L’occasione per penetrare il buco del culo della cugina era bellissima e si presentò proprio nel tempo in cui Giampaolo scopava almeno due volte al giorno e tutti i giorni, tranne la domenica, perché domenica, Teresa Rolfi, la sua amante appassionatissima, donna intelligente, alta, mora e con i peli della figa nerissimi, non trovava nessuna scusa idonea per sganciarsi dal marito, l’avvocato cornuto Vinicio Zipoli. Ma Giampaolo si scopava anche Giustina, una sguattera che faceva le camere all’Hotel Mastina, l’albergo in cui avrebbe dovuto sodomizzare sua cugina, se non fosse stato tanto indeciso, e una volta, in doccia, in palestra, un ragazzo di 15 anni avrebbe dovuto essere stato messo anche lui nella sua batteria di scopate settimanali, visto che gli stava vicino, mentre lui si lavava, con un cazzo dritto a penna, puntato contro di lui che sembrava invitarlo a firmare un contratto. Insomma, era molto indaffarato a scopare, e gli si presentavano occasioni, Giampaolo Maria Sarrantonio, perché era libero, era rimasto disoccupato e poteva andare in palestra tutti i giorni, ritrovandosi, a dieta, con un fisico che poteva certamente apparire atletico. Del resto aveva 30 anni.
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Era stato licenziato perché era stato fesso, non c’era niente da fare, aveva lavorato troppo, si era fatto troppi nemici e se li era fatti per dar retta all’amico del cuore, il quale non capiva un cazzo ma era creduto intelligente. Finito il periodo del rimborso per l’affitto, il suo amico lo piantò e se ne tornò a casa con la coda tra le gambe, esattamente il giorno della scadenza del contratto d’affitto, scadevano i 15 giorni del suo preavviso, per dire che aveva previsto la possibilità della sua fuga fin dall’inizio. Quando hai un amico cretino e ti fidi di lui, allora sei cretino pure tu, si diceva oggi, tra i tanti rimpianti, il povero Giampaolo Maria Sarrantonio. E però, perso il lavoro, aumentarono stranamente le occasioni per scopare.
Poteva sentire ancora le mani della cuginetta che gli stringevano i muscoli lombari, facendogli correre i brividi fino al buco del culo e le palle gli si erano contratte in uno scroto indurito come una palla da baseball. Da bambina era magra e fastidiosa, sapeva a memoria tutte le capitali del mondo e non perdeva occasione per farsi bella a dispetto di Giampaolo, che invece a scuola rendeva assai poco. E però ora la situazione era diversa. Prima di tutto il fatto di non aver quasi mai studiato a scuola gli permetteva di essere meno rincoglionito della media e poi, licenziato e atletico, ora era diventato un obiettivo, per Roberta, la sua cuginetta, che si mostrava carnosa, con una gonna in jeans relativamente corta, non cortissima ma corta, e qualche volta gli mostrava involontariamente uk triangolo bianco delle sue mutande pudiche. Oltre che carnosa LEI era vogliosa. Dopo 20 anni che non si vedevano, e si erano odiati, quantomeno evitati, da piccoli, ora erano l’uno il premio per l’altra, o viceversa. “Se vengo a Roma mi ospiti a casa tua?” gli domandava Roberta, mentre la sua figa si bagnava; “certo, però ti devi adattare, ho il cesso fuori” era la risposta cretina di un idiota che doveva fare lo spiritoso quando non c’era proprio nessuna ragione di fare gli spiritosi. A Roma ci viveva anche il fratello di Roberta, cugino di Giampaolo, e siccome con Giampaolo non si vedeva da vent’anni, sarebbe stato più logico farsi ospitare dal fratello, che l’aveva sicuramente ospitata altre volte, prima che Giampaolo ricomparisse sulla scena familiare, per puro caso, dopo che li aveva evitati per 20 anni. Perciò, “””se ti chiedeva di venire a casa tua, dio cane, che cazzo te lo chiedeva a fare?””” Era chiaro che stava nascendo un certo interesse, un interesse che si svelava con certi crampi piacevoli al basso ventre ed un fuoco caldissimo che scorreva come lava tra le cosce. Aveva 30 anni pure lei, erano nati lo stesso anno, e aveva una grande voglia di scoparsi il cugino, una voglia che aveva meravigliato lei stessa e che certamente non l’avrebbe mai riguardata, se quella settimana non avesser ricevuto la visita improvvisa di Giampaolo a casa dei suoi genitori.
“Ma se vengo a trovarti a Roma, mi ospiti a casa tua?” Roberta fece la domanda più volte e tutte le volte Giampaolo, coglione, gli rispondeva con la battuta “ma ho il bagno fuori, ti devi un poco adattare.” Era vero che il cesso era fuori, era vero! Il fatto sta che non poteva dirlo seriamente, non potevano tutti i suoi parenti sapere che lui viveva in una casetta, alla quale peraltro era molto affezionato, che però aveva il cesso fuori, e bisognava camminare per una ventina di metri, in giardino, anche d’inverno, se si voleva cagare o se si voleva fare il bagno. Giampaolo non sapeva immaginare sua cugina Roberta, magari di notte, andare fuori per pisciare. Lui si arrangiava, poteva pisciare in bottiglia o nel lavandino, ma lei? Era imbarazzatissimo e cercava di usare la battuta spiritosa per vedere se ci fosse stato il modo di farla venire lo stesso e scoparla, d’altra parte ci scopava Teresa, in quella casetta, due volte al giorno, tutti i giorni, e Giustina, appena Teresa era ripartita per tornare a casa dal marito cornuto, e ci avrebbe portato anche quel ragazzino finocchio della palestra, se non fosse stato tanto indeciso e maldestro. Perché non si poteva scopare anche la cugina? “”Si sarebbe adattata””, pensava Giampaolo, “”la buttiamo sul ridere e poi, quando inizia la nostra intima relazione segreta, lei non sarà tanto stronza da andare a dire in giro che il cesso era fuori, dopo che si era fatta fare il culo e voleva andarsi a lavare””.
Tra le occasioni perse, tra i moltissimi rimpianti, e chi era impedito nel viaggiare da oltre cinque anni sicuramente ne aveva, brillava la maniera cretina che non gli permise di scoparsi la cugina. Era un ripensamento violento che gli tormentava il sonno almeno una volta a settimana. Erano passati talmente tanti anni che non riusciva neppure a farsi le seghe pensando a lei. E però, proprio ora che il tempo aveva reso tutto impossibile, perché la vacca aveva accumulato almeno una quarantina di libbre di grasso superfluo e si erano persi di vista da anni, la memoria, la consapevolezza di averla messa supino sul letto, di averla strofinata dentro e fuori con la sua enorme cappella rovente, di aver colto la possibilità di farle anche qualche sborrata a spruzzo fluido in bocca e l’opportunità di farle il culo ogni notte che lei avrebbe passato a casa sua, erano necessari per mantenere un minimo di stabilità emotiva.