La confessione per noi cattolici è un momento molto importante, molto intimo e molto delicato. Ci confessiamo con qualcuno di cui ci fidiamo, confessiamo i nostri peccati e come tali sono fatti per cui spesso proviamo vergogna. Ecco che è importante trovare il giusto confessore, un uomo, un prete che non ci faccia sentire giudicati e che sappia dire la cosa giusta per aiutarci. Io credo di averlo trovato. È il parroco della parrocchia dove vado a messa tutte le domenica. Si, sono una fervente cattolica e considerando quello che sto per raccontarvi anche una grande peccatrice.
Mi chiamo Caterina e ho 44 anni, sono una mamma attenta e una moglie fedele. Mio marito si chiama Dante e ammetto che ha fantasie un po’ particolari su di noi, ma questo lo scoprirete più avanti.
Credo che prima di tutto vogliate sapere come sono fatta, quindi mi descrivo per voi. Ho i capelli lunghi e mori, carnagione chiara e qualche chilo in più del dovuto, ma sfido chiunque dopo due gravidanze ad essere perfetta. Ho una bella quarta con due areole scure e larghe, fianchi un po’ larghi ma, ehi, c’è più da toccare così e beh per sapere come tengo il pelo dovrete aspettare.
Direi che ora possiamo continuare con la storia.
È estate. Le mie bambine sono all’oratorio estivo e io ho appuntamento con il parroco per la mia solita confessione mensile.
Mi dà appuntamento in chiesa, ma quando vado per entrare è chiusa. Faccio il giro ed entro dalla sacrestia. Lo trovo lì impegnato a sistemare un vecchio calice dorato. Indossa una toga nera lunga, che però non nasconda la panica pronunciata. Ha più di cinquant’anni e sembra un uomo un po’ burbero. Però mi sono sempre trovata bene nel confessarmi da lui.
«Buongiorno, signor parroco.».
«Caterina, vieni cara.».
Si avvicina a me e mi accarezza la schiena indicandomi dove andare.
«Sei qui per la confessione?».
«Sì.».
«Mettiti lì comoda.».
Mi indica un inginocchiatoio in un angolo vicino a una sedia. Io mi posiziono, mentre lui chiude a chiave la porta della sacrestia.
«Non ci disturberà nessuno ora. Prego.».
Inizio a parlare e continuo per un po’, fino a quando arrivo all’argomento che forse interessa tutti: mio marito.
«Vede padre, mio marito Dante ha delle fantasie. Mi ha confessato di volermi vedere mentre …ecco … mentre faccio cose con altri uomini.».
Si avete capito bene, Dante vuole essere cornuto.
«Mia cara, temo di non aver capito bene.».
«Si, allora. Eravamo a letto in un momento di intimità e mi ha confessato che ha questa fantasia e che vorrebbe che diventasse realtà. Vuole vedermi mentre sono in intimità con un altro uomo.».
«Vuole vederti mentre lo tradisci con un altro?».
«Esatto, padre. Io non so cosa fare. Non voglio tradirlo, ma voglio che sia felice. Cosa devo fare secondo lei?».
Il parroco resta in silenzio per un po’. Pensa a quello che deve dire. In realtà sta pensando ad altro. Lo vedo che mi guarda. Io indosso un abito lungo a fiori con delle spalline larghe. Non ho le calze e ho le unghie smaltate di rosso sia di mani che di piedi. Ho dei sandaletti che mostrano le mie belle dita dei piedi. Ho una quarta quindi nonostante il vestito non sia aderente si vede il mio davanzale. E credo che il parroco lo stia guardando.
«Mia cara, credo che sia compito di una moglie rendere felice il marito. Così come viceversa è suo compito rendere felice te. Lui ti rende felice?».
«Certo, padre.».
«Allora devi fare tutto quello che è in tuo potere per ricambiare questa felicità.».
«Ma è peccato!».
«Mia cara, ti ho mai raccontato di Francesco e la prostituta? No? Bene, mentre andava a Babilonia, Francesco si fermò per riposare. Lo avvicinò una donna, bellissima ma dal cuore velenoso. Era una prostituta. Questa lo volle sedurre, ma Francesco non cedette. “Non mi vuole padre?” gli chiese la donna. “Io non giacerò con te per il piacere corporeo, sei bella fuori, ma dentro hai il male!”. “Sono condannata al male?”. “No, figliola. IO giacerò con te e ti purificherò dal male!”. Credi che sia peccato anche in questo caso?».
«No, padre. Ma non vedo il nesso con il mio caso.».
«Figliola, il peccato è tale solo se fatto per lussuria, per il proprio piacere. Tu lo fai per la felicità di chi ami. Come può essere peccato questo?».
Resto titubante, ma il ragionamento ha un senso.
«IN ogni caso, non saprei proprio come fare, non voglio andare con il primo che capita. Mi sentirei sporca.».
«Di chi ti fidi?».
«Padre, non lo so. Non voglio che si sappia in giro, anche se dovessi farlo e non dico che lo farò. Non so se c’è un uomo che mi dia la certezza che la cosa resterà tra noi. Capisce? Non voglio passare per un’adultera.».
Il parroco la sa lunga. E credo che in fondo ci sperasse già da un po’. Mi propone allora quello che sarebbe uno scandalo vero e proprio.
«Caterina, la soluzione la possiamo trovare nella storia di Francesco. Siamo in confessione. Quello che diciamo e succede durante la confessione non uscirà mai da qui. Hai capito?».
Faccio di sì con la testa.
Lui si alza la toga. Mi prende la mano e la porta sul suo membro peloso. Io sono imbarazzatissima e so che è sbagliato, inizio ad avere qualche dubbio.
«Padre…».
«Fidati di me, Caterina. Lo stai facendo per tuo marito Dante.».
Le mie mani oppongono meno resistenza e, sotto la guida delle mani del parroco, inizio a fargli una sega.
Ha un membro davvero enorme. Molto peloso. Ammetto che non mi dispiace affatto. Mi lascia le mani che continuano da sole, mentre si spoglia completamente. Libera quella panza pelosa che in un uomo mi piace.
Mentre io continuo a massaggiare prima l’asta poi le palle rugose, lui mi tocca i seni. Mi toglie il vestito e resto in intimo. Pizzo rosa.
Mi fermo. Mi alzo in piedi e mi levo il reggiseno. Ho la mia bella quarta al vento con le areole scure e grandi e i capezzoli turgidi che svettano nella sacrestia. Il porco si avventa su di loro e inizia a succhiarli come un bambino affamato. Sono molto sensibile e mi piace quando Dante me le succhia perciò le mutandine rosa si bagnano in fretta. La mano destra del parroco scende ed entra a contatto con la striscia di pelo curata che porto sul monte di venere e poi con il mio clitoride che inizia a stimolare. Il dubbio sul tradimento svanisce sotto i colpi delle sue dita sulla mia patatina.
Lui si alza e vuole penetrarmi, ma lo fermo.
«Padre. Non abbiamo protezioni. Potrei restare incinta.».
Lui fa una faccia alquanto dispiaciuta, ma rispetta la mia preoccupazione.
«Mettiti sull’inginocchiatoio!».
Mi posiziono e lui si mette davanti a me, con la sua nerchia che svetta davanti al mio nasa. Ha un odore forte. La accompagna alla mia bocca. E non oppongo resistenza. Inizio a succhiare quell’asta saporita. Intanto mi tocco e ho un forte orgasmo. Faccio in automatico il confronto con il membro di mio marito Dante. Questo è più grosso e me lo sento entrare tutto in gola. Mi piace questa sensazione. Il parroco è vicino a venire. Inizio a lavorare il membro anche con le mani. Me lo toglie dalla bocca e mi schizza sei potenti getti di sperma caldo sul mio seno. Lo spalma per bene sui miei capezzoli duri e poi mi infila il cazzo in bocca per ripulirlo.
«Rivestiti, figliola, e vai in pace. I tuoi peccati sono perdonati.».
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«Eccitante »