La stanza era semibuia, silenziosa, profumata di rosa.


Faceva caldo.


Lei se ne stava seduta sul letto, con le gambe, avvolte in calze di pizzo nero, distese fino a sfiorare con i piccoli piedi, le natiche sode e arrossate di lui.


Il ragazzo, scosso da brividi, era in piedi su ginocchia malferme, con i polsi e le caviglie legati al ferro battuto della pediera. In mezzo alle cosce, luccicante, una gabbietta di metallo teneva crudelmente compresso il suo sesso dolorante.


La padrona leggeva distrattamente, sbirciando con la coda dell'occhio il suo schiavo e sorridendo per come si mordeva il labbro inferiore, nel tentativo di rispettare l'ordine di non fare rumore. 


-Mmh- gli sfuggì d'un tratto, quando l'alluce di lei premette contro una delle chiazze vermiglie, che gli decoravano il culo dalla loro ultima sessione.


-Th, th, th- fece schioccare la lingua lei, nascondendo il ghigno crudele, che le era nato sulle labbra tinte di nero.


Posò il libro sul comodino e si alzò con movimenti leggiadri, stringendo tra le mani due piccoli morsetti uniti da una catena sottile, un nuovo giocattolo per la loro collezione.


-Cosa ti ho detto piccolo?-


-Di non disturbarti mentre leggi, padrona… Scusa, padrona-


Sorrise e allungò una mano ben curata.


Raggiunse i capezzoli turgidi, sul petto attraversato da scie di sudore, e prese a giocarci, stringendoli e torcendoli, tirandoli e sollecitandoli.


Il ragazzo, incapace di resistere oltre, si sciolse in un concerto di gemiti e mugolii, alternati a frasi sconnesse, incerto se dovesse chiedere di averne di più o di meno.


Quando, poi, nonostante la coltre di lussuria che gli annebbiava la mente, riuscì a mettere a fuoco il piccolo oggetto, che ora la donna gli stava dondolando davanti alla faccia, spalancò gli occhi per la paura e l'eccitazione.


Quasi gridò quando i morsetti si chiusero, artigliandogli la carne rosea e ultrasensibile.


-Shh, buono piccolo, buono- lo prese in giro.


Il giovane deglutì rumorosamente, cercando invano di regolare il respiro affannoso.


-No, no!- implorò poi, nel momento in cui improvvisamente la padrona prese a tirare la catenella verso di lei. Il dolore era pungente. Istintivamente la schiena gli si inarcava per provare a seguire la spinta, nonostante le restrizioni.


-Ti piace il mio nuovo acquisto, cucciolo?- domandò lei quando, infine, allontanò la mano.


Il ragazzo si accasciò su se stesso tremolante, alzò lo sguardo fissandola con i grandi occhi celesti e, timidamente, scosse il capo.


La donna rise. Sollevò scettica un sopracciglio e si abbassò fino a smontare lo strumento di castità. L'erezione che subito si gonfiò la divertí ancora di più. Baciò il suo piccolo schiavo e lo masturbò fino a farlo venire, con un gemito esausto e soddisfatto.


Lo slegò delicatamente e lo portò sino al letto. 


-Sei stato bravo piccolo.-


-Grazie padrona.-


 

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