LUI
Era stato per puro caso che avevo scoperto quel posto.
Il mio lavoro mi portava in giro ogni giorno, e occupavo la pausa pranzo o facendo una pennichella o gironzolando a caso.
Quel giorno avevo risalito una collina per godermi il panorama della scogliera in basso, con il mare un poco agitato che orlava di schiuma bianca la costa.
La stradina che avevo percorso terminava in uno spiazzo in terra battuta, circondato da alti pini marittimi e dai cespugli della macchia mediterranea: erica alloro e corbezzolo creavano siepi fitte e odorose.
Fui sorpreso di trovare un’auto parcheggiata, dove si intravvedevano le teste di quella che senz’altro era una coppietta.
«Lasciamoli in pace» pensai, e feci manovra per invertire la marcia.
Nel farlo, però mi accorsi, guardandomi intorno, che così in pace poi non erano…
Me ne andai ancor più velocemente, e quasi mi dimenticai di quello spiazzo in collina, fino ad una bella giornata di settembre, qualche mese dopo.
Ho una fortuna: una donna davvero porca, con la quale condivido davvero moltissimo, sia nella vita di ogni giorno, sia nel sesso.
Non esistono tabù per noi, soltanto giochi che eccitano entrambi e che abbiamo esplorato passo passo senza porci limiti, e poche cose restano soltanto fantasie confessate a vicenda solo per eccitarci l’un l’altro.
Ma purtroppo, come in qualsiasi coppia, capitano momenti no: e quello che stavamo vivendo era un periodo non particolarmente positivo.
Il mio lavoro in quel periodo piuttosto stressante, unito al suo impegno per la preparazione di un esame che poteva migliorare la sua situazione lavorativa, ci stavano un poco allontanando, rischiando anche di far scivolare il sesso nell’abitudine, che di sicuro non avrebbe appagato nessuno dei due.
Quel giorno ci eravamo recati insieme in una città vicina, dove lei sapeva di trovare un testo per il suo esame, altrimenti difficile da reperire.
Per combinazione, non avevamo altri impegni, e finite le commissioni ci fermammo a mangiare in un ristorantino ben conosciuto, accogliente e dai piatti tradizionali.
Ed è in quel momento che mi viene l’idea: oggi siamo finalmente tranquilli, insieme senza orario, rilassati.
Non siamo distanti da quello spiazzo in collina, quindici, forse venti minuti d’auto
Un’idea un po' folle, ma conoscendola, qualcosa mi dice che non le dispiacerà affatto.
La proposta di un giretto in collina viene accettata con approvazione immediata, così mi avvio senza fretta verso la nostra destinazione.
Mi mantengo molto sul vago, parliamo del più e del meno: voglio che tutto sia improvviso ed inaspettato, neppure so bene come mi comporterò.
Arriviamo e mi guarda un poco stupita, con un’espressione disponibile ma senza sospettare nulla: sono convinto che pensi voglia fare l’amore, cosa che certo non le dispiacerebbe, ma non immagina altro.
Invece, cambio completamente le carte in tavola: neppure la sfioro, e resto al posto di guida guardandomi intorno.
Proprio mentre mi chiede cosa ci stiamo facendo qui, noto un leggero movimento tra i cespugli.
La cosa mi provoca una scossa di eccitazione: si può iniziare.
«Cosa ci facciamo? Ora lo vedi subito, mia dolce troia: nuda, spogliati completamente.»
So bene che le piace essere trattata come una puttana, quando si prospetta un’occasione di libidine per entrambi, ed è da parecchio che le nostre voglie sono sopite
Esita un attimo, ma poi inizia a spogliarsi: «E tu, che fai, resti vestito?»
Non rispondo neppure, mi sfilo solo la cintura dai pantaloni, tenendo d’occhio quel cespuglio che si era mosso.
Ed ecco la sua carne dolce e profumata abbandonare ogni indumento, quel seno generoso ma proporzionato, il ventre che amo carezzare, quelle natiche sode che mi hanno conquistato fin dalla prima volta che l’ho vista.
Scendo dall’auto e faccio il giro, apro il suo sportello, le passo la cintura intorno al collo: la strattono appena per costringerla a scendere.
«Vieni cagnetta, andiamo a fare un bel giretto.»
Nessuna protesta, la conosco abbastanza per sapere che non farà obiezioni.
«A quattro zampe, cagna...»
Obbedisce, si lamenta solo un poco delle asperità del terreno che le tormentano mani e ginocchia.
La conduco nuda e carponi verso i cespugli: è bellissimo vedere le sue tette seguire ballonzolando il ritmo del culo, mosso da quella postura innaturale.
Le tengo la cintura appena tesa, voglio la testa in alto, deve accorgersi di qualcuno che la sta ammirando lascivamente!
Non ci vuole molto: un altro movimento del cespuglio attira la sua attenzione.
Si arresta un attimo, mi guarda arrossendo, ma non dice nulla: la strattono nuovamente e continua nella sua esibizione.
Credo che il guardone non abbia mai visto uno spettacolino del genere, confezionato apposta per lui: starà pensando che questa è la sua giornata ultra fortunata!
Ma la sua fortuna non è per nulla finita.
Mi fermo a pochi metri dalla siepe, e la faccio girare: ora ha il sedere rivolto al guardone, e gli mostra la sua bella peluria castana.
Infilo la mano tra le cosce, e non mi sorprendo nel trovarla bagnata e pronta, ma non è il momento.
«Ferma così...»
Lei ubbidisce e sfilo la cintura: inizio a frustarla piano, i glutei sono un bersaglio meraviglioso, poi aumento la forza dei colpi, fino a sentirla gemere e poi urlare.
Adocchio il cespuglio: dai movimenti frenetici il poveretto si sta masturbando…
E adesso voglio fare un passo in avanti nell’esibizione della mia puttana personale!
«Che dici? Gli rendiamo la giornata indimenticabile? Un’occhiata da molto vicino per finire di segarsi alla grande!»
Mi guarda con un’aria contrariata: «Non ti sembra di esagerare, adesso?»
Ma è una domanda retorica, sa bene che sarebbe sufficiente dire «Ora basta» per far terminare il gioco, nessuno dei due è mai andato contro la volontà dell’altro.
Quella domanda, invece, ne sottintende un’altra: «Fin dove vuoi arrivare?»
Combattuta tra l’eccitazione che ho trovato tra le sue gambe e una naturale ritrosia, per il desiderio di non farsi travolgere da quel gioco così spinto.
Il guardone si ferma: ormai ha capito che la sua depravazione avrà di che essere ben più soddisfatta delle solite volte, fatte di occhiate furtive.
Gli faccio cenno di avvicinarsi.
Un tipo sulla cinquantina, a vederlo potrebbe sembrare uno qualunque, statura media, con pochi capelli, né grasso né magro.
Vestito giacca camicia e pantaloni, colori rigorosamente scialbi.
Un impiegatuccio, molto probabilmente.
Quello che colpisce sono gli occhi: un tic nervoso li chiude e riapre con frequenza.
Mi rivolgo al guardone, ormai a due passi: «Non avrai più un’occasione del genere, se ti va puoi mungerla da vacca quale è, ma nient’altro: la sega te la devi finire da solo».
Lei mi rivolge uno sguardo assassino ma, come supponevo, non accenna alla minima ribellione.
L’impiegatuccio borbotta qualche parola «Davvero… posso… che figa… tette e culo da sballo…»
Apprezza molto, e la cosa mi soddisfa parecchio.
Si inginocchia davanti a lei, con il cazzo ancora fuori dalla patta, le infila le braccia sotto il corpo e inizia a palpare le tette.
Poi riporta una mano sul cazzo e ricomincia a masturbarsi.
Mi metto dietro a quel bel culo e inizio a solleticarle la figa.
La mia donna inizia ad essere davvero eccitata, gli umori che colano copiosi non lasciano dubbi: ci vuole poco perché inizi a fremere e si abbandoni ad un orgasmo che la scuote tutta.
La cosa dura parecchio, un orgasmo davvero notevole! La mia maiala sta godendo come poche altre volte!
A quella vista, anche il guardone si abbandona ad un orgasmo copioso: ora basta, sono troppo eccitato anch’io.
Estraggo l’uccello già in tiro mi inginocchio e con un solo colpo la infilzo.
Lei emette un urlo di piacere e inizia di nuovo a godere: me la monto per bene.
Non ci vuole molto, il mio orgasmo la riempe copioso.
Ormai dalla sua figa cola di tutto, una scena davvero appagante.
La lego nuovamente al collo e la riporto all’auto, con un lungo giro.
«Hai fatto la tua bella figura da cagna in calore esibita, ora resta qui in ginocchio fino a quando ti aprirò la portiera».
Salgo in auto e mi accendo una sigaretta, assaporandola con calma: il guardone continua ad adocchiarla da vicino.
Quando finisco, le apro.
«Ti è davvero piaciuto il giochino, troiona mia…»
«Sei un porco…» ma la luce nei suoi occhi e l’espressione del viso dicono altro.
«Se non fossi un porco, saresti ancora una donna seria… e insoddisfatta!»
Mugugna qualcosa di incomprensibile tipo «... e pensare che ero una brava ragazza…».
Sogghigno e metto in moto.
«Devo restare così, nuda?».
Una domanda che rivela come sia ancora calata in quel gioco erotico: ha superato anche stavolta un nuovo limite, ma non sembra né contrariata né sconvolta.
Non sarebbe la prima volta che la porto in giro nuda, ma ora dobbiamo rientrare nel traffico della città, e non mi sembra il caso di correre rischi.
«Rivestiti, niente reggiseno e mutandine però...»
Obbedisce, mentre mi avvio con calma: la voglio calda e pronta per quando deciderò di prenderla di nuovo, non voglio che la sua eccitazione svanisca.
Controllerò strada facendo che i capezzoli rimangano ben eccitati e che non smetta di bagnarsi… e magari, se capita l’occasione, potrà ancora sfoggiare le sue stupende tette!
Melle1812
Finalmente!
Una giornata per noi, dopo un paio di mesi a rincorrere impegni.
Il suo lavoro è stato particolarmente pressante, l’apprezzamento che riceve in Azienda ha il suo rovescio della medaglia.
Spesso è costretto a correre in giro a recuperare fatturato che certi colleghi buttano per sciatteria e menefreghismo.
Così capita che per settimane quasi non ci si veda.
Quest’ultimo periodo è stato proprio uno di questi.
Quanto a me, ci ho messo il carico a briscola: questo esame da preparare per migliorare il mio posto di lavoro mi ha assorbito parecchio.
Speriamo ne valga la pena...
Bene, l’ultimo testo che mi serviva ora l’ho recuperato.
Il resto della giornata è tutto per noi!
Il mio maschio sembra particolarmente rilassato: una bella passeggiata in centro di questa bella città di mare, e poi mi propone un ristorantino che conosciamo da tempo: magnifico!
Mangiamo solo piatti locali e un buon bianco aiuta a metterci ancor più di buon umore: cominciamo a scherzare e l’atmosfera si fa davvero piacevole.
Ma, finito di mangiare, la sua espressione diventa quella che da un poco di tempo non vedevo sul suo viso: ha in mente qualcosa.
Non mi sbaglio, mi guarda negli occhi e poi «Ti andrebbe un giretto in collina?».
Sospetto che sappia bene dove andare a parare, con questo clima mite di primavera inoltrata una camporella mi sta bene… direi molto bene!
Dopo questo periodo di monotonia, un poco di sano sesso improvvisato, ci sta proprio.
Ci avviamo in auto verso le colline, sembra conoscere la strada di preciso, e questo dovrebbe insospettirmi, ma sul momento non ci faccio molto caso.
Dopo venti minuti siamo in collina, il panorama è stupendo: mare là in fondo e il verdeggiare di ulivi e vegetazione mediterranea.
Le viuzze si fanno più strette e ripide: oltrepassiamo le ultime case.
Ancora qualche centinaio di metri e svoltiamo in uno sterrato, che si apre in uno spiazzo tra gli alberi.
Parcheggia in modo da non fare manovra per uscire: una sua vecchia abitudine fin da quando abbiamo iniziato a imboscarci per fare sesso.
Ho sempre apprezzato questo genere di prudenza.
Spegne il motore, e mi aspetto che si avvicini.
Invece si accende una sigaretta senza fare nient’altro e si guarda in giro.
Dopo qualche minuto, comincio a chiedermi cosa facciamo in quel posto, e cerco di parlare del più e del meno: non mi risponde neppure.
«Ma insomma, cosa facciamo qui?»
In un attimo cambia tutto, la sua risposta mi eccita e mi stupisce allo stesso tempo.
Meno male, credevo volesse farsi un sonnellino!
«Cosa ci facciamo? Ora lo vedi subito, mia dolce troia: nuda, spogliati completamente».
Inizio a spogliarmi, e quando resta solo la mia pelle tra di noi, mi aspetto che inizino le danze.
Niente, lui non accenna minimamente a liberarsi degli abiti: mi guarda come se non gli importasse nulla di me.
Mi scappa detto: «E tu, che fai, resti vestito?».
Invece di rispondere, si sfila la cintura dei pantaloni, e inizia un gioco che non avevo mai giocato.
«Vieni cagnetta, andiamo a fare un bel giretto»
Mi lega per il collo, costringendomi a scendere dall’auto, mi mette a quattro zampe sul terreno diseguale.
In me si fanno strada sensazioni contrastanti: essere dominata mi è sempre piaciuto, e lui lo sa bene.
Infatti la mia passera per ora è del tutto d’accordo.
Ma mani e ginocchia non gradiscono molto, e la parte razionale di me si sta chiedendo se stavolta non sia il caso di fermarlo per tornarsene in auto e farsi una bella scopata.
Neppure immagino lontanamente il vero motivo per cui sono nuda, legata per il collo e a mo’ di cagna in mezzo ad un bosco.
Inizio a scoprirlo pochi metri dopo: mi solleva la testa a poca distanza da un cespuglio: c’è qualcosa che vuol farmi vedere… o meglio qualcuno!
Ecco il perché dell’attesa: se non ci fosse stato il guardone le cose sarebbero andate diversamente.
Sarebbe stato sesso in auto, ben fatto e soddisfacente, e nient’altro.
Capisco anche perché conosceva la strada: nei suoi riposini pomeridiani so che gironzola parecchio, e di sicuro ha scoperto questo posto da guardoni, il porco…
Ma è il mio porco, e decido di lasciarlo fare.
Mi sta trattando come un oggetto, ma quanto mi piace!.
E poi… cazzo! Mi sa che sto godendo… la passera è sempre più d’accordo, anche se ci stiamo un poco litigando: chi l’avrà vinta?
Posso far finire questo gioco in qualsiasi momento, lo so bene, dire basta sarebbe sufficiente, non ho mai fatto nulla costretta, e non inizierò oggi.
Sono combattuta, quasi lo dico.
Non lo dico, il calore che mi sale lungo la pancia mi dissuade.
Mi leva la cintura e mi gira col culo verso il cespuglio, mi allarga le gambe: ora di cespugli in bella vista ce ne sono due.
Inizia a frustarmi le chiappe piano, poi aumenta gradualmente. Il dolore aumenta ma li’ sotto la reazione è di piena approvazione: mai che il mio cervello vada d’accordo con lei, che la spunta troppo spesso…
Le frustate si fanno davvero decise, urlo: smette, come sempre quando si accorge di farmi male davvero.
Mi tocca per controllare quanto sono bagnata, e va a colpo sicuro: mi guarda soddisfatto e vedo nei suoi pantaloni la sua eccitazione.
Adesso? Non riesco a pensare razionalmente, sono un oggetto per il suo piacere.
«Che dici? Gli rendiamo la giornata indimenticabile? Un’occhiata da molto vicino per finire di segarsi alla grande!»
La risposta finalmente esce dalla testa: «Fin dove vuoi arrivare?».
Lo guardo con una espressione feroce, ma stavolta non ne tiene alcun conto.
Fa cenno al guardone di avvicinarsi e lo invita a finire di segarsi mungendomi da vacca quale appaio in questo momento.
Di nuovo sto per ribellarmi e dire basta, ma si inginocchia dietro di me e libera il suo cazzo: con un solo colpo mi infilza, facendomi urlare di dolore e immediatamente dopo di piacere.
Sono fregata: sa bene che non fuggirei mai da una bella scopata!
Cosi’, in totale disaccordo con la mia passera, mi ritrovo con un guardone tutt’altro che gradito che mi munge e si masturba e un orgasmo che sale sempre più potente a torcermi le viscere: tanto vale! Mi abbandono ed esplodo ansimando, sconvolta dalla situazione e dal piacere che provo.
Certamente come prima volta che faccio godere due maschi contemporaneamente non è poi cosi’ terribile...
Il mio orgasmo trascina anche quello del guardone che per poco non mi schizza in viso, e quello del mio maschio che mi riempe del suo liquido caldo la passera, ormai fradicia di umori.
Mi ritrovo legata per il collo e trascinata verso l’auto: il guardone ci segue ancora col cazzo fuori.
Spero di rientrare in auto e di potermi pulire e rivestire, invece devo ancora sottostare all’ultimo ordine: resto nuda chiusa fuori, mentre il mio depravato maschio se ne fuma tranquillo la sigaretta del dopo scopata.
Raramente sono stata solo oggetto sessuale come stavolta, ma mi chiedo perché il mio sia stato un orgasmo intenso e sconvolgente come poche altre volte.
Finalmente mi apre la portiera, posso un minimo ripulirmi, e finito mi scappa di chiedere come mi voglia adesso.
Meno male, posso almeno parzialmente rivestirmi: ora che la mia eccitazione sta svanendo, mi infastidisce essere ancora guardata da chi ha potuto prendere piacere dalla mia pelle nuda.
Alla fine, ripartiamo…