Era da parecchio tempo che, su invito del marito, aspirante cuckold, cercavo di agganciare Nunzia e, dopo svariati tentativi, durante i quali lei si era dimostrata un tantino fredda e, a volte, persino seccata, riuscii nell’intento.
Come tutte le mattine, lei era alla fermata dell’autobus che prendeva per recarsi al lavoro.
Quella mattina, però, c’era qualcosa che non andava perché, sotto la pensilina, c’era un numero di persone assai più numeroso del solito.
Mi avvicinai e le domandai il motivo di quella ressa.
“Dev’esserci stato un guasto o un incidente - mi rispose lei, insolitamente affabile - da più di mezz’ora non passa un autobus!”
“Beh - approfittai - se vuole le posso dare un passaggio … ho l’auto qui a due passi”
“Sarebbe davvero così gentile?”
“Certamente! - risposi - aspetti qui che vado a prendere l’auto!”
“Grazie!”
Di lì a poco, Nunzia era lì, seduta in auto accanto a me.
Era una gran bella donna; un seno prorompente, due cosce che, sebbene fossero mimetizzate dentro un paio di pantaloni, si intuivano.
Parlammo dei disservizi dell’azienda tramviaria e di come funzionano, male, le cose in città.
Si capiva, però, che aveva un certo imbarazzo e le dissi: “Spero solo che a suo marito non dispiaccia se le ho dato un passaggio … non vorrei che mi ritenesse uno che vuole rubargli la moglie …”
“Oh, non si preoccupi! - disse Nunzia - mio marito credo sarebbe ben contento che mi concedessi al primo che passa!”
“Addirittura! - dissi simulando doloroso stupore - Suvvia, non sia così drastica!”
“Non sono drastica! Dico semplicemente le cose come stanno: sono anni che mi ignora … “
“La ignora … - azzardai - sessualmente?”
“Purtroppo è così - mi rispose, afflitta - Se non cerco di stimolarlo io, lui manco mi sfiora!”
“Che strano - dissi - eppure lei è una donna affascinante e …”
“Affascinante? - mi interruppe - Non dica sciocchezze! … o, forse, mi vuole adulare?”
“Assolutamente, mi creda, non è mia intenzione adularla! Lei, non mi fraintenda, mi piace molto fin da quando venivo a comperare il pane per una mia zia nella panetteria dove lei faceva la commessa”
Lei tacque un attimo e poi mi disse: “Senta, oggi non posso perché in ufficio sono sola e devo assolutamente essere presente, … ma domani chiedo un giorno di ferie e, … se le va, andiamo da qualche parte a prenderci un caffè”
“Più che volentieri … Nunzia!”
Eravamo arrivati vicino al suo posto di lavoro e scesi ad aprirle la porta.
Lei fu stupita della galanteria e mi salutò con un sorriso, dicendomi “Allora … a domani e grazie per il passaggio e … i complimenti! - poi aggiunse, inaspettatamente - possiamo darci del tu?”
“Ne sono lietissimo!”
Lei, allora, con un gesto un po’ sbarazzino, quasi da adolescente, si sporse e mi schioccò un bacio su una guancia.
“A domani, Toni”
L’indomani, alla solita ora, ero alla fermata, ma di Nunzia neppure l’ombra.
Stavo già per andarmene, deluso, quando lei apparve.
“Scusami per il ritardo” disse “ma sono stata trattenuta da una mia vicina di casa per alcuni problemi condominiali”
“Nessun problema - risposi - Ieri mi hai salutato con un bacio quando ci siamo lasciati, oggi ti vorrei salutare con un bacio nel rivederti”
“Grazie - disse - ma non qui … qualche vicino di casa mi potrebbe vedere e …”
“Hai ragione, scusa”
Le aprii la porta e lei salì in macchina.
Quando anch’io fui in auto, le chiesi “Hai qualche posto in particolare dove andare per il caffè?”
“Veramente no, lascio a te la scelta”
Andammo in un elegante bar di Corso Vittorio dove sapevo esserci dei tavolini un po’ appartati.
Dopo aver parcheggiato l’auto le dissi “Pensi che qui sia sufficientemente lontano da … sguardi indiscreti? Vorrei darti quel bacio”
Lei rise di gusto “Sì, qui mi pare che vada bene” e mi porse la guancia.
La baciai e, nel farlo, le appoggiai una mano su una coscia.
Non ebbe reazioni e, allora, gliela accarezzai …
“Aspetta, caro … - mi disse in un soffio - Facciamo le cose con calma”
“Hai ragione” uscii dall’auto e le aprii lo sportello.
Lei scese e notai che il suo viso era leggermente arrossato, ma non commentai.
Nel bar ci sedemmo ad un tavolino in un angolo un po’ appartato ed ordinammo i caffè.
La guardai negli occhi e, senza por tempo ai preamboli, le dissi “Nunzia, te l’ho già detto ieri, ma te lo voglio ripetere: tu mi piaci molto”
Mi aspettavo una risposta imbarazzata, invece lei disse “Anche tu. Mi piace l’uomo maturo, vero. Tu lo sei”
Sorrisi e dissi “Ecco, adesso, dopo questa tua confessione, se non fossimo in un luogo pubblico, non mi limiterei ad un bacio sulla guancia, ma ad un bacio più … caldo”
“E allora - mi disse, con la voce un po’ rauca - Sbrighiamoci a bere il caffè, così troviamo un posto dove poterci sbaciucchiare come due adolescenti!”
Usciti dal bar, risalimmo in auto e presi la via verso la collina.
Quando fummo a Superga, parcheggiai l’auto e mi voltai verso di lei e: “Allora, adesso possiamo baciarci?”
Si avvicinò a me e mi sfiorò le labbra con le sue.
Non resistetti e provai ad insinuare la mia lingua fra le sue labbra che si dischiusero; le nostre lingua si incrociarono in un lungo bacio.
A quel punto presi coraggio e posai una mano sul suo seno,
Lei, invece di ribellarsi, si lasciò sfuggire un gemito di piacere.
“Ho voglia di te” le sussurrai
“Non credo che qui sia indicato … comunque, anch’io ho voglia”
“In centro ho un piccolo appartamentino - dissi - Pensi che potremmo …”
“Va bene, tesoro; andiamo … il mattino ha le ore contate”
Quando fummo in casa, l’abbracciai e la baciai con trasporto, poi cominciai a spogliarla, ma, lei: “Aspetta, mi spoglio io … però anche tu ti spogli, vero?”
Andammo in camera da letto e cominciammo a spogliarci.
Quando lei fu vestita di solo reggiseno e mutandine, le dissi: “Tesoro, lascia che sia io a sfilarti l’intimo”
Lei si stese nel letto ed io le insinuai le mani dietro la schiena per slacciarle il reggiseno; quando fu libero le baciai e leccai i capezzoli inturgiditi poi, dopo un po’, mentre la sentivo gemere di piacere, mi abbassai, sfiorandole il ventre con la lingua.
Arrivato all’inguine, le mie mani presero possesso delle mutandine e gliele sfilai senza alcuna difficoltà, perché lei arcuò la schiena per agevolare l’operazione.
Lo spettacolo che mi si presentò fu eccezionale: aveva la vulva bagnatissima e gli umori avevano imprigionato anche il pelo.
Mi abbassai e cominciai a leccarla.
Lei si contorceva e gemeva.
Approfittando dei suoi movimenti, continuando a leccarle la vagina, assaporandone la fragranza, le insinuai un dito nel buchino posteriore.
Urlò di piacere ed una quantità enorme di crema usci dalla sua vagina.
Ripresi a leccarle la vagina infilandole la lingua dentro, come se fosse un piccolo pene.
Oramai i suoi gemiti di piacere erano continui e, quando andai a succhiarle il clitoride ebbe un nuovo, intenso orgasmo.
Mi fermai.
Lei, ansimante, mi disse: “Sei un amante eccezionale, … un vero porco … però …”
“Però?” la sollecitai.
“Ora ti vorrei dentro di me con … lui” e me lo disse guardando il mio membro in erezione.
“Non chiedo di meglio, ma siccome sono un po’ … ciccione, vieni tu sopra”
Mi distesi sulla schiena e lei mi fu sopra, con una mano agguantò il mio pene duro e gli fece strada nella vagina che era bagnata in modo incredibile.
Poi si chinò su di me e, mentre io cominciavo a stantuffare, mi baciò profondamente.
Non so quanto durò, ma, ad un certo punto, ricordandomi dell’effetto che aveva fatto il mio dito nel suo culo, ci riprovai e lei, come prima, più di prima, ebbe un incredibile orgasmo.
Non riuscii più a trattenermi e le scaricai in vagina il mio sperma.
Ansimanti, ci fermammo, continuando, però, ad attorcigliare le nostre lingue.
Poco a poco, il mio membro si afflosciò ed uscì da quella stupenda fessura e lei, in un soffio, mi disse “Grazie! Erano anni che non godevo così!”
“Lo faremo ancora, vero?” le chiesi con malizia.
“E come potrei non accettare? Sono in arretrato e devo recuperare con … con … con le scopate, ecco! L’ho detto!”
Ridemmo di gusto.
Lei si scostò dal mio corpo e, nel farlo, lasciò colare i suoi ed i miei umori sul mio membro e sulle cosce … “OPS! … Non sia mai detto che tu debba restare in quelle condizioni!” mi disse e si voltò per leccare le mie cosce poi mi agguantò il pene e se lo portò alla bocca.
Lui, come lo aveva definito Nunzia, riprese vigore e lei gli si dedicò intensamente.
Approfittai della posizione ed affondai la mia lingua nella sua vulva.
Godemmo più o meno nello stesso momento.
Dopo esserci lavati a vicenda nel bidet, ci rivestimmo e mi venne spontaneo chiederle: “Ho notato due volte che ti piace quando infilo il dito nel tuo culetto …”
“Molto. Ma, la prossima volta, non voglio più che tu lo faccia! - scoppiò in una risata - Non più solo col dito, volevo dire”.
Risi anch’io.
Mentre la riportavo verso casa, le dissi “Sei una femmina stupenda! - poi - Come giustificherai, a tuo marito, il fatto che non sei andata al lavoro e che torni a casa un po’ come dire? emozionata?”
“Non credo che si accorga di nulla. Poi, in fondo, credo che gli piaccia essere un cornuto!”
“Pensi che gli piacerebbe guardarci mentre …”
“Mentre scopiamo? - mi interruppe lei, poi senza darmi il tempo di rispondere - Credo di sì … ma per ora facciamolo senza … intrusi”.
La lasciai alla fermata dell’autobus e lei, scendendo dall’auto ed approfittando che io ero in piedi a tenerle lo sportello aperto, mi diede un lungo e profondo bacio.
Poi mi sussurrò “Grazie tesoro. Non vedo l’ora di fare il bis”.
Quindi, dopo avermi dato il suo numero di cellulare, si voltò e, lentamente, si diresse verso casa.
Dove il cornuto l’aspettava.

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