Adele insegna italiano in una scuola media. E’ una prof insomma. Non è di ruolo, ma quest’anno ha una supplenza piuttosto lunga qui a Roma.
Lei viene dalla Campania. Quando è a Roma, alcuni giorni della settimana, ha la possibilità di dormire a casa di una zia. Per questo ha potuto accettare la supplenza.
Questa zia anziana vive sola, è vedova. Adele dorme in un divano letto in salotto, ha una vecchia televisione, cucina e fa la spesa anche per la zia, ripagandola in tal modo per l’ospitalità.
Al paese ha un fidanzato. Si devono sposare fra qualche mese e lui è gelosissimo.
Ma i soldi che lei può guadagnare sono troppo utili per mettere su casa e ha accettato che lei potesse trasferirsi in città.


Adele è una ragazza schiva, dai lineamenti tipicamente del sud. E’ mora corvina, un naso affilato, un paio di tette sproporzionate sopra un corpo magro. Ha un modo di sorridere arrossendo, e degli sguardi furtivi quando pensa di non essere vista. Bei lineamenti, labbra carnose.


A me piacciono le donne dal labbro superiore spesso, sfacciato. Mi attirano. Mi ipnotizzano.
Labbra da baci, da metterci il cazzo, da leccare, da succhiare. Labbra che richiamano il pensiero di altre labbra. Labbra umide, tumide, gonfie.


E’ questo particolare quello che mi attira in lei. Le sue labbra.
E quel modo di guardare che ha, come di traverso; come se fosse in ogni momento pronta a scappare via, eppure resta.


La incontro spesso al bar. Alla fine ci salutiamo, con un sorriso. E un giorno di sciopero degli autobus mi offro per un passaggio ed accetta e così vengo a sapere queste cose di lei.
Ora parlare è più facile. Anche invitarla per una passeggiata in centro, in una libreria.


Fra gli scaffali anche dei libri erotici.
“ti piace la letteratura erotica?”
“si, ma ora… è meglio di no…” dice con un sorriso a mezza bocca.
“beh ma dai… ogni 3-4 giorni torni a casa, no? hai un fidanzato…”
“eh ma 3 giorni sono lunghi… anche le ore, anche i minuti sono lunghi quando sei sola…”
Arrossisce, mentre sfoglia distrattamente con le sue mani bianche dalle dita affusolate, le unghie laccate rosso scuro, quei libri dai titoli allusivi, antichi o nuovi, “Le relazioni pericolose”, vicino a “cento colpi di spazzola”….


“il tuo fidanzato è geloso?” chiedo sapendo di fare una domanda stupida. Geloso o non geloso sarebbe alquanto strano che possa averle lasciato discrezionalità nel soddisfare le proprie voglie. Ma è un modo per introdurre il discorso, tendendo a ben altre introduzioni.
“gelosissimo… non ne parliamo proprio… mi chiama a qualsiasi ora… per sapere dove sono e cosa faccio…”
“beh ha ragione però eh… “le dico…”una ragazza come te farebbe ingelosire chiunque…”
“in che senso?”
“nel senso che sei bella…”
“ah… grazie… pensavo intendessi perchè sembro una che tradisce…”
“ah no no… tutt’altro…sembri così… seria…. però…”
“…però?”
“però… hai qualcosa nel tuo modo di fare… ogni tanto s’intravede che la tua freddezza è solo apparente…”
Sorride maliziosa…
Lascio cadere il discorso. Non smentisce. Non rafforza la sua aura di serietà.


“il fatto è… vedi… che anche adesso, che siamo qui in una libreria frequentatissima… lui sarebbe geloso… e non perché sto parlando con te, anche se fossi da sola, pensando che potrei conoscere qualcuno…”
“quindi non gli dici che sei con me…”
“no… per carità… sa che ho un consiglio d’istituto fino alle 17… poi dopo quando mi chiamerà gli dirò che sto andando a casa…”


Questa è la situazione. Spesso quando ci parliamo lui chiama e lei mente, davanti a me.
Può capitare che siamo al tavolino del bar. Oppure passeggiando fino a casa. Tutte situazioni assolutamente innocenti. Ma lei comunque mente.
“Sono sola…” “sto andando a comprare del pane” “no non ti preoccupare… ora torno subito a casa…”


Un giorno piove e Adele ha accettato un passaggio in macchina. Squilla il telefono mentre siamo appena partiti.
“ciao… sono sull’autobus…”
I vetri sono appannati. Fermo l’auto davanti ad un portone chiuso, in una viuzza laterale che da su dei giardini pubblici.


Mi guarda ma continua a parlare: “sta piovendo e io devo ancora fare la spesa… poi voglio finire il libro…”


Mi prende una strana esaltazione. Mentre parla al telefono con lui non può far trasparire niente.
Allungo una mano verso le sue gambe e le stringo la carne della coscia. Cerco di andare verso il centro delle gambe.
Mi guarda sbarrando gli occhi. Chiude strettamente le gambe. Con la mano libera cerca di allontanare la mia mano.
Sento la voce di lui che continua a parlare, lei risponde a monosillabi.
Mi avvicino e con l’altra mano le palpo il seno. E’ grosso, sodo.
La sua mano corre sopra a protezione ma lascia scoperta la parte bassa.
Entro sotto la gonna, sento le calze. Spingo per risalire. Mi tiene giù con la mano ma mi lascia accesso libero alle tette. Entro sotto la camicetta.

“no no… niente… è che c’è un sacco di gente … sul bus…” dice.
“non posso parlare…”
Vorrebbe chiudere ma lui non la lascia.


La sua gelosia asfissiante mi protegge. Non può far trasparire nulla e si lascia toccare.


E io riesco a risalire fino alla carne nuda della coscia. Porta delle calze autoreggenti.


E’ rossa in viso. Il respiro accelerato.
“no… glielo dico io a mammà… non ti preoccupare… amore…”


Sembra si stia arrendendo. Le gambe sono chiuse ma senza convinzione. Il capezzolo è diventato grosso, duro. Glielo strofino con la punta del dito indice bagnato.
La sua mano che teneva la mia, ad impedirle maggior accesso fra le gambe, fa sempre meno forza, si appoggia solo sulla mia, ora … e ad un certo punto è lei che mi conduce dentro le cosce, al caldo del suo inguine.
Socchiude gli occhi e continua a parlare.
“no, certo amore… quando arrivo a casa ti richiamo io….”
Sento la sua fica sotto le mutandine. Sento l’umido e il calore che si sprigiona da essa.
La gambe si socchiudono. Un dito si insinua sotto l’elastico degli slip, sfiora le labbra, trova il centro… sento il bagnato.


Quello dall’altra parte continua a parlare. Lei risponde qualche si e no… e anche dei certo… ma si…
Apro la patta dei pantaloni ed estraggo il cazzo durissimo, le prendo la mano e la porto sopra di esso.
Lei stringe. Chiude gli occhi, socchiude le sue splendide labbra. Stringe forte il cazzo, spinge la pelle del prepuzio verso il basso, lentamente.


Ora la lascio fare. Mi masturba mentre disinvoltamente parla al telefono con il fidanzato geloso. Parla e i suoi occhi si spostano dal mio cazzo durissimo al mio viso.
Un lampo di soddisfazione nel vederlo grosso e duro.


Lo stringe con forza, quasi a farmi male. Quando la mano scende spinge verso il basso fino a scappellarlo completamente, poi stringe ancora più forte e il glande diventa enorme, violaceo. Poi allenta la tensione e torna su, accarezza in modo circolare con il palmo della mano la cappella tumefatta e poi di nuovo scende.


Mi trasmette l’emozione con cui si sta godendo quel cazzo, la sua durezza, il suo calore, tramite la mano. Il tutto parlando del più e del meno al telefono.


“Ora devo scendere, ti lascio per un po’….”


“si… a dopo… ciao amore… un bacio… ti amo…”


Chiude la comunicazione. Sempre senza smettere di impugnare saldamente il pezzo di carne congestionata che tiene in mano.


“sei un porco… un maiale…” mi dice.


Poi si guarda attorno per assicurarsi che non ci sia qualche passante in vista, fa un sospiro e si china.


Lo prende direttamente in bocca senza convenevoli, senza leccatine preliminari.


Lo imbocca per buona metà e poppa incavandosi le guance, sempre stringendolo con forza alla base.


Un po’ di succhiate potenti, poi si rialza, si guarda di nuovo attorno. Le labbra lucide.


“aahh… che buono che è… mammamia ora ci ho una voglia… ” e si china di nuovo a ciucciare. Ogni succhiata respira ed emette un mugolio che fa da colonna sonora eccitantissima.


Sento montare l’orgasmo. In un altra situazione resisterei, ma qui e ora so che non c’è tempo. Che potrebbe passare qualcuno e spezzare l’incanto. Che voglio prendermi quello che posso ora, perché dopo chissà…


“continua… continua…” le dico, artigliandole la nuca con entrambe le mani.


E lei continua con ancora più forza, succhiando e gemendo.


Non le dico che sto per venire. Penso che lo capisca da sola da come il cazzo è duro. Da come aumenta il succhio penso lo sappia e lo voglia.


Vengo a fiotti in quella bocca bollente che non smette nemmeno per un secondo di succhiare. Vengo a profusione: è tanta, la sborra che sento salire dai miei coglioni contratti e riversarsi in lei.


Non si stacca, inghiotte rumorosamente un paio di volte. Aspetta che il mio orgasmo sia finito del tutto, poi si toglie stando attenta a non lasciare nemmeno una goccia.


“ahh che buono, quanto mi piace… era tanta…mmmhhh … quanta ne hai fatta…” dice leccandosi le labbra e deglutendo ancora, cercando con la lingua nella bocca e assapora e poi inghiotte con soddisfazione.


Si ricompone. Squilla il telefono.


“ciao amore… sono quasi arrivata a casa, sono passata dal giornalaio…”


Mi fa segno che deve andare, mi indica il telefonino, per dire del fidanzato.


Le chiedo a gesti se devo mettere in moto la macchina, ma mi fa segno di no.


Le metto la mano fra le cosce, mi lascia fare. Arrivo alla fica e la trovo fradicia. Le mutandine bagnate.


Faccio per farle scendere lungo le gambe, mi aiuta. Le faccio capire che voglio toglierle, alza il bacino per aiutarmi, sempre mentre sta parlando con il fidanzato, che credo… le sta dicendo qualcosa di certi mobili che hanno ordinato.


Riesco a togliere le mutandine e facendo in modo che veda bene me le porto al viso. Aspiro il suo odore. Le lecco dove sono bagnate.


Lei stringe gli occhi, dilata le narici, ha un espressione come se volesse saltarmi addosso, ma con un controllo encomiabile la sua voce non cambia di tono.


Ho le sue mutandine in bocca e le infilo due dita nella fica. Poi porto quelle dita al posto delle mutandine, le lecco, le succhio e gliele rimetto dentro. Più volte.


Sta a gambe larghe quanto la macchina permette, il bacino un po’ in avanti, e parla al telefono.


“si ciao amore… ora chiudo perché se no non faccio in tempo … a dopo… un bacio …. ciao ciao … si… ti amo… si … bacio…. ciao”


“mammamia ora mi devi chiavare… io non gliela faccio più… mi devi chiavare subito… ” dice.


Ho il cazzo di nuovo duro, metto un profilattico, mi sposto sul suo sedile e lei si mette sopra di me, dandomi le spalle.


Accidenti se siamo scomodi… e poi in questa posizione seduta di cazzo non riesce a prenderne molto. Ma se tiro giù il sedile un po’ e mi distendo … forse…


si… ora lo sente bene…la gonna mi copre… da fuori non si vede niente ma si capisce… lei si muove piano con movimento rotatorio.. si tocca con la mano e guarda attorno se viene qualcuno…


passa un tipo con il cane, lei non si toglie, smette solo di muoversi ma sento le contrazioni della sua fica…


quello guarda un attimo, capisce, richiama il cane e se ne va…


aumenta il ritmo con cui si tocca, poi sento le contrazioni del suo orgasmo, aumenta anche il movimento di bacino e viene di nuovo…


squilla ancora il telefono…. occazzo… penso … ma tu te le meriti le corna… scassapalle che non sei altro…


ma è un’amica.


“ho da fare un momento, poi ti dico… ti richiamo … ciao…”


Chissà se poi le dice veramente, penso.


Si ferma. “Ci possono vedere… “dice. Ora che ha sfogato la sua libidine con un paio d’orgasmi sembra rendersi conto meglio della situazione.


Scivolo da sotto di lei sul sedile accanto. Ho il cazzo duro fuori dai pantaloni e lo copro con le falde del giubbotto. Lei si ricompone un po’. Si guarda allo specchietto di cortesia.


“mammamia che bel cazzo che tieni… ho ancora voglia…ma ora devo andare… ”


“sei fantastica… “le dico “ho voglia di scoparti ancora, ho voglia della tua fica…”


“fra un po’ mi richiama… è meglio che vada a casa però… ”


“quando ci vediamo? ”


“presto… presto… ora portami a casa prima che mi richiami se no si insospettisce….”
Domenica verso le 17, cammino piano con la macchina sul lungomare, verso la stazione della metropolitana. Mi affianco ad una ragazza sola e le chiedo se vuole un passaggio.
E’ chiaro che è un modo per rimorchiare, ma non ho niente da fare. In genere funziona. Magari non al primo giro ma dopo un po’ una che sale la trovo.
Mi piace andare così all’avventura. Non si sa mai chi si può incontare, ma non vuol dire che si possano essere problemi.
Adoro le ragazze un po’ fuori di testa, hanno sempre delle storie da raccontarti che vale la pena di ascoltare.
Una volta mi è capitata una tipa che non voleva più scendere dal’auto, ma questa è stata la cosa più sgradevole.
Il più delle volte ci siamo rivisti nei giorni successivi. A volte siamo andati a finire a letto.


Ci sono quelli che per conoscere donne si muovono in branco. Vanno nei posti dove ci si conosce facilmente, come le discoteche o i locali.
Io no. Mi sono sempre mosso da solo.


Non do fastidio. Non insisto.
‘vuoi un passaggio?’
Mi guarda e continua a camminare’ ma fa un sorriso a mezza bocca’
‘dai’ dove devi andare? ti do un passaggio”
Si ferma.
‘vado a roma”
‘ok, anche io’ lo vuoi o no questo passaggio?’
ci pensa un attimo. si guarda attorno.
‘si, ok’ e sale.
Parto.
‘ciao’ mi chiamo marco”
‘io marcella’


Chiacchieriamo del mare. Del traffico.
E’ carina. Ha i capelli corti neri. Occhi marroni e una bella bocca. Per il resto sembra avere tutte le cose al posto giusto, senza eccedere, né in magrezza né in curve.
Quando siamo all’altezza del palazzo dello sport, all’eur, dopo circa mezzora di macchina, si volta verso di me sorridendo.
‘senti’ ti posso chiedere un bacio?’
Rimango sorpreso. Non me lo aspettavo. Ho pensato che stava filando bene, che magari in serata potevamo uscire, e forse la sera o nei giorni successivi anche andare a letto’ ma questa richiesta mi prende alla sprovvista.
‘eh? come? che tipo di bacio’?’ non riesco a dire altro di più intelligente’.
‘un bacio ‘ un bacio vero..’
Rido’
‘eh’ si’ certo ma ‘ perché ora? perché così”
‘perchè magari fra un un po’ mi lasci da qualche parte e io non so niente di te’ e allora voglio un bacio per ricordarti”
‘no’ non ti lascio mica andare così’ dove devi andare?’
‘zona tuscolana’ è lontano.. non so ‘ tu che strada fai?’
‘la tua’ ma prima .. ‘ mi fermo e la bacio.


Un bacio lungo. E poi un altro.
‘uaauuu”dice’
Questa me la scopo stasera, penso. E mi sento un gran figo.
Riparto. Sono convinto che la serata continuerà piacevolmente.
‘mi piaci da impazzire” dice ‘e io che pensavo che la giornata fosse stata noiosa’ ma chi ti ha mandato?’
Insomma ci sono tutti i presupposti perché il cazzo che sento indurirsi nei pantaloni trovi un buco caldo in cui infilarsi.


Ma arrivati nelle vicinanze della zona dove mi ha detto di abitare mi dice di fermarmi, di farla scendere che è meglio.
Mi fermo. Ma cerco di trattenerla.
‘no, devo andare a casa’ c’è mia zia che mi tiene la bambina e le ho promesso di tornare presto”
Ah’ c’è una bambina, penso.
‘Ma sei sposata?’
‘si. ma lui lavora. non è casa.. però meglio che non mi faccia vedere che arrivo in macchina’ qualche suo amico al bar potrebbe vedermi”
‘si ok’ ‘dico ‘ ma quando possiamo rivederci?
La serata è andata buca. Accidenti. Lavoro per il prosieguo, a questo punto.


‘martedi, se tu puoi’ lui è di nuovo di turno e io posso far tenere la bambina da un’amica”
‘va bene’ dove ci vediamo? in che zona preferisci?’
‘a casa mia” mi da l’indirizzo e il telefono ‘non mi chiamare stasera o domani, chiamami martedi dopo mezzogiorno che sono sola’ vieni quando vuoi”
Le do il mio telefono. Può chiamarmi quando vuole le dico.


Martedi mi prendo mezza giornata al lavoro. Vale la pena. Speriamo di non andare in bianco.
Alle 12.30 la chiamo e mi risponde subito: ‘meno male che hai chiamato’ non ci speravo più’ quando vieni?’
‘Fra mezzora posso stare da te” dico.
Arrivo, parcheggio, trovo il nome che mi ha detto sul citofono, suono, mi apre, salgo al piano, entro e’ non faccio in tempo a guardarmi attorno che mi salta addosso.
Mi mette la lingua in bocca, le mani sotto la maglietta” ho voglia’ ho voglia’ ‘
Tempo cinque minuti e siamo su un letto. Mi spoglia, me lo prende in bocca, butta via jeans e mutandine, mi sale sopra e se lo infila dentro con un sospiro.
‘lo sapevo’ lo sapevo che avevi un bel cazzo’ scopami scopami”


Questa donna è fatta per gratificarmi. Dopo un’ora ha avuto, dice, dodici orgasmi. E io non sono ancora venuto.
‘lo sapevo che eri uno stallone’ mi stai montando come una cavalla’ non ho mai goduto così tanto’ mai’ ti prego mi sborri in faccia’ voglio che mi sborri in faccia e sulle tette’ voglio che mi riempi la faccia’ ‘
Non chiedo di meglio. Esco da lei quando sento l’orgasmo avvicinarsi, le salgo a cavalcioni sulle tette, la prendo per la testa e glielo metto in bocca, bello bagnato dei suoi umori, e mi masturbo.
Il primo schizzo glielo faccio in gola. Poi gli altri sul viso, come da richiesta.
Pardon’ ho dimenticato le tette.
Le spalmo la sborra con la mano sul viso e la porto sulle tette anche.


Gran bella scopata, per me. Era da tempo che non incontravo una troia naturale come questa.
E lei è letteralmente entusiasta. Mi bacia il cazzo ripetendo grazie grazie’ grazie per quello che mi hai fatto provare’ lo sapevo che era possibile’ lo sapevo’


Parliamo. Mi dice del marito, che lavora per un ministero. La scopa poco e male e ha anche il pisello piccolo dice.
Si è sposata giovanissima, lui l’ha subito messa incinta e ora a 24 anni ha una bambina di 3. Lui ha 35 anni.
Ha scoperto che lui va a puttane e ha deciso che lo avrebbe tradito.


Mi guardo attorno e vedo la classica casa di una coppia. Le cose del marito sono in giro ovunque. Ai piedi del letto le sue ciabatte. Sul comodino un libro iniziato.


E’ insaziabile e vuole ancora scopare.
Le chiedo: ‘ma quando torna tuo marito?’
‘verso le cinque”
Sono le quattro.
‘Cazzo’ ma sei matta? e se torna prima’ non vuoi rimettere a posto in giro?’
‘chi se ne frega’ tanto non se ne accorge ‘ ‘


Ma a me non va di trovarmi nei casini e me ne vado.


Continuiamo a vederci. Lei appena le è possibile mi chiama, ha sempre voglia. Non ho mai conosciuto una donna così. Sembra non averne mai abbastanza.


Dopo un paio di settimane in cui ci siamo visti quasi ogni due giorni e dopo una scopata di 2 ore in cui lei ha perso il conto degli orgasmi e a me fa male il pisello e la lingua per quanto si è fatta leccare’ le dico che per lei ce ne vogliono due, di cazzi’ che da solo mica basto’
‘dici davvero?’ uhm non sai quanto mi piacerebbe’ ‘dice.


La stuzzico un po’ sull’argomento. Un po’ dice che scherza’ ma mi chiede’ e alla fine è convinta. Se porto un amico si può fare, dice.
L’amico ce l’ho, lo chiamo e gli spiego. Quello ovviamente è ben contento di questa scopata piovuta dal cielo.


Andiamo a casa sua e la scopiamo in due per 3 ore di seguito. Insieme e separatamente. La riempiamo di sborra nella fica, nel culo, in bocca. La lasciamo farcita come un cannolo mezzora prima di quando dovrebbe arrivare il marito.
Aspettiamo sotto casa e lo vedo arrivare. Ride e scherza con gli amici al bar. Dopo si affaccia al balcone di casa, lei traffica vicino.


Ma possibile che non si accorga di niente?
In quella casa, sul suo letto, ci sarà odore di sesso, di fica, di cazzo, di sborra, di culo aperto e slabbrato.


Va avanti così per un po” la scopo io e a volte in due con il mio amico. La scopa anche solo il mio amico un giorno che non posso e lei ha voglia.


Poi dice che la sua amica a cui racconta tutto vuole la sua parte.
La sua amica non ha nemmeno ventanni. Ce la fa trovare a casa tutta acchittata in lingerie nera, una fichetta notevole.
‘Marcella mi ha parlato così bene di te’ ‘dice”voglio provare anche io”


Io scopo Valeria e il mio amico Marcella. In stanze separate. Ma abbiamo pochissimo tempo.
Quando ci troviamo in quattro in cucina Marcella vuole sapere cosa abbiamo fatto, si fa raccontare.
Io ho scopato Valeria ma niente di che’ era tesa, nervosa’ non è abituata a queste cose. E io sono stato dolce, tenero. Certo non è stata una scopata memorabile.
Ci sarà tempo, per quello.


Ma Marcella vuole sapere tutto. Si avvicina a Valeria e la bacia con il sapore della sborra in bocca.


Nei giorni successivi fanno sesso fra loro. Facciamo sesso in quattro.
Marcella è scatenata. Incuriosita dalle dicerie sul cazzo dei negri si fa scopare da un somalo che fa il commesso in un ipermercato vicino casa sua.
Poi rimane incinta, per sua fortuna non è il somalo, il padre, (anche se tremerà fino all’ultimo nel dubbio) ma un ragazzo conosciuto in discoteca che la scopa nel parcheggio e le sborra dentro nonostante lei gli dica di uscire che non prende niente.
Si fa scopare dal marito che coscienziosamente usa il preservativo, ma senza farsene accorgere lo rompe con le unghie e quello gli viene dentro.
‘Speriamo che non sei fertile proprio oggi” dice. Ma ovviamente si (era già gravida). E lui crede alla storia dell’incidente e non ha dubbi sul figlio che nasce.


Mi racconta la sua astuzia e dice: ‘che bello’ per un po’ potrò farmi sborrare dentro senza problemi”


Le chiedo: ‘ma tuo marito non ha mai sospettato niente? ‘
‘no’ mai’ niente, niente’ mi scopa si e no una volta ogni quindici giorni, cinque minuti e è tutto finito’ se sapesse quante corna ha’ ‘ride” ma che gli frega.. occhio non vede, cuore non duole’ lui è contento così’ e io pure”


‘tu però te la rischi’ se ti becca una volta poi non sarà più così facile”


‘ma noooo non si accorge di niente’ domenica lui era a casa, stava vedendo le partite su sky, gli ho detto andavo un momento a casa di Valeria e invece sono andata da Antonio (il vicino di casa) che mi aveva mandato un sms che era solo. Ci siamo fatti una scopata di quelle veloci ma intense’ mai come con te eh’ tu sei il massimo’ però soddisfacente’ sono venuta due volte e poi gli ho fatto un bocchino, mi ha sborrato in bocca’ mi sono rivestita e sono tornata su casa’ e ho trovato lui che stava guardando un film porno ‘ era un po’ imbarazzato’ io l’ho cazziato come se fossi gelosa e lui voleva fare sesso’ per un po’ l’ho tenuto sulle spine e poi ci sono stata’ non mi ero lavata e mi eccitava sapere di avere sul viso e sul corpo l’odore di Antonio’ lui non si è accorto di niente’ io sentivo ancora il sapore della sborra in bocca e lui mi baciava’ la fica era bagnata e larga e lui mi ha scopato senza accorgersene’ ha finito subito’ tutto contento si è rimesso sul divano’ gli ho chiesto di leccarmela e ha detto che dopo che era venuto non gli andava’ sto stronzo’ se lo sapevo mi facevo sborrare nella fica e poi gliela facevo leccare’ prima che mi scopava’ anzi lo sai che ti dico? glielo voglio fare’ mi aiuti? vieni a casa e mi sborri in fica prima che viene lui ? eh? mi aiuti? ”


‘guarda che se ne accorge’ come fa a non accorgersene? è tanta’ ti cola fuori’ ‘


‘vabbè ne faccio uscire un po’, prima. E dai, su, dimmi di sì’ ‘


‘sei proprio una zoccola’ guarda che se mi fai lo stesso scherzo a me io me ne accorgo’ mi accorgo se hai scopato nelle ultime ore, o sei ti sei fatta inculare”


‘no a te no’ ‘ma ride’ la eccita l’idea.


La frequenterò ancora per poco. Aveva un’innata capacità di mentire. E una voracità sessuale quasi senza limiti.
Elena mi racconta la storia di Milena. Lo sa che questo voyeurismo a distanza mi eccita.


Milena la conosco solo di vista: è una ragazza belloccia, dai modi semplici, non brilla certo per buon gusto nel vestire o nell’eloquio. Si trucca a volte pesantemente e veste attillato, in una sua idea molto televisiva di essere elegante a poco prezzo. E’ il tipo che dice: si può vestire bene anche con la roba trovata alla bancarella, se si ha buon gusto.


Infatti. Ad averlo, buon gusto. Ma è una borgatara e tutto in lei la segna come tale: dalla pettinatura al trucco, dal modo di parlare alle scarpe, dalla camminata a quel misto di sfrontatezza aggressiva con i suoi simili che subito diventa insicura remissività di fronte ad un qualunque potere, anche se insignificante.


Fa la banchista in un supermercato. O meglio, un grande negozio. Un supermercato non di quelle catene commerciali ma uno con il proprietario che lo gestisce e ci lavora dentro.


E’ un uomo volgare, rozzo. Praticamente calvo porta i pochi capelli troppo lunghi sulla nuca, e danno come la sua pelle la sensazione di unto. Ha mani grosse e struttura pesante. E’ uno di quegli uomini robusti ma non eccessivamente grassi. Braccia e cosce possenti e addome strizzato nella cintura.


L’epitome del macellaio, nella figura tradizionale che gira con le macchine grosse e la catena sul petto peloso e l’orologio d’oro al polso. Nero di barba, fa battute volgari con occhio volpino, ride battendosi la pancia, si mette a posto gli attributi con ampi gesti incurante di chi possa vederlo.


Milena è sposata da poco. Non hanno ancora figli. Ama suo marito.


Ha raccontato ad Elena che il principale da un po’ la costringe ad avere rapporti sessuali con lui.


Lei non vorrebbe e si sente sporca. Ma teme quello che potrebbe accadere se il marito lo sapesse. Sicuramente la lascerebbe.


Il principale ha iniziato prima a farle delle avances pesanti: palpate al culo o pizzichi, strizzate alle tette, gesti con la lingua. Lei non lo ha mai incoraggiato, anzi cercava di defilarsi. Una volta che lei è entrata in bagno senza sapere che lui era già dentro lui si era girato scrollandosi l’uccello dalle ultime gocce di urina, in modo che lei lo vedesse e dicendole ‘guarda qui bella perchè non mi ci dai una ciucciata?’ ed era scoppiato a ridere.


lei era uscita di scatto, turbata.


Non sapeva cosa fare. Licenziarsi, ora che avevano appena preso il mutuo di casa era impensabile.


Sperava che lui prima o poi avesse desistito.


Ma lui invece era diventato sempre più pressante.


Approfittava dei momenti in cui non c’era nessuno che li vedesse per appoggiarglisi alle natiche facendole sentire un’erezione.


La toccava. La strusciava. Le arrivava dietro le spalle all’improvviso leccandole la nuca. Le prendeva una mano e se la premeva sul pacco.


Rideva sguaitamente della sua ritrosia, del suo imbarazzo, del suo ‘la prego, sono sposata”


‘e allora? io mica sono geloso” le rispondeva.


Una volta che lei era in bagno lui l’aveva aspettata fuori e appena lei aveva aperto lui era entrato e aveva chiuso la porta dietro di sé.


‘la prego’ che vuol fare?’ aveva bisbigliato lei.


‘guarda in che stato mi metti” aveva risposto lui” senti’ tocca qui” aveva afferrato la sua mano e con forza gliela aveva tenuta sulla prominenza dei calzoni.


Lei aveva sentito il pisello sotto le dita, aveva cercato di tirare via la mano ma lui era più forte.


Aveva sbottonato i calzoni e tirato fuori l’arnese sempre tenendole la mano sopra.


Lei bisbigliava di farla uscire. Non voleva che nessuno si accorgesse di quacosa. Avrebbero potuto pensare che lei era d’accordo e magari la voce sarebbe arrivata a suo marito.


Aveva schifo di quell’uomo rozzo che tentava di baciarla leccandole il viso. Sentiva l’odore forte del suo cazzo salire dal basso a zaffate.


Lui l’aveva fatta sedere sul water e glielo aveva presentato davanti la bocca, un grosso bastone nodoso dalle vene prominenti, un po’ storto verso destra e verso il basso, molto più grosso di quello di suo marito, il glande tumefatto, violaceo, la corona guarnita di frammenti di pelle morta, biancastra, un forte odore come di formaggio che le aveva quasi provocato dei conati.


La sua zampa le aveva artigliato la nuca mentre con l’altra le teneva entrambi i polsi e glielo aveva spinto in bocca, forzandole le labbra, strusciandosi contro i denti chiusi fino a che lei non aveva aperto, pensando che almeno la puzza sarebbe finita, e che a quel punto prima faceva i suoi comodi e prima sarebbe potuto tornare di là, senza che nessuno sospettasse.


E così gli aveva fatto il primo bocchino di una lunga serie. Lui le sborrava in bocca e lei ingoiava tutto, perchè non voleva che lo sperma le macchiasse il golfino o la camicetta.


Al marito non l’aveva mai fatto, gli aveva sempre detto che gli faceva schifo. Ma con il principale si era abituata presto. Non aveva avuto alternative.


Lui le faceva un gesto con gli occhi, nei momenti in cui non c’era gente in negozio e lei si recava docile nei bagni o nel retrobottega. Lui arrivava le dava una strizzata alle tette, o le infilava le mani sotto la gonna i primi tempi ma poi lei aveva preso ad indossare solo i pantaloni, si sbottonava i calzoni tirava fuori il cazzo e glielo indicava, un occhio sempre alla porta che non venisse nessuno:


‘su dai sbrigati, fammi sborrare’ho le palle piene”


E lei glielo ingoiava. Aveva imparato a prenderlo subito in bocca senza nemmeno scappellarlo, in modo di non sentire gli odori di quel pene che veniva lavato solo forse al momento della doccia, ogni due o tre giorni, o dalla sua bocca. Un minuto o due e quello si svuotava con un grugnito.


Non aveva avuto ritorni economici dalla cosa. Solo, lui la trattava con più gentilezza.


Poi si era stancato dei bocchini e voleva scoparla. Le diceva di venire al lavoro con la gonna per questo ma lei invece veniva solo in pantaloni.


Per un po’ si era salvata in questo modo.


Una sera l’aveva accompagnata a casa e si era fermato in campagna. Non aveva potuto rifiutare la proposta di passaggio, perché era tardi pioveva e c’era sciopero dei mezzi. Lui si era offerto di accompagnare lei e la sua collega. E quella aveva accettato ringraziando. Solo che aveva accompagnato prima l’altra e quindi era rimasto solo con lei.


Aveva fermato la macchina. Era almeno una settimana che non esigeva il servizio di bocca. Lei era rassegnata alla solita bevuta ma lui aveva insistito per farla spogliare.


Lei non voleva. Lui le aveva detto che ormai aveva fatto trenta, poteva fare trentuno.


‘non prendo niente’ a casa usiamo il preservativo’ non voglio correre rischi’ ‘disse lei.


‘non ti preoccupare’ se la fica la vuoi dare solo a tuo marito io lo capisco’ in questo modo non lo tradisci”


Alla fine era riuscito a farla spogliare. Il tempo passava, lei non voleva ritardare troppo, non voleva dover dare delle spiegazioni a casa.


Si era tolta i pantaloni, lui le aveva messo le dita nella fica, si era sputato sulle mani bagnandole il buco del culo, inserendole prima uno poi due delle sue grosse dita, facendole male.


Lei si era lamentata: ‘mi fai male”


‘vedrai che ti piacerà’ è solo questione delle prime volte’ poi ti ci abitui”


‘non l’ho mai fatto aveva detto lei” ma non era vero. Col suo precedente ragazzo lo faceva e le piaceva anche, ma quello aveva un cazzo che era la metà di questo e poi era da tanto che non lo faceva, non era più abituata.


Lui si era imbufalito ancora di più all’idea che fosse vergine dietro.


Facciamo così, aveva detto: ‘A me dai il culo e a tuo marito la fica’ così non corriamo rischi e tu non lo tradisci ”


L’aveva fatta inginocchiare sul sedile, la portiera aperta e lui in piedi fuori e l’aveva inculata.


Le aveva fatto male ma era durata poco perlomeno. Dopo pochi colpi le era venuto in culo e si era ritirato, pulendosi poi con dei fazzoletti di carta.


Poi l’aveva accompagnata a casa. Lei era salita e c’era il marito, che l’aveva salutata ignaro, chiedendole cosa le andasse per cena, mentre lei sentiva nell’intestino lo sperma del principale. Era andata in bagno e l’aveva spinto fuori, si era lavata ed era uscita.


‘non sto bene di stomaco’ ho un po’ di mal di pancia” aveva detto.


Da allora erano continuati i bocchini a scappar via. Ma quando aveva più tempo l’uomo se la inculava.


Lei non aveva il coraggio di denunciare la cosa. Ma si sentiva in colpa perché a volte godeva mentre lui la inculava e pensava di essere una puttana.


Per questo si era rivolta ad Elena, sessuologa nel consultorio famigliare.


Che mi aveva raccontato tutto.

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