Alessia si muoveva veloce e leggiadra sopra il palco del teatro, muovendosi rilasciava l’energia del suo corpo composta da una parte di sensualità e da una parte di sicurezza. Mostrava il suo talento dinanzi ai critici di danza e cosa più importante dinanzi a tutte quelle persone che non apprezzavano il suo lavoro. Alcuni la giudicavano dicendole delle frasi del tipo: «non ti sai muovere» oppure «balli come i bambini», queste critiche, anzi, queste ingiurie la portavano pian piano a deprimersi e rinchiudersi in sé stessa. Sopra quel palco stava mettendo tutta se stessa, tutto il dolore passato per disintossicarsi dalla negatività l’aveva riversato nel ballo trasformandolo in sicurezza delle proprie capacità. Niente e nessuno avrebbe più trovato modo per ferirla, in quel momento su quel palco, lei stava battendo tutti i suoi hater, demoni interiori e soprattutto se stessa. La giuria la decretò vincitrice del premio danza classica. Il premio consisteva in un coccarda e un certificato che ne attestava la vittoria. Finita la gara tornò nello spogliatoio; ad attenderla c’erano Guido, Luca e Fabiana. I primi due erano amici d’infanzia invece la ragazza era la sorella, i tre si erano recati a vedere come se la sarebbe cavata e non rimasero delusi, tutt’altro. I quattro decisero di prendersi un aperitivo in un locale non molto distante dal teatro, arrivati ognuno si prese qualcosa, chi un semplice caffè o chi un martini con l'oliva. Chiacchierando e ridendo passò velocemente il tempo e si ritrovarono ormai al buio.
«Ragazzi si è fatta sera perché non ci spostiamo a casa mia?» Disse Guido.
«La trovo una splendida idea! Magari ci ordiniamo anche cibo da asporto, una pizza o qualcosa del genere». Rispose Fabiana.
«Allora andiamo» Disse Alessia.
Pagato il conto si incamminarono verso la casa di Guido non molto distante da prendere l'auto ma neanche troppo vicino per andare a piedi, ma, optarono per la seconda poiché volevano sgranchirsi le gambe. Durante il tragitto Fabiana e Luca stavano flirtando con frasi a doppio senso, Alessia notò pure lo sguardo di lui. Il suo era uno sguardo da uomo innamorato ma allo stesso tempo desideroso di possederla, avrebbe scommesso che se non ci fossero stati lei e Guido sarebbe saltato addosso a lei.
«Alessia manca poco per arrivare a casa mia. Sono curioso della reazione che avrai quando terrai in mano il mio regalo». Disse Guido.
«Mi hai fatto un regalo? Ma non c’era bisogno». Rispose lei.
«Oh invece era d’obbligo; sapevo che avresti vinto».
«Grazie».
Svoltarono l’angolo e si ritrovarono davanti a un portone in legno di mogano con l’incisione «Benvenuti o voi ch’entrate», famosa citazione della divina commedia di Dante Alighieri. Appena entrata la ragazza notò l’ampio giardino con svariati fiori e poco più in là una cuccia per cani di grossa taglia, ma del cane non ce ne era traccia. I quattro si accomodarono nel grazioso gazebo e discutevano su cosa ordinare per cena, c’era chi chiedeva la pizza e chi un hamburger o chi voleva il sushi; decisero con un alzata di mano e dopo svariati tentatiti vinse la pizza. Dopo parecchie birre Guido prese Alessia da parte per mostrarle il misterioso regalo. Aprendo la busta la ragazza ci trovò un quadro che ritraeva lei e Guido da bambini mentre erano occupati ad abbracciarsi.
«Ma dove hai preso questa foto?». Chiese la ragazza mentre a stento controllava le lacrime dalla commozione.
«Da una vecchia cassetta VHS che mia madre aveva, sono riuscito a estrarre il video e durante la visione ho fatto questo screenshot, mi sembrava un ottimo regalo». Rispose guido.
«Si è un ottimo regalo, grazie di cuore».
I due si scambiarono un abbraccio amichevole eppure Guido sentì il cuore di lei battere forte e questo lo rese sicuro della prossima mossa. Alessia percepì il cambio di respirazione nel momento in cui il ragazzo l’aveva toccata, ma, non le diede fastidio; in fondo lei era attratta da lui.
«Bene torniamo dagli altri» Propose Alessia.
Guido sorrise e la seguì, appena entrarono nel giardino dove era situato il gazebo videro Fabiana e Luca limonare, i due ragazzi si baciavano intensamente. Lentamente i due si stavano spogliando dei vestiti.
«Non ci tengo a vedere mia sorella scopare, su lasciamoli da soli e andiamo dentro» Disse Alessia parlando a bassa voce nell’orecchio di Guido.
«Hai ragione hanno bisogno di privacy»
Alessia si mise comoda sul divano cercando un argomento per far passare quel momento di imbarazzo, lo trovò nella foto, cosi facendo riuscì a dimenticarsi del corpo della sorella.
«Quanto eravamo piccoli in quella foto»
«Avevamo circa sette anni se non ricordo male». Disse Guido
«A sette anni eravamo già inseparabili».
«Vero, ti ricordi di quella volta alle medie quando avevo preso a pugni Matteo perché ti chiamava – cessa -?»
«Si lo ricordo molto bene, come ricordo il suo muso distrutto».
«Alessia ho sempre cercato di proteggerti, ma, alcune volte ho fallito».
«Non hai mai fallito Guido»
Gradualmente i due si avvicinavano sfiorandosi quasi col naso, Alessia voleva cedere ma temeva che questo avrebbe compromesso la loro amicizia, dall’altro canto lui voleva possederla poiché ne era tremendamente innamorato fin da ragazzino.
«Non possiamo» Disse lei
«Perché no? Ci amiamo e lo sai»
«Ho paura Guido»
«Di cosa?»
«Di rovinare la nostra amicizia»
«Siamo amici quasi da vent’anni e non sarà certo l’amore a dividerci, ma anzi ci unirà e ci renderà la vita più leggera sapendo che possiamo contare l’uno sull’altra. L’amore non è soltanto sesso ma soprattutto intesa degli animi, ti amo Alessia».
La ragazza non riusci a resistere a queste parole, anche lei lo amava e non voleva privarsi di una cosa stupenda come l’amore dunque lo baciò, con un bacio che sembrò infinito. Le loro lingue si intrecciavano, per dare foga la ragazza si mise a cavalcioni su di lui mentre continuava a baciarlo, lui le tolse la t-shirt con il reggiseno e inizio a baciarla proprio lì. Alessia sentiva il fiato di Guido mentre la baciava era caldo e le dava la sensazione di libertà, quella libertà che soltanto con il partner giusto senti veramente, si lasciò prendere pezzo per pezzo; prima il seno poi l’ombelico, nel mentre cambiarono posizione. Lei si trovava sdraiata alla mercé di Guido che ne assaporava lentamente tutto il corpo, la goccia di sudore divenne il brivido che percorreva il suo corpo, la lingua di lui divenne un coltello che tagliava la sua sicurezza. Voleva contraccambiare ma l’uomo non la lasciava fare, soltanto lui poteva farla godere non il contrario visto che lui godeva nel vedere lei mentre si contorceva nel godimento che le faceva provare. Dall’ombelico scese verso la vagina dopo averle tolto gli shorts non rimanevano che le mutandine rosa, un po’ in imbarazzo la ragazza cercò di farfugliare una scusa per la visione di quell’indumento così banale, ma, lui la fece sussultare quando toccò la vagina calda e bagnata, bastò un dito; un solo dito per farla andare in estasi. Non c’era niente di sporco in quell’attimo, soltanto l’amore nella sua sfumatura più terrena. Lui lavorava con le mani e sentiva l’interno della vagina che si contorceva dal piacere. Non volendo utilizzare la lingua decise di possederla immediatamente, si abbassò i calzoni ed uscì il suo pene eretto, gonfio e voglioso di lei. La penetrò lentamente e durante tutta la penetrazione si occupò di baciarle il collo delicatamente e con tanto amore. Il momento clou arrivò durante l’ultima fase del rapporto, i due si stavo intrecciando per diventare una sola cosa, erano avvinghiati, ansimanti e gioiosi. Lui la caricava con una forza prevalente su di lei ma contemporaneamente con dolcezza, il rapporto si stava per concludere e mentre si guardavano negli occhi e si dichiaravano amore arrivò l’orgasmo. Felici e appagati si sdraiarono abbracciati sul pavimento esausti dal troppo amore.
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