“Dobbiamo andare via” disse Delia, vestendosi in fretta e furia.


“Che succede?”


“Cosimo si è svegliato e mi sta cercando, si è accorto che non ci sono”.


Giacomo mise in moto l’automobile. Tratteneva un sorriso divertito, di trionfo, un sorriso odioso. Non aveva paura. Pensava anzi che avrebbe preso a schiaffi Cosimo, se solo si fosse permesso di dirgli qualcosa.


“E adesso che cosa gli dico?”, esclamò Delia.


Il sorriso di Giacomo si allargò ancora di più “come se non fossi abituata a raccontargli balle” e rise “qualcosa ti inventerai”.


“Lasciami vicino all’entrata del rione…non accompagnarmi sotto casa”.


Delia vide poche luci accese nei palazzi. Non sapeva cosa fare: avrebbe voluto scappare e tornarsene a casa dai genitori e non vedere mai più Cosimo. Che ingrata che era, pensò: Cosimo le era sempre stato accanto, nei momenti peggiori, e l’aveva perdonata tante volte, nonostante l’instabilità della donna. L’aveva accolta in casa sua quando aveva litigato con i suoi genitori, l’aveva fatta vivere con sé quando si sentiva oppressa nella casa paterna. L’aveva protetta da Giacomo, venendo anche alle mani. Cosimo aveva perdonato anche lui, perché glielo aveva chiesto Delia stessa. Cosimo sapeva persino che Delia, anni prima, aveva avuto un rapporto sessuale con Giacomo, ma a quei tempi non stavano insieme, allora per Cosimo questo era lecito. Ma adesso convivevano, era diverso, e soprattutto sapeva che Giacomo era un pervertito violento. Come avrebbe potuto, Delia, giustificarsi?


D’ un tratto, una strana forza interiore si impossessò di lei. Aggrottò le sopracciglia e indurì le mascelle.


“Allora?” fece Giacomo “te la senti o no di scendere? Altrimenti possiamo stare insieme un altro po’”.


Delia non rispose, scese dall’automobile, chiudendo lo sportello senza nemmeno salutare Giacomo e si avviò verso l’appartamento di Cosimo, salì le scale al terzo piano.


Aprì la porta e vide Cosimo che la aspettava, nervoso, preoccupato.


“Amore!” esclamò con aria preoccupata “dove sei finita? Mi hai fatto spaventare” e la abbracciò forte.


“Scusami, Cosimo, non riuscivo a dormire e sono andata a fare una passeggiata. Ho tolto la suoneria. Non volevo farti preoccupare, pensavo dormissi”.


“Mi sono svegliato durante la notte e non ti ho vista a fianco a me. Mi sono alzato e ho visto che non eri in casa. L’importante è che tu stia bene”.


Delia lo osservò: Cosimo era sempre stato bellissimo, aveva un bel pizzetto sul volto dai lineamenti delicati, i capelli lunghi da quando aveva vent'anni, e il ciuffo che gli cadeva sulla fronte, era alto e magro, senza essere scheletrico. Alle orecchie indossava dei bellissimi orecchini e un piercieng al naso. Vestiva quasi sempre di scuro con qualche maglietta dedicata ai suoi gruppi rock preferiti. Delia si domandava come potesse tradirlo con uno come Giacomo. Si rispose da sola che era il tradimento stesso a eccitarla e soprattutto proprio quell'aspetto lurido di Giacomo.


“Sì, sto bene, amore mio. Andiamo a dormire adesso?”


“Certo, andiamo”.


Cosimo e Delia si misero a letto, ma lui non si addormentò. Aspettò che lei prendesse sonno.


“Perché questa se ne va in giro di notte?” si domandava Cosimo “Cosa succede? Come mi devo comportare? Lo so che è sempre stata strana, ma sento che mi sta nascondendo qualcosa. Mi ama, lo so, ma nonostante questo, ho dei sospetti. Starà rivedendo qualcuno dei suoi ex? Oggi era molto strana”.


Cosimo si alzò lentamente dal letto, andò nel salotto dove di solito Delia lasciava la borsa. Prese il cellulare della sua ragazza e vide che lo aveva lasciato acceso. Aprì la sezione “messaggi” e lesse la sua conversazione con Giacomo. Impallidì. Non era possibile. Giacomo aveva tentato più volte di stuprarla e lei adesso ci usciva insieme?


In quel momento non aveva voglia di parlare con lei. Voleva solo addormentarsi, piangere e non parlarle mai più. Ma avrebbe rischiato di peggiorare la situazione: “Potrei fingere di nulla e continuare la vita come sempre. Ma se fosse in pericolo? Se Giacomo la stesse ricattando?”


Cosimo spense il cellulare di Delia, lo rimise nella borsetta e tornò a letto accanto alla sua donna. Gli sembrava di sentire un odore diverso su di lei. “Mi ha tradito con quello” pensò “maledetta puttana” e si accorse che nel pensarlo, il cazzo gli era divenuto durissimo.


Strinse a sé Delia e le fece sentire il membro sul culo, infilandole una mano nel reggiseno.


“Per favore, Cosimo, lasciami dormire, sono stanca…”. Lui allora, senza muoversi da quella posizione, chiuse gli occhi e si addormentò. Durante la notte ebbe sogni erotici, ma inquieti.


Cosimo si svegliò frastornato, ma con il cazzo ancora duro. La fidanzata dormiva accanto a lui. Egli la osservò: sul volto aveva un’espressione mista fra serenità e inquietudine: la prima per aver goduto con un altro uomo, l’altra per aver tradito il suo uomo. “È così bella”, pensò Cosimo e il pensiero stesso che lei lo aveva cornificato lo eccitava. Le diede un bacio sulla guancia. Si alzò, si vestì e le preparò il caffè.


“Amore, è tardi, ti ho preparato il caffè”.


Lei si sollevò lentamente, sedendo al centro del letto, si spostò i capelli dal viso, emise un gemito e uno sbadiglio. Poi prese la tazza e bevve. Si sentiva in colpa a essere trattata così bene dopo un tradimento. Egli le accarezzò i capelli e la baciò. Gli sembrava di amarla più del solito. Era meravigliosa anche con i capelli scompigliati e struccata, era sensuale con la sua camicia da notte bianca e corta, dalla quale si intravedeva il perizoma.


“Qualcun altro ha visto e toccato quella fica e quel culo” pensava Cosimo.


“Ti amo, lo sai?” le disse.


“Ma che ti prende?” disse lei sorridendo.


“Nulla” ripeté lui, baciandole il collo “ti amo” e continuò a darle baci sulle spalle, sulla schiena, sulla bocca, sul corpo, sulle gambe, fino ai piedi. “Ti amo, Delia, ti amo troppo”.


Cosimo si toccò il cazzo duro da sopra i jeans neri.


Lei se ne accorse ed ebbe un sussulto, assumendo un’espressione di pudico imbarazzo “ma che fai”.


“Voglio fare sesso con te, Delia. Ti amo troppo”.


“Io non ne ho voglia, dai, mi sono appena svegliata”.


“Va bene, amore, come vuoi tu”. Persino quell’ipocrisia, persino quel rifiuto, lo eccitavano. Si era concessa a un altro e non si concedeva a lui. Si sentiva già suo schiavo.


“Almeno però fatti baciare i piedi”. Cosimo si inchinò davanti a lei, le tolse le ciabatte e cominciò ad annusare le sue calze, baciando la pianta, il tallone, le suole. Levò anche le calze lentamente e provò ancora più goduria nel sentire l’odore della pelle dei piedi. Non si limitò più a baciare ed annusare adesso, ma le leccò l’intero piede, prima il destro e poi il sinistro.


Non udendo proteste, Cosimo alzò il volto verso Delia e vide che aveva la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi in espressione di goduria. La donna gli premette sul volto il piede inumidito di saliva e lui si eccitò di più, come se avesse l’acquolina in bocca, beveva la sua stessa saliva insieme al sudore dal piede di lei, quasi come se fosse il succo dell’essenza di lei. Leccava e succhiava i piedi di Delia come un indemoniato. “Ti amo Delia” disse interrompendosi solo per un attimo e ritornando a leccare.


“Anche io” rispose Delia, senza nemmeno sapere se questo fosse vero o una menzogna. Una donna innamorata tradisce? Perché no? Fu questa la risposta che si diede: in fondo le sembrava davvero di amarlo ancora.


Cosimo smise di leccarle i piedi e le baciò prima le gambe, poi le cosce, che si mise ad accarezzare, fino a che la mano non arrivò nelle mutande di lei. Iniziò a muoverla con movimento circolari: egli conosceva il punto preciso dove toccarla per farla godere.


“Ah sì!” fece lei con gli occhi chiusi “che bello!”


Cosimo avvicinò la bocca alla fica di Delia e gliela baciò, gliela leccò, infilò la lingua nel buco, muovendola adesso allo stesso modo in cui prima aveva mosso la mano. D’un tratto si fermò e le disse “pisciami in bocca, Delia!”


“Cosa?” esclamò lei, come se si fosse appena destata improvvisamente, confusa.


“Pisciami in bocca” ripeté Cosimo.


“Ma sei impazzito?”


“Ti prego!”


Delia fu sorpresa da tutto ciò, il carattere virile e forte di Cosimo non aveva mai osato pensare a umiliazioni e sottomissioni del genere. Paradossalmente, se lo sarebbe aspettato di più da Giacomo, ma semplicemente perché tra i due sembrava quello più pervertito.


“Tu vuoi davvero che lo faccia?” domandò lei.


“Ti scongiuro” ripeté lui.


“Va bene, ma almeno andiamo in bagno, altrimenti sporchiamo il pavimento”.


Corsero in bagno, si misero nella vasca, lui disteso e con la bocca aperta e lei in piedi con le gambe allargate. Uscì qualche timida gocciolina, dopodiché una pioggia dorata molto carica a causa dell’abbondante caffè che beveva. Tutto il liquido finì nella bocca, nel naso, sui capelli di Cosimo e un po’ nella vasca. Cosimo, come un pazzo, leccò anche il piscio che era caduto. Poi si mise in ginocchio a leccare la fica di lei bevendo le ultime gocce, mentre si masturbava. Egli in quel momento, scappellandosi il cazzo, pensava a Delia che lo aveva tradito e poi aveva accettato di trattarlo in quel modo. La bocca era amara, come ogni sensazione che stava provando in quel momento, ma allo stesso tempo piacevole. Continuò a leccare e a segarsi, finché non sborrò. Alla fine, si sentì come se fosse un’altra persona, si vergognò di ciò che aveva fatto e si rattristò per il tradimento di Delia. Gli occhi erano gonfi di lacrime, ma lei non se ne accorse, perché egli aveva il capo chino e il volto bagnato di piscio.

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