Tutto cominciò per caso. Un po’ per noia, un po’ per curiosità, un po’ per provare l’emozione mentale mi ritrovai iscritto su un gruppo di Facebook di “sposati in cerca di fuga”. I post erano vivaci e spesso discussi con ardore dai membri del gruppo. Battutine piccanti e qualche energico schiaffo virtuale a chi era troppo audace. La maggior parte dei post erano però a tema “evasione”, dove l’evasione era chiaramente una scopata di una sera o magari due, senza coinvolgimento e senza secondi fini. Sotto un post una sera mi ritrovai una risposta ad un mio commento che sembrava una sfida; potevo non rispondere a tono? Così incontrai Diana, sposata insoddisfatta di Firenze.
Battuta dopo battuta, risposta dopo risposta diventammo assidui inseguitori uno del profilo dell’altra è così diventammo “amici facebookiani”. Su Messenger cominciammo a scriverci, commentare tra di noi i post, farci quatto risatine su qualche personaggio del gruppo che era decisamente affamato da anni di astinenza. Gli MDF o le MDC come li chiamava lei: morti di figa e morte di cazzo.
La conoscenza diventava sempre più intensa come l’intimità e le confessioni. Il passo fu breve da Messenger a Skype, da Skype al telefono. Ogni scusa era buona per sentirci, il buongiorno al mattino, la pausa pranzo mentre eravamo al lavoro, ci tenevamo compagnia nel percorso casa-lavoro.
E poi … si supera quel limite, il desiderio diventa intenso, la voglia cresce e al telefono si va oltre. Così oltre che non vuoi fermarti. Una sera che eravamo entrambi soli in casa, mia moglie al club del Burraco il marito a cena di lavoro, il telefono divenne bollente. Io mo ritrovai con il cazzo in mano e lei con le dita dentro la figa. Eravamo talmente presi che non riuscivamo a fermarci. Io le parlavo con foga e lei con passione mi rispondeva.
“Lo stringo nella mano e mi sego veloce”
“Ho il capezzolo tra le dita e lo tiro mentre mi spingo dentro le dita; continua, fammi sentire quando vieni”
“Vieni insieme a me, dimmi quando godi che sborro”
Poi le parole lasciarono il posto ai sospiri più intensi, ai gemiti e, infine, ad un mugolio profondo e caldo di liberazione.
Ansimanti e sporchi, la mia sborra sui pantaloni e le sue gambe bagnate, rimanemmo in silenzio, eravamo seduti uno accanto all’altra, io sul mio divano e lei sul suo. Rimanemmo così per un bel po’ di tempo che ci sembrò infinito.
Da quella sera fu un crescendo.