Ciao a tutti! Sono A******, detto Zanty: un ragazzo di 25 anni con la passione del Crossdressing, molti di voi mi conoscono per le foto ed i video di me che ho pubblicato su questo sito. Ho questo hobby da almeno un paio d’anni: adoro mettere in mostra il mio fisico esile ed il mio culetto in modo che sia apprezzato, sopratutto da uomini più grandi e maturi. Apprezzo moltissimo la lingerie femminile in particolare i perizomi ricamati, che sfoggio in tutte le loro forme e colori. Inoltre amo sentire il mio culetto venire abusato e allargato da sex toys con i quali ho avuto diverse esperienze: dai semplici dildo di varie dimensioni, ai plug, fino ai vibratori.
Nonostante questo, non ho ancora avuto occasione di provare il vero cazzo maturo, cosa che, più passa il tempo, più mi mette voglia. Ma l’occasione, si sa, arriva quando meno te lo aspetti.


Qualche mese fa, in una giornata di fine luglio, mi ritrovavo a casa da solo. I miei genitori, con i quali convivo ancora, erano partiti per due settimane di vacanze e io ero felicissimo, dal momento che potevo approfittare di questa occasione per indossare alcuni nuovi completini che avevo comprato e farmi un po’ di foto da troietta sul lettino della piscina.
Avevamo infatti una casa molto grande e ben isolata, che ci premetteva di goderci una bella piscina in tutta serenità, senza badare troppo agli sguardi di chi passava da quelle parti.


Dopo i primi giorni, passati in tranquillità con alcuni amici, decisi che era il momento di farsi un paio di scatti, dando sfogo a tutta la mia voglia di sentirmi una puttanella. Avrei avuto tutto il giorno per stare da solo: mi depilai bene, mi lavai, pettinai i miei lunghi e ricci capelli neri, mi misi un filo di trucco non troppo appariscente e mi vestii.
La mia scelta ricadde su un intimo composto da perizoma bianco di pizzo, mini reggiseno semi-trasparente, giarrettiera e calze bianche abbinate e, a completare il tutto, un paio di tacchi alti, oltre ad un plug anale nel culetto con una pietruzza rosa come ciliegina sulla torta.
Dopo tutto quel tempo passato a prepararmi, mi diressi verso la piscina e mi distesi. Ero stanco, ma mi sentivo splendida: non vedevo l’ora di potermi fare un po’ di foto.
Sistemai un cavalletto ed il cellulare cominciando a pensare un po’ di pose, quando un suono mi prese alla sprovvista:


*Driiiiin*


Il campanello! Mi ero completamente dimenticato che in quel giorno doveva venire Alessandro!
Preso dal panico corsi sui tacchi fino in camera e me li tolsi. Dalla fretta, non mi levai altro, mi limitai ad indossare un paio di pantaloni lunghi ed una maglietta larga e pesante, nella speranza che coprissero al meglio l’intimo. A quel punto corsi ad aprire la porta


“Hey A******! Finalmente! Che stavi facendo la dentro?!” disse Alessandro con una risata.


“S-scusa Ale, non avevo sentito subito” risposi


Alessandro è un amico di mio padre. Alcuni giorni prima si erano accordati affinché lui venisse a godersi la nostra piscina mentre i miei genitori erano via, come ringraziamento per alcune commissioni. Da quello che so, loro si erano conosciuti durante la leva militare. e, mentre mio padre aveva lasciato quella strada per dedicarsi ad altro, Alessandro aveva deciso di continuare, facendo carriera e aumentando parecchio di grado. E’ un uomo massiccio, alto quasi due metri, calvo e con un fisico scolpito. Non nego che mi è spesso capitato di pensare a lui nelle mie fantasie.


Molto imbarazzato, gli chiesi se gradiva un caffè o una fetta di torta, cosa che accettò ben volentieri. Ci accomodammo in un piccolo tavolino in giardino e parlammo per una decina di minuti del più e del meno: come stavano i miei, se con l’università stesse andando tutto bene o se avessi una ragazza. Tutti discorsi di circostanza, che parevano essere fatti solo per riempire quel tempo che doveva passare con me perché si sentiva obbligato. Tuttavia potevo notare come, di tanto in tanto, mi scrutasse più intensamente, facendomi temere che avesse notato qualcosa.
Terminati quei brevi discorsi, si diresse verso la piscina. Mi congedai dicendogli che sarei andato in camera e che, in caso di qualsiasi problema, poteva tranquillamente cercarmi li. Inutile dire che ero particolarmente sollevato che non avesse notato nulla.
Mentre mi allontanavo, tuttavia, la parte più puttana di me prese il sopravvento e mi sussurrò: “E tu vorresti davvero perdere la scena di quel pezzo di figo che si spoglia? Adesso che ne hai l’occasione?!”. Mi morsi il labbro. Cazzo! No, non volevo perdermela!


Mi girai di scatto e tornai fuori verso la piscina, non avevo tempo per cambiarmi. Forse avrei pure potuto fargli un video se fossi stato abbastanza discreto. La sola idea mi eccitava tantissimo.
Alessandro si era sistemato in un lettino e si era già tolto la maglietta, rivelando un fisico da urlo: spalle larghe, pettorali gonfi ed addominali scolpiti, ben abbronzato e con uno strano tatuaggio di un serpente che, dal centro dello sterno, formava una sorta di spirale, scendendo in basso fino all’inguine e sparendo nei pantaloncini. Si fermò un momento, guardandomi stupito:


“E te che ci fai di nuovo qua?! Mi fai un po’ di compagnia?”


Io, cercando di mascherare il mio imbarazzo, risposi con un “Ecco.. si, volentieri!”.


“Ah fa pure come vuoi haha”


In silenzio si tolse anche i pantaloncini, al di sotto indossava uno slip aderente di un nero lucido che, con mia grande gioia, conteneva a malapena il suo pacco rigonfio facendolo ciondolare ad ogni movimento. Probabilmente rimasi troppo incantato da quella visione, dal momento che Alessandro si accorse della cosa.


“Ehm… Stai guardando qualcosa A******?”


“N-niente di particolare… ecco… sai, n-non pensavo che si potessero avere tatuaggi del genere nell’esercito” Dissi, sperando non avesse notato il palese fatto che gli stavo fissando il pacco


“Ah in realtà si, basta che siano in posti poco visibili. Mi piacerebbe molto fare qualcosa anche sulle braccia, ma quello non è concesso purtroppo”


“Peccato, penso saresti stato davvero bene. Ma come mai un serpente.. se posso chiedere?”


Lui scoppiò in una risata “No no, hai fatto bene a chiedere, è una storia divertente, risale ad un vecchio soprannome, ancora quando ero giovane a militare. Diciamo che mi è un po’ rimasto e così ho deciso di onorarlo in questa maniera”


Rimasi un po’ incuriosito “Ovvero? Che soprannome?”


“Sei proprio curioso haha! Mi chiamavano Anaconda, avevano viso che avevo una minchia tanta” e scoppiò in una risata.


Inutile dire che divenni completamente rosso. Avevo intuito le sue doti, visto che erano particolarmente palesi in quel misero costumino, ma non pensavo di certo che me le avrebbe sbandierate in maniera così palese.
Cercai di chiudere velocemente la conversazione, dopo tutto avevo avuto la eccitante visione che speravo. Ero di nuovo sul punto di andare via, quando Alessandro tirò fuori una boccetta di olio dallo zaino e cominciò a spalmarselo su tutto il corpo.
Stavo per imprecare, quel bastardo mi stava tentando di nuovo! Come avrei potuto giustificare la mia presenza li a quel punto? Non pensai troppo, rimanevo semplicemente impalato ad osservare il corpo perfetto di quel maschio mentre si copriva di olio.


Mi punzecchiò di nuovo “A******, ma non hai caldo vestito così? Non ti viene voglia di farti un bagno?”


Cercai di evitare il discorso, ma stranamente Ale cominciò a farsi insistente, chiedendo di tuffarmi con lui e godermi l’acqua. Dopo un paio di rifiuti da parte mia era ormai evidente come si fosse impuntato al punto di non lasciarmi altra scelta, d’altro canto lo conoscevo, era una persona abituata a non ricevere mai un no da nessuno, nemmeno da chi lo odiava. Solo.. come avrei fatto a non farmi scoprire? Mi dovevo buttare vestito?


Non ci pensai due volte: presi e partii di scatto verso la piscina con l’intento di buttarmi, una cosa veloce e pulita, un bel tuffo, una nuotata a rana, uscire e nascondermi in casa con la scusa di andare a cambiarmi i vestiti: sarebbe stato tutto perfetto.
Non fu così: Alessandro serrò il suo forte braccio attorno al mio fermandomi. Neanche con tutta la mia forza mi sarei liberato da quella presa.


“Che fai! Hai paura di spogliarti? Vuoi nascondermi qualcosa?” questa volta il tono di Ale era particolarmente serio, come se sapesse cosa nascondevo.


Ormai non sapevo più che fare, avevo il cuore che batteva all’impazzata ed ero diventato completamente rosso, senza contare che sotto quei vestiti pesanti stavo pure sudando un sacco.
Non so cosa mi prese a quel punto: riuscì in qualche maniera a divincolarmi ed allontanarmi un po’ da lui, solo per fermarmi, guardandolo negli occhi


“Che cosa faiiii! Vattene in casa!” pensavo, ma il mio corpo non mi rispose. Quello che feci, invece, fu togliermi la maglia e i pantaloni, mostrandomi a quel maschione meraviglioso in tutta la mia troiaggine. L’intimo candido splendeva sotto il sole pomeridiano, risaltando il mio corpo esile e candido, che veniva esposto allo sguardo sorpreso di Alessandro.
“E-ecco… s-si, c’era qualcosa che nascondevo”


A quelle parole, Ale rimase un’attimo impassibile prima di scoppiare in una fragorosa risata
“Hahahaha cazzo A******, ma che mi combini! In effetti ti vedevo ancora più effeminato del solito oggi, con quel faccino truccato, ma pensavo che fosse una strana moda, non che fossi acconciato da vera troia anche sotto”


“A-ale, posso spiegare, io…“


“Sai una cosa? Adesso ti tappi quella bocca da pompinara che non me ne frega un cazzo. Anzi, visto che sei lì, girati e fammi un po’ vedere quel bel culetto”


Inutile dire che la cosa mi lasciò particolarmente di stucco. Tutto mi sarei aspettato tranne che una reazione del genere, pareva che si fosse trasformato in un’altra persona. Sebbene una parte di me ne fu comprensibilmente spaventata, il resto di me fremeva dall’eccitazione: potevo mettermi in mostra per lui.
Mi girai inarcando la schiena, mettendo così in risalto il mio culetto che spiccava in tutte le sue rotondità, esaltate dal perizoma bianco di pizzo


*Ciafff*


In maniera completamente inaspettata mi arrivò una fortissima sculacciata che mi spinse in avanti e mi fece scappare un urletto


“Porca puttana Troia! Ma guarda che cazzo di culetto a mandolino che abbiamo qui! Sei proprio una puttanella di classe!” quelle parole furono seguite da un’altra sculacciata e da una palpata di culo da parte della sua poderosa mano che mi afferrò mi avvicinò a se. Avvertivo il suo corpo oliato contro il mio e le sue mani che esploravano il mio corpicino, sentivo che mi stava apprezzando ed ero al settimo cielo. Le sue dita passarono dalle mie chiappe alle gambe per poi risalire lungo il petto e il viso e tornare di nuovo sul culo, in mezzo alle chiappe dove tenevo il plug.


“Ma guarda che cosa abbiamo qua! Hahaha vedo che mi nascondevi un bel gioiellino tra le chiappe! Piccola stronzetta che non sei altro!”


Di tutta risposta io cominciai ad accarezzare il suo corpo perfetto e strusciarmici contro, potei così sentire i suoi muscoli duri contratti, le sue braccia forti ed il suo cazzo, che stava diventando bello duro quasi volesse esplodere fuori dagli slip.


“A-ale…. vorrei…”


“Che cazzo vorresti troia? Parla dai”
Non dissi nulla. Mi abbassai mettendomi in ginocchio di fronte al suo pacco imponente, guardandolo negli occhi con una faccia avida di cazzo. Mentre mi scrutava dall’alto del suo corpo minaccioso mi sentivo una vera puttana affamata di cazzo.


“Hahahaha hai capito te! Questa puttanella ha voglia di cazzo. Vediamo se te lo meriti, implorami!”


Nonostante la cosa mi facesse vergognare tantissimo, volevo troppo vedere il suo cazzo, sopratutto dopo che me lo aveva fatto desiderare così a lungo
“P-per favore voglio il tuo cazzo, è da quando sei arrivato che non faccio altro che osservarti questo pacco così perfetto, voglio averlo tutto per me!”


“Cazzo più andiamo avanti più capisco quanto tu sia una troia senza speranze! Pensa se lo sapesse tuo padre” rispose Ale, con la voce carica di eccitazione.


Io non feci tempo a rispondere, Alessandro si abbassò gli slip estraendo il suo membro e andando a sbatterlo più volte sulla mia faccia.
Finalmente potevo gustarmi e osservare meglio quel cazzone che avevo tanto sognato e desiderato. Dal vivo era ancora meglio che nella mia fantasia: lungo almeno quanto il mio viso e talmente largo che faticavo a stringere la mia mano tutta attorno, le sue grosse vene sembravano voler scoppiare e la cappella, lucida e grossa, era già umida e pronta ad essere presa in bocca.


Sentivo la mia mente che pian piano mi lasciava, mentre la parte puttana di me aveva ormai completamente preso le redini. Afferrai quel cazzone con due mani e, dopo essermelo sbattuto ripetutamente sulla lingua, leccati avidamente la cappella e l’asta più e più volte da cima a fondo. Dopo averlo inumidito tutto, cominciai ad infilarmelo in bocca e a succhiarlo lentamente: avevo già spompinato diversi cazzi finti, ma la sensazione non era nulla se confrontata con quella di quel meraviglioso uccello.
Solo perdere in bocca tutta la cappella fu difficoltoso da tanto era larga.


“Aaaaaah cazzo si! Succhia più a fondo baldracca! Lo so che lo vuoi”


In quel momento Ale mi afferrò per i miei lunghi capelli neri forzando la mia testolina sul suo mostruoso uccello e costringendomi a prenderlo in gola. Sentivo la mia laringe che si dilatava e mi faceva male sotto la sua spinta: non avevo mai preso nulla di dimensioni simili.
Avevo i conati di vomito e gli spasmi, ma volevo prenderlo tutto. Sotto le spinte di quel maschio scesi lentamente lungo l’asta trattenendo i conati, finche le mie labbra non toccarono le sue palle.


“Ooooooh merda!L’hai devvero preso tutto! Che puttana succhiacazzi!”


Mi tenne stretto e fermo in quella posizione finché, esausto e in preda ad altri spasmi, non picchiettai le sue gambe per fargli capire che avevo bisogno di aria. In tutta risposta, allentò la morsa, premettendo di liberare la bocca e respirare, solo per poi mollarmi una sberla dritta in faccia, che mi fece cadere all’indietro.


“Troia! Neanche capace di trattenere il fiato come si deve! Vieni qua che adesso te la sfondo quella gola di merda”


“A-Ale ascolta, io…” per quanto eccitato avevo paura di fin dove si sarebbe spinto


“Stai zitta e fai quello che ti dico, che so che ti piace stronza”


Mi prese nuovamente entrando di forza nella mia gola. Questa volta anziché rimanere fermo cominciò a muovere il bacino avanti e indietro, usando la mia faccia come un mero buco per il piacere. Più andava avanti e più si muoveva velocemente, le sue palle grosse e gonfie sbattevano contro il mio mento ed il mio collo ed io mi sbrodolavo completamente di saliva.
Con quel toro incredibile che mi violava la faccia, sentivo il mio cazzetto che stava scoppiando sotto le mutandine, fremendo e rilasciando liquidi. Lo tirai fuori stringendolo in mano e cominciai a segarlo. L’eccitazione era talmente forte che, non appena mi misi ad andare avanti e indietro, venni, facendo colare tutta la mia sborra sul prato di fianco alla piscina.


La cosa non sfuggì ad Ale che, mollatomi un altro ceffone nel viso, mi sputò in faccia e urlò “Che cazzo fai! Si può sapere ci ti ha dato il permesso?”


“Nessuno, io stavo solo…” risposi


“Nessuno, l’hai detto Troia! Non ti azzardare più a farlo o la prossima volta quell’inutile cazzetto te lo strappo a morsi”


Senza il coraggio di replicare, mi infilai quella cappella fradicia in bocca. Il toro riprese a violentarmi il faccino facendomi tenere le mani dietro la schiena. Andò avanti in quella maniera per almeno venti minuti, dopo i quali avevo la gola dolente ed il viso completamente ricoperto dalla mia saliva e dai suoi sputi al punto che faticavo a tenere gli occhi aperti.


Estrasse il suo cazzo e, dopo avermelo sbattuto violentemente in faccia, mi alzò in piedi tenendomi dal collo


“Devo ammettere che sei una pompinara niente male, so a chi mi dovrò rivolgere la prossima volta che il mio cazzo avrà bisogno di una lucidata! Adesso però mettiti a quattro zampe sul lettino da brava cagnetta!”


Eseguii il suo ordine mettendomi a novanta e mostrando il mio culo aperto con il perizoma spostato di lato e il plug ancora infilato. Dopo avermi tirato due sculacciate ben assestate, che mi fecero sussultare e gemere come una ragazzina, Alessandro afferrò le mie mutandine e le tirò, rompendole e strappandomele via in un colpo solo.
Mi piacevano moltissimo e le avevo pure pagate un bel po’ ma non osai dire nulla, anche perché ero terribilmente eccitato.


“Tieni le chiappe belle aperte, voglio vedere quanto è largo quel tuo buco”


Ovviamente anche questa volta feci come mi diceva da brava schiavetta ubbidiente.
Dopo aver estratto lentamente il plug, Ale osservò il mio buco dilatato e oscenamente aperto e ci sputò dentro. Ci giocò un po’, infilandoci le sue grosse dita all’interno e massaggiandolo mentre io fremevo dal piacere. Quando fu soddisfatto della cosa, prese il suo cazzone e posò la cappella, ancora lucida della mia saliva, tra i miei glutei arrossati.


Io non potevo più aspettare, girai il viso per guardarlo negli occhi e gli dissi: “Scopami ti prego! Voglio sentire quel cazzo dentro di me!”


“Così ti voglio Troia da quattro soldi!”


Non si fece attendere e, con un po’ di forza, infilò il suo cappellone dentro di me, scivolando a fondo. Non riuscii a trattenere un gemito, che mi scappò dalla bocca provocando un sorriso compiaciuto sulle labbra di Alessandro.
Dopo la penetrazione iniziale rimase un attimo fermo per farmi sentire meglio quanto fosse in profondità e quanto mi stesse dilatando le interiora.


“O-oddio Ale è enorme! Non avevo mai preso nulla del genere nel mio culo Aaaaaaaah!”


“Si Puttana lo senti bene eh?! Questo è il cazzo che ti rovinerà il culo!” detto questo, uscii quasi completamente dal mio culo per poi rientrare immediatamente con una spinta talmente forte da farmi sussultare. Lo fece ancora e ancora, sempre più forte e ad ogni spinta sentivo il suo cazzo sempre più a fondo dentro di me. Quando sentii le sue pesanti palle cariche del suo seme sbattere contro le mie capii che lo aveva infilato per tutta la sua interezza: in quel momento avevo più di venti centimetri di uccello dentro di me.


Il toro mi afferrò per i fianchi e mi tirò contro di se, aumentando il ritmo e muovendosi avanti e indietro sempre più velocemente. Io non riuscivo a trattenere i gemiti che riempivano l’aria assieme al *ciaff ciaff* del suo imponente corpo che sbatteva contro il mio e al suono dei ceffoni che continuava a mollare al mio culo, ormai bello rosso.


Dopo una lunga monta in quella posizione Alessandro mi afferrò la testa per spingerla violentemente giù contro il lettino. Quindi, alzò la gamba e mi mise il piede sulla faccia per tenerla ben schiacciata in basso. Come se quell’umiliazione non fosse abbastanza, mi sputò addosso.


“Mi piaci così Cagna! Direi che è una posizione che ti si addice molto! Adesso abbaia per il tuo padrone”


Mi sentivo incredibilmente usato e umiliato, ma obbedii all’ordine del porco, imitando il verso di una cagnetta come meglio potevo. La mia imitazione venne apprezzata con una fragorosa risata e con un ritmo ancora più intenso. Ad ogni ciaff ciaff sentivo la mia mente che si svuotava e il mio cazzo di nuovo pronto ad esplodere, anche perché in quella posizione la penetrazione arrivava ancora più a fondo.


Andò avanti a lungo finché, dopo avermi sputato di nuovo addosso, mi ordinò di girarmi e di mettermi supino.
Quando estrasse il suo cazzone sentii le pareti del mio retto che si rilassavano e provai un incredibile senso di vuoto: nonostante fossi ormai distrutto, lo volevo ancora dentro.
Non tardò ad arrivare: Alessandro mi alzò le gambe all’altezza della testa fecendomele tenere con le mani e, infilatolo di nuovo nel mio culo bello dilatato, riprese a pomparmi con foga.
Questa volta oltre ad essere ancora più violento afferrò il mio cazzetto con una mano, stringendo l’altra attorno al mio collo.


“Dai puttana, dai cagna! Vedo che ti piace farti usare come una sgualdrina succhiacazzi! Sborra per me dai!”


Oltre a godere come una vera cagna in calore non riuscivo più a respirare e a pensare lucido con il collo serrato sotto la sua presa. Tutto ciò che avevo nella mia testa era il piacere che stavo ricevendo e i colpi di quel toro incredibile contro il mio corpicino.
Non potevo resistere a lungo: cacciai un urletto acuto e venni di nuovo, rilasciando un paio di schizzetti che mi macchiarono la pancia. Sentivo le mie interiora che si contraevano, aprendosi e stringendosi attorno al cazzo di Ale che, dall’alto, mi osservava soddisfatto.
Continuai a contorcermi in preda agli spasmi a lungo, finché lui non mi calmò con un paio di forti ceffoni. Fatto quello, raccolse il seme che avevo ancora sul mio corpo e me lo fece ingoiare infilandomi tre dita a fondo, fino in gola.


“Mangia troia! Questo è il premio per le baldracche come te!”


Riprese quindi a pompare duro, nonostante fossi arrivato al limite dell’eccitazione. Ogni altro colpo di bacino mi faceva tremare da cima a fondo al punto che dovetti stringere forte il lettino per non muovermi troppo, temendo di poter nuovamente suscitare la sua ira. Andò avanti così ancora una decina di minuti nei quali io stavo completamente impazzendo. Finalmente, dopo aver dato visibili segni di cedimento io lo incalzai


“Oddioooooo! Sto impazzendoooo! Sei un cazzo di toroooo aaaah!”


“OOOOOH siii! Vuoi la sborra troia? La vuoi?!”


“Siiii cazzo! Riempimi tutta ti pregooo!”

Con un grugnito, il porco diede i suoi ultimi potenti colpi di bacino per poi andare a fondo e rimanere fermo in quella posizione. Si svuotò completamente dentro di me: sentii il suo seme uscire violentemente e inondarmi il retto a fiumi. Chiusi le gambe attorno a lui e lo afferrai attaccandomi alla schiena mentre il mio culo veniva riempito sempre di più, non pensavo che una singola persona potesse sborrare così tanto, sopratutto se paragonato alle mie misere schizzate.


“Aaaaah cazzo! Senti come ti riempio il culo, puttana inutile!”


Una volta che si era completamente svuotato restò fermo dentro di me ancora un momento e afferrò la mia testa per baciarmi, infilandomi la lingua in bocca. Non mi aspettavo un gesto del genere, ma chiusi gli occhi e ricambiai. Andammo avanti a lungo, intrecciando le nostre lingue.
Quando si tolse ed estrasse il suo cazzone mi resi conto di quanto fossi provata fisicamente: il mio viso era rosso dalle sberle, appiccicoso dalla saliva mia e di Ale e macchiato dal mio trucco che colava, la lingerie era completamente rovinata, strappata e sporca di sborra e saliva, ma la cosa messa peggio era sicuramente il mio culo: rosso, oscenamente dilatato e pieno di sborra fino all’orlo.


“Cazzo che scopata! Sei una troia mica male!” disse Alessandro ansimando “Dovevo aspettarmelo da chi ha la faccia da succhiacazzi come te” e mi tirò l’ennesima sculacciata
Rimase quindi un momento a riflettere “Sai cosa? Mi è venuta un’idea…”


A quel punto raccolse il plug da terra e me lo infilò lentamente in bocca, dopo avermelo fatto leccare dolcemente. Me lo fece lubrificare con la saliva per poi rimetterlo nel culo, in modo che il suo seme rimanesse all’interno.


“Aspettami qua, vado a prendere una cosa” mi disse. Io da brava servetta ubbidii annuendo con la testa.


Tornò poco dopo con una fetta di torta rimasta da prima e la posò sullo sdraio


“Da brava, mettiti sopra e svuotaci tutto il tuo culo”


Io lo guardai allibito: “C-come scusa?”


“Non discutere, esegui!”


Imbarazzatissimo, mi sistemai sul lettino e, senza sforzo, Alessandro estrasse il plug dal mio culo. Un rivolo di sborra ne uscì fuori, riversandosi sulla torta e ricoprendola come una sorta di glassa. Continuò ad uscire per diversi secondi e, anche una volta fermata, il porco mi fece spingere per buttare fuori gli ultimi residui. “Ecco così, che brava puttanella ubbidiente”
La raccolse e me la mise davanti al viso “Da brava, adesso finiscila tutta”


Sebbene a quel punto potessi tranquillamente aspettarmi che avrebbe detto una cosa del genere, rimasi comunque abbastanza scioccato dalle sue parole “V-vuoi che la…. mangi?”


“Ma sei sorda oltre che cogliona?! Mangiala e non farmi ripetere!”


Ovviamente il porco non perse occasione per mortificarmi nuovamente e io non ebbi il coraggio di rispondere. Mi limitai a fare un respiro profondo e prendere in bocca un boccone di torta ricoperta dalla sua sborra ed i miei umori.
Devo ammettere che il sapore era decisamente meglio di quanto mi aspettassi, per quanto comunque disgustoso. Cercando di non pensarci troppo, mangiai tutto sotto il suo sguardo divertito. La cosa peggiore fu che, mentre lo stavo facendo, notai che mi stava scattando un paio di foto con il suo cellulare, anche in quel caso non dissi nulla.


“Ecco brava, adesso non dimenticare di leccare per bene il piatto che voglio vederlo splendere”


Detto quello Ale si tuffò in acqua ancora nudo e fece una decina di vasche. Terminato il suo bagno, uscii senza degnarmi della minima considerazione e si rivestii. Un po’ ci rimasi male nel vedere il suo bel cazzone sparire dentro quel costumino attillato.
Io ero ancora in ginocchio inebetito e ammutolito, pensando a quanto mi avesse rotto, sia fisicamente che psicologicamente.
Mi superò per raccogliere le sue ultime cose


“A-Ale, riguardo ad oggi, non è che…”


“Non dirò nulla, non farti strane idee. Anche se mi piacerebbe vedere la reazione di tuo padre nel sapere che suo figlio è una baldracca succhiacazzi con il culo rotto hahaha”


“No ti prego. dai per favore mi rovineresti la vita”


“Hahahaha scherzo, ma sappi che questo culetto lo voglio ripassare ancora quindi tieniti pronto” e mi tirò un ultima sculacciata talmente forte da farmi gemere. Poi mi salutò e se ne andò senza voltarsi.


Quando raccolsi il mio cellulare dai miei vestiti, ancora a terra, mi accorsi che erano passate più di due ore dall’ultima volta che lo avevo guardato.
Tornai in casa, mi tolsi il resto della lingerie e la buttai nel cestino, ormai era completamente sporca, lacera e rovinata. Andai in bagno e mi infilai sotto la doccia in silenzio. Credo ci rimasi almeno un’ora a far scivolare via i pensieri: non riuscivo a credere a quello che avevo fatto: mi sentivo il culo terribilmente aperto, la gola in fiamme, lo stomaco pieno della sua sborra e la faccia dolente dalle sberle. Quelle sensazioni non ne volevano sapere di lasciare il mio corpo.


Uscii, fuori ormai era buio. Dopo essermi rivestito, mi buttai a letto e mi accorsi che il mio viso era rigato di lacrime: perché mi sentivo in quel modo? Perché lo volevo rivedere così tanto?
Presi il celluare e, dopo un attimo di esitazione, inviai un messaggio a mio padre: “Ciao pa’, non è che mi potresti passare il numero di Alessandro?”.

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