveva da sempre avuto la capacità di mandare fuori di testa soprattutto Sergio, che se lo sognava pure la notte, immaginando di palpeggiare con passione quei glutei sodi che era difficile persino pizzicare per quanto erano tosti. 
E fu proprio lui a prendere la donna per i fianchi, insinuandosi tra i rotoloni di ciccia che costituivano le bellissime maniglie dell'amore, a tirarla a sé, e a farle capire che voleva che si mettesse alla pecorina. 
Poi, le piazzò le gambe allargandole un poco, e restò così immobile ad ammirarla... Baciò ciascuna delle due chiappe, e lentamente le discostò l’una dall’altra fino a far comparire quel buco che di lì a poco sarebbe stato forzato. 
L'anello dello sfintere sembrava non essere mai stato "toccato", e in effetti era proprio così: Elena era vergine di culo! 


Nel frattempo, Massimo – con le mani sui suoi fianchi nudi – si era posto con il suo pisello a formare un angolo di 90 gradi rispetto alla sua figura eretta. Faccia a faccia con la donna, aveva puntato il glande a pochi centimetri dalle sue labbra già lucide di saliva, e sottovoce, le disse: 
- "Ormai, sai quello che devi fare, vero? Dai, succhialo tutto, che più è duro e più ti piacerà il seguito...". 
Elena non potè resistere, ma sopratutto non volle resistere a quel maschio, e non appena la cappella fu in prossimità della sua bocca strinse prontamente quel bastone di carne e cominciò avidamente a leccarla come fosse un gelato. 
Si esibì in un pompino semplicemente perfetto, e il risultato fu che ben presto l'uccello divenne durissimo, proprio come doveva essere per svolgere il suo prossimo "incarico"…


Sergio e Adamo, intanto, stavano provvedendo a completare la preparazione dell’area d’intervento, stimolando il rosone – alternativamente – con le dita e con la lingua. Si dicevano, tra di loro: 
- "Bene così, mamma mia com'è tenero e saporito... Ma toccalo di più e meglio!, dobbiamo far sì che si schiuda bene come una vongola... È uno spettacolo a vederlo così, non credi?". 
E l'altro: 
- "Certo, ma non dimentichiamoci che il nostro compito è quello di preparare la strada, di ammorbidirlo... Ha una tenuta straordinaria, ma nessun culo ci ha mai resistito... E anche con questo vinceremo noi...". 
Aumentarono così sia il piacere immediato di lei che la dilatazione dell’orifizio, e quando infine ad Elena parve che l'espansione dell’ano aveva raggiunto l’apice, la donna ricordò a Massimo – che nel frattempo si era andato posizionando dietro, tra i due amici – i suoi doveri: 
- "Fammi vedere che sei ancora un vero bull, prendimi, fotttimi il culo come un toro...". 
Purtroppo, però, l’esperienza dei tre porci gli fece constatare che la lubrificazione non era ancora adeguata allo scopo: 
- "Guardate... Lo sfintere è ancora troppo rigido... D'altronde, sono più di 60 anni che non è stato violato da nessun cazzo...", disse Sergio, e proseguì suggerendo: 
- "Massimo, se la inculi così, le massacrerai tutto, buco e budello... Aspetta, che vediamo di far cedere la mucosa un altro po'...". 


Sfortunatamente, in quel frangente non avevano a disposizione nessun gel emolliente specifico, e allora dovettero fare di necessità virtù, aiutandosi con un’abbondante dose di saliva che “spalmarono” sia dentro l’ano che sul pene di colui che era stato prescelto per quella "prima volta". 
La donna, provò un alto brivido quando due dita bagnate di Adamo si insinuarono come una serpe impazzita nel suo retto: era già quella una “prima volta”, la prima volta che qualcosa vi entrava in maniera così indiscreta  anziché uscirvi come quando defecava… E strillò: 
- "Cazzo, fate più attenzione! Mi state squartando le budella!! Dovete rompermi il culo, non ammazzarmi come un capretto!". 


Dopo tanto patire, finalmente quel foro fu pronto... Massimo, avvicinò il suo imponente glande alla soglia dell’intestino e le chiese: 
- "Sei pronta? Forse ti farò un pò male, ma tu non fare resistenza, sarebbe peggio...". 
E lei, sempre più smaniosa di provare quella novità, gli rispose: 
- "Sì, ma fai piano...". 
Le “scavò” dentro, con prudenza e senza fretta, sollecitando allo stesso tempo anche la vagina in modo da produrre in lei un esponenziale aumento di libidine tale da mitigare quell'inevitabile forte dolore. 
Una piccola spinta, e poi una più decisa, e una finale, ed ecco che – con un urlo disumano di Elena – il nuovo ospite prese stabilmente possesso delle viscere…
Fino a quel momento la donna aveva pensato che sarebbe stato tutto e solo piacere, ma così non fu... 
Riprese fiato, e gridò: 
- "Bastaaaaa... Ti prego!". 
Ma più tentava di fermare quella trivella che si sentiva scendere fino allo stomaco, e più un sentimento di pura eccitazione stava prendendo vita nel suo corpo... 
A quel punto, l’inculatore, che ebbe la intuì quello strano cambiamento, cominciò a procedere con estrema cautela: non voleva farle male, ma allo stesso tempo voleva farle provare tutto il piacere possibile che derivava dal sesso anale. 
Lentamente, prese a fare un fantastico sali-scendi dentro il budello, aumentando progressivamente la velocità e raggiungendo una pompata di intensità quasi pari a quella che avrebbe sviluppato nella fica. 
Elena guaiva dal piacere, e quando sentì sopraggiungere i primi crampi e poi delle contrazioni vere e proprie al ventre capì che aveva avuto un orgasmo…
Un orgasmo anale, il suo primo orgasmo di culo! 


Ma non fu soltanto lei a godere di quella pratica fino ad allora sconosciuta… L’uomo che la montava, infatti, dopo poco si lasciò prendere da una serie di orgasmi senza fine… Le schiaffeggiò con forza le natiche, e con voce roca sbraitò: 
- “Oh siii… Vengooooo… Ecco, ti riempio e ti lavo tutto l’intestino!”. 
E lei, che ormai era diventata una troia perfetta, irriconoscibile da chi la frequentava da lungo tempo, di rimando: 
- “Sììììì, porcooooo… E non uscire finchè non avrai esaurito l’ultima goccia…”.
L’orgasmo di Massimo le inondò il retto e, alla fine, lui non si sfilò come sarebbe stato ovvio, ma – nonostante il suo “attrezzo” avesse cominciato a perdere un pò di tonicità – continuò a governare le sue interiora sentendosi una sola cosa con lei.


Stanco mentalmente e sfinito fisicamente, Massimo mollò la presa su quei fianchi e si ritrasse da un buco che ormai aveva assunto proporzioni a dir poco indecenti. 
Venne però sostituito immediatamente dal secondo e poi dal terzo vecchio, mentre Elena – con l’intestino in fiamme e stracolmo di sborra – godeva come una matta…


10. Un incesto fortemente voluto. 


Tutti erano in estasi, ed Elena – per assaporare meglio quello situazione – se ne stava soavemente ad occhi chiusi quando a un certo momento una mano sconosciuta si poggiò sul fianco dell’ultimo maschio che la sta fottendo di dietro… 
Era Angelo, il figlio della donna, anch’esso completamente nudo e con il cazzo durissimo in perfetta alzabandiera per l'emozione di quello spettacolo inimmaginabile solo fino a poco tempo prima. 


Era lì perché l’aveva pedinata in tutti quei momenti di “relax” che si era concessa con i tre vecchi… Lei credeva di essere riuscita ad affrancarsi da lui, con mille scuse più o meno plausibili, ma invece il ragazzo aveva “mangiato la foglia” e – fingendo di obbedirle – si era posto costantemente al suo inseguimento… 
Ed ora, era talmente incredulo di ciò che aveva visto fare a sua madre che a un certo punto si disse: 
- “Bene… Se si vuole divertire, allora è giunto il tempo che faccia divertire pure me… In fondo sono uscito da lei, perché non posso rientrarci almeno una volta come loro?”. 


Perciò, pronto a prendersi ciò che aveva sempre desiderato senza mai osare chiedere tanto, avanzò da dietro una palma che gli aveva fatto da riparo e fece cenno ai tre – scioccati e spaventati per le possibili conseguenze della sua presenza – di tacere per non farlo riconoscere dalla donna. 


Si avvicinò di sottecchi a lei, e agguantandola dolcemente la tirò a sé introducendosi in un colpo solo nella sua fica. 
Era la prima volta che Angelo arrivava a possedere carnalmente una donna; si era sverginato, e il caso aveva voluto che quella donna fosse proprio sua madre! 
Elena, lì per lì, rimase perplessa, poiché immaginava che quella fase di puro sesso con i suoi amici era finita, e senza voltarsi si lasciò sfuggire: 
- “Ancoraaaa?? Ma non siete mai stanchi? Ma chi è con questo cazzo… Mi sembra ancora più grosso di prima…”. 
E, orgogliosa del suo enorme culo, prese ad agitarlo a destra e a sinistra come una ragazzina capricciosa, il che favorì una discesa ancora più profonda nelle sue viscere. 
A pecora davanti al cazzo di suo figlio, tornò ad essere la vacca che era stata per tutta quella mattina, spingendosi sino ad apostrofare il misterioso “toro”: 
- “Ma che ti prende adesso? Non riesci più ad arrivare fino in fondo? Sembra che ti si sia accorciato all’improvviso!”. 
Poi, cominciò a sentire appoggiarsi su di sè uno stomaco di grosse dimensioni, villoso, e che tracimava giù sul suo culo, e due testicoli che parevano giganteschi sbattere ritmicamente su ciascun gluteo.
Riconobbe anche un pube irsuto che pareva essere la foresta amazzonica, ed ebbe un terribile presentimento… Si chiese, nel suo cuore: 
- “Porca puttana!, non riesco a riconoscerlo, ma questo mi fa pensare a qualcuno che conosco… No, non voglio nemmeno immaginare una possibilità del genere…”. 
Prese coraggio, e girò repentinamente la testa. 
I loro sguardi si persero l’uno nell’altro, il ragazzo arrestò subito la sua azione, e lei sbarrò gli occhi… Scrollò il capo, poiché non voleva crederci e le stava crollando il mondo addosso... 
Era suo figlio, e davanti al suo sguardo imbarazzato Angelo, sprezzante, le gridò rabbiosamente: 
- "Ti piace essere sbattuta da tutti questi maiali ingordi, eh troia? Beh, uno più uno meno non credo che farai la schizzinosa...". 
Elena sarebbe voluta sprofondare sotto terra, e non sapeva se vergognarsi di più di essere così, nuda e con il pene di suo figlio conficcato nella sua vagina, oppure di stare davanti ai tre maschi che l'avevano montata in tutte le maniere e che ora la vedevano impegnata in un incesto, o ancora per tutte e due le ragioni insieme... 
Scelse di mantenere un approccio di sfrontatezza, se lo sfilò da dentro e ribattè: 
- "Se quella mezza sega di tuo padre non mi ha dato abbastanza cazzo, devo pur andare a cercarlo altrove... E pure tu, prima di ridurti come lui, fammi vedere cosa sai fare!". 
Si voltò completamente e si mise “faccia a faccia” con il cazzo di Angelo, gli prese in mano la cappella, bella gonfia, e se la sbattè concitatamente sul viso continuando a guardarlo con grande intensità; gli leccò i coglioni rendendoli in breve grondanti di saliva, e dinanzi agli altri gli annunciò cosa stava per offrirgli: 
- "Dai, è il tuo momento… Non avevo mai pensato di chiederti di fare una cosa del genere, ma ormai ci siamo: voglio capire a che punto sei...”. 
Si vedeva che era eccitatissima, un’autentica cagna in calore, e che voleva essere sbattuta furiosamente anche dal suo ragazzo. Spalancò le cosce, e per la prima volta Angelo si trovò a contemplare la passera barbuta che l’aveva generato. 
Vi si gettò sopra, e la trafisse di nuovo… 
La donna cominciò a piangere, un pianto scatenato dalla gioia di avere di nuovo dentro di sé colui per il quale aveva sofferto i dolori del parto, ma anche un pò dal dolore che l’incompetenza del ragazzo gli stava infliggendo. 
Nel frattempo, lui si occupò con maggior successo alle tette, e soprattutto ai capezzoli, che dopo un pò divennero viola scuro a causa di un trattamento assai energico a cui la sottopose con una “violenza”, e che voleva essere una sorta di “risarcimento” per tutto ciò che fino ad allora gli aveva negato. 


Ma il giovane non si ritenne ancora appagato... tutt’altro! A lui piaceva soprattutto la pecorina, e quindi – con un gesto deciso – prese sua madre, la fece voltare repentinamente e glielo piazzò senza esitazione nuovamente in vagina da quella visuale divina. 
Elena se lo aspettava, ma si irrigidì lo stesso per la “sorpresa”, e Angelo ostinatamente prese a pompare tenendole le mani ben piazzate sul "lato b"... 
Cinque minuti ancora, e le venne in una maniera torrenziale sulla schiena, schizzando con una potenza tale che quell'uccello sembrava essersi trasformato in un idrante... 


Il suo maestoso culo ora era, semplicemente meraviglioso, davanti agli occhi di suo figlio, il quale le accarezzò con le mani le chiappe, mettendoci un desiderio grande; le baciò, e baciò soprattutto il buchetto, più e più volte, e infine cominciò a leccarle lo sfintere.
Si accorse che l'ano era molto elastico, e prova ne fu che con la lingua dovette esercitare una certa forza per violare il foro che peraltro era già stato ripetutamente aperto in quella giornata. 
Massaggiò il rosone un pò grinzoso con il pollice, che poi gli cacciò tutto dentro con esasperante lentezza, tanto che la donna gemette forte e non vedeva l'ora che giungesse al suo traguardo. 
Perciò, Angelo, timoroso le chiese: 
- "Mamma, c’è qualcosa che non va?". 
E lei:
- "No, va tutto benissimo, pisellone mio, procedi pure... Non vedo l'ora di accoglierti intimamente...".
Allora il giovane provò ad aumentare, mettendoci due dita, ispezionandola  dentro accuratamente, tanto che quella femmina gemette ancora... 
Così, Angelo azzardò, e aggiunse un terzo dito, mentre quel buco si allargava sempre di più, e fu allora che lei avvertì una lieve fitta. 
Di nuovo, tornò a domandargli: 
- "Ti ho fatto male? Dimmelo e mi fermo subito...". 
Ma Elena ribattè, irritata: 
- "Non ti azzardare nemmeno! Anzi, non immagini nemmeno quanto mi piaccia… Dai, ora prova a mettermi dentro il tuo coso...". 


Ecco, era quello il "suo momento" che aspettava con ansia... 
Angelo si sistemò posizionando la cappella all'altezza dello sfintere, mentre lei portò le mani sulle due natiche per separarle mettendo in mostra il pertugio e favorirgli la penetrazione. 
Premendo sull'asta, il ragazzo lo tenne in posizione e puntò dritto all'obiettivo.
Cominciò a spingere, non avvertendo alcuna resistenza, sia perché era ben lubrificato e sia perché l'azione precedente degli altri tre maschi aveva fatto strada... 
Lo sfintere cedette progressivamente, facendo posto al glande del giovane, ed Elena, con una mano, prese a stimolarsi istintivamente il clitoride. 
Aspettò fermo qualche altro istante, e poi riprese a spingere, cosicchè l'ano si aprìsse ancora meglio e la cappella filasse via dentro tutta intera. 
A quel punto, la donna lanciò come un grido soffocato da altri gemiti: 
- "Aaaahhhh… Fai attenzione… Vai, ma piano…". 
Angelo, che non era abituato a sentirla urlare come se la stessero scannando, le propose: 
- Vuoi che mi fermi, mamma? Mi pare che è andato giù bene, ma se ti fa male...". 
Ma lei: 
- " No! No! Ti ho detto di no... Anche se è vero che fa un pò male, vai amore mio. Vai deciso! Abbiamo iniziato, e ora non possiamo fermarci finchè non sarai arrivato al traguardo!". 


Era così eccitato che ne fu felice, sentì il calore delle pareti anali di sua madre, e la strozzatura sulla cappella gli trasmise delle sensazioni mai provate prima. 
Affondò il cazzo ancora più in profondità, fino a sbattere le palle sul perineo.
Elena era un continuo mugolare, si muoveva a scatti, ansimava, urlava: segni inequivocabili che era già venuta. 
E Angelo iniziò a stantuffare con un ritmo lento, per non farle male e per non rischiare di venire troppo presto, e godersi così tutto lo “spettacolo”... 


Tutto era fantastico... L’eccitazione tanta, e il ragazzo – benché inesperto –  cominciò a rendersi conto che non avrebbe resistito ancora per molto. 
E così fu: dopo un pò, infatti, sentì un piacere enorme erompere dalla sua cappella e spargersi per tutto il suo corpo, e riversarsi infine dentro il culo di lei... 
Un’infinita quantità di sborra che gli riempiva i coglioni e che stava condividendo con la sua genitrice... 
Repentinamente, lo estrasse e guardò estasiato il buco: era dilatato al massimo, e lasciava fuoriuscire una cascatella segno del suo godimento. 
Che spettacolo!! Il tanto desiderato culo di sua madre era finalmente stato conquistato... 


Fiero di se stesso, si lasciò cadere, la abbracciò da dietro e si sorrisero… 
Pure lei era soddisfatta, e glielo confessò liberamente: 
- "Sai, mi hai fatto un pò male, ma è stato il dolore più bello della mia vita, cosi intenso... Mio figlio mi ha inculata! Da oggi in poi il mio culo sarà esclusivamente tuo... Sarà il nido per il tuo bellissimo uccello".


11. Epilogo. 


Elena e Angelo avevano circa 30 anni di differenza, ma da quel momento sembrarono essere due teneri amanti che vivevano una storia fatta di emozioni e sesso, tutto rinchiuso tra le mura domestiche della loro casa. 
Il ragazzo, aveva trovato una stabilità affettiva che andava cercando da lungo tempo, e una maturità sessuale di cui la madre stessa dubitò più volte potesse essere capace. 
La donna, invece, dopo 10 lunghi anni di astinenza, si era riscoperta una vera femmina, e in più aveva fatto con i tre anziani un'esperienza che sarebbe rimasta indimenticabile, e che l'aveva ringiovanita, tanto da far sembrare lei come la più giovane della "nuova coppia"... 
Era sì avvenuto tutto per caso, ma adesso nessuno dei due avrebbe rinunciato a quel meraviglioso status. 


Madre e figlio stavano consumando un incesto assolutamente illegale e ne erano consapevoli, ma la "bellezza" dei loro corpi, l'unicità della loro sessualità era riposta proprio nel fatto che nessun altro essere umano li avrebbe potuti completare meglio... Nessun uomo e nessuna donna sarebbero stati sufficienti ad entrambi. 
Quello che però distinse il loro rapporto da ciò che aveva dato avvio a quell'avventura – e cioè il "gioco" perverso in cui Adamo, Sergio e Massimo avevano trascinato Elena – fu una sola parola: APPARTENENZA. 


Da quel momento, infatti, i due si appartennero in maniera così totale che ogni giudizio e valore morale fu travolto dalle loro stesse vite, uniche e irripetibili. 


FINE.

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