Quest’episodio risale a circa una decina di anni fa. Fu l’ultima volta in cui io vidi le mammelle di mia mamma, e in quell’occasione non ne fui l’unico spettatore. Ma, andiamo con ordine….


Era venerdì mattina e coi miei genitori, dopo quasi tre ore di guida, mi ero recato in città a sbrigare alcune commissioni. Dopo aver parcheggiato l’auto siamo scesi in strada per cercare un ufficio dove dover richiedere dei documenti. Ci incamminammo, io e mio padre affiancati e mia madre che ci seguiva, dietro di noi. A un tratto la sentiamo lanciare un urlo. Ci voltiamo e la troviamo sdraiata per terra. Aveva messo un piede nel vuoto ed era precipitata sull’asfalto. Con una mano si teneva l’altro braccio che le faceva molto male. Alcuni passanti intervengono in suo aiuto chiamando un’ambulanza che giunge rapidamente. Prestate le prime cure decidono di portarla al pronto soccorso per ulteriori controlli.


In ospedale dopo ore di attesa finalmente la sottopongono a radiografia che, purtroppo, rileva una frattura scomposta che necessita un intervento d’urgenza per rimettere a posto l’arto. Le viene quindi assegnato il posto letto per un ricovero al quale, ovviamente, non eravamo preparati. Costretta a spogliarsi, l’infermiera le porta un camice ospedaliero, di quelli verdi, per coprirsi in attesa di finire sotto i ferri. 


E qui, malgrado la situazione per certi versi “drammatica”, i miei occhi scoprono qualcosa che provoca immediatamente una reazione nelle mie zone basse: guardo la mia mammina seduta sul letto con addosso quel camice verde, trasparentissimo come un velo, che lascia vedere tutto quel che c’è sotto. E sotto il camice la mia mamma aveva soltanto gli slip bianchi. Nient’altro. Era praticamente nuda come nonna l’ha fatta. 


I miei occhi sono scesi lungo il suo corpo effettuando una seconda e personalissima scansione a raggi X dopo quella vera che le aveva diagnosticato la frattura. Dopo esser scesi alle caviglie sono ritornati immediatamente su concentrandomi ad altezza seni. Ed ecco rivedere le sue mammelle, bianche come il latte, con al centro due enormi areole poco più scure e centrate a loro volta da due capezzoloni resi turgidi dalla svestizione. Non vedevo il seno nudo di mamma da alcuni anni e feci subito dei confronti su come lo ricordavo: la dimensione e la forma sono più o meno le stesse, una quinta abbondante, ma col tempo è cambiato il colore delle areole. Adesso sono più chiare, più sbiadite. Tuttavia sono ancora ben visibili e sempre posizionate al centro della mammella stessa. Segno che non ha perso molta tonicità, malgrado gli anni trascorsi.


Vederla in quella situazione, braccio rotto a parte, mi ha richiamato alla mente qualche pornazzo trovato in rete qualche tempo prima. Bastava infatti cercare la voce Milf nei siti hot per vedere vecchiarde simili per situazioni e abbigliamento. Mmmmm….. ma questa milf, stavolta, era la mia mamma. Ed era una visione reale, non un’immagine fredda sul monitor del pc.


Mentre facevo queste considerazioni e mentre fantasticavo sul seguito di quella situazione, in camera entrò un medico. Un bel ragazzo, giovane forse più di me, che esattamente come me fece scendere lo sguardo sul seno prosperoso della mia milf. Ops, volevo dire mamma. Comincia a farle le classiche domande…. nome, cognome, età, farmaci assunti, eventuali forme allergiche… e nel frattempo i suoi occhi si alternano fra il foglio da compilare e le tettone ben visibili che erano proprio nella stessa direzione, guarda caso che coincidenza, della carpettina che teneva in mano.


Successivamente il dottore andò via. Nel frattempo entrò in sala un altro medico, stavolta più grande, che non diede apparentemente peso all’insolito abbigliamento della mia mamma. Chissà, pensai… o ha una moglie più bella o la mia mamma non gli piace o sa guardarla senza farsi notare. Beh, pazienza, non può mica piacere a tutti, continuai a pensare.


Nel frattempo l’ora di pranzo era passata da un pezzo. Mamma dovendo subire l’operazione non poteva mangiare, ma io e mio padre avevamo un certo languorino. Così ci allontanammo per andare a comprare un panino in una rosticceria adiacente all’ospedale. Mentre mangiavo continuavo a pensare alla mia mamma seminuda. Chissà se adesso c’è qualcuno ai piedi del suo letto che si sta eccitando su quelle areole in trasparenza, pensavo…….. e il mio pisello tendeva ad irrigidirsi.


Dopo aver placato la fame siamo rientrati in ospedale. Mamma, stremata dal dolore, si era appisolata. La squadrai dalla testa ai piedi. Il camice usato per quella “copertura” improvvisata aveva l’apertura sul davanti e proprio al centro del torace si era creato uno spazio che lasciava uscire una parte del seno compresa mezza areola. Il capezzolo, a fatica, tratteneva il tessuto del camice rimanendo sfortunatamente meno visibile. Mi sedetti ai piedi del letto continuando ad ammirare quello spettacolo e chiedendomi se qualcuno, prima di me, fosse entrato nella stanza trovandola in quello stato. Tenevo stretto fra le mani il mio primo smartphone e mi misi a pensare. “Sono un verme, mi sto eccitando su di mamma mentre lei è qui in ospedale, sofferente. Ma in fondo è solo una banale frattura e fra un mesetto sarà tutto passato. Che male c’è? In fondo quando mi ricapiterà un’altra occasione per ammirarla così? Allora che faccio? Fotografo? Non fotografo?”


Stavo per aprire l’app della fotocamera quando la sua voce mi riportò rapidamente coi piedi per terra: “Avete mangiato qualcosa?”, mi chiese appena svegliatasi. Fu così che mi mangiai le mani per aver tentennato nel fare quello scatto. L’unico che avrebbe immortalato l’areola e il capezzolo della mia mammina. Uno scatto che avrei magari potuto far ammirare a qualche mio amico più intimo. Peccato.


Ma i miei momenti di eccitazione su quel frangente così insolito non erano ancora finiti, anzi… si ripeterono quando arrivò il momento dell’operazione. Mamma continuava ad indossare quel bellissimo camice che creava un magnifico effetto sexy di vedo/non vedo. Così com’era venne prelevata dal letto per venire posizionata su una barella. E con la barella venne portata in sala operatoria attraversando i lunghi corridoi che la separavano dalla stanza dove alloggiava. Io andavo dietro a loro e guardavo i volti delle persone che nel tragitto se la vedevano passare seminuda sotto il naso. Cercavo di capire se se ne rendessero conto. E qualcuno, in effetti, ha gettato su di lei un’occhiata un po’ più intensa. “Sicuramente avrà visto la trasparenza del camice”, pensai immediatamente, tornando ad eccitarmi anche in quell’assurda situazione.


Continuai ad eccitarmi anche mentre mamma era in sala operatoria. Pensavo che per l’intervento al braccio non fosse necessario scoprire il seno, ma grazie a quel camice i medici se la sarebbero vista seminuda. Chissà, magari glielo avevano fatto togliere con una banalissima scusa. 
L’intervento fortunatamente andò bene. Ormai era notte ed io e mio padre siamo rientrati a casa lasciando mammina in quell’ospedale sconosciuto e distante ore e ore di strada da casa.


Giungemmo a casa a notte fonda ed io mi fiondai immediatamente a letto per tentare con qualche ora di sonno di recuperare la stanchezza. Ma, malgrado mi giravo e rigiravo, non riuscivo a prendere sonno. L’euforia per la giornata movimentata prendeva il sopravvento dei miei pensieri e per placarla dovetti spararmi un segone con copiosa sborrata.


L’eccitazione proseguì nel giorno successivo: il sabato per impegni di lavoro non potei ritornare in quell’ospedale ma nel frattempo la mia mente continuava a pensare a quella trasparenza sul suo corpo esposto alla mercé di chiunque entrasse nella stanza. E, a tal proposito, capitò una situazione davvero molto intrigante. 


Proprio in uno di quei momenti mi arriva una telefonata da un numero sconosciuto. Rispondo e dall'altro lato sento una voce che non riconosco. "sono il figlio della signora ricoverata nella stanza accanto a quella di sua mamma. Le passo sua mamma". 
Mamma non aveva telefono con sé e per mettersi in contatto con noi chiese ai parenti di un’altra ricoverata di poterle far fare una telefonata. “Bene”, pensai, “così almeno sento la sua voce e mi tranquillizzo sulle sue condizioni di salute”. Ma nel frattempo nei miei pensieri si ricomponevano delle immagini di persone. Uno in particolare, il figlio che avevo appena sentito parlare, mi ricordai di averlo visto nei corridoi il giorno prima. Un tipo poco più giovane di me, con lunghi capelli legati in una coda, un orecchino, braccia muscolose e tatuate….


Ma se quel tizio ha parlato con me e subito dopo mi ha passato mamma….. Beh, era inevitabile che fosse accanto a lei, sicuramente ai piedi del suo letto, e sicuramente avrà visto “l’insolita vestaglia” che mammina indossava. Si sarà riempito sicuramente gli occhi nel vedere quei capezzoloni turgidi che trasparivano. E se mamma ha barattato la telefonata con una prestazione sessuale? “Un pompino in cambio di una telefonata”... pensai. 


Ma no, mamma non sarà stata così zoccola da farsi vedere nelle parti intime da uno sconosciuto. Sicuramente avrà stretto le braccia sui seni per nasconderli appena lui si è avvicinato. Uhmmm, però aveva un braccio bloccato dall’ingessatura. Beh, allora avrà coperto almeno i capezzoli con l’altro braccio lasciando inevitabilmente scoperta solo la rotondità mammaria. Sì, sicuramente avrà fatto così. E il telefono? Con quale braccio lo teneva vicino all’orecchio? Sicuramente quel ragazzone così carino e gentile si sarà premurato di reggerlo lui stesso mentre mamma parlava al telefono con me. Sì, sarà andata sicuramente in questo modo.


Meglio non pensarci più, meglio distrarsi ritornando a lavorare. Dopo questi ultimi pensieri sentivo il membro, fra i calzoni, gonfiarsi paurosamente, pronto a esplodere in un’altra eiaculazione fiottante. 


Mamma venne dimessa nella settimana successiva e dopo qualche mesetto di terapia recuperò totalmente l’uso del braccio.

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