Quando ero ragazzino, avevo una vicina di casa, Marcella, sui 35. Aveva due figli e un marito fuori casa tutto il giorno. Lei casalinga.
Abitava al primo piano e quando trafficava sul balcone offriva, a me e ai miei amici, una bella vista del suo sottogonna.
Sapendolo, stazionavo spesso lì sotto, a far nulla, da solo. Lei se ne era accorta e anche se fingeva di non sapere, si metteva sempre più in mostra. Usciva con delle vestagliette corte, e poi si chinava a gambe tese, scoprendole fino al culo. E sbirciava se la stessi guardando. Poi quando mi incontrava sorrideva. E se stavo con mia madre, diceva: che bel figlio che hai, proprio un bel ragazzo.
Mi faceva diventare matto. Stavo sempre a farmi seghe fantasticando su di lei.
Una volta la incontrai (casualmente?) sul pianerottolo quando tornavo da scuola. Mi disse che non riusciva a aprire la porta, se potevo aiutarla. Trafficava con un cacciavite (ero troppo ragazzino per capire che una donna non esce di casa con un cacciavite, e che era tutta una scusa). Si girava e chinandosi mi metteva letteralmente l’attaccatura delle cosce a 20 cm dal viso. Ricordo delle mutandine di un verde brillante. Mi girava la testa, mancava il respiro, non riuscivo a parlare. Lei sorrideva ma non fece niente altro. Io non ebbi il coraggio, e nemmeno lei, o forse voleva solo quello. Anche lei magari dopo si masturbava.
Uno dei grandi rimpianti della mia vita.
Marcella, quanti schizzi di sperma mi hai tirato fuori senza nemmeno sfiorarmi! Forse centinaia, considerando che c'erano giorni che mi segavo 4-5 volte ossessionato dalle sue cosce bianche, dal suo odore, allora indefinito e che oggi so di femmina in calore.
E così, quando tanti anni dopo, mia moglie mi disse: "sai, oggi ero sul balcone a prendere il sole e ho capito che il figlio dei vicini, Luca, mi stava spiando... mi ha eccitato e mi sono divertita a farmi vedere... dici che si sarà fatto delle seghe?"
"mhhh direi proprio di si... " le raccontai della Marcella e delle mie seghe... e di quanto avrei voluto che mi avesse fatto quello che voleva...
Il gioco intrigava anche lei.
"E' un bel ragazzo... gentile... chissà che effetto gli faccio...."
E i giorni successivi tornò a prendere il sole sul balcone. Tolse il reggiseno. Poi mise il costume a perizoma. Si stirava, si chinava. Percepiva, quando l'altro era dall'altra parte del divisorio. Aveva capito da dove riusciva a sbirciare: una fessura che offriva, con l'occhio incollato, un'ampia visuale su una certa zona del nostro balcone.
Poi la sera mi raccontava di come si era bagnata e fosse stata costretta a masturbarsi.
E poi creò l'occasione, come Marcella, aspettando che tornasse, per incrociarlo casualmente sul pianerottolo.
Aveva pensato di mettere una scusa, ma alla fine nella sua natura c'era più l'approccio diretto: "Luca scusami, volevo parlarti un attimo, puoi entrare?"
Quello aveva balbettato..." di cosa? ... certo... subito..."
In casa gli aveva offerto una coca, e poi gli aveva detto: "sai, non volevo crearti problemi, ma mi sono accorta che mi spii, e non è una bella cosa sai?"
Lui era arrossito violentemente, aveva negato, farfugliato...
"dai, non ti preoccupare... non dirò niente all'amministratore o ai tuoi genitori... resterà un nostro segreto, ok? volevo solo dirti che mi ero accorta... "
Lui si era ripreso un po'. Allora lei gli aveva fatto delle domande, che cosa pensasse di lei, se le piaceva guardarla... poi se aveva la ragazza, se avesse mai fatto cose con lei... e poi se si masturbasse quando la spiava... e lui aveva confessato di farlo...
"e che cosa ti piace di me?"
"tutto... lei è bellissima... molto di più delle ragazze che conosco..."
"dammi del tu, Luca...mi fai sentire vecchia se no..."
"si signora, cioè, si certo..."
"ti piace il mio seno? dimmelo..."
"siiii accidenti... è stupendo..."
"così, ti piace? " e sorridendo maliziosa si era aperta la camicetta, e tirata giù una coppa del reggiseno..."
Lui sgranava gli occhi...
"dai, toccalo. piano. ti piace toccarlo?"
"si. è... morbido..."
"si. è morbido. vedi il capezzolo come si indurisce? toccalo piano... ti piace?"
"è stupendo... è bellissimo. un sogno..."
"dai, anche l'altra, tocca anche l'altra. baciale ... si. così... succhiale... piano, ti piacciono?"
Avere questo ragazzetto gentile attaccato alle tette a succhiarle la mandava fuori di testa. Per i rischi che la cosa comportava, ma anche perché percepiva la magia assoluta di quel momento che il ragazzo avrebbe ricordato tutta la vita, e voleva che fosse un ricordo indelebile, dolcissimo.
Mentre lui le succhiava le tette, prima una e poi l'altra, coscienziosamente, come lei le aveva detto di fare, attento a non deluderla in alcun modo, lo aveva accarezzato, toccato, sentito la sua erezione, slacciato la cintura, tirato fuori il pene bagnatissimo. Lo aveva trovato duro, dritto, odoroso, non ancora di maschio ma comunque di sesso.
Aveva pensato: se lo tocco viene subito e quindi si era chinata, sorridendogli, e glielo aveva preso in bocca, e quello era venuto con schizzi violenti, ma lei lo aveva tenuto stretto e bevuto tutto.
Lo aveva accarezzato, rivestito.
"E adesso vai, non dire niente a nessuno. Se lo dici dico che non è vero e che mi spiavi. Se non dici niente ti faccio ritornare. Ok?
"si. no... non dico niente, giuro... la.. ti prego si... fammi tornare... è stato bellissimo... bellissimo..."
Mi aveva raccontato la sera.
Le ho detto: lo sai che lo dirà a tutti i suoi amici?
"ahhah si... certo... ma penseranno che inventa... e poi mi divertirò a vedere come mi guardano... magari me li faccio tutti... mi piace fare del bene ai ragazzetti...
Allora le ho detto, pensa... 5-6 ragazzi, nudi, seduti lì sul divano, con il cazzo duro in mano, a tua disposizione. Che prima di venire qui si raccontano quello che vogliono farti, e poi dopo di quello che ti hanno fatto, mentre il gioco lo comandi tu, ma loro, maschi, non lo sanno.
Sei l'ape regina. E hai un harem di maschi giovani e vogliosi da svezzare. Ti piace?
Ma la cosa restò circoscritta a Luca, che comunque avrà avuto un bel ricordo della milf che lo aveva "addestrato".
«Bello»