Quarantena. Giorno 31.


I due giorni più lunghi della mia vita, ma finalmente ci siamo. Roberto è in salotto a fare flessioni e addominali. L’ho intravisto poco fa andando in cucina per un bicchiere di coca cola. Sudato come un porco. Era steso sul tappeto persiano di mio padre. Ogni movimento accompagnato da un grugnito animalesco. L’odore di selvatico a fare da padrone nella casa. Bagno le labbra col bicchiere. Sono tesa. Dovrebbe mancare poco oramai. Ho studiato la sua routine come un farebbe un killer con la sua preda. Palestra fino alle 10:30 e doccia subito dopo. Ripasso mentalmente quello che sarà il mio piano d’azione. Dovrò essere paziente, non farmi prendere dalla fretta. Poi, al momento giusto, serviranno velocità e precisione. Entro, installo il programma sul suo PC ed esco. Due minuti in tutto. Un ninja nell’ombra.
Ci siamo. Lo sento muoversi a passi pesanti verso il bagno. Tutti i miei sensi sono all’erta. Il cigolio della porta. Lo scrosciare dell’acqua. Una scoreggia attutita dalle pareti che ci dividono. Alzo gli occhi al cielo e mi costringo a rimanere concentrata. Aspetto ancora due minuti. Non vorrei incrociarlo in corridoio. Non saprei come affrontarlo e mi tradirei inevitabilmente. 


Ora o mai più. Scivolo fuori dalla stanza in punta di piedi. Lo sento cantare sotto la doccia. Mi fa accapponare la pelle. La porta della sua stanza è socchiusa. Perfetto. Mi muovo veloce. Inserisco la pennetta USB nel PC. Doppio click. Installa. Avrò rivisto il tutorial una decina di volte. Potrei scriverci una tesi di laurea. Nascondo il file d’installazione in un intricato labirinto di cartelle. Rimozione sicura hardware. Sfilo la pennetta e fuggo via come una ladra. I miei piedini scalzi volano sul parquet con leggerezza. Sono di nuovo al sicuro nella mia stanza. Un sospiro di sollievo scioglie la tensione accumulata. Non mi rimane altro da fare che verificarne il funzionamento. Sveglio il computer ed avvio il programma. Il caricamento sembra infinito. Una goccia di sudore mi corre lungo la guancia sinistra. Mi asciugo col palmo della mano. Si avvia.


Mi appare il desktop del pc di Roberto come se fosse il mio. La ragazza oscenamente nuda sembra riconoscermi con un sorriso lascivo. Funziona! Sono dentro! Ho il pieno controllo del suo pc. Le dita corrono al mouse e comincio a scavare in quella miniera d’oro. L’attesa è stata snervante ed ha esasperato la mia curiosità. Lo sguardo viene attratto da una cartella ai margini dello schermo. Si chiama “IO”. Doppio click. E’ piena di foto. Ne posso leggere solamente il titolo, ma non vederne l’anteprima. Apro la prima. E’ la foto di un cazzo. Di un BEL cazzo. E’ grosso e duro. Fieramente eretto in tutta la sua baldanza. Una cappella gonfia di un roseo candore fa da testa a quello che è un corpo venoso, molto ampio e leggermente più scuro. Folti peli neri ne nascondono la base, ma lasciano intravedere poco sotto due palle rugose, placidamente adagiate a quella che sembra una sedia in legno. E’ uguale a quella che ha Roberto nella sua stanza. Che sia davvero il suo cazzo? Possibile che nasconda un calibro del genere sotto quei pantaloncini da ginnastica? Me ne sarei accorta se girasse per casa con un affare del genere, no? Gli ho mai davvero guardato fra le gambe? Ho mai rivolto uno sguardo sessualmente curioso a quell’orso bruno con il quale divido la casa? Stupore ed eccitazione mi riempiono la testa di assurdi pensieri sul mio fratellastro. La sua intera figura è oramai ridotta all’immagine di quel cazzo che fa capolino sullo schermo. Apro le altre foto una ad una. Sono scatti da diverse angolazioni del suo uccello. Ora completamente scappellato. Ora moscio. Ora stretto nella presa di una mano oscenamente pelosa. Ora ricoperto di sperma. Dio che spettacolo. Bianchi grumi di denso seme gli ricoprono la cappella per intero. Alcuni sono anche sui peli, oramai appiattiti e completamente impastati. Abbasso una mano a toccare le mutandine. Sono zuppe. Inghiotto la saliva per evitare di sbavare. Quand’è stata l’ultima volta che ho assaggiato il caldo seme di un uomo? Con il mio ex era diventata un’abitudine oramai così consolidata che non gli davo più peso. Lo facevo meccanicamente. Più per evitare di sporcare che per il gusto di farlo. Certe cose le apprezzi davvero solo quando non le hai più. Le papille gustative sembrano rievocarne il gusto in un tuffo sensoriale nel passato. Il sapore acre, amaro. Quella viscosità invadente. La pressione dei getti che si infrangono sulla lingua, sulle guance. La bocca impastata anche dopo averlo ingoiato tutto. L’odore di sesso che ti contraddistingue l’alito anche dopo ore. La lingua corre veloce sulle mie labbra, quasi a volerne catturare il ricordo.


I miei sensi di gatta mi avvertono che la doccia è spenta. Chiudo in fretta le cartelle e mi metto all’ascolto. Sento Roberto uscire dal bagno e dirigersi verso la propria stanza. Chissà se è in accappatoio. Se aprissi la porta e sbirciassi in corridoio vedrei ballonzolare fra le gambe quel palo di carne al ritmo dei suoi passi. Una danza ipnotica. Inconsapevolmente sexy. Mi mordo un labbro.


Attraverso la stanza ed appoggio l’orecchio al muro che confina con la sua. Suoni confusi e irriconoscibili. Probabilmente si sta rivestendo. Ce l’avrà duro? Se lo starà asciugando con un lembo dell’accappatoio? Lo immagino pieno di piccole goccioline trasparenti. Leggermente barzotto. La folta peluria incollata all’inguine. Un piccolo squillo proveniente dal PC attira la mia attenzione. Sta utilizzando il computer!


Mi siedo alla scrivania ed osservo i movimenti della freccetta comandata dal mouse nell’altra stanza. Apre Firefox. Digita “Youtube” nella barra di ricerca. Mi affretto a mutare i suoni del mio PC. Sarebbe imperdonabile tradirmi adesso. E’ fermo sulla home del sito. La freccetta scorre prima sull’anteprima di un video, poi su un'altra. Sembra non sapersi decidere. Poi lo vedo riaprire Google e riposizionarsi sulla barra di ricerca. Digita “PornHub”. Mi aggrappo con forza ai braccioli della sedia. I nervi tesi. E’ eccitato? Sta per masturbarsi? Prendo a far ballare la gamba con nervosismo. L’impazienza mi logora. La home del sito è elegante e piena delle più svariate anteprime. Vorrei cliccasse su tutte. La pubblicità di un prodotto per l’allungamento del pene occupa gran parte dello schermo sulla destra. La freccetta del mouse ora sembra più sicura. Si muove senza esitazioni andando a cliccare sulla barra di ricerca. Digita “Cumpilation”. Avvia la ricerca ed apre il primo video della lista. Faccio appena in tempo a leggerne il titolo: “50 cumshots in 25 minutes – Vegan dick Cumpilation #1”, Vegan dick? Cazzo vegano? Che diavolo significa?


Non ho tempo di indagare più a fondo perché il video sembra partire in automatico. Lo mette a tutto schermo. Il primo piano di un cazzo e di una mano femminile intenta a segarlo mi riempie gli occhi. Comincia subito a sborrare evidentemente eccitato. Piccoli rivoli di sperma fuoriescono dal buchino della cappella ad intervalli regolari andando a scivolare sulla mano della ragazza e lungo tutta l’asta. L’uomo sembra non riuscire a contenere gli spasmi accompagnandoli con un frenetico movimento della gamba sinistra. Posso quasi sentirne l’odore. Forse è quello degli umori che ora, lo sento chiaramente, stanno bagnando le mie mutandine ed invadendo la stanza. La ragazza continua a segarlo con forza. Quasi spremendone fuori gli ultimi getti con movimenti lenti e decisi. Oramai Roberto se lo sarà tirato fuori. Se entrassi ora nella sua stanza lo sorprenderei con il cazzo in mano? Quell’enorme idolo fallico duro fra le sue mani. Leggermente scappellato. Gonfio di piacere. Cambia la scena ma non la sostanza. Altro primo piano dello stesso cazzo e delle stesse mani. Sono video di una coppia. Forse attori anche se lo stile sembra più amatoriale. Questa volta la sega è a due mani. Come prima non devo attendere molto per vederlo sborrare una discreta quantità di seme. Le sborra su entrambe le mani, poi per terra, poi di nuovo su di lei. Ancora quel movimento delle gambe ad accompagnare le scariche di piacere. Vorrei toccarmi. Ne ho bisogno, ma ho il cervello pieno di idee ben più perverse. Voglio vedere il cazzo di Roberto. Studiare la sua espressione imbarazzata. Lanciare un’occhiata al pacco, ora sicuramente duro. Captarne l’odore. Devo muovermi in fretta. Prima che venga. Devo farlo adesso.


Il mio corpo si muove da solo. Totalmente insensibile agli impulsi del cervello. Mi alzo ed esco. Non mi accorgo nemmeno di essere ai limiti del presentabile: il seno coperto solamente da uno striminzito top giallo che non nasconde la dura consistenza dei capezzoli e termina poco sopra l’ombelico e le sole mutandine di bianco cotone a celare la fighetta rasata e grondante d’umori. Sono vagamente consapevole di puzzare di sesso ed ormoni. E’ forse proprio quell’odore che mi offusca la mente. Rendendomi audace.


Attraverso in fretta il corridoio e busso alla sua porta.


“Roby?”


lo sento armeggiare in preda al panico. Se lo starà rimettendo nei pantaloni? Sicuramente avrà chiuso la pagina internet.


“U-un secondo!”


Altri rumori confusi. Il suono di qualcosa che casca per terra urtato nella fretta di nascondere le prove. Un’imprecazione soffocata.


“Dimmi!”


Spalanco la porta ed entro velocemente nella speranza di coglierlo ancora sul fatto. E’ seduto alla scrivania a torso nudo. Goccioline d’acqua gli costellano il petto villoso. Un paio di larghi pantaloncini da ginnastica gli nascondono il pube e le gambe fin sopra il ginocchio. Chissà se porta le mutande. Le avrà messe dopo la doccia? Mi avvicino a lui come in trance.


“Che fai?”, gli chiedo con voce incrinata dalla tensione.
“Stavo studiando”, sì, certo.
“Io mi annoio”, sono arrivata alla sedia. Gli appoggio una mano sulla spalla. Sento chiaramente il contorno dei muscoli sotto le dita. Quel contatto sembra ustionarmi i polpastrelli.
Abbasso lo sguardo fra le sue gambe. E’ il contorno del cazzo quello che intravedo sotto il tessuto? C’è odore come di pipì. Immagino sia il suo. E’ forte. Maschio. Mi invade le narici. Mi fa girare la testa.


Mi siedo sulla sua gamba destra. Nel farlo allargo le gambe il più possibile senza dare nell’occhio così da far schiudere le grandi labbra intrise di umori in un tenero abbraccio. Mi appoggio sulla sua coscia con la fica spalancata. Il contatto è divino. Sento i suoi muscoli premere sulla pareti della mia vulva. Sono d’acciaio. La sensazione mi fa infiammare le guance. Spero non si accorga di quanto sono bagnata. O forse sì? Possibile che voglia davvero sentire il cazzo del mio fratellastro farsi strada dentro di me? Sedurlo con il mio corpo. Saperlo duro per me. Assaggiarne il sapore e testarne la consistenza. Sentirlo venire in una calda esplosione di piacere. Dio devo ricompormi.


Lo sento irrigidirsi sotto di me. Sposto leggermente il bacino all’indietro alla ricerca del tanto agognato contatto col suo cazzo. Ne voglio intuire la forma con le natiche. Sentirlo premere su di me. Si muove anche lui per evitare che me ne accorga. Lo so che ce l’ha duro. Bello gonfio sotto quei pantaloncini.


“Facciamo qualcosa insieme, dai!”, mi sento sempre più audace.
“Ma cosa? Vuoi giocare alla play?”
Raggiungo il mouse con una mano e lo porto verso la cartella “IO” sul desktop.
“Cos’è questo? Un gioco?”
Si alza di scatto in preda al panico. Lo sento afferrarmi con entrambe le mani sui fianchi e spostarmi di peso lontano dal computer. Nel farlo lo sento chiaramente: ce l’ha duro e l’ha appena involontariamente strusciato lungo la mia chiappa destra. E’ grosso, come in foto. Ne sono sicura. Le sue mani sui fianchi mi provocano un brivido. Pelle d’oca. 


Si tiene a distanza come se il contatto con me lo spaventasse.


“Non è un gioco, è una ricerca per un esame. Ora se fossi così gentile da lasciarmi studiare…”


E’ visibilmente imbarazzato. Colto sul fatto. Lo vedo lanciare uno sguardo furtivo alle mie mutandine come se si fosse accorto solo ora delle mie forme in bella vista.


“Perché sei mezza nuda?!”, la voce rotta da quello che immagino sia un brivido.


“E’ caaaaaaldo! Sembra agosto. Ti metto in imbarazzo?”, gli lancio un sorriso smaliziato
“Ma va. Però non mi pare…consono, ecco. Perché non leggi un po’? Poi prima di cena ci facciamo una partita a Tekken”
“Non mi va di leggere. Voglio passare un po di tempo con te. Sei l’unico essere umano con il quale posso parlare faccia a faccia!”
Sospira. “Eh va bene! Che vorresti fare?”
La mente corre veloce. Vorrei rispondere “scopare” ma non posso essere così diretta. So che anche lui ha voglia, ma proprio non posso. Non lo voglio spaventare.
“Obbligo o verità?”, gli faccio l’occhiolino. Perché cazzo gli ho fatto l’occhiolino?
“Eh? Siamo tornati in quinta elementare e non me ne sono accorto?”
“Eddaii, tanto non c’è un cazzo di meglio da fare. Così per ridere.”
Mi butto sul suo letto ed atterro in un tripudio di boxer maleodoranti e vecchie riviste di motori.
“Eeeeww, che schifo” 
“Sì, scusami, non aspettavo visite!”, mi strappa una risata. 


Mi sento lasciva. Una gatta che fa le fusa. Mi sposto su un fianco per dargli modo di raccogliere la sua roba e buttarla per terra liberando finalmente il letto.
“Insomma. Precedenza alle signore! Obbligo o verità?”, con una mano gli faccio cenno di sedersi accanto a me. Si mette a gambe incrociate e mi fissa imbarazzato. Le mani giunte appoggiate al pacco nel vano tentativo di nascondere la sua eccitazione. Ogni tanto lo vedo far cadere un’occhiata furtiva sul mio seno. Si è accorto dei miei capezzoli sotto il tessuto. Posso quasi sentire le rotelle del suo cervello prendere a girare furiosamente. Il cigolio dei suoi neuroni che si risvegliano. Immagino il ritmico pulsare del cazzo sotto i pantaloni. Lo voglio.


“Verità”


Game ON.


 

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Categorie: Incesti Etero