Sono etero e dominante, per la maggior parte. Ma vive in me anche una troia sottomessa che sogna di essere usata e umiliata.
Conobbi una padrona su un sito. Chattammo a lungo. Ci scambiavamo fantasie che ci avevano sempre eccitato ma che non avevamo mai avuto occasione di sperimentare.
Lei era stata sposata. Con il suo ex aveva avuto scambi di coppia e lui era bisex. Aveva scoperto che le piaceva dominare, altre donne ma anche uomini. E aveva una fantasia perversa. Ci eravamo detti così tante cose di noi, che non vedevo l'ora di incontrarla. Era una donna bellissima e pensavo che in ogni caso non sarebbe stato deludente. Ma chissà se sarebbe stata all'altezza dei miei desideri? Volevo veramente incontrare una donna in grado di dominarmi mentalmente, di sorprendermi con le sue fantasie, di prendermi in controtempo.
Ci conoscemmo in un bar. A entrambi piacque quello che vedevamo e mi disse che abitava lì vicino, se volevo raggiungerla poco dopo.
Attesi 45 minuti, come mi aveva detto e quindi suonai al suo citofono.
Non sapevo perché mi avesse detto di attendere 45 minuti. Pensavo che si sarebbe cambiata. E invece era vestita esattamente com'era al bar.
Dovevo fare delle telefonate, per non essere disturbati, mi disse.
Ora, per iniziare che ne dici di spogliarti? Scarpe, calzini, pantaloni via per ora.
Lo feci. Mi girò intorno. Strinse le natiche. Via anche queste, disse e tirò giù gli slip. Completai l'opera e rimasi nudo sotto, con una leggera erezione.
Mi strinse ancora una natica, poi l'altra, quindi entrò nel solco, da dietro e raggiunse i testicoli, stringendoli e massaggiandoli. L'erezione aumentò. Sentivo la sua vicinanza, il suo respiro, il profumo. Era dietro di me.
Sdraiati, mi disse, indicando un tappeto. Eravamo nel suo salotto. C'era un divano di pelle, delle poltrone, un tavolinetto di legno, un grande schermo tv, dei mobili a vetrina.
MI sdraiai sul tappeto. Lei mi mi scavalcò con una gamba all'altezza del petto, restando a guardarmi per qualche secondo.
E' da ieri che ci penso, mi dice. Alla tua fantasia di una padrona che in ufficio si fa leccare la fica sudata, non lavata, dal dipendente. Qui non siamo in ufficio, mi dispiace, ma il resto posso dartelo.
Si alza la gonna a mezza coscia. Fa un passo avanti e vedo che è senza mutande, il pelo nero.
Apri le braccia, mi fa. Più in alto. Sopra la testa. Si china e mi mette le ginocchia sopra le braccia, e mi appoggia la fica sul viso, proprio sul naso.
L'odore di pipì, di sudore, di fica è forte, mi fa girare la testa.
Ora fammi un bel bidè, avanti.
E inizia a strofinarsi sopra il mio viso. La fica si apre, mi passa sul naso, sulle labbra, sul mento. Tengo la lingua fuori e i suoi umori e la mia saliva mi colano addosso.
Se la fa leccare bene, in profondità spingendo perché la lingua possa entrare a fondo.
Era quello che volevo, sono eccitato, perso.
Ho il cazzo duro ma non posso toccarmi con le sue ginocchia che mi bloccano le braccia.
Si alza, ma prima si china e mi bacia. Puzzi di fica, mi dice. Mi piaci così.
Beviamo e fumiamo. Anche una striscia. Tu poca, mi dice, se no non ti funziona.
Ma la testa inizia a partire di brutto, a me e a lei.
Si siede sul divano. Ma prima prende un bastone da passeggio, quelli con il manico ricurvo, di radica. Oggetto strano, che non si trova nelle case, di solito. Chissà da dove viene. So che il nostro rapporto sarà di dominazione ma senza dolore fisico, quindi non mi preoccupo. Nè a me né a lei piace il dolore.
Continua a leccare dice e alza le gambe, aprendole. Lo faccio. Se la apre, me la porge, mi prende la nuca. Poi una mano sulla testa e sento il bastone scorrere sulla schiena, sulle natiche, arrivare nel solco fra le natiche.
Si sporge, bagna la punta del manico del bastone, cerca l'ano, ma non riesce.
Mettitelo nel culo, dice. Lo faccio.
Così continuo a leccargliela e lei, che ha in mano l'estremità del bastone, tira verso di se infilandomi il manico nel culo e dandomi in ritmo.
Non entra che per qualche centimetro e è poco più spesso di un dito, ma è estremamente eccitante sentire questo duro comando inserito con il quale dirige la mia lingua. E in questo mi stringe la nuca, o un orecchia. In certi momenti mi prende entrambe le orecchie e tira verso di sé, spalancando ancora di più la fica che ormai gronda. Poi riprende il bastone e tira, e scopa.
Cerco di toccarmi ma me lo impedisce.
Non provare a venire, mi fa. Ora fai venire me. E mi strofina il viso masturbandosi con la mia faccia. La lingua, tira fuori la lingua e tira col bastone.
Nella frenesia dell'orgasmo tira forte e mi fa male, ma mi piace da impazzire.
(continua)