Il dottor Giulio De Bartolis era tutto tranne che una persona gradevole, e non solo perchè era piuttosto bruttino, ma in quel momento ero concentrata solo nel non dire una parola sbagliata. Le regole aziendali del resto erano chiarissime, proibendo ogni rapporto fra colleghi all'interno dei dieci piani che contenevano tutti gli uffici della Dafne Telecomunicazioni. Peccato che credendo d'essere la più furba del pianeta, mi fossi scambiata un paio di baci con uno stagista, col risultato che lui era stato licenziato all'istante, mentre io tremavo come una foglia nell'ufficio del direttore del personale.
"Signorina Paola Tolmei, le lo sa che io ho quasi le mani legate, e del resto le riprese video lasciano ben poco spazio a qualsiasi interpretazione." mi disse mentre sfogliava quello che era il mio fascicolo personale "Un vero peccato perchè vedo che lei è una persona molto valida, mai un richiamo e solo note positive."
Lo ascoltai in religioso silenzio, non dicendo nulla per il fatto che non mi avesse chiamato dottoressa, ma non mi sembrava il caso di puntualizzare un titolo che in quel momento non mi serviva a nulla.
"Le sa che la punizione per essersi scambiata delle effusioni è il licenziamento per giusta causa, con annotazione nel suo libretto di lavoro, non è vero ?"
"Sì dottore." risposi aprendo per la prima volta la bocca da quando ero entrata in quell'ufficio.
"Come vede io non è che posso fare i miracoli, a meno che ..."
Quella fra se lasciata in sospeso fu come un raggio di sole in mezzo a delle nuvole scure, anche se non capivo dove volesse andare a parare.
"Mi dica dottore, lei chieda ed io farò tutto ciò che vuole."
"In teoria potrei scrivere un rapporto in cui affermo che lei è stata molestata e che quindi non ha colpe su quanto successo, e che non ho voluto procedere a denunciare il ragazzo per mantenere il buon nome dell'azienda." mi disse guardandomi attraverso i suoi occhialini con le lenti spesse "Ovviamente per questa mia interpretazione dei fatti, lei dovrà pagare un prezzo e starà a lei decidere cosa fare."
"Cioè ?"
"Il suo culo signorina, voglio semplicemente il suo culo." mi rispose con un sorriso che sembrava più un ghigno.
"Come !"
Ero sdegnata per quella proposta così scabrosa, e per di più fatta in modo chiaro ed esplicito, da una persona che aveva la classica faccia da porco, e che avevo scoperto in quel momento lo era ai massimi livelli.
"Ha capito benissimo, lei ha un gran culo, credo il più bello di tutta l'azienda, e che sbatte in faccia a tutti mettendo sempre pantaloni o gonne attillate. Quindi se vuole mantenere il posto dovrà concedermelo come meglio credo, ma non deve decidere adesso." mi disse allungandomi un biglietto "Se accetta si presenti a quest'indirizzo alle otto in punto, e sia chiaro che non ho intenzione d'aspettare neanche un minuto."
Presi quel pezzo di carta perchè in fondo non mi costava nulla, e durante le ore che passavano sino a quell'appuntamento avrei potuto pensare sul come agire, passando il resto della giornata a leggere ogni direttiva interna che potesse riguardarmi, senza però trovare alcuna via d'uscita, se non quella proposta da quel porco.
Alla fine chiamai l'unica persona che mi poteva almeno dare un consiglio, Chiara con la quale avevo fatto sia il liceo che l'università.
"Io c'andrei, in fondo non sei una santa, e poi farà anche schifo come uomo, ma non credo che sotto i pantaloni sia un Rocco Siffredi." mi disse la mia amica "Solo metti subito in chiaro che non sarai la sua amante e che questa è solo una botta e via, altrimenti quello ti ricatta tutta la vita."
"Hai ragione, in fondo non sarà peggio della mia prima volta, con quello sfigato che mi chiese se m'avesse fatto male, senza rendersi conto che non me l'aveva ancora messo dentro." le risposi cercando di riderci sopra.
Passammo una buona mezz'ora a ricordare i 'vecchi tempi', quando soprattutto all'università ci divertivamo a fare scherzi spesso di cattivo gusto alle matricole, per finire con la promessa di risentirci il giorno dopo.
Essendo chiaro che Giulio De Bartolis era interessato solo al mio fondoschiena, mi preprai al meglio facendo due clisteri e una bella doccia, prima d'indossare un completino intimo un po' sexy, e uno dei miei abituali tailleur giacca e pantalone, sotto il quale misi una semplice camicetta a righe.
L'indirizzo che m'aveva dato il porco non era lontano da casa mia, ma per paura d'arrivare in ritardo giunsi li con più di dieci minuti d'anticipo, per poi passarne la metà a ripensare se ne valeva davvero la pena. Non che fossi arrivata a quel giorno vivendo come una santa, anzi alcuni esami li avevo passati andando prima a letto con qualche assistente, ma erano sempre state delle mie scelte, e non frutto di un ricatto come quello che stavo subendo quel giorno.
Alla fine decisi che quella sarebbe stata solo una spiacevole esperienza in più, se non altro perchè avevo un buon posto do lavoro, e con la crisi di quel periodo non era affatto facile trovarne un altro dello stesso livello.
Trovai il portone aperto e mi diressi quindi all'ascensore, e dopo aver fatto un rapido calcolo, scelsi d'andare al quinto piano, per poi scoprire che ne dovevo scendere uno. Suonai quindi alla porta di quella che doveva essere una garconniere dei dirigenti, e poco dopo m'aprì il mio aguzzino con un sorriso che mal celava una certa soddisfazione nel vedermi.
"Venga signorina, non ero certo che sarebbe venuta." mi disse conducendomi in una stanza, dove trovai una fascicolo aperto sul tavolo.
Mi tolsi la giacca cercando di capire se potevo fidarmi di quell'uomo, ma fu lui stesso a togliermi ogni dubbio.
"Qui c'è la mia relazione firmata su quello che è successo ieri, dove affermo che lei è stata una vittima inconsapevole dello stagista, e che non ha nessuna colpa di quanto accaduto. Di conseguenza non avrà alcun procedimento a suo carico, anzi ho scritto una nota di merito perchè non ha voluto dare scandalo, facendo sì che l'azienda fosse coinvolta anche se in modo indiretto, in questo increscioso incidente."
Lessi in fretta la relazione che coincideva con quanto mi aveva detto poco prima, per poi apporre la mia firma vicino alla sua per presa visione.
"Bene signorina, credo che a questo punto sia il caso che lei mantenga i patti." mi disse rimettendo a posto i documenti.
"Sì però non trova sia stupido darci del lei e chiamarci per cognome o titolo ?"
"Ha ragione, anzi hai ragione Paola."
Per la prima volta lo vidi non dico disinvolto, ma meno ingessato, così senza che mi dicesse nulla mi girai dandogli le spalle e mi tolsi la camicetta ed i pantaloni. Quando mi voltai verso di lui vidi che si stava slacciando la cravatta, e che la sua giacca era già su una sedia.
Quasi senza toccarmi mi tolse prima il reggiseno, e subito dopo mi sfilò le mutandine, pe poi farmi salire su un robusto tavolo dove mi sistemai carponi con le gambe leggermente aperte.
"Non credo tu abbia il culo vergine." mi disse sfiorandolo con una mano "Ma non è mia intenzione farti alcun male, quindi inizierò ungendoti questo bel fiorellino per poi dilatarlo grazie ad alcuni giocattolini che ho portato."
Sentii dell'olio scendermi proprio sopra il buchetto, che poi massaggiò col pollice mentre le altre dita sfioravano la passera, senza però cercare mai d'entrarci dentro. La sua delicatezza fece sì che pian piano mi rilassai sempre di più, sino quasi ad apprezzare quello che mi stava facendo. Nonostante non avrei mai voluto trovarmi in quella situazione, non era del tutto spiacevole, o almeno non si stava rivelando un incubo. Anche quando il pollice forzò il mio ano all'inizio fu più per farci entrare dentro dell'olio che altro, col risultato di ritrovarmelo ben lubrificato.
Il suo passo successivo fu quello di quasi scoparmi col pollice, con un dentro e fuori che m'eccitò tantissimo, anche se io cercavo di mantenere il più possibile il mio contegno.
"E' inutile che rimani dura come una baccalà." mi disse dandomi una piccola pacca sul sedere "Più ti rilassi, meno dolore senti e più godi."
"Ci sto provando, ma non è facile." gli risposi mentendo solo in parte.
Per farmi stendere i muscoli del sedere, lui mi diede una paio di sculacciate, che non mi fecero alcun male, ma che in compenso raggiunsero lo scopo.
"Adesso iniziamo ad allargare questo bel culetto, ma senza fretta perchè è davvero bellissimo."
Giulio prese un piccolo dildo in plexiglas, che unse senza lesinare il lubrificante prima di poggiarne la punta contro il mio buchetto, facendolo quindi entrare molto lentamente.
Anche se non era la prima volta che qualcuno m'infilava un toys dietro, nessuno neppure una donna l'aveva mai fatto con tanta grazia, infatti non solo non provai alcun dolore, ma solo un brivido che partendo dall'ano m'arrivò dritto al cervello. Il suo modo di fare era un mix di calma e perversione, dove ogni anche minimo movimento era stato studiato a tavolino, o era dovuto ad una lunga pratica, e del resto ad un uomo nella sua posizione non dovevano esser mancate le donne da ricattare.
"Ora tieniti aperto il culo da sola, in modo che io possa usare entrambe le mani." mi disse togliendomi il dildo dal sedere, per prendere un plug dello stesso materiale.
Ubbidii ben sapendo che prima o poi avrei manifestato in modo inequivocabile il mio piacere, ma quel cuneo anale mi mandò in tilt il cervello quasi subito. Giulio infatti non si limitò a farlo entrare più volte, ma una volta che era dentro lo faceva roteare usando il pomolo, e per annientare ogni mia resistenza, mi palpava la passera oramai fradicia d'umori.
"E' inutile che provi a resistere." mi sussurrò in un orecchio "Hai la fica che parla per te e dice solo che vuole del gran cazzo, peccato che da me non l'avrai almeno per il momento. E sia chiaro che se anche provi solo a sfiorarti la fica con un dito, ti rompo tanto il culo che ti dovrai mettere il pannolino per almeno una settimana."
Non gli risposi perchè pensavo a non cedere troopo in fretta, anche se era chiaro che era solo questione di tempo. Sentivo quel plug sempre più dentro di me, ma soprattutto un più che sottile piacere pervadermi la mente, tanto che alla fine crollai miseramente.
"Perchè non mi dai il cazzo ?" gli dissi alzando la testa.
Lui non mi rispose, ma mi lasciò dentro il retto il cuneo anale, per poi aprirsi i pantaloni e sbattermi in faccia una mazza di tutto rispetto, che mi ritrovai in bocca quasi senza accorgermene.
"Vuoi il mio cazzo ? Inizia a succhiarlo, e fallo bene perchè dopo ti voglio inculare per bene, e non come avrà fatto qualche tuo amichetto sfigato."
Giulio si spogliò mostrandomi un fisico un po' giù di tono, ma neanche da buttare nonostante l'età, prima di prendermi la testa per quasi scoparmi in bocca neanche fossi una bambola gonfiabile.
"Brava la mia Paola, sei davvero un fenomeno a fare pompini, ma del resto chissà quanti ne hai fatti per entrare alla Dafne, sempre che non hai usato anche altro."
"Veramente mi ha raccomandata mi zio vescovo." gli confessai anche se era un mezzo segreto di Pulcinella "E detto fra noi credo che sia anche un po' gay."
Lui si mise a ridere, ma oramai era pronto a farmi sua, e anch'io dentro di me non desideravo altro. Con tutta calma scivolò dietro di me per togliermi il plug, e subito dopo m'allargò l'ano con le dita per sodomizzarmi quasi senza incontrare alcun ostacolo, se non proprio alla fine, quando la sua pancia era vicinissima alla mie natiche.
I suoi primi affondi furono lenti, quasi dovesse prendere le misure, ma una volta capito quant'ero dilatata, si mise anche lui sopra il tavolo, e mi penetrò con forza, facendomi questa volta male, anche se era un dolore sopportabile. Il suo incedere era però come una carica di cavalleria, anche se ogni tanto rallentava, ma solo per prendere fiato, per poi tornare irruento come e più di prima.
Sotto di lui godevo anche senza toccarmi in alcun modo, ma del resto ero troppo spaventata per farlo, ma il mio piacere era fin troppo chiaro, tradito da gemiti che non lasciavano alcun dubbio sulla loro provenienza.
"Dimmi quanto ti piace prenderlo nel culo, mia cara signorina Paola." mi disse mentre affondava il suo membro nel mio retto.
Io cercai di non rispondergli, più per orgoglio che altro, ma alla seconda manata sul sedere crollai come un castello di sabbia travolto dal mare.
"Sì mi piace porco che non sei altro, e lo sai meglio di me. Quindi vedi di scoparmi per bene perchè non voglio tornare a casa e farmi un ditalino !"
Lui si mise un po' a ridere, poi s'alzò per farmi sdraiare sul tavolo e riprendere da dove aveva lasciato.
"Apriti il culo troia." mi disse prendendomi per le caviglie.
Non feci quasi in tempo a ubbidirgli, che Giulio mi sodomizzò come non aveva fatto prima, spingendomi dentro la sua mazza con un unico affondo, e questa volta facendomi gemere per il dolore più che per il piacere.
"Stai zitta puttana che non sei altro ! Vuoi che ti rompa il culo e stai tranquilla che lo farò, ma a modo mio trattandomi per quello che sei, una ragazzina insoddisfatta che ancora non sa cos'è il vero sesso."
Non dissi nulla anche perchè avrei dovuta dargli ragione, non avendo mai provato sensazioni come quella sera, e questo nonostante non fossi stata una santa. Però con lui era diverso, nonostante fossi li per un ricatto, e non degnasse la mia passera neppure di uno sguardo, quell'uomo sapeva come usare il randello che aveva fra le gambe, e poco importava se era un mezzo dominatore, quello che contava è che mi stava facendo godere.
Quando si stancò di stare in peidi, Giulio s'andò a sedere su una larga poltrona in pelle per poi farmi impalare su di lui, prima dandogli la schiena, e dopo la faccia.
Fu allora che quasi istintivamente gli diedi un bacio, che all'inizio fu solo un rapido contatto fra le labbra, ma che col tempo divenne sempre più appassionato, tanto che alla fine non riuscivamo quasi a staccarci l'uno dall'altro.
"Sdraiati sul tavolo, voglio vederti venire." mi disse spingendo in alto il mio sedere.
Mi sistemai sul tavolo per vederlo riprendere il plug, che tornò al 'suo posto' ma con estrema delicatezza. Poi Mi penetrò la passera, e come lo sentii tutto dentro ebbi un orgasmo così sconvolgente da farmi quasi perdere i sensi. Fu come se la mia mente fosse stata travolta da un numero molto alto di onde di tsunami, non lasciandomi il tempo di riprendermi da una, che ne arrivava subito un'altra.
Compresi solo dopo che Giulio era riuscito a creare in me un tale stato d'eccitazione, che dopo era bastata un semplice penetrazione per farmi avere quell'orgasmo tanto devastante quanto inaspettato. Per mia fortuna mi diede non tanto il tempo di riprendermi, ma almeno d'avere nuovamente un minimo di fiato, per tornare a ciò che lui amava di più, il mio bel culo.
Avendo però dato il meglio di sè, lui si limitò a darmi un dildo in modo che mi potessi masturbare davanti a lui, per poi sodomizzarmi nuovamente con alterno vigore.
La realtà era che anche lui sentiva prossimo l'orgasmo, ma cercava di ritardarlo il più possibile anche per sentirsi più maschio, mentre io non vedevo l'ora che venisse par farla finita.
Alla fine s'andò nuovamente sulla poltrona, e non mi rimase che inginocchiarmi davanti a lui e prendergli in bocca la mazza, facendolo venire quasi subito. Non ci fu bisogno che mi dicesse nulla, perchè non feci uscire dalla labbra neanche un goccia del suo sperma, che mandai giù senza problemi, anche perchè non era tantissimo.
"Adesso rivestiti e vattene, ci vediamo domani in ufficio." mi disse con un tono che definire gelido è ancor poco.
Raccolsi i miei vestiti che indossai in tutta fretta, per poi salutarlo e quasi scappare via, ancora sconvolta da quell'esperienza per me così insolita.


Il giorno seguente fui chiamata in direzione, dove uno dei piani alti elogiò il mio silenzio, archiviando quello che era successo neanche ventiquattro ore prima come uno spiacevole incidente.
Per mio fortuna, o forse no credo sia impossibile da sapere, non vidi più Giulio De Bartolis per diversi mesi, e quando l'incontrai per caso in un corridoio, mi passò vicino senza dire nulla, come se fra noi non ci fosse mai stato del sesso.
E forse fu meglio così.

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