Distesa giacevo al fianco di Fabien; il suo corpo nudo, tracotante lussuria, posava di fianco al mio
«Sei bellissima»
Sussurrò il biondo e malinconico simil-angelo carezzando la mia castana capigliatura insultata dal cuscino
«Non guardarmi, non ora»
Ribattei rappresentando la mia insicurezza in due semplici parole.
Il suo leggero e freddo tocco, scivolò sulle mie calde guance facendomi trasalire; le sue mani gelate dal freddo di dicembre, sfioravano la mia pelle scolorita dall'invernale gelo.
Le sue labbra, viola come aquilegia reduci dal ghiacciato bacio di Chione, stringevano il filtro di una sigaretta improvvisata; il suo respiro, colorato e aromatizzato dal fumo del tabacco, fluttuava nella stanza sotto forma di pesante nebbia.
Balzai d'un tratto sul suo ventre nudo. A cavalcioni, sopra di lui, sfioravo il suo glabro e bianco petto esaminando il suo delicato volto in cerca di piacere.
China sul suo corpo, stampavo dei fievoli baci sul viso del procace putto. Le sue dita, come stalattiti, affondavano i miei fianchi largendo ulteriore tremito alla mia figura; frigide e fusiforme le sue mani stringevano la mia carne.
Frenetica trottavo sul ventre di Fabien, come impegnata in convulsa cavalcata verso l'inenarrabile piacere. Il suo sesso, rigonfio di desiderio, penetrava ponderoso il mio ventre offrendo a esso artificiale calore -soffocando i lamenti, galleggiavo sul simil-marmo corpo del chiaro-.
Danzai per ore sulla mascolinità confusa dal pallore lunare del giovane, ascoltando il lieve fischio del vento.
Trasportai la mia figura al lato dell'angelo; velai il viso sotto le troppo-leggere coperte, sconfitta e intimidita dalla fatica di un tiepido orgasmo.
«Sei bellissima»
Ripetè Fabien -come automa dal tono quasi impercettibile: non disse altro-
Seguitai a scoprire il mio viso; al mio fianco, martorizzate dal mio furore, giacevano sole e fredde le lenzuola.
Confusa, nella stanza, in compagnia dei soli gemiti del vento, serrai le palpebre ascoltando l'inverno.
«Molto bello... un sogno!»