“Ieri hai poi partecipato a quell’orgia gay? Quella dell’annuncio sulla chat…”
“Sì, alla fine ci sono andato”.
“E…?”
“E cosa?”
“Cos’è successo? Raccontami qualcosa, dai!”
“No. Sono le 19 passate, Anna mia aspetta a casa e noi siamo gli unici stronzi costretti a stare ancora in ufficio per finire questo report! Non voglio nessun cazziatone del capo domani mattina…”
“Ma dai! Che ti costa? Solo cinque minuti, giuro! Ma non tenermi così sulle spine…”
“Ti ho detto di no”.
“Dai, fallo per me! Giusto un cenno, non di più”.
“Che angoscia che sei! E va bene. Però non ti dico tutto, ti descrivo solo qualche scena”.
“Qualche scena?”
“Sì, solo qualche momento rispetto a tutto quello che è successo. Ora non ho tempo di raccontarti la storia minuto per minuto”.
“E va bene. Allora descrivimi queste benedette scene. Sentiamo”.
“Beh, c’è una premessa. Ieri pomeriggio l’ho passato scopando con Alex”.
“Chi? Il tuo trombamico?”
“Sì, anche se questo termine non gli rende giustizia. È il mio trombamico solo perché sto con Anna, conviviamo da tanto e non posso stare senza di lei. Ma in un’altra vita, se lei non ci fosse e lui sì, credo che farei coppia con Alex a tutti gli effetti”.
“Addirittura! Non me lo avevi mai detto che è così importante per te…”
“Invece è così. Lui mi piace moltissimo. Non solo perché è bello da morire. È che mi piace proprio anche tutto il resto. Si presenta come uno molto dolce, un po’ timido, sensibile… E poi a letto si trasforma e diventa di colpo un assatanato pazzesco”.
“Non è che ha un amico da presentarmi?”
“E poi ha un cazzo davvero incredibile! Ti giuro, non ho mai visto un cazzo tanto bello. Ogni volta che scopiamo, un pompino iniziale di almeno dieci minuti glielo devo fare!”
“Sapessi quanto ti invidio… Io incontro solo certi cessi! Quindi ieri pomeriggio vi eravate visti?”
“Sì, e avevamo scopato per almeno tre ore. Essendo entrambi versatili ci alterniamo: una volta lo inculo io e quella dopo mi incula lui”.
“E ieri chi ha inculato chi?”
“Lui ha inculato me. Così, quando sono andato via da casa sua, avevo il culo aperto che era una meraviglia e l’idea che dopo un po’ avrei scopato di nuovo mi faceva fatica al punto che ho pensato di dare buca”.
“Cosa che però non hai fatto…”
“Sì, alla fine ci sono andato. Un po’ per curiosità, un po’ perché quella dell’orgia gay è un’esperienza che mi manca e un sogno proibito che mi ha sempre incuriosito… Tu al mio posto che avresti fatto?
“Non me lo devi neanche chiedere! Io ci sarei andato di corsa senza nemmeno un dubbio”.
“Perfetto. Vedo che mi capisci”.
“Sei andato direttamente là?”
“No, mancavano ancora due ore e sono andato prima a casa a rilassarmi un po’”.
“Anna c’era?”
“Sì. Abbiamo fatto due chiacchiere e poi, dopo una doccia, sono uscito”.
“Che scusa le hai inventato?”
“Cena con gli amici del vecchio ufficio. Così le ho detto di non preoccuparsi se facevo tardi”.
“E poi?”
“E poi sono andato all’indirizzo che il tizio della chat mi aveva dato”.
“Che posto era?”
“Una casetta pochi chilometri fuori Roma nord. Con la macchina non ci messo neanche un quarto d’ora”.
“E quando sei arrivato stavano già scopando?”
“No, non c’era ancora nessuno. Io sono stato il primo ad arrivare. C’erano solo il tizio, di nome Andrea, che poi era l’organizzatore e il proprietario di casa, e il suo migliore amico, Luigi”.
“Com’erano?”
“Due tipi normali. Né brutti né belli. Però molto carini come modo di fare, davvero simpatici”.
“E che è successo?”
“Abbiamo parlato per un po’. Gli ho detto che era la prima volta che facevo una cosa del genere e loro mi hanno tranquillizzato perché si vedeva che ero agitato”.
“E che ti hanno detto?”
“Basta così! Ti sto raccontando troppo e non ho tempo. Te l’ho detto: solo le scene principali”.
“Quando fai così ti menerei… E allora vai con qualcuna di ‘ste scene…”
“Allora, eravamo nella camera da letto. C’erano diverse persone che scopavano nel letto, saranno state almeno tre coppie. Poi c’erano almeno altri due o tre ragazzi nudi, in piedi, che non facevano nulla”.
“E tu?”
“Io ero in piedi e dietro di me c’era Luigi. Mi aveva fatto inclinare il busto in avanti e tenere le gambe un po’ divaricate e, bloccandomi le spalle con le mani, mi inculava da dietro. Ma non ci dava a raffica. Mi dava solo un colpo profondo, poi tirava di fuori il cazzo, con molta lentezza, e si fermava. Quando io lo imploravo perché non ce la facevo più ad aspettare, allora mi dava un altro colpo di cazzo, ma proprio forte, bello profondo, che mi faceva cacciare certi strilli…”
“Super! Avrei davvero voluto vederti…”
“Mi ricordo che a un certo punto tutti mi tenevano gli occhi addosso. Anche quelli che scopavano si erano interrotti per guardarmi… Non so cosa mi eccitasse di più: se quel cazzo che mi sfondava o quegli sguardi…”
“E nessuno ti ha avvicinato? La scopata è finita lì?”
“Tempo scaduto. Altra scena”.
“Va beh, ma allora sei proprio uno stronzo!”
“Vuoi che te la racconti o la chiudiamo qua?”
“No, no, va bene così, va bene così. Dimmi, ti prego…”
“Io sono seduto sul letto e di fronte a me c’è Andrea, il proprietario di casa, con un cazzo di plastica in mano, molto lungo, tutto trasparente e di colore arancione”.
“E che ci faceva?”
“Me lo ha messo nel culo e ha cominciato a spingerlo dentro. Anche qui diversi ragazzi ci stavano guardando. Andrea era molto carino: non ricordo con chiarezza cosa mi dicesse, ma mi faceva sentire proprio a mio agio mentre intanto continuava a infilarmi dentro quell’affare”.
“Quanto era lungo?”
“Beh, a un certo punto Andrea mi ha fatto i complimenti perché lo avevo preso tutto quanto e mi ha detto che era lungo 30 cm. E poi c’è stata la sorpresa finale: il cazzo si è messo a vibrare. Non immagini che roba favolosa che era! Avevo il culo completamente riempito da questo affare gigante che mi vibrava dentro e un pubblico che assisteva alla scena… Almeno tre si sono segati guardandomi… Mi sono sentito la peggiore delle zoccole!”
“Ti giuro: mi stai facendo rosicare come un matto…”
“La prossima volta magari ti porto con me… Adesso però basta, però. Volevi sapere qualche dettaglio e te l’ho dato. Adesso finiamo questo cazzo di report così vado a casa dalla mia donna”.
“Aspetta! Aspetta! Aspetta, ti prego! Solo due ultimi flash e poi basta. Giuro che poi non ti rompo più…”
“Che supplizio che sei!”
“Dai, un minuto ancora…”
“E va bene. Allora, primo flash: io a pecora sul bordo del letto e tre ragazzi dietro che si sono alternati a incularmi fino a quando non sono venuti tutti…”
“Non ci credo! Dici davvero?”
“Te lo giuro. Mi scopavano a turno per circa due minuti a testa e, mentre uno mi riempiva il culo, gli altri guardavano e si segavano… Hanno completato tutti tre giri a testa, poi due sono venuti al quarto giro e il terzo a quello successivo…”
“Ti sono venuti dentro?”
“Sì, ma avevano il preservativo. Era obbligatorio per scopare…”
“In tre che fanno la fila per incularti… Pazzesco! Mi stai facendo tirare il cazzo in un modo incredibile!”
“E infine il secondo flash: io in piedi vicino a un tavolo, accanto alla porta d’entrata della casa, dove c’era della roba da bere. Altra regola della serata era niente alcolici, ma solo roba per bambini. Così, completamente nudo, mentre mi sto versando una Coca Cola un ragazzino di poco più di vent’anni mi si è inginocchiato davanti e ha cominciato a farmi un pompino…”
“Wow! E lui com’era?”
“Molto molto carino! E devo dire anche piuttosto bravo con la bocca… Io ridevo perché tutti quelli che entravano in casa e volevano andare nella camera da letto dovevano per forza passarmi davanti e non ce n’è stato uno che vedendomi con quel ragazzino che mi succhiava il cazzo non mi abbia fatto l’occhiolino”.
“Che storia incredibile! La prossima volta, cascasse il mondo, andiamo insieme…”
“Ti ho fatto eccitare, eh?”
“Cazzo, se lo hai fatto!”
“Lo sapevo… Già ti arrapi facilmente di tuo, se poi mi ci metto io a raccontarti ‘ste storie…”
“Ma a te non fa nessun effetto ricordarle?”
“Beh, ammetto che sono piuttosto eccitato anche io adesso…”
“Mi hai fatto venire una di quelle voglie di cazzo!”
“Io ho scopato come un riccio ma non mi basta mai…”
“Io o ti scopo o mi sparo una sega!”
“Anche io sono in tiro, brutto bastardo che non sei altro! Ma non potevi lasciarmi in pace invece di farmi il terzo grado? Davvero mi scoperesti?”
“Passami il report”.
“Cosa?”
“Passami il report. Me lo porto a casa e lo finisco io”.
“Ma non c’è bisogno! Dieci minuti e lo finiamo”.
“Preferisco fare altro in questi dieci minuti…”
“Eh?”
“Dai, vieni qua…”
“Ma che fai? Sei completamente pazzo!”
“Sarà un secolo che non scopiamo… Facciamolo adesso non c’è nessuno…”
“Ma l’anno scorso non mi avevi detto che dovevamo essere solo confidenti e basta? Niente sesso, solo buoni amici?”
“Lo so, ma adesso sono troppo arrapato…”
“Quindi vuoi di nuovo scoparmi?”
“A te va o no?”
“Per andarmi mi va…”
“E allora tira di fuori il cazzo!”
“Ma siamo sicuri che siamo soli?”
“Sono strasicuro. L’ufficio è vuoto. Ecco, adesso ho chiuso a chiave anche la porta della stanza”.
“Ok. Ma facciamo piano lo stesso…”
“Aspetta, faccio io, è questione di un attimo…”
“Non strattonarmi così i pantaloni!”
“Ma questa cazzo di zip non si apre!”
“Così la rompi e basta. Aspetta, ci penso io…”
“Va bene…”
“Ecco…”
“Mmmmm… che bel cazzo! Era da un po’ che lo non vedevo…”
“Ti piace ancora?”
“Da morire…”
“Dai, succhiamelo tutto!”
“Obbedisco”.
“Oh, sì, bravo, così… Sì! Continua così… Ingoialo!”
“….”
“Che meraviglia…”
“….”
“Ecco… Ecco…”
“…”
“Ti prego, ancora un po’… Non smettere…”
“….”
“Sei davvero bravissimo… Adesso ti faccio anche io un pompino da urlo…”
“No, un’altra volta. Adesso voglio che ti alzi e che ti abbassi sulla scrivania!”
“Mica vorrai mettermelo in culo così!”
“Altroché se lo voglio…”
“Tu sei davvero pazzo!”
“Ma se lo vuoi più di me!”
“Ma abbiamo il divano! Perché mi devi inculare in questo modo?”
“Fai come ti dico!”
“Cazzo, fossi capace di dirti di no almeno una volta…”
“Perfetto! Facciamo senza preservativo? Ti inculo a pelle così lo senti alla grande…”
“Sì, va bene. Ma prima fammi calare fino in fondo pantaloni e mutande, se no come fai? Un attimo solo… Ecco”.
“Ok, girati e fammi vedere bene… Che bel culo che hai! Mi fa impazzire come sempre… Dai, abbassati…”
“Va bene così?”
“Oh, sì! Adesso ti monto come ai bei tempi… Aspetta che te lo apro tutto… Oh, ma cosa vedo? Che cos’è questo bel buchetto che spunta? È tutto bello rotto, tutto trapanato… Dimmi, bel buchetto, quanti cazzi hai dovuto prendere per diventare così?”
“E smettila con queste stronzate! Adesso ho una voglia assurda! Ficcamelo dentro, non perdere altro tempo!”
“Va bene”.
“Spaccami tutto, sfondami come sai fare…”
“Ma certo… Ecco… Ecco che lo spingo dentro tutto quanto… Tutto come piace a te, fino in fondo...”
“Oh, sì… Vai così, ecco! Bravo! Vai così! Spingilo tutto! Riempimi…”
“Non è cambiato nulla, vero?”
“No, è sempre bellissimo…”
“Allora la prossima volta andiamo all’orgia insieme?”
“Sì, e facciamo a gara a chi di noi scopa di più…”
“… oppure ci scopiamo tutti, dal primo all’ultimo!”
“Parlami, ma non smettere! Continua a sbattermi, hai un cazzo fantastico!”
“… e alla fine ti inculerò io, come adesso, e tutti quanti staranno a guardare…”
“… sento il tuo cazzo che mi batte in testa, è una sensazione incredibile…”
“E tu hai sempre un culo bellissimo, tutto da riempire, tutto da sfondare…”
“Che c’è? Stai per venire?”
“Sì, mi ci vuole poco ormai! E tu?”
“Mi sto segando e mi manca pochissimo! Ma voglio che mi vieni dentro!”
“Vuoi che ti venga tutto dentro?”
“Sì, ma fallo subito perché io sto per venire!”
“Anche io sto per venire! Anche io! Vengo tutto anch’io!”
“Sborrami in culo! Non uscire, ti prego! Sborrami in culo!”
“Ecco! Vengo! Vengo! Ti vengo tutto nel culo!”
“Anch’io! Vengo anch’io! Oh, che bello! È bellissimo! Sto godendo come un pazzo!”
“… e non finisco mai, ti sto ancora schizzando nel culo! Cazzo, è impossibile sborrare così tanto!”
“Sei fantastico! Sei davvero fantastico!”
“Anche tu! Mi fai morire… Aspetta che ora esco… Piano… Piano… Così…”
“Sto tremando come una foglia…”
“Io faccio fatica a stare in piedi…”
“Hai un kleenex, per caso? Avrò schizzato un litro di sborra per terra…”
“Eccolo”.
“Grazie. Meglio cancellare le tracce”.
“Sapessi come sto meglio adesso… Mi pare di volare”.
“Sei un selvaggio, cazzo. Poco mancava che mi strappavi sul serio i vestiti…”
“Sei tu che mi hai arrapato da morire con le tue storie…”
“Chissà come mai, ma lo sapevo che finiva così se ti raccontavo dell’orgia…”
“Perché sai che sono un porco peggio di te…”
“Dici che sono un porco?”
“Mah, non so… Convivi con una donna, ti scopi fisso un ragazzo, vai a farti sbattere nelle orge gay e ti fai inculare anche da me e da chissà chi altro… Se non è essere un porco questo…”
“Hai ragione, sono proprio un porco… Comunque ti ringrazio, mi hai regalato il mio gran finale…”
“Che finale?”
“Quello del racconto erotico che voglio scrivere sull’orgia”.
“Racconto erotico? Ma di che cazzo parli?”
“Voglio scrivere un racconto molto spinto sulla mia bell’orgetta”.
“E da quando in qua hai ambizioni letterarie?”
“Mai avute, ma questa è un’avventura che merita di non rimanere soltanto nella memoria. É tutto il giorno che penso alla trama e ho realizzato che avevo l’inizio e il corpo centrale, ma nessun finale che fosse degno del resto. E adesso, anche grazie a te, ce l’ho”.
“Che ti stai inventando? Non ti capisco…”
“Perché sei di coccio! Nella scaletta che ho impostato mancava un’ultima scena che terminasse in modo compiuto la storia. Così qualche ora fa mi è venuta in mente l’idea del protagonista che racconta tutto a qualcuno che non ha partecipato all’orgia, scoprendo che è tanta la potenza di quello che ha vissuto per scatenare altro sesso”.
“Mi stai dicendo che avevi programmato tutto? Che l’hai fatta apposta?”
“Bravo! Vedo che adesso cominci a capire. Ho voluto verificare se il finale che avevo in mente poteva essere reale”.
“Non ci credo. Non ci voglio credere”.
“Senti che storia! Titolo del racconto: ‘La mia prima orgia gay’. Si comincia con l’antefatto: il protagonista che si fa una bella scopata di riscaldamento col suo trombamico in previsione del momento in cui realizzerà la sua grande fantasia sessuale. Poi c’è la parte principale, la descrizione dell’evento vero e proprio: l’orgia descritta scopata per scopata, col protagonista che vive in tutta la sua potenza questo evento di sesso sfrenato. E poi il finale: il protagonista scopre che gli basta rievocare qualche ricordo dell’orgia per suscitare la voglia di chi lo ascolta e lo verifica facendo con un collega una grande scopata catartica”.
“Catartica? Che vuole dire?”
“Vuol dire liberatoria, bestia. Comunque che te ne pare? La storia ti piace?”
“Per me sei tutto scemo”.
“Dai, ti ho fatto una domanda seria”.
“Quindi davi per scontato che ti sarei saltato addosso? Vuoi farmi davvero credere che era tutto calcolato?”
“Era un esperimento. Ero abbastanza sicuro di come avresti reagito perché ti conosco come le mie tasche… Ti viene duro con un soffio di vento…”
“Quindi adesso mi dirai anche che Anna nemmeno ti sta aspettando a casa…”
“Infatti. Stasera è fuori con le amiche e ho tutto il tempo che voglio”.
“Bastardo che sei! Che figlio di puttana!”
“Non ti starai offendendo sul serio?”
“Offeso io? Ci mancherebbe! Anzi: se ti va di inserirmi in qualche altra tua storia…”
“In effetti stavo pensando che potresti aiutarmi ancora”.
“In cosa?”
“Pensandoci bene, la scena finale sarebbe perfetta se potessi ampliare la scopata del protagonista col collega”.
“Il collega, cioè io?”
“Certo!”
“Perché ampliarla? Hai appena detto che va bene”.
“Sì, nel senso che è stata una grande scopata goduriosa. Ma se la volessi descrivere si ridurrebbe soltanto a un pompino e a una inculata. Ripeto: come conclusione già adesso è bella, ma credo che sarebbe perfetta se la articolassi di più”.
“Non so. Se lo dici tu che sei l’autore…”
“Credo che sarebbe un peccato sfiorare l’eccellenza per un misero passaggio mancante…”
“Ma non potresti inventarlo?”
“Certo che potrei! Ma in questo racconto è tutto vero, non c’è nulla di falso. Mettere della finzione proprio nelle ultime pagine… Non so, mi sembra un tradimento nei confronti del lettore. Non credi?”
“Oh, su questo sono totalmente d’accordo”.
“Oh, ma guarda un po’! Vedo che il cazzo ti sta ritornando di nuovo duro…”
“Hai ragione. Ma vedo che sta tornando duro anche a te… Cosa dici che significa?”
“Chissà! Forse è l’estro creativo che si sta manifestando”.
“Wow! Addirittura! E che cosa ti dice?”
“Che sono ancora in debito con te di un pompino”.
“E quindi?”
“E quindi intanto te lo prendo in bocca e comincio, e poi vediamo dove ci porta l’ispirazione”.
«Che bello vorrei starci io a prendere quel cazzo in culo.mmm»