1. Premessa. 


Con questo racconto, la comitiva di ragazzi che fin qui abbiamo imparato a conoscere per tutte le loro esuberanti "esperienze" subisce un salto di qualità.
Infatti, Luciano, dopo le tante sofferenze e umiliazioni che ha dovuto subire passivamente, si è fatto forza, e ha deciso di lasciare la ragazza, Anita. 
Distrutto dalla rottura di quella relazione, ha trovato conforto nei suoi amici di un tempo, arrivando a riappacificarsi anche con Pietro, nonostante il suo cazzone avesse sbudellato prima la sua donna e poi la sua sorellina Adele... 


Ma sulla scena di questa nuova storia irrompono dei nuovi protagonisti. 
Uno di questi è Armando, un bel ragazzo di qualche anno più grande di Luciano, e con due sorelle molto sveglie e una cugina straordinariamente porca. 
Alto 1 metro e 85, capelli e occhi scuri, per nulla furbo, è il classico "figlio di papà" che crede di poter conquistare chiunque, ma che prende regolarmente bastonate. 
Omofobo e ignorante fino al midollo, è molto simile a Luciano, ma con una dotazione "virile" ancora più scarsa, sugli 8-9 centimetri. 


C'è poi Anna, la sorella di Armando, 23 anni, occhi neri e capelli castani sicurissimi. 
Alta 1 metro e 63, bella formosa – anche se con i vestiti sembra davvero magra –, ha un culo morbido e tondo, e due belle tette: una terza, coppa "C", che adora mettere in mostra con vertiginosi décolleté. 
Sta su Instagram, e il suo profilo è pieno di foto da porca, anche se in realtà non si concede molto facilmente ai diversi contatti. 
Parla invece volentieri di sesso con i suoi amici, e a loro confida di non amare troppo i pompini ma che le piace da impazzire, invece, il sesso anale. 
Intimamente, si è acconciata con un bel triangolino di peli scuri e ben curati, mentre caratterialmente è spigliata, sicura di sé, e praticamente una ragazza alla mano. 


Maria, invece, è la sorella minore, completamente diversa da Anna. 
Ha 19 anni, è alta 1 metro e 55, ed è bionda con gli occhi verdi. Con un viso da angelo, rotondetto e molto delicato, è fidanzata fin da bambina, e ha conosciuto solo il piccolo cazzetto del suo innamorato. 
Sotto i vestiti, nasconde però due tette grosse e sode, assai simili a quelle di Adele, solo un pò più chiare e con due capezzoli larghi e rosa. 
Ballerina di danza classica, con l’esercizio ha messo su un bel culo grosso, anche se non sodissimo, mentre la patatina è anch'essa pelosa ma ricoperta da dei bei peli chiari. Timida ma molto simpatica, è sempre pronta allo scherzo quando entra in confidenza. 


Altra femmina di casa è Pia, la cugina di Armando, Anna e Maria. 
E’ figlia del fratello del padre dei ragazzi, e per i tre è come una sorella, poiché stanno sempre insieme. 
Bionda, 19 anni, con occhi verdissimi e un fisico da modella, ha una quarta di seno sodissima e un culo meraviglioso, che non perde occasione per mettere in mostra. 
Stupida troietta sempre truccata da escort, con lucidalabbra, è la classica porcella social, con un profilo instagram da 20.000 follower. 
Veste sempre con abiti costosissimi, scollati e aderenti sul culo, tanto da risultare il sogno di tutti i ragazzi, compreso il cugino Armando che si masturba furiosamente per lei. 
Di carattere snob, da credito solo a spasimanti danarosi. 


Inoltre, per l’episodio che sto per andare a riferire, ci sono altre due donne, due milf per l'esattezza, amiche e madri dell'allegria comitiva. 
La prima: Raffaella, la mamma di Armando, Anna e Maria. 
Alta pressappoco come la figlia minore, è leggermente in carne, e nonostante l'età (50 anni) si tiene in forma facendo palestra in casa. 
Di conseguenza è sì formosa ma ben tenuta, con un bel seno straripante e un pò cadente, e un culone grosso ma sodo, capelli nerissimi come quelli di Anna, e una frangetta. 
È femminista convinta, e fa di tutto per sentirsi giovane, tanto che tratta le figlie come delle sorelle e va a ballare con loro, giacché il marito è un uomo svogliato e pigro. 
Veste con jeans, camicette o top giovanili.


Assolutamente diversa da Raffaella è Clizia. 
Anche lei da giovane era comunista, ma – una volta accasatasi con un ricco imprenditore – è diventata la più borghese delle casalinghe. 
Apprensiva con i figli, è veramente stupida, svampita e odiosa, e – con la sua voce stridula – prodiga di consigli non richiesti. 
Alta 1 metro e 60 e molto prosperosa, a differenza di Raffaella non fa palestra, e quindi le sue forme sono molto più cedevoli, con un culo non grosso ma burroso e due grandissime tette – una quinta – che un tempo dovevano ricordare quelle della figlia. 
Ora, invece, sono cadenti, vittime della gravità anche se non in modo irreparabile. 
Adora vestirsi bene e truccarsi… con i soldi del marito! 


Ancora qualche parola dobbiamo spenderla per ricordare velocemente i protagonisti che già conosciamo: Adele, Luciano e Pietro.
La prima, figlia di Clizia, è alta un metro e 62, magrissima ma con una quarta misura soda di tette (coppa "D") che sembra ancora più sproporzionata data la sua fisionomia così esile. 
Occhi scuri e capelli neri tagliati corti "a caschetto", anche lei con frangetta, mostra pure dei fianchi stretti, e sotto un culetto piccolo e compatto. 
Giovane donna che si sta affacciando ai piaceri della vita, ha avuto la sfortuna pure lei di innamorarsi di un minidotato che non la farà mai godere come si deve... 


C'è poi Luciano, 24 anni, alto 1 metro e 78, fisico ben strutturato, moro, magro, capelli e occhi scuri, e poco peloso. 
Dal punto di vista della virilità è davvero poco dotato; come Armando, ha un pene di 10 cm al massimo e lo usa malissimo: infatti, con lui Anita non riuscì mai a venire. 
Per di più, è molto monotono a letto, e pratica solo la missionaria. 
Non scopa a pecora, non si fa fare pompini e soprattutto non le lecca la fica.


Per ultimo, ma non meno importante, anzi, ho lasciato Pietro, il vero e incontrastato protagonista, come sempre. 
Alto 1 metro e 77, 24 anni come Luciano, è sportivo di professione, e quindi ha molta forza e resistenza. Non ha un fisico scolpito, ma è robusto, non troppo peloso, barba, capelli e occhi castani. 
In dotazione porta un membro di 25 cm, largo e con due palle smisurate; insomma, un vero maschio dominante. 


Ebbene, fatta la conoscenza con i nuovi e salutati i "vecchi" interpreti, siamo ora pronti per cominciare...


2. I moti del '68. 


In un borgo medievale del Lazio, Vallepietra, Raffaella – una splendida cinquantenne matura – gestisce una associazione culturale molto attiva nella promozione dei diritti delle donne. Lì, organizza riunioni, conferenze e convegni per l’emancipazione del corpo femminile dallo strapotere del maschio e per una vera “rivoluzione” sessuale... 


Ebbene, un giorno si stabilì di tenere in quel luogo un incontro per rievocare la parte che ebbero le donne nei moti studenteschi del '68. 
Esaltata nei preparativi, inviò le lettere d'invito a tutte le donne più in vista della zona: mogli e figlie di uomini di stato, ambasciatori e militari... 
A un certo punto, si ricordò di aver lasciato fuori l'amica Clizia, quasi una sorella... Pensò: 
- "Mah, ne varrà la pena? Chissà se è ancora viva nel suo animo la fiammella comunista... Da quando ha aperto le cosce a quel reazionario, è diventata proprio come lui e gli ha sfornato figli a ripetizione... L'unica cosa buona, è che – a parte quel mezzo frocetto di Luciano – la figlia femmina è una femen!".
Adele, infatti, influenzata da alcune amiche, era da poco entrata a far parte di quel movimento divenuto famoso a livello internazionale per l’uso di protestare, esibendo le tette, contro lo sfruttamento sessuale della donna… 
Ad ogni modo, la chiamò e le disse: 
- "Cara, ti ricordi del mio gruppo di sensibilizzazione? Beh, avrei pensato di organizzare un incontro sul ruolo che noi donne abbiamo avuto nel periodo sessantottino... Credimi, sarà bellissimo, molto interessante... Perché non ti unisci anche tu con Adele? La tua ragazza potrebbe parlarci pure della sua esperienza... Dai, ci conto... Non mi deludere... A proposito, mi hanno detto che il tuo Luciano scopa solo alla missionaria... È un insulto... La donna sotto il potere del maschio... Ora che si è lasciato con quella troia, dovrai trovargli una ragazza delle nostre, non ti pare?". 
Stette un attimo a pensarci su, e poi: 
- "Ah, dimenticavo, ci saranno anche le mie ragazze, Anna e Maria... E Pia, mia nipote, la figlia di mio cognato... Allora, che ne pensi? Ti aspetto, eh...". 
E riagganciò immediatamente… 


Clizia, non ebbe né il tempo né il modo di avanzare eventuali riserve, e si ritrovò frastornata e trasportata in un mondo che non era più il suo ma che la riportava improvvisamente agli anni della gioventù. 
Le due donne si rincontrarono dopo molto tempo, e furono liete di confrontarsi sulle rispettive esperienze... Cosa che, invece, non entusiasmò per niente Pia, una stupida troietta insensibile ai diritti, la quale – seduta sulla sua sedia - fremeva come avesse addosso il fuoco di S. Antonio. 
A un certo punto, dopo che Adele aveva infervorato l'uditorio con le sue parole, le si avvicinò e sottovoce la provocò: 
- "Ma credi davvero a quello che hai detto? Credimi, non c'è niente di meglio che essere sbattuta da un cazzo che ti prende all'improvviso, magari anche contro la tua volontà!".


3. Le pene di Armando. 


Armando, era da tempo segretamente innamorato di Adele, e per questo stava cercando in tutti i modi di "convertirla" ai sui principi, che erano quelli che la donna deve essere l'angelica creatura, docile amante dell'uomo, Geisha, fatta solo per sollazzarlo e figliare... 
Così, a margine di quella riunione di fanatiche, la prese da parte e la redarguì:
- "Complimenti per la tua capacità di convincere tutte quelle povere stupide! Tutto fa brodo per fare soldi... Non dirmi che ci credi davvero!". 
E Adele: 
- "Certo che ci credo... È finito il tempo del padre-padrone, del maschio che ci sottomette, il nostro corpo ce lo gestiamo da sole!!", quasi urlò presa dalla causa che sosteneva. 
- "Ma smettila!", ribatttè quel ragazzo tanto rozzo, "da che mondo è mondo, la donna esiste al solo scopo di procreare e di farci divertire... Eh, bei tempi quelli delle case chiuse e di quando si partoriva in casa, quella era civiltà!". 
Adele, era rossa in viso di rabbia: Armando, adesso, stava davvero esagerando... 
Perciò, gli disse a brutto muso: 
-"Ma lo sai, ai tempi che ti piacevano tanto, quante donne morivano? Sei giovane, ma sei vecchio dentro! Mi fai pena, poverino...". 


Il giovane si sentì sconfitto, da una donna per giunta... E non seppe come ribattere... 
Però, fremeva incollerito, e – approfittando del convegno – convocò d'urgenza Pietro – sempre pronto a sfoderare la sua proverbiale verga per trapanare la troia di turno – e Luciano, che era in attesa di un'occasione di rivalsa contro la categoria femminile dalla quale era stato – forse anche a buona ragione –  umiliato. 
I tre, iniziarono a confabulare, e fu proprio in quella occasione che nacque la "Confraternita della Passera"... 
Armando, che avrebbe fatto di tutto per possedere quella ragazzina, propose: 
- "Ragazzi, speravo di poter risolvere il problema in altro modo, ma Adele non mi ha lasciato scelta... Deve essere rieducata, e condotta a capire che la sua vocazione è quella di dare un futuro all'umanità, così come ogni femmina d'uomo... Che ne pensate?". 
Luciano, fece un lento cenno affermativo con la testa, dopo di che rispose con aria grave: 
- "Dobbiamo garantire l'onorabilità e il rispetto per il ruolo del maschio, troppe volte calpestato e deriso... Si è arrivati a un punto che potrebbe essere già troppo tardi, ma comunque abbiamo il dovere di redimere almeno questa creatura così insolente". 
Per ultimo intervenne Pietro, la cui autorità era di fatto tacitamente riconosciuta dagli altri.
Esaminò prudentemente tutti i suggerimenti, e – calatosi nel ruolo – alla fine sentenziò: 
- "Sacerdoti della Confraternita, le vostre parole sono sagge, non possiamo restare a guardare... Ma io credo che si debba andare più a fondo: le altre ragazze rischiano di essere travolte da queste pazze, e pure le due donne più grandi hanno le loro colpe, e bisogna provvedere a dare un segnale forte...".
Armando, intuì ciò che Pietro voleva dire, ed ebbe un fremito di terrore... 
Non avrebbe mai immaginato che la cosa gli sarebbe sfuggita di mano, al punto di coinvolgere anche sua mamma e le sue sorelle. 
Perciò, tentò in extremis di limitare i danni dal suo punto di vista: 
- "Insomma, adesso mi pare che stiamo esagerando... Una rieducazione di massa? Penso che sarebbe complicato gestirla da soli... Limitiamoci ad Adele e Clizia, madre e figlia, sarebbe già un buon inizio...". 
Al che Luciano, preso da un impeto di coraggio, rispose: 
- "Eh no!, o tutte o salta tutto! Mia sorella e mia madre si, e la tua famiglia no?". 
Vista la situazione, "pericolosa" per le sue mire, Pietro risolse la questione, decidendo per tutti: 
- "Ha ragione Luciano... Tutte devono pagare per la loro sfrontatezza, ed essere riportate ai loro doveri più genuini...".


4. Sequestro e castigo. 


Come sempre, il lavoro sporco toccò al leader del gruppo, Pietro, il quale assoldò un gruppetto di amici, promettendogli un divertimento sicuro. 


Il commando, fece irruzione in sala proprio quando il convegno era ancora in corso, e cominciò a selezionare le donne che gli erano state indicate. Le altre, invece, furono fatte uscire, sotto minaccia: 
- "Via, e mute, se non volete restare qui a fare compagnia a queste troie!".


Rimasti solo loro con Raffaella, Clizia, Adele, Anna, Maria e Pia, spensero immediatamente le luci e si sentì un trambusto che pareva non avere fine… Alla fine, si apri una porta e le donne videro entrare tre ombre... 
Poi la porta si rinchiuse... Si udirono dei passi avvicinarsi, e quindi ci furono alcuni interminabili attimi di silenzio... 


A un certo punto, una voce terrificante, forse causata anche dal rimbombo in quella sala vuota, parlò:
- “Benvenute… Siamo i vostri Procuratori, mandati dalla Confraternita della Passera per presentarvi al nostro Signore, Priapo, il dio della fertilità, che vi purificherà con un vestito ardente, denso, e prodotto dai tessuti delle sue ghiandole… Vi siete lasciate corrompere dalla lussuria delle vostre menti, ma lui, nella sua generosità, vi ricolmerà con il seme della ragionevolezza, e voi sarete sua proprietà, devote a lui e a coloro che lui vorrà”.


Lentamente, una dopo l’altra, si accesero nella stanza una miriade di candele che tornarono ad illuminare l’ambiente permeandolo di un odore dolciastro.
Allora, quelle femmine videro nella penombra due corpi maschili completamente nudi, ma resi irriconoscibili da un corto cappuccio nero che gli arrivava fino a sotto la gola.
Le donne erano sedute su delle sedie messe tutte in fila, e notarono che quei maschi avevano dei membri di dimensioni quasi insignificanti.
Davanti a loro, al posto delle sedie che fino a poco prima ospitavano le vocianti  convegniste, era stato sistemato un grosso tavolo di mogano, sopra il quale era poggiata una lastra di marmo


L’altro dei due, riprese, con calma:
- “Prima di essere accolte dal dio, dovrete spogliarvi delle vostre banalità, per apparire davanti a lui come siete realmente… Perciò, deponete ogni vostra veste impura, per lasciarvi rivestire dalla naturale lussuria della vostra essenza femminile… Poi, indosserete quelle tuniche nere e niente altro”.
E gli indicò con il movimento del capo gli indumenti che erano stati deposti – ben piegati – sull’altare…


Le due mature, più Adele ed Anna, nonostante fino a quel momento avessero dato prova delle loro convinzioni più o meno femministe, iniziarono a spogliarsi senza alcuna difficoltà, soprattutto Adele che era abituata a farlo anche in pubblico con le sue adorate Femen.
Maria e Pia, invece, tentarono – tiepidamente – di protestare…
La prima, mormorò sottovoce, voltandosi verso Luciano:
- “Ma io mi vergogno… Solo il mio ragazzo mi ha vista nuda!”.
Il giovane, allora, la spaventò dicendole:
- “Su, obbedisci… Se il dio, quando arriverà, ti troverà ancora così, sarà irato e si scaglierà ferocemente su di te…”.
Maria abbassò la testa e sbuffando accettò di piegarsi al suo destino.
Fu poi la volta di Pia, la cui resistenza era dovuta a un motivo ben diverso… Lei, era consapevole di essere una ragazza molto carina, e faceva la “preziosa”… Non era una tipa che si lasciava “comandare a bacchetta”, nella vita era lei che decideva come e quando darsi… Perciò, fissò fermamente negli occhi Armando, suo cugino… Sapeva che sbavava per lei da lungo tempo, e gli ricordò:
- “Straccione che altro non sei, guarda che a me non mi incanti… Cosa mi puoi offrire per concederti di ammirare le mie forme? Lo sai che c’è gente che paga fior di bigliettoni?”.
Sulle prime, Armando restò interdetto… Pensava che sarebbe stato tutto facile, ma quella troietta non era per nulla intimorita dalla situazione…
Riflettè bene, e poi sparò la bordata:
- “Ascolta: qui comandiamo noi… Stai zitta, puttanella, e fai quello che sai!”.
Pia, non aveva messo in conto che quel ragazzo l’avrebbe potuta – in qualche modo – costringere, e così si sentì fortemente irritata, tanto che le uscì una calda lacrima di rabbia che le rigò il volto.
Anche lei non potè fare altro che assecondare la richiesta di quei porci…


Intanto, Adele accettò il “gioco”, e tolse con disinvoltura maglietta e pantaloncini, e anche il reggiseno, mostrando due tette che – forse per l’eccitazione che stava provando nel denudarsi di fronte a quei due sconosciuti – sembrarono ancora più grosse della sua quarta misura, erette come non mai.
E quando poi calò il perizoma, disvelando oltre a un culetto da innamorarsene, anche una stupenda fichettina rasata e certamente non troppo utilizzata dal suo mini dotato, Armando e Luciano ebbero un’erezione che strappò un risolino crudele a quelle vipere che si accorsero dell’incapacità virile dei due…


Fu poi la volta di Anna, che già con il suo fantastico decolletè ebbe gli occhi addosso per tutta la serata… Ma quando abbandonò completamente i vestiti e lasciò vedere a tutti, estasiati, le sue rotondità, in particolare quelle mammelle da terza misura e la micetta, dolcemente protetta da una peluria discreta e avvolgente, i poveretti non ressero più e – resistendo stoicamente al bisogno di masturbarsi – eiacularono quel poco che gli fu possibile.


Anna, fu seguita a sua volta dalla sorella Maria, una dea che non esitò a liberarsi della gonna e di quel top elegante che aveva indossato per l’occasione, mostrando ai suoi esterrefatti “spettatori” quanto fosse porcellina: sotto, infatti, non aveva ne mutandine, ne reggiseno (a dispetto del volume delle sue tette).
I nostri “confratelli” non riuscirono a fare a meno di guardarsi negli occhi attraverso i cappucci, rimanendo a bocca aperta: la ragazzina, infatti, aveva davvero un corpo da favola, e tra le gambe esibiva orgogliosa una folta pelliccia rossastra…


Pia, allora, con ancora il morale sotto i tacchi, rendendosi conto che le sue amiche – da terrorizzate che erano – si stavano eccitando non poco in quel giochino così assurdo, si fece avanti e, sfoggiando un mini tubino griffato Giorgio Armani, sollevò la parte bassa fino a scoprire il suo fenomenale culetto che ogni uomo sano di mente avrebbe voluto scopare senza darle tregua. 
Ancheggiando sinuosamente come se fosse in un locale a luci rosse, fece salire l’abito fino a sfilarselo dalla testa; lo gettò lontano, sganciò il ferretto del reggiseno lasciandolo scivolare con indifferenza, e infine si sfilò il micro perizoma che lasciò libera una passerina davvero entusiasmante, con una striscettina di pelo che risaliva dal clitoride verso l’ombelico.


Armando, come abbiamo già detto, impazziva per lei, e passava le giornate a masturbarsi pensando al suo corpo; e quando finalmente, dopo anni di speranze andate a vuoto, potè vederla proprio “come mamma l’ha fatta”, non riuscì ad emettere un soffocato grido di soddisfazione:
- “Waoooo, che femmina che sei…”.


Raffaella, anche se non ebbe modo di udire chiaramente il timbro di quella voce, trasalì, domandandosi chi fosse quel ragazzo nascosto dietro quel tessuto… Le pareva di conoscerlo, ma non ricordava dove avesse già ascoltato quella voce.
Quel pensiero stava tramutandosi in terrore, e per scacciarlo avanzò di un passo e cominciò a spogliarsi anche lei…
Aveva una magliettina sbracciata nera e un paio di pantaloni dello stesso colore… All’inizio esitò un poco, riflettendo sul fatto che lì davanti a lei c’erano quattro ragazzine che erano uno schianto, e che potevano permettersi tutto… Ma lei? Alla fine, però, si disse:
- “Beh, che c’è di male? Dopo tutto, ho ancora una carrozzeria di tutto rispetto…”.
E infatti… Tolto l’abbigliamento, il suo corpo nudo lasciò affascinati sia donne che uomini, e pure la sua amica non potè che lanciare un sonoro fischio di ammirazione.
Gli occhi di tutti passarono come in un vortice a ciclo continuo dal culone sodo alla fica – ingrazio sita da un leggero pelo nerissimo a formare un gran triangolo, alle tette cadenti ma pur sempre grandiose, con delle areole di media grandezza sulle quali erano centrati due capezzoli già dritti e grossi.


Le giovani erano ammirate da tanta bellezza, ma soprattutto i suoi figli – Armando, Anna e Maria – che non l’avevano mai vista nuda, si infiammarono, e Armando sperò vivamente – nascosto sotto quella maschera – di poter fare qualcosa anche lui con la sua genitrice, nonostante fino a pochi momenti prima aveva cercato di tenere la sua famiglia fuori da tutto…


In ultimo, toccò a Clizia… La quale portava un vestitino chiuso sul davanti – a portafoglio – con una sottile cintura di stoffa…
Avvolta in una biancheria intima di gran classe, fece presto a dimenticare i suoi trascorsi e a calarsi di nuovo alla sua parte di donna che aveva figliato senza batter ciglio due ragazzi.
Esibendo due fianchi meravigliosamente grandi, cominciò a liberarsi del reggi tette, che conteneva a fatica due mammellone – una quinta misura – che puntavano inesorabilmente verso il basso, ma forse proprio per questo ancora molto apprezzate dal marito.
Se le accarezzò languidamente, passando e ripassando sui chiodi ritti, scese giù sulla pancia, e infine si approcciò alle grosse mutande che in breve svelarono una patatona lottizzabile, con un monte di venere gonfio e ricoperto da un cespuglio castano chiaro e tenuto volutamente selvaggio.


Fatto questo defilee così erotico, le sei femmine indossarono quella sorta di tunica nera, stretta in vita da una corda bianca simboleggiante la purezza d’animo e la volontà di presentarsi al dio Priapo senza macchie, pronte a ricevere da lui la sua “benedizione”…


5. Presentate a Priapo. 


Quando fu l'ora, un trillo di campanelli risuonò nell'aria, e Luciano annunciò: 
- "Onorate il vostro dio, chinate il capo...". 
Pietro fece il suo ingresso, incappucciato fino a sopra l'ombelico e nel mentre inalberava un gran cazzo. 
Anche Armando e Luciano si inchinarono rispettosamente in segno di sottomissione, accompagnando il dio Priapo che andava a prendere il proprio posto. 
Nella penombra di quello spazio, appena illuminata da candele, accompagnato da una musica, Pietro – con fare solenne – domandò, rivolto ai due maschi che nel frattempo avevano assunto il ruolo di "ancelle" in funzione del rito che stava per iniziare: 
- "Presentatevi!". 
Luciano e Armando risposero, simultaneamente: 
- "Siamo i confratelli incaricati dalla Confraternita di presentarti queste femmine: domandano di purificare il proprio ventre materno a te, o dio supremo della fecondità, secondo la consuetudine della nostra comunità". 
E Pietro: 
- “Confratelli, diamo inizio alla cerimonia di consacrazione. Come vi chiamate, o femmine degeneri?”. 
Ciascuna di esse, allora, facendo un leggero inchino al richiedente, si presentò dicendo il proprio nome... 
Riprese, il dio-maschio: 
- “Bene… E sapete cosa comporta quello che chiedete? Dichiaratelo qui, davanti a me, davanti a questo altare”.
Le donne, leggendo da un foglietto che gli era stato posto dinanzi da Armando, proclamarono in coro: 
- “La corda che ci cinge la vita, ci ricorda che dobbiamo ascoltare,  sottometterci e ubbidire al maschio, e accettare ogni pena se questa è vantaggiosa al suo godimento; che i nostri pensieri, il nostro rallegrarci o soffrire sono per lui; che il nostro corpo, il nostro essere tutto appartiene a lui”. 
Allora Pietro proseguì: 
- “Ben detto... Ora accostatevi e inginocchiatevi davanti a me. Offrite a me le vostre mani, ed accogliete tra i vostri palmi colui a cui dovrete sempre riverenza. Baciatelo. Siete disposte a fare tutto questo?”. 
- “Sì, o fine ultimo della nostra esistenza!”, dissero sicure in coro tutte e sei... 
Ad una ad una, si approssimarono a Pietro per baciargli il glande; tutte scesero con la punta della lingua fin sulla corona della cappella, violacea dall'erezione, e manifestarono la loro volontà: 
- "Mi sottometto e ti onoro!". 
E nel mentre, lunghi sospiri dell'uomo ruppero quel sacro silenzio… 
Pietro riprese, mettendo il sigillo definitivo a quelle promesse: 
- “D’ora in poi porterete al collo il sigillo della Confraternita, in modo che chiunque, vedendolo, possa chiedervi di godere di voi”. 
Poi, guardando da sotto le maschere gli altri due sodali, annunciò: 
- “Portiamo dunque a termine, il sacro rito di inserimento di queste sorelle...".


6. Il sacrificio. 


Finalmente, Pietro poteva aggiungere altre troie alla sua "collezione", mentre Armando sarebbe stato ben felice di assistere – benché passivamente – alla purificazione. Luciano, invece, dal canto suo, cominciava intimamente a disperarsi, perché la sua sorellina Adele avrebbe conosciuto il godimento assoluto per mano di un vero uomo... 


Un nuovo squillo di campanelli risvegliò i due comprimari dalle loro meditazioni, richiamandoli al dovere. Armando, rivolgendosi alle femmine, batté due volte le mani e intimò, con tono perentorio: 
- "Via le tuniche!". 
Formarono dunque tre coppie, di modo che ciascun "maschio-ancella" fosse affidatario di una femmina per volta... 
Cominciò Luciano, il quale pretese che la sua prima "protetta" fosse proprio lei, la sua adorata sorellina Adele! 
Si sistemò dietro di lei con le mani sulle sue spalle, la sospinse verso l'altare, la fece distendere a pancia sotto, e le sussurrò dolcemente all'orecchio: 
- "Non temere, piccola... Avrei voluto fartelo io, ma come sai non posso...”, alludendo alle sue minime dimensioni. 
Quindi, accarezzandole il capo, la rassicurò: 
- “Ma ti sarò vicino... E poi, lo hai già conosciuto, vedrai che non ti farà male...". 
Era dilaniato all’idea che Pietro l’avrebbe “fatta sua”, anche se – rifletté – meglio lui che un estraneo… Adele gli sorrise, e per la prima volta – come a volerlo" risarcire" con il destino cinico – lo baciò sulla bocca… 
E, sicura di sé, lo sollevò dai suoi crucci: 
- “Vedrai, che sarà indimenticabile!”. 
Infatti, era tanto tempo che Pietro avrebbe già voluto prendersi il suo culetto ma - vergine o no - con la sua “artiglieria” era consapevole che non sarebbe stato facile... 
Adele si sentì afferrata per le caviglie e qualcuno le divaricò le gambe… 
Non si fermava, sembrava la volesse spaccare in due già in quel modo. E invece… 
Percepì qualcosa di duro che si appoggiava sul suo buco del culo, spingendo contro lo sfintere che pulsava all’impazzata dalla tensione. 
Con una facilità estrema per essere la prima volta che quel palo agiva su un budello così stretto, il glande venne risucchiato dal “buco nero”, proprio nell’istante in cui le pulsazioni lo presentarono lievemente aperto al cospetto del dio. 
Sulle prime, Adele – con gli occhi sbarrati e quasi rivoltati all’indietro dall'esterno piacere – non si rese conto a pieno di quanto le stava accadendo, ma poi più il pene di Pietro scendeva dentro di lei e più capì che era stata violata proprio là dove quel ragazzo non era ancora sceso l'ultima volta che l'aveva posseduta. 
Non riuscì a tacere, e voltandosi a guardarlo in faccia gli domandò: 
- "Ma...sei... Entrato?". 
Pietro annuì, con soddisfazione, e tolse la mano dai suoi fianchi per spostarla sul cazzo dentro il culo di lei già per metà. 
Quella ragazzina tanto per bene si stava dimostrando una vera porcella: lo voleva così tanto là dietro, che era disposta a farsi sventrare… 
Ma inaspettatamente, lui uscì di colpo… Si riavvicinò e ripeté l’operazione di prima, con il cazzo talmente duro che Adele poteva sentirlo contrarsi nell’intestino, dilatando sempre di più quello stretto canale che doveva essere aperto a dovere. 
La giovane rimase sorpresa di non aver provato un dolore devastante, e che il suo culo non offriva troppe difficoltà, forse grazie pure agli umori della fica che scendevano a lubrificarlo… 
Lentamente, ma inesorabilmente, l'ano cedeva alla pressione di quella trivella umana. 
Dopo una interminabile e tremenda serie di colpi ricevuti, Adele gemette, e quasi si dispiacque di essere venuta così presto, di modo che Pietro non arrivò a dilatarla al massimo: era proprio una “troia anale”! 


Ormai rotta nel culo, si alzò un pò dolorante, e solo allora si rese conto di quello che le era accaduto… 
E mentre Luciano la aiutò ad alzarsi da quel marmo che le aveva indolenzito anche le tette, ecco che Armando presentò Anna a “Priapo”… 
Questa volta, però, la sua “ancella” non la depose sull’altare, bensì le chiese di obbedire a Pietro, il quale le ordinò: 
- “Inginocchiati, e apri la bocca!”. 
Se si fossero trovati ancora in quella sala piena di stupide femministe, avrebbe dovuto gestire una vera sollevazione popolare, da parte di coloro che consideravano una simile pratica come un atto di sottomissione... 
Lei, invece, era ormai lontana anni luce da loro, e inebriata dal sapore del pene fece come le era stato detto. Poi, però – di scatto – si avvicinò al membro e gli diede un bacio sulla punta della cappella. 
Era di nuovo durissimo, quel "mostro primordiale", e di fronte alla bocca spalancata di Anna vi si introdusse dentro tutto, sempre più in fondo, fino a toccarle il palato, ma anche così era ben lungi da entrare fino alle palle. 
Lei, ad occhi chiusi, stava soffocando, e Pietro se ne accorse, così si ritrasse di qualche centimetro e le fece: 
- “Che troia, sei eccezionale! Adesso stringi bene le labbra sull’asta e stai ferma così…”. 
Anna imparava presto, e lui iniziò a scoparle la bocca come fosse una vagina...


Prima lentamente, e poi sempre più forte, con cautela, per non danneggiarle l'esofago. 
Si sentirono, reciprocamente, come una mano che aveva calzato un guanto, sicuri l'uno dell'altra. 
Pietro riceveva sesso orale da lungo tempo, ma quella ragazzina - pur non facendo nulla e lasciando fare tutto a lui - lo stava portando in paradiso... 
In breve, la sua lingua percepì degli spasmi, prima sporadici e poi sempre più frequenti provenire da quel palo, che perdendo il controllo di se si spingeva fino a martellarle l'ugola. 
Un primo fiotto caldo di sperma, inaspettato, quasi la fece strozzare; tossì, ma non mollò la presa con le mascelle serrate, finché non si sentì allagare la bocca... 
Lo sperma cominciò a colarle anche ai lati, e finalmente il cazzo dell'uomo si ammosciò... 
Anna lo lasciò libero, ripulì con la lingua tutto quel ben di dio, e infine riaprì gli occhi. 
Pietro era immerso nel suo ruolo, ma avrebbe voluto urlarle in faccia quanto l'aveva fatto stare vene... Si limitò a dirle: 
- "Femmina, hai capito quale è il tuo compito? Sei stata brava, ma senza di me non saresti stata nulla...".


Benché si trattasse di un dio, il dio della fertilità, Pietro era molto provato, ma quell'occasione di insifonare tutte quelle troie era davvero troppo appetitosa.
Si fece forza, e chiamò a sé Maria... La ragazzina, che sapeva già cosa fare per aver visto all’opera la sorella che l'aveva preceduta, si dispose per soddisfare oralmente quel maschio. 
Aprì più che potè la bocca, ma lui le intimò: 
- "Fanciulla, non così, sdraiati!, perché Priapo ha in mente per te qualcosa di speciale...". 
Agitata dall’incertezza, Maria obbedì remissiva, esibendo con malcelata fierezza le gran tettone e il suo sesso, che Armando provvide subito a sistemare per il “sacrificio”: la pelliccetta chiara sembrava essere lì in un drammatico, estremo tentativo di proteggerlo, ma Pietro non vedeva l'ora di invaderlo...
Sdraiata su quel marmo, la giovane provò un brivido interiore: forse, voleva quell’uomo da tanto tempo, ma non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo. Ora, però, tutto questo stava per accadere… Mille emozioni e sensazioni la stavano travolgendo.
Il cazzone di Pietro era già bello grosso, e la patatina di Maria si stava bagnando sempre di più. Istintivamente, lei aprì le cosce per facilitarlo, e lui prese a stimolarle le labbra, il clitoride e l’ano, per tornare poi ancora sul clitoride che si era “presentato” nel suo massimo splendore.
Era meraviglioso. E quando il pollice di Pietro si appoggiò al suo sfintere, Maria ebbe l’ardire di implorare:
- “Ti prego, mettimelo dentro, fottimi dove vuoi… Non resisto!”.
Ma il “dio”, voleva e doveva essere lui a menare le danze… E così le rispose, duro:
- “Stai zitta, troietta in calore… lo avrai quando e dove lo deciderò io! Muta!”.
Pietro, però, aveva voglia quanto Maria di entrarle dentro… La prese sui fianchi, con i pollici all’altezza delle ovaie e gli indici che le artigliarono le anche, e delicatamente appoggiò il membro tra le labbra della vagina, lasciando entrare solo la cappella.
Lei ansimava, e lentamente il cazzo iniziò a farsi strada, grazie anche agli abbondanti fluidi che lei rilasciava senza sosta.
Ne aveva “trapanate” tante, ma stavolta sentì ogni centimetro che entrava come una vera conquista, e finalmente riuscì a raggiungere la tanto sospirata meta.
Pietro cominciò a muoversi lentissimamente, facendoglielo gustare tutto, di modo che il suo nuovo ruolo di “femmina da letto” le divenisse qualcosa di irrinunciabile.
Maria sentì il calore della sua “bestia” devastarla ed esploderle dentro, e il dolore che le si propagava per tutto il ventre, insieme a un forte senso di benessere che prima non avrebbe neanche immaginato.
Pietro “assaporò” con gusto la sua fichetta bollente, la scopò per bene, fino a quando – estratto l’uccello sull’orlo del piacere – sborrò copiosamente sul suo pancino.
Ma non lì che Maria avrebbe voluto riceverlo in quel frangente… 
Il seme di Pietro le colò dal ventre sulla fica, e poi giù ad avvolgere anche con il suo aspetto lucido e trasparente anche l’ano.
Il maschio, nonostante avesse sborrato da poco, era ancora completamente in tiro, e così decise di andare avanti…
Pietro immaginò di cominciare a penetrarle il culo con il pollice, ma poi si disse:
- “Eh no, puttanella… Hai avuto l’ardire di voler decidere tu cosa dovessi fare? Io? Il tuo dio? Adesso guarda…”.
Si avvicinò con il “missile” al buco del culo di Maria e prese a penetrarlo senza fretta… Una botta secca, e Maria ebbe l’impressione che qualcosa la stava rompendo dentro.
Le faceva davvero un male atroce, viste le dimensioni di lui, e allora gli urlò:
- “Fermati, fermati per carità!”.
Ma Pietro non si fermò, non ci riusciva, era troppo il piacere che provava anche lui.
Scese dentro, con regolarità, mentre la ragazza aveva gli occhi chiusi e la bocca spalancata per respirare meglio e gestire il dolore, gemeva, e lui la stava inculando con la medesima potenza di reni con cui le aveva poco prima scopato la fica…
A un certo punto, Maria sentì le vene del cazzo pompare all’impazzata, e dopo qualche istante l’intestino le fu riempito in modo tale che le parve esplodere, tappato com’era da dietro…


E venne il momento di Pia... 
La ragazzina snob aveva assistito alla “purificazione” di tutte le altre fanciulle da parte di Pietro, e il "gioco" l'aveva fatta entusiasmata, tanto che quando lui la guardò per farle capire che voleva "farla sua", la giovane era già bagnatissima e le tremarono le gambe dalla lussuria...
Di lì a poco, anche lei lo avrebbe accolto dentro di se, invasivo ma totalizzante...
Armando – il cugino – pretese di scortarla lui, e per la prima volta le confidò trepidante di spasimare per lei. 
Ma la ragazza, sprezzante, lo allontanò:
- "Non hai né i soldi di un sugar daddy, né un cazzo decente... Che cosa vuoi che me ne faccia di uno come te?". 
E se ne andò verso colui che avrebbe certamente saputo esaltarla... 
Su quella pietra, a pancia sotto, Pia non smise affatto di fare la strafottente, e – quando il dio Priapo saggiò con bramosia ogni centimetro del suo corpo, sfiorandolo con un dito dalla testa ai piedi –, voltò il capo sdegnosa e come parlando a se stessa disse:
- "E andiamo... Ci vuole molto?". 
Pietro, fece finta di non aver sentito, ma mormorò, sornione:
- "Quando ti avrò spaccata tutta, rimpiangerai questa tua impazienza...".
Nonostante che fosse stato rifiutato così decisamente, Armando tornò a toccare quel corpo che era stato da sempre il suo sogno, posando le sue mani sul culone di Pia. 
A quel tocco, la ragazza scattò su come morsa da una tarantola:
- "Non mi toccareeee... E toglimi le mani di dosso!!". 
Pietro, allora, guardò il poveretto, e benché non ne avesse alcuna pietà intervenne lo stesso, a difesa dell’importanza di quel momento. 
Le diede un solenne ceffone sulle natiche, e le urlò:
- "Non si risponde così a un confratello!". 
Poi, disse ad Armando:
- "Compi il tuo dovere...".
Il giovane, sentendosi vendicato da quell'oltraggio, provvide sollecitamente ad aprirle le chiappe, e calcò la mano fino a farle male... 
Fu allora che Pietro – dopo essersi sputato su una mano ed essersi lubrificata la cappella – glielo spinse nel culo con tanta forza che anch'esso avvertì un forte dolore... 
Andò fino in fondo senza fermarsi mai, con la veemenza di quella perforatrice impazzita che si fece strada lasciando dietro di sé una mucosa prolassata. 
Pia, cercò di contrastarlo, ma senza successo né troppa convinzione, poiché il dolore ora si stava cambiando in pura estasi. 
Dopo un pò, il toro arretrò fino a sfilarsi completamente dal retto, per poi riaffondare violentemente dentro, pompando a più non posso. 
Era di marmo, tanto che non riuscì nemmeno a venire, ma quando si tolse definitivamente lasciò davanti a sé un cratere che stentava a ricomporsi.
Piangendo e picchiando i pugni sulla lastra, la ragazza strepitò:
- "Accidenti a te, mi hai rotto il culoooo!".
Non riusciva a muoversi, ma Pietro non ci fece caso, e sarcastico le ingiunse:
- "Girati, cosa credi che abbiamo finito? Il tuo ventre deve ancora conoscere la mia verga!". 
E poi, sottovoce, in modo che nessuno lo sentisse:
- "Non sono mica tutti come tuo cugino...".


Detto questo, si fece largo con la cappella tra le grandi labbra, da cui sgorgavano umori a go-go, segno che quel dolore tanto atroce aveva prodotto orgasmi a ripetizione in quella troia... 
Era così bagnata che l'enorme glande scivolò in avanti senza opporre resistenza; oltrepassò la barriera delle alette delle piccole labbra, e finalmente si trovò dinanzi all'orifizio vaginale. 
Era il momento, quello, di spingere per davvero: pur non essendo vergine da un pezzo, pisellii così duri e voluminosi fino ad allora non li aveva mai nemmeno immaginati... 
Pietro applicò una discreta pressione – mentre il clitoride si era ingrossato fino a divenire quasi un piccolo cazzo, ed era schizzato fuori dal cappuccio –, e poté così proseguire il "viaggio" verso l'interno. 
Era stretta Pia, o era largo lui? Quello che fu certo era che si sentì strozzare la cappella e poi via via tutta l'asta... Tanto forte che alla fine, senza bisogno di altre sollecitazioni, le svuotò le palle dentro la cavità. 
Pia, impallidì: non riusciva a provare alcun piacere, terrorizzata com’era dal fatto che non prendeva la pillola... Si era fidata, oltre al fatto che era sempre riuscita a togliersi per tempo. 
E adesso? Non poteva e non voleva certamente farsi rovinare la sua gioventù e tutta la sua vita...


7. La sfida del buco di culo. 


Oramai cominciava ad albeggiare, e la punizione di quelle troie volgeva al termine. Bisognava assolutamente concludere, poiché di lì a poco sarebbe arrivata la signora delle pulizie e i tre non potevano farsi trovare impegnati in quella sorta di "orgia con guardoni"... 


Perciò, dopo che anche Pia – che riuscì a mala pena a scendere dal tavolo con le sue sole forze – ebbe avuto la sua razione, si trattò di “castigare” Clizia e Raffaella; ma sopratutto quest'ultima, rea di aver organizzato quel convegno di femministe… 


Pietro non ebbe dubbi su chi "mettersi sotto" per prima, e scelse appunto Clizia. 
La quale, benché nuda da ormai un bel po' di ore, non provò alcuna vergogna ad andare a tu per tu con quel giovane cazzo... Anzi, si stava per avventare su quell'enorme salsiccione quando il ragazzo la gelò: 
- "Ehi, nonna, calma... Ti piacerebbe, eh? No, non è così che ti prostrerai al tuo dio...". 
Clizia ne fu un pò offesa, anche perché le aveva dato della vecchia e contemporaneamente fatto fare la figura della ninfomane davanti a tutte quelle ragazzine, e decise di non sottomettersi troppo. 
Gli rispose a brutto muso:
- "Nonna a chi? Potrei essere sicuramente tua madre, ma adesso ti faccio vedere che femmina che sono!". 
Saltò sull'altare improvvisato, e si mise alla pecorina, sbattendogli in faccia un buco di culo che parlava vissuto da tante avventure... 
Pietro era proprio quello che aveva in mente per lei, e salì anche lui sul tavolo, di modo di trovarsi alle sue spalle e con il cazzo in tiro parallelamente alla schiena della donna.
Inoltre, per favorire meglio l'inserimento, le appoggiò una mano aperta sulla schiena, spingendola con attenzione a toccare con il ventre e con il torace la lastra superficie. 
La visione era meravigliosa: Clizia cominciò ad ondeggiare il suo deretano, facendo perno sul bacino e spingendolo prima in senso orario e poi in senso antiorario.
Il giovane si sorprese di aver assunto lui una posizione un pò "remissiva", ma la lasciò fare, e fece bene... perché lo spettacolo non si fece attendere... 
La femmina, infatti, gestiva il suo sfintere anale in un modo grandioso, dilatandolo e restringendolo, risucchiandolo verso l'interno e spingendolo fuori...
Insomma, tutti gli "spettatori" restarono ipnotizzati da quel gioco così abilmente condotto! 
Da parte sua, Pietro sapeva che avrebbe dovuto interromperla e prendere lui l'iniziativa, ma attese ancora un pò, fin tanto che Clizia – con il respiro affannoso – non si fece sentire:
- "Vuoi o no incularmi? Bada, però, che sono allenata, e il tuo palo sarà solo uno dei tanti che hanno frequentato i miei budelli...". 
Ci fu un attimo di silenzio, ma subito lui le appoggiò le mani sulle chiappe e prese la mira.
La testa del cazzo fu in pochi istanti inghiottita dentro, come nulla fosse. Non importava che avesse devastato più femmine lui di Rodolfo Valentino, ma adesso Clizia glielo stava stritolando, e pareva goderci. 
In un attimo, però, Pietro prese la decisione senza ritorno: affondò fino alle palle, e gli fece sentire di che pasta fosse fatta quella trivella... 
Talmente era massiccio che la mucosa interna cominciò a sanguinare sotto le bordate e le spinte che riceveva... 
Ancora un attimo, e quella cisterna ambulante di sborra si svuotò, finendo in mille zampilli fuori da quel canale che non era più a tenuta stagna... 
Allora Raffaella, vedendo che anche il suo momento si stava avvicinando, sibilò: 
- "Amica mia, non ti ci facevo così sgualdrina e così spanata!". 
Al che Clizia, che si stava svuotando di quel succo caldo, reagì a quell'affronto con: 
- "Meglio aperta che squartata contro la mia volontà! Questo non perdona, cara... Ora vedremo te, cosa saprai fare di meglio tu! Vieni qua, che ti preparo io...".


Di fronte alle quattro ragazze, incredule di ciò che avevano ascoltato, Raffaella raggiunse l’amica e le si piazzò a pecorina, con il suo culo proprio davanti alla faccia di lei. 
E mentre le mammellone della femminista cominciarono ad ondeggiare con i capezzoli che sfioravano il tavolo, Clizia le allargò le natiche al massimo –  come se avesse tra le mani una grossa mela – e apparve, splendido, il suo buchino stretto. 
La femmina che era stata appena sodomizzata, avvicinò la sua lingua maliziosa  fino a violare quell’orifizio così prezioso, mentre l’amica si tirò subito indietro, guardò Pietro, e cercò di negare quell'ultimo ricordo della sua giovinezza andata ad entrambi: 
- “Vi prego, il culo no, sono vergine lì dietro!". 
Clizia e l'uomo si diedero uno sguardo d’intesa, e poi lei – guardando tutte le ragazze, ad una ad una – ridendo la schernì: 
- “Vergine a 50 anni? Ma fammi il piacere! E poi, c’è sempre una prima volta per tutto e c’è più divertimento… A tuo marito, ti riconsegneremo divisa in due!”. 
Sebbene questa falsa ripugnanza, Raffaella gemette, mostrò delle quasi impercettibili contrazioni, e un fluido limpido le scese piano piano dalle grandi labbra. 
Alla vista di questo meraviglia, la “leccatrice” non resistette oltre, e cominciò a titillarle il pertugio con la lingua, per poi introdurla tutta dentro l’ano caldo e gommoso, e infine a ritirarla fuori di nuovo. 
Prese quindi a "scoparlo", prima lentamente e poi con crescente passione, facendola ansimare... 
Raffaella, allora – tra un respiro pesante e l’altro, e con il clitoride arrossato dai continui sfregamenti –, incoraggiò Clizia: 
- "Sei fantastica! Si dai!, fottimi questo benedetto culo!, fottimi!". 
L'amica, non se lo fece ripetere due volte, e decise di darle ancora più piacere, e con due dita raccolse ancora i suoi umori e li spalmò su tutto lo sfintere che principiava a aprirsi. 
Clizia se la spassava ad intervallare leccatine a veri e propri risucchi "a ventosa", provocandole emozioni intense che le stavano mandando in blocco il cervello. 
E la “verginella”, dopo queste lunghissime manovre, strinse istintivamente lo sfintere e squirtò abbondantemente... 


Era ormai tempo di fare i conti con il passato, e Raffaella era in spasmodica attesa di essere presa proprio lì dove l'amica l'aveva sfidata. 
Intanto Pietro, che non aveva mai scopato con una donna così tanto più grande di lui ma che non si sentiva per nulla imbarazzato – quando capì che era pronta e che il suo ano aveva rilassato abbastanza lo sfintere – iniziò a lavorarsela... 


Raffaella, senti inaspettatamente un dito penetrare nel suo corpo, e provò un senso di riempimento totale. 
Il dito iniziò poi a muoversi, lento e regolare, ma a un certo punto quel dito raddoppiò: erano due, e le stavano ingrossando il canale che di li a poco avrebbe ospitato un cazzo monumentale. 
E finalmente il momento arrivò: le dita andarono fuori, e lei percepi l’apice del cazzo sistemarsi all’ingresso, in attesa di penetrare... 
Con un gesto da consumato intenditore, il giovane ricoprì il glande con la pelle del prepuzio e lo pressò sull’ano inumidito, fece scorrere il glande in avanti verso il culo di lei, e si arrestò non appena vide il verificarsi della dilatazione. 
E nel momento in cui il pene avanzava centimetro dopo centimetro nelle sue viscere, la femmina sentì un violento dolore, prima che – con un ultimo colpo ben fatto – quel membro arrivasse a destinazione. 
Il suo culo era spalancato come non mai, e nell’ano c’era piantato un grosso palo!
Pietro, stette così fisso per qualche interminabile secondo, e poi iniziò la cavalcata, spingendo tra quelle chiappe mature, con tutta la sua forza, come se volesse raggiungere una maggior penetrazione. 
Intanto, lo strusciare del cazzo sulla sottile parete che separa la vulva, provocò a Raffaella un piacere via via crescente, aiutato anche dalla sua mano che andava a “frugare” il clitoride... 
Al culmine dell’eccitazione – quando il cazzo del toro cominciò a fremere prepotente dentro di lei – la donna ebbe netto sentore che stava per sopraggiungerle un orgasmo travolgente.
Puntualmente anche Pietro dovette sfogare tutta il suo desiderio sessuale, con uno schizzo che percosse le sue viscere, un orgasmo intenso e profondo.
I due, restarono senza forze, sfiniti, per qualche minuto, sbattuti sul tavolo; poi, lui uscì dall’intestino di Raffaella, che alla fine – girandosi verso l’uomo – sussurrò a lui:
- "Grazie... Grazie che mi hai fatto godere... Grazie di avermi inculata!".


Tutto questo avvenne in una intera nottata, dove infine coloro che erano le maggiori "colpevoli" da punire, o meglio – come era stato inscenato in quella strana rappresentazione – da "purificare" furono quelle che menarono le danze, affatto sottomesse al volere del dio. 
Certo è che comunque Pietro riuscì a fottersi quell'intero branco di troie, Armando finalmente poté ammirare – da vicino e "a pelle" – il fantastico corpo della cugina, mentre Luciano dovette nuovamente offrire all'amico la sua sorellina Adele, la quale fu così fatta femmina al 100%...
Ma Pietro non volle accontentarsi di aver umiliato in quel modo due famiglie, e – invece di far finire tutto con abbracci e baci – radunò tutti i "partecipanti" e riassunse il ruolo di leader. E siccome gli sembrò giusto far sapere a tutte da chi erano state godute e chi le aveva "scortate" in quell'avventura (solo Pia, infatti, aveva riconosciuto il cugino...), ordinò perentoriamente ai due ragazzi: - "Su i cappucci! La festa è finita...". 
Timorosi, Armando e Luciano obbedirono, e anche lui, Pietro, si svelò alle sei femmine. Fu una autentica sorpresa per tutte, che vergognosamente cercarono di nascondere con le mani le proprie nudità, ma soprattutto per Raffaella e Clizia, che dovettero prendere atto di aver fatto sesso anale di fronte ai loro figli maschi, relegati tra l'altro a ruoli marginali per via della loro scarsa virilità.


8. Epilogo.


Nella grande sala, ancora illuminata dai soli lumini, era calato il silenzio, un silenzio intriso di incertezze per il futuro di ciascuno di loro... 
Ma Pia, la snob del gruppo, cercò di vedere il lato positivo della cosa, e disse alle altre: 
- "Ragazze, ma in fondo, che male c'è? Siamo fatte di carne, questi sono i nostri corpi e con essi abbiamo provato piacere... Di cosa dobbiamo vergognarci? Su, togliamo le mani dalle nostre tette e dalle nostre micette... Credete che solo perché loro sono nostri figli, fratelli, cugini o amici, dobbiamo negarci tutto questo?". 
Piano piano, l'una dopo l'altra, tutte si offrirono di nuovo agli sguardi beati dei ragazzi. E non solo... 
Pietro, Armando e Luciano, infatti, si "sciolsero" nei dolci effluvi delle loro patatine, e finalmente i due cugini finirono per dichiararsi le loro "simpatie". 


Il tempo stringeva, e lentamente la tensione si andava sciogliendo, quando improvvisamente le luci si riacceso di colpo... Era il tanto temuto arrivo della donna delle pulizie! 
La quale dapprima restò a bocca aperta, muta dallo shock, e poi si mise una mano sulla bocca e reprimere le grida di scandalo che stavano per deflagrare...
Raffaella le corse incontro per tranquillizzarla, le prese le mani nelle sue portandosele sulle tette, e infine con sguardo sereno le disse: 
- "Signora, si calmi... Siamo sempre noi... Con o senza vestiti, che cambia?".
Si stava dimenticando che quel locale emanava un forte odore di sesso, e che tutto intorno erano sborra rappresa e umori vaginali. 


Poi, come ritornando in sé, alzò gli occhi più lontano e vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere: le invitate al convegno che lei aveva organizzato, e che erano state fatte allontanare dal luogo, ora erano tutte li, e fissavano quei corpi nudi nella loro normalità. 
C'erano pure gli amici dei ragazzi, che con la loro irruzione avevano contribuito a far scattare la trappola. 
Tutte, erano lì a fissarle, come per domandargli: 
- "E i principi del movimento femminista? E le proteste femen? Noi non vi crediamo più!". 
E una ad una se ne andarono... 
Raffaella, si sentì sconfitta, sentiva che quella era la fine di tutto, ma dentro di sé sentiva crescere la consapevolezza del principio che era stato alla base dello scherzo: la sottomissione al maschio attraverso l'affermazione della propria libertà. 


FINE.

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