- Ok, tutto a posto - dico alla paziente, una ragazza giapponese poco meno che trentenne, fidanzata di un vecchio amico e anzi vicina al matrimonio. - tube e utero a posto, l'ecografia parla chiaro. E no, tranquilla, non è possibile capire se hai già avuto rapporti di sesso anale. Lo sfintere è robustissimo e non presenta segni di prolasso. Sei in ottime condizioni. Però, se permetti, non capisco ancora perché vuoi nascondere a ***, che tra poco ti sposerà, di questa tua passione. Il punto G a livello del perineo o in prossimità dell'ampolla rettale non è una cosa nota solo a medici e ginecologi in particolare, ma sicuramente all'80% delle persone civili, ormai.
- Forse sarà come dici tu, dottore - rispose lei, abbassando un po' la faccia e sorridendo con quella grazia e senso di vergogna che solo una orientale sa manifestare in modo così chiaro, anche se un po' ipocrita,  - Però preferisco così. Almeno per ora.
- Ah OK, come vuoi, per carità. Ma, scusami ancora, però visto che ormai puoi considerarmi il tuo dottore, non dovresti avere remore a dirmi la verità in tutto e per tutto, sai bene che siamo legati dal segreto professionale. Come hai fatto, pur facendo "la vita" fin dagli anni dell'adolescenza, a riuscire a mantenere la verginità? Voglio dire: possibile che non sentivi il bisogno, sì, insomma, di regolari rapporti genitali?
- Si che sentivo il bisogno, ma avevo promesso di non farlo prima di sposarmi - A questo punto girò lo sguardo su sua madre che l'aveva accompagnata da me in ambulatorio: una signora allora quasi sulla cinquantina, forte di seno e di fianchi, dall'aria un po' austera nel suo abitino tailleur grigio, con una camicetta gialla abbastanza  scollata (se non ricordo male   ) che però dava una nota sbarazzina e un po' giovanile a quella sua figura di matrona.
- L'avevo promesso a mia madre, ecco.
- Ah capisco - feci io, un po' incuruosito e, devo dirlo, vagamente attizzato (e dire che all'epoca non provavo grande attrazione per le asiatiche!  ). 
- Cioè, non capisco: avevi promesso a tua mamma di non avere rapporti genitali prima del matrimonio?
- Beh - fece la giovane donna, un po' vergognandosi (abbassava lo sguardo e la testa mentre parlava a voce bassa) - si; ho promesso che avrei fatto sesso completo solo dopo.
- Ma per il resto... solo rapporti anali e orali, allora?
- si. Qualche volta anche mastupazione.
- Capito. Masturbavi gli uomini che conoscevi occasionalmente? (devo dire che quella anamnesi mi stava arrapando veramente... )
- Si, ma terminavo con 'ferasio'
- 'fe'... che? Ah, 'fellazio' (si dice così, sai?). Fellazione, rapporto orale. Pompino. E... riuscivi a farli eiaculare così?
- Beh si. Non mi era difficile.
(E ci credo, pensai io... con quel bel faccino tondo tondo da orientale, con quella boccuccia a cuore... chissà quante nerchie ti sarai presa fino alle tonsille e oltre...    cominciavo ad avere la bega che mi tirava nei pantaloni, e tentai di nascondere la cosa accavallando le gambe   : mi trovavo seduto proprio di fronte alle due, l'una ancora seduta sul bordo del lettino, con le gambotte piene e polpacciute ancora penzoloni, e la madre accanto a lei, in piedi).
- Ok, beh. Avrai sicuramente fatto dei bei lavori. Ma tua mamma è a conoscenza di tutto questo e tu non viuoi dirlo al tuo futuro marito?
- Dirò magari, ma ora no. E mia madre sa tutto perché è stata lei a insegnarmi ogni cosa.
(Oh ca**o!!!   , dissi tra me e me mentalmente... la vecchia l'ha indottrinata a fare la bagascia! Che meraviglia, queste asiatiche!! Cominciavo ormai a faticare a trattenere l'erezione...    )


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Si era ormai fatto un po' tardi - forse le 20,00, 20,30 di una sera di dicembre. Avevo detto a *** di venire dopo l'orario normale di visita in modo da poterla visitare con calma. Per amicizia, ofrii loro di riaccompagnarle a casa in macchina (il mio studio si trovava in una borgata non lontana dal quartiere in cui le due abitavano, in casa del mio amico, ma all'epoca non c'era ancora il metrò e le due gialle non sapevano che mezzi pubblici prendere).
- Be' dai, vi do' un passaggio in macchina io, così ti risparmio il taxi... siamo quasi sotto Natale e i prezzi rincarano, così ti farò risparmiare qualche lira...
- Oh che gentile, grazieee...
- Moloto guracie, guracie! (anche la puttanona della madre si unì al ringraziamento nel poco italiano che conosceva),


 


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- Bene, signore, eccovi arrivate a casa! Corsa gratuita natalizia!
Avevo accompagnato le due giapponesi a casa del mio amico *** in macchina (la mia mitica alfetta bianca! Che ricordi gloriosi di tanti anni fa... ), e mi ero fermato in seconda fila davanti al portoncino. *** doveva già essere a casa dal lavoro (era all'epoca impiegato presso una ditta cittadina di assicurazioni), forse aveva messo perfino mano ai fornelli per cucinare qualcosa (terrore! Non era un gran che come cuoco!).
- Grazie infinite, dottore! Sei stato gentilissimo veramente!
- Guracie, guracie moroto!
- Tranquille, tranquille! - feci io, sentendomi investito da tutta quella gratitudine. _ Nulladi speciale: anch'io devo andare a casa, e non abito poi tanto lontano da qui!
- Ah, veramente? - mi chiese la signorina ***, la fidanzata di quel vecchio marpione del mio ex compagno di scuola, per nulla imbarazzata dal fatto di avermi appena confidato certe cose della sua vita che non aveva detto ancora neppure al suo futuro maritino (che pure le avrebbe, forse, prese meglio di quel che lei stessa sembrava pensare... ) - Allora ti lasciamo andare, non ti invito su; non ti dico se vieni su da noi un momento: ti staranno aspettando di sicuro...
- Aspettando? E chi? No, quel problema non ce l'ho... ancora, tranquilla! 
- Ah! - Fece lei allora, fingendo di ricordarsi di qualcosa che potevo averle detto (ma che più probabilmente sapeva dal mio amico): a quel tempo ero ancora celibe e senza fidanzate a rompermi i cosiddetti... - ma non hai moglie che ti aspetta? O ragazza?
- No, niente di tutto questo, per ora... mi sono lasciato con una ragazza 6 mesi fa e, per adesso, sto meglio così...
- Ah, è vero... *** mi ha detto che vai a volte con signorine... (si mise a ridere, soffocando la risatina portandosi una mano davanti alla bocca, come sembra usano fare nel Paese del Sol Levante quelle zoccolette dagli occhi obliqui)
- Eh, faccio come posso... ma è una vita difficile, sai...
La madre della signorina ***, incuriosita da quel dialogo di cui non capiva una parola, domandò qualcosa alla figlia. Ne seguì un rapido scambio nella loro lingua, che diventò una specie di battibecco in giapponese ("ciottopottokokopottociottokakarawara... ") dal quale ero naturalmente esluso.
- Scusa... mia madre voleva sapere se sei sposato...
- No no, diglielo pure: no sposato, no moglie, no ragazza... solo ragazze a pagamento, ogni tanto...
Lei tradusse prontamente. - Ragazze che paghi? Italiane, ce ne sono tante?
- Italiane, ma personalmente preferisco le ragazze africane. Qui in città ce ne sono tantissime al momento... (era vero: bastava fare un giro in macchina dopo le otto di sera in certi corsi e viali di periferia per trovare una quantità di ragazzone colorate che sembravano uscite da una rivista purnu... ).
- Ah, ma tu allora preferisce africane, dottore? - chiese, sorridendo maliziosetta la giapponesina.
- E dai, smettila con questo dottore e chiamami pure Al, vuoi? Beh si, preferisco le ragazze nere, lo ammetto: più simpatiche, libere, capienti...
- cosa capiscono di più delle italiane?
- Uhm... no, ecco... 'capienti' nel senso che... insomma, che prendono meglio l'uomo (mi ero infilato in un discorso un po' osè, è vero, ma ormai non sapevo come tirarmene fuori... e d'altra parte lei era abbastanza scafata da poter ascoltare tutto quel che avevo da dirle senza scandalizzarsi, ne ero certo. E ne ero anche eccitato, devo dire: l'arrapamento di poco prima tornava a farsi sentire prepotente).
- Prendono? - domandò ancora lei, dopo aver tradotto a sua madre le mie ultime frasi. - Vuoi dire prendono dentro? Nel rapporto? In che senso prendono meglio?
- Beh, nel senso che avrai capito: sono molto accoglienti, in media. Non come voi asiatiche, che a quel che si dice in anatomia comparata siete molto strette di vulva... ma è vero che molte di loro fanno come facevi tu: preferiscono i rapporti anali a quelli genitali... (mentre lo dicevo, nuovamente mi sentivo come se da un momento all'altro mi si dovessero sdrucire mutande e calzoni... ma ormai era troppo tardi per recriminare e per tornare indietro).
- Ah! Ma perché anche loro vogliono rimanere vergini? O perché paura di restare incinta?
- Uhm, in parte per questa ultima ragione che hai detto; e poi, nel sedere da meno problemi quando un uomo e' un po' più grande del dovuto... lo sai: lo sfintere e' piu' elastico di una vagina vergine... (una balla, ma mi sentivo di dirgliela, in quel momento di foia matta).
- Ooohh... e tu allora... ?
Non mi lasciò rispondere, perché si mise a parlottare in quella lingua impossibile con sua madre che sedeva dietro di noi, incuriosita e seria seria.Serietà che però durò ancora per poco, infatti di li' a un attimo scoppio' a ridere di gusto.
- Mia madre dice che non ci crede! Che tu vai con ragazze nere e che lo infili nel loro sedere! (Risatina di tutte e due le mie passeggere giapponesi).
- Eh, dille che può crederci eccome! Ed è un'esperienza bellissima! Tu, voi... lo potete capire, credo... (ancora un po' e sarei venuto nelle mutande senza nemmeno toccarmi).
- Incredibile! Ma non hai mai provato una donna orientale?
- Ehm no, purtroppo, no... anzi, voi siete le prime signore asiatiche che conosco, devo ammettere...
- Oh! Allora qui in citta'non ci sono signorine cinesi, filippine... eccetera? L'altro giorno, che ero ferma qui in corso *** ad aspettare il bus per andare in centro, uno in moto si è fermato e mi ha chiesto se volevo un passaggio con lui... 
- Ah! E tu?
- Io no, non ci sono andata... mi sono voltata dall'altra parte e quello e' ripartito... mi ha detto prima di andare via qualcosa come bocchia, bocchiala...
. 'Bocchinara', ti avrà detto... uno dei soliti italiani maleducati...
- Cosa voleva dire? 
- Eh, voleva dire che pensava che tu gli facessi un pompino: che gli succhiassi il pene fino a farti schizzare tutto il suo seme in bocca (avevo l'impressione che la mia paziente, la simpatica e attraente cicciottella nipponica, sapesse esattamente che cosa voleva dire il puttaniere motorizzato... ma rimasi al gioco, più arrapato che mai). 
- Ah! Ma come faceva sapere che sapevo fare questo?
- Sai, cara, un uomo lo intuisce... e poi, voi signore asiatiche avete una certa fama qui da noi... non mi dire che il tuo futuro marito non te l'ha detto! (anzi, pensai tra me e me: l'avrà voluta sposare proprio per questo, il marpionazzo!)
- Che fama?
- Fama di... Uhm, forse però è meglio che vi lasci andare, ora, che si e' fatto un po' tardi per voi, e *** vi starà aspettando. Inoltre, qui in seconda fila intralcio un po' il percorso, la via è stretta...
- Oh, ma non posso farti andare via cos', che sei stato tanto gentile con noi? Non puoi posteggiare? 
Subodoravo una qualche ca**ata da fare la' per la', ormai ero deciso. Chissenefregava.
- OK - dissi, rimettendo in moto. Dopo un paio di giri dell'isolato, fra viuzze buie che sembravano quelle di un paesino di campagna per quanto erano strette, riuscii a infilarmi in un buco di posteggio rasente il muro di una vecchia casa, lungo una strada laterale. 
Li' sembrava non passasse nessuno, e in fondo l'ora era quella della cena, e quasi tutti i bravi abitanti del quartiere erano sicuramente già a tavola davanti a piatti di minestra fumante... ma io avevo ormai in mente piatti più saporiti.
Nel frattempo, le due orientali madre e figlia avevano continuato a chiacchierare tra loro fitte fitte, senza lasciar un attimo di respiro.
- OK OK, calma! Che avete? Traduci anche a me, se non non vi capisco più!
- No, niente: e' che come ti dicevo, mi spiace lasciarti andare via cosi'. E anche mia madre dice che non sarebbe gentile...
Dicendomi queste parole a bassa voce, si era avvicinata un po' di più a me, sporgendosi dal sedile a fianco. 
Sua madre, da dietro, aveva allungato una mano per battermi con fare amichevole sulla spalla. 
Io non sapevo piu' che dire ne' che fare, e perfino l'erezione stava svanendo... per riprendere subito dopo il tiro, appena *** mi appoggio' la testa dai lucidi capelli neri sul petto.
- Non posso, non posso lasciarti andare via cosi' - ripeteva, mormorando piano. Io, incapace di far nulla, continuavo a guardare alternativamente un po' fuori dai finestrini (per vedere se arrivava qualche passante), un po' sua madre seduta dietro di noi, seria e composta, ma con un sorrisetto sulla bocca da succhiaca**i che prometteva mooolto bene!
Fu allora che presi il coraggio a due mani, come si suol dire; anzi, presi qualcos'altro, ma con una mano sola: mi toccai la patta, dove il rigonfiamento era invisibile per la scarsa luce della sera in quella stradina semibuia. 
Fu un attimo, poi tirai giù la zip dei calzoni.
La gialla, la futura moglie del mio amico ***, capi' all'istante come avrebbe potuto ringraziarmi alla sua maniera... sentii un rapido tocco umido proprio sulla punta del sesso (la sua lingua, doveva essere).
Fu un istante lunghissimo... e ora?, pensai.
Quindi una serie di bacini leggeri proprio sulla punta del glande, con rapide leccate sul meato urinario.
Poi venne finalmente la stretta morbida delle labbra carnose intorno al glande, che mi scoprii tirando giù il prepuzio.
Poi se lo imbocco, lentamente, fino a metà. Stringeva delicatamente le labbra intorno , poi rialzava la testa piano piano, poi un nuovo affondo, senza andare oltre la metà del mio uccello. 
La cosa stava diventando piacevolmente estenuante. Ogni tanto guardavo sua madre seduta dietro, che mi guardava in faccia senza nessuna vergogna, anche se capiva benissimo cosa stava facendo la figlia chinata su di me... che troia, che troie meravigliose tutte e due!
- Che bocca, che bocca calda hai, sei un angelo davvero, *** - dissi, mentre continuavo a volgermi ogni tanto verso sua madre sul sedile posteriore dell'auto.
La donna muoveva la testa come un uccellino, scattando e guardando dietro di lei e a fianco attraverso i finestrini.
- ... Ah... tua madre dovrebbe rilassarsi anche lei... non credo proprio che passi nessuno di qui, di sera a quest'ora (tentavo di far coraggio a me stesso, dicendo così).
La futura signora *** non rispose, perché aveva la bocca piena a metà, ma io cominciavo a stancarmi di tutti quegli ingoi parziali, di quelle strette alla base dell'uccello, di quei massaggi lievi al mio scroto gonfio di seme pronto per l'esplosione.
Poggiai una mano sulla testa della giapponese e spinsi giù, non violentemente, ma con decisione e fermezza.
La ragazza annaspò un poco, singhiozzò, oppose una lieve resistenza e poi si lasciò dirigere.
Sentii un lieve 'plop' mentre affondavo tutto quanto nella sua gola capace.
- Non fare tante storie -, pensavo. - Sei stata abituata a prendere ca**i del genere già da piccola: non me l'hai raccontato tu stessa, che facevi lavori del genre ai marinai che erano di stanza nella base militare USA al tuo paese? Bianchi e neri, ti sei bevuta tutti... e poi ti lamenti di essere ingrassata... non sai che apporto proteico ha lo sperma? -
Sussultai, mentre la testa di lei mi sprofondava in grembo, abbassandosi di colpo sul mio inguine: senza paura e senza fiatare, la signorina *** se l'era finalmente cacciato tutto in bocca (una bestia non indifferente, se posso dirlo senza falsa modestia) e ora cominciava a pompare decisa, insalivandomi e dandomi l'impressione che se lo ficcasse fino alla faringe. 
Un sogno, pensai, troppo bello per essere vero. Una bocca come una figa, o come un buco del culo.
Sua madre, per nulla imbarazzata (come la figlia, del resto... ), continuava a guardar fuori e a sorvegliare la stradina guardando attraverso il lunotto posteriore e il finestrino accanto a lei, dandomi ogni tanto dei materni buffetti sulla spalla. 
Non sapevo piu' cosa fare.
Ero in paradiso, con due vacche gialle, una che mi poppava la nerchia fino in gola, l'altra (sua madre!) che acconsentiva e sorvegliava che il lavoro della figlia fosse ben fatto.
- Oh, ma si, ***, come sei brava nei baci! Come sei profondaaaa... signorina ***... futura signora ***... bocca di fata... bagasciaaa!!!
Lei, sentendosi lodare, vanitosa come tutte le donne si sfilò dalla gola il cannolone per rispondermi.
- Anche tu sei molto. molto GRANDE... -, boccheggiò la dolce puttana della fidanzata del mio amico.
- Non parlare, cara, ma continua ad andare su e giu' con la tua nippo-testona... ecco, si'... Anzi, no, non ti stancare: mi muovo io per te. 
Tu tieni pure la testa ferma, cosi' non ti fai male al collo.
Incurante ormai della situazione paradossale, sotto gli occhi sempre vigili della madre seduta dietro di noi tenni ferma la capocciona mongolica con tutte e due le mani mentre con frequenti e violenti colpi di bacino le facevo entrare e uscire l'uccello dalla boccuccia ormai slabbrata che di li' a qualche giorno avrebbe pronunciato il fatidico si' davanti a un rappresentante dell'amministrazione locale, mentre suo marito avrebbe pregustato la prima notte con lei... mugolava come la cagna in calore che era. 
Per un attimo, allungai la mano destra verso il suo sedere, cercando d'infilargliela dentro i pantaloni. 
Ma sua madre, sempre vigile, mi dette una piccola sberla sul braccio, facendomi poi capire con un gesto abbastanza eloquente che non dovevo prendermi di quelle libertà.
Capita l'antifona, ripresi a pompare semplicemente la signorina nipponica in gola, fermandomi ogni tanto per farla respirare durante quella sfiancante apnea. Glielo tiravo fuori di bocca e glielo sbattevo sulla bella facciona da luna piena, facendo sentire il ciac-ciac della mia carne dura sulle sue guance cicciottelle, sul suo mento, sulla sua bocca fottuta di 'vergine' giapponese. 
Dirigevo io la danza, o almeno avevo quell'impressione dolcissima. 
Lei teneva soltanto la testa appoggiata sul mio inguine, io mi occupavo di fotterle la facciazza mentre le pastrugnavo le guance come se fossero state le sue chiappone enormi.
- Scusami per prima - le dissi - e' solo che vorrei tanto penetrare il tuo ano...
- No, questo e' troppo. Accontentati di quello che fai ora. Pensa che la mia bocca sia quello che vuoi...
- Hai ragione, cara. Una bocca come una figa, come la tua figa di colore... come un buco di culo... come un nero buco di culo d'oriente... ma senti, se vengo... se spruzzo fuori il mio sperma, come facciamo? 
- No, non in faccia, metti in bocca... fai pure.
Aveva appena finito di dirlo, che mi sentii venire. Mi lasciai andare, ma lei fu pronta e, al primo schizzo (che le finì sul lucido caschetto di capelli), si infilò tutto il mio arnese in gola, lasciando che le pompassi giù per l'esofago una scarica di sborra calda che mai più. 
Io continuai a guardare sua madre, che da dietro le spalle mi sorrideva nella penombra, compiacendosi della puttanaggine della figliola... 
Anch'io le sorrisi, mentre venivo con un fiotto irresistibile nella bocca di ***, carne della sua carne, troiaggine della sua stessa troiaggine asiatica....


 


 


 

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