Con la mia famiglia ci eravamo da poco trasferiti nella nuova casa, in un condominio a pochi passi dal mare. La prima cosa che si fa in una casa nuova è conoscere i vicini. E quasi subito abbiamo intrecciato un ottimo rapporto di amicizia proprio con la famiglia che abitava nello stesso pianerottolo dove risiedeva il nostro piccolo appartamento.
In particolare, si creò subito un legame fra le due capofamiglie: la mia mamma e la vicina che era di pochi anni più grande di lei. Entrambe trascorrevano ore insieme, ogni giorno, chiacchierando del più e del meno. Cominciarono anche ad uscire insieme, magari per fare la spesa o andare al mercato, o per delle passeggiate….
Arrivò l’estate. Io avevo sette anni e la mia mamma trentatre. Essendo finita la scuola ed essendo ancora un po’ troppo piccolo per restare da solo in casa, mi trovai a trascorrere la giornata con lei e con la vicina di casa, ormai amica inseparabile di mamma, seguendole ovunque andassero. E così, la mattina al mare e il pomeriggio a passeggiare sul lungomare, le giornate trascorrevano tranquille, o quasi.
Adesso, non so spiegarmi come sia successo. Forse perché ero troppo piccolo per cogliere alcuni particolari ma fattostà che, pian piano, un quarto soggetto si fece via via sempre più presente nelle nostre giornate. Una figura maschile. Un omone, più alto di mamma, robusto, muscoloso, si trovava casualmente ad avvicinarsi a noi tre salutando affettuosamente le donne e intrattenendosi ogni volta sempre più a lungo in conversazioni apparentemente insignificanti.
A poco a poco capii che quest’uomo abitava a pochi km da casa nostra, quasi sul mare, ed era sposato con una donna molto bella, bionda e prosperosa, proprio come la mia mamma. Aveva anche due figlie. Ma, man mano che passavano i giorni, la sua presenza si faceva sempre più massiccia. La vicina e amica di mamma sembrava conoscerlo molto bene, quell’uomo che a me faceva sempre più antipatia ma che ogni volta che uscivamo di casa speravo che ci raggiungesse perché il suo arrivo era il momento in cui finalmente vedevo la mia mamma sorridere, felice e raggiante.
La mia tenera età non mi portava a dar peso o a sospettare della cosa. Non fino al giorno in cui la mia mamma cominciò ad allontanarsi con quell’Umberto (nome di fantasia) che veniva praticamente a prelevarla dal gruppo. Fu così che un pomeriggio d’estate mi ritrovai seduto sul muretto del lungomare, insieme all’amica di mamma, a vedere allontanare la mia mammina, felice e sorridente, fianco a fianco con Umberto, fin quasi a sparire dalla mia vista.
Si erano allontanati dalla mia vista. Io li riuscivo a distinguere a malapena, ma non sentivo quello che si dicevano. Però mamma sembrava ridere delle sue battute. Non era affatto triste. Affatto. ero felice di vederla felice. A casa con babbo non la vedevo così. Ma la presenza di lui al fianco di lei mi dava un po’ di fastidio. Nei giorni successivi le “incursioni” di Umberto si sono fatte più frequenti. Quando arrivava mi indisponeva, ma quando non arrivava non vedevo l’ora che arrivasse. Lo so, è un controsenso che non riesco nemmeno io a spiegarmi.
Qualche mattina dopo eravamo al mare, io mamma e la vicina di casa. A un tratto arrivò Umberto. Mamma, sdraiata al sole sulla sua asciugamano, saltò in piedi come una molla. Gli dette la mano, un bacio sulla guancia, e si allontanò con lui lungo la battigia. E così si ripetè il copione già visto sul lungomare qualche giorno prima. Allo stesso modo, dopo alcuni minuti lei tornò da sola, ma sempre felice dell’improvvisato incontro. Improvvisato quanto, adesso mi chiedo?
Nei pomeriggi successivi l’appuntamento fra Umberto e mamma sul lungomare diventò fisso con cadenza giornaliera. E tutte le volte si allontanavano discutendo su cose che io non riuscivo a sentire, intrattenuto dalla vicina. A questi appuntamenti si aggiunse un particolare: prima di uscire di casa, la mia mamma usava il mio piccolo telescopio per “sbirciare” in direzione casa di Umberto. Sicuramente si erano creati una sorta di “segnale”, magari con una tapparella abbassata, ad esempio, per comunicare fra loro.
Ma dopo alcuni loro incontri pomeridiani, improvvisamente la situazione si fece più intrigante. Fu sempre di pomeriggio, mentre babbo era rimasto da solo a casa, che ci recammo per l’ennesima volta a passeggiare sul lungomare. Mentre eravamo seduti sul muretto, puntualmente ecco in fondo alla strada spuntare Umberto. Stavolta lui non si avvicina, ma stavolta è la troia di mia madre ad andargli incontro con passo spedito, quasi correndo. E stavolta, anziché passeggiare sul lungomare, li vedo scendere in spiaggia e sparire dietro i tetrapodi in cemento (gli scogli artificiali frangiflutti). Non saprei specificare quanto si siano trattenuti, ma la loro assenza dalla mia vista per me sembrò un’eternità. All’imbrunire vidi spuntare la mia mamma, da sola, da dietro quei tetrapodi. Ero troppo piccolo per maliziare sulla cosa e quindi mi rallegrai sul suo ritorno, incurante di osservare dettagli significativi, come i capelli scombinati o la camicetta sgualcita, o qualsiasi cosa potesse far sospettare una sveltina, una pompa, una pomiciata fra loro due….
Ma non finì qui. Passarono alcuni giorni e un pomeriggio tornammo nuovamente, per l’ennesima volta, a passeggiare su quel lungomare. Come consuetudine ci sedemmo sul muretto antistante la spiaggia, ma stavolta Umberto non si fece vivo. Dopo un po’ di attesa la mia mamma si alzò e si allontanò dicendomi di aspettare lì con la vicina di casa. A un tratto mammina sparì dalla mia vista. Quel giorno era più tardi delle altre volte e così stava per farsi notte più rapidamente del solito. Prima che fosse buio del tutto, la mia vicina mi prese per mano e mi disse di rientrare a casa che la mia mamma l’avremmo trovata lì. Non capii ma ubbidii. Ovviamente, giunti a casa, dovetti attendere nell’appartamento della vicina l’arrivo della troia che avvenne a tarda sera, quando i crampi della fame cominciavano a farsi sentire. Anche babbo aspettò con noi. Quando la troia/mamma arrivò non diede spiegazioni su quella sua insolita assenza. Rientrammo a casa nostra e la cosa sembrava essersi chiusa lì.
Ma babbo, alcuni giorni dopo, volle incontrare di presenza questo fantomatico Umberto. Fu così che mi trovai a vedere babbo e Umberto seduti insieme, a parlare dei suoi incontri con la mia mamma, senza però capire, in quanto troppo piccino, quale fosse il vero motivo di questo dialogo. Da quel giorno la mia mamma non si incontrò più con Umberto e da quel giorno non la vidi più felice come in quei caldi giorni d’estate. E anch’io mi sentii un po’ più triste senza lo “zio” Umberto.