Erano passati circa una decina di giorni dopo quella prima esperienza vissuta con Mario, quando, un mercoledì mattina, mi chiama mio marito, mentre ero al lavoro, per comunicarmi che quella sera saremo stati a cena, insieme a Mario, in un ristorante, dove già c’era un tavolo prenotato per noi. La notizia non mi vide per niente entusiasta, perché avevo messo in conto che, avendo avuto le mestruazioni fino al giorno precedente, quella sera avremmo potuto darci al nostro piacere da soli, fra noi due. Questi ultimi otto giorni erano stati molto impegnativi sul piano lavorativo per entrambi e, in genere, quando ho le mestruazioni, sono sempre molto calda e vogliosa, per cui, per soddisfare i miei bisogni sessuali, davanti inserisco un assorbente interno e mi faccio inculare. Mi piace molto sentire il suo membro che mi sfonda il culo con forza e passione, facendomi godere moltissimo, ma questa settimana non era stato possibile e, questa sua proposta mi lasciava alquanto perplessa, pensando che la volta precedente mi aveva lasciato nelle mani di Mario e, anche se la cosa mi era piaciuta molto, sentivo, dentro di me, il desiderio di godere con mio marito. Quando sono rientrata dal lavoro, ho trovato mio marito già in casa e, dopo aver fatto una breve doccia, nell’entrare nella mia camera, ho notato, sparso sul letto, tutto l’occorrente che avrei dovuto indossare quella sera. Un abito bianco, tenuto chiuso alle spalle con una lunga zip, autoreggenti velate color carne, mini string bianco ed un reggiseno a balconcino, che avrebbe ancora di più posto in risalto il mio seno. Completavano il tutto, un paio di scarpe nere, con tacco 12 ed una piccola linguetta che le teneva legate alla caviglia. Ho cercato di capire quali fossero le intenzioni di Luca, ma lui, con aria sorniona, mi ha solo detto che questa sera avrebbe rappresentato l’inizio della mia esperienza da libertina. Lungo tutto il tragitto fino al ristorante, lui non ha aggiunto nulla, mentre io mi sentivo eccitata, ma anche inquieta, per questa nuova condizione che andava a delinearsi. Mi sentivo pronta per vivere una nuova esperienza, ma, nello stesso tempo, la parte razionale di me, mi imponeva di riflettere se questo era quanto volevo. Giunti al ristorante, per raggiungere il nostro tavolo, dove ci aspettava Mario, dovemmo attraversare tutta la sala ed ho potuto notare lo sguardo di tutti i maschi presenti: la cosa mi ha provocato un brivido di intenso piacere, che mi ha fatto inumidire fra le cosce. Quando me lo sono trovata davanti, per l’ennesima volta ho potuto ammirare questo maschio, così carismatico, bello, con la sua aria arrogante e dominante, che in un certo qual modo mi fa impazzire. Appena seduta al tavolo, ho potuto osservare che esso era posto in un angolo un po’ appartato del locale e vi era solo un altro tavolo, con tre persone, due uomini e una donna, a poca distanza dal nostro. Dopo aver fatto le ordinazioni e per tutta la cena, sia Luca che Mario hanno continuato a parlare tra di loro, quasi fossi invisibile. Questo loro atteggiamento mi ha, in un certo qual modo, un po’ indispettito: mi sentivo bistrattata. La cosa strana era che entrambi parlavano di cose banali, mentre io mi sarei aspettata di essere al centro delle loro attenzioni. Quando eravamo prossimi al dolce, Mario si volta verso di me e, con un tono imperioso, mi impartisce un ordine che mi lascia particolarmente stupita.
«Vai in bagno!»
Lo guardo e gli rispondo che non ho nessuna esigenza per andare in bagno, ma lui, senza tradire nessuna emozione, con una voce calma e decisa, mi impone di recarmi in bagno.
«Va in bagno e, nel farlo, attraversa la sala in maniera lenta, sculettando come farebbe una puttana che cammina su un marciapiede, mentre si mostra ai suoi potenziali clienti.»
Lo guardo stupita e, guardandomi attorno, mi rendo conto che la sala è piena e che il mio modo di fare sarà notato da molte persone. Un brivido percorre tutto il mio corpo e mi costringe a stringere le cosce, perché, quando mi giunge alla fica, mi fa bagnare ancora lo string. Sono ancora indecisa su quanto richiestomi, quando lui, prima che io mi alzi in piedi, appoggia la sua mano sulla mia e, fissandomi dritto negli occhi, mi rivolge un’ennesima domanda:
«Ti eccita esibirti? Pensi che il piacere che colerà lungo le tue cosce sarà visibile?»
Lo guardo e scuoto il capo in segno negativo, dicendo che comunque, anche se indosso un mini string, sicuramente i miei umori non saranno visibili. Nel sentire quelle mie parole, lui mi guarda con occhi di fuoco.
«Mi stai dicendo che indossi l’intimo? Ti avevo detto che il reggiseno era tollerabile, ma le mutandine non dovevi proprio indossarle! Se così è, vai subito in bagno e toglile immediatamente! E che non succeda mai più che disobbedisci ad un ordine così importante, altrimenti sarò costretto a punirti davanti a tuo marito. In ogni caso, questa tua mancanza non sarà tollerata né passerà impunita.»
Dal tono delle sue parole e, soprattutto, da quello che mi aveva detto, ho avvertito un forte languore nel ventre per la potente eccitazione provocatami. Mi sono alzata e, muovendomi lentamente, sculettando come una troia, ho attraversato la sala. Ho fissato con lo sguardo la porta del bagno e, incurante del brusio che il mio passaggio ha provocato, sono entrata in bagno e, quando mi sono chiusa dentro, mi sono resa conto che ero così eccitata che, veramente, se non avessi avuto lo string, i miei umori avrebbero potuto benissimo colare lungo le cosce, per quanto tutta quella situazione mi stava eccitando. Ho tolto l’indumento ormai bagnato fradicio e, con della carta igienica, ho provato ad asciugarmi la figa, ma, appena le dita hanno sfiorato le grandi labbra, fino ad arrivare clitoride ho dovuto soffocare un gemito, perché stavo quasi godendo. Sono rimasta immobile, a guardarmi nello specchio. Riflessa, vedevo l'immagine di me, mentre la mia parte razionale mi suggeriva di uscire, di andarmene, di tornare a casa, di tornare ad essere la moglie tranquilla e morigerata che ero sempre stata e di accontentarmi di giochi soft, come quelli che, fino ad allora, avevo fatto con mio marito, senza imbarcarmi in questa nuova avventura che, sicuramente partiva da qui, ma ignoravo fin dove sarebbe potuta arrivare. A quel punto, ho fatto un profondo respiro e sono uscita, recandomi al tavolo. Nell’uscire dalla porta del bagno, ho guardato nella direzione del nostro tavolo ed ho avuto la sensazione che una delle tre persone che erano sedute al tavolo accanto a noi, aveva, in qualche modo, scambiato qualche parola con Mario, ma è stato solo un istante.
Seduta al tavolo, Mario mi ha chiesto di mostrare il mio indumento ed io, ubbidiente, ho aperto la mano, dove era custodito allo stesso modo della volta precedente. Lui l’ha preso con un ghigno ironico e, dopo averlo per un attimo annusato, si è voltato ed ha chiamato un cameriere che stava a poca distanza da noi. L’uomo si è avvicinato e Mario gli ha sussurrato qualcosa all’orecchio e gli ha consegnato il mio string, ancora bagnato dei miei umori. L’uomo mi ha scrutato da cima a fondo, poi, accennando un sorriso ironico, se n’è andato. L’ho visto scomparire oltre l’angolo del salone verso l’uscita, mentre, dentro di me, ero fortemente confusa. La penetrante occhiata di quel cameriere, mi aveva fortemente intrigato, soprattutto quando aveva preso il mio indumento in mano e si era, di sicuro, reso conto che era bagnato fradicio dei miei umori, mentre ancora la parte razionale di me, mi ha fatto avvampare di vergogna per quel gesto tanto intimo, che ha rivelato ad uno sconosciuto il fatto che ero priva di mutandine. Poco dopo lui è tornato e, con assoluta impassibilità, ci ha servito il dolce e, a seguire, il caffè. In tutti quelle operazioni, non ha mai fatto nulla che lasciasse trasparire quanto era successo poco prima. Solo il suo sguardo, spesso, aveva indugiato su di me. Finita la cena, ci siamo alzati e ci siamo diretti verso l’uscita e, quando Luca è andato alla cassa per pagare, il proprietario con un sorriso galante, ci ha comunicato che la nostra cena era già stata offerta da altre persone. Ho visto lo sguardo di Mario che annuiva a Luca, il quale ha sorriso e tutti e tre siamo usciti dal locale mentre io ero ancora di più in uno stato confusionale incredibile. Sentivo, dentro me, un coacervo di emozioni, sensazioni contrastanti di piacere, ma anche di imbarazzo: ero consapevole di essere stata esposta come una puttana, come merce di scambio, come qualcosa da quotare, da soppesare, da offrire e, soprattutto, da acquistare. Sentivo, ad ogni passo, la mia fica sempre più gonfia è umida, perché tutte queste sensazioni mi stavano donando un carico di adrenalina sconvolgente. Usciti dal locale ci siamo diretti sul retro, dove c’era il parcheggio con la nostra vettura parcheggiata quasi in fondo, in una zona non troppo illuminata e, quando mi sono avvicinata insieme ai miei due compagni alla nostra auto, ho notato che, appoggiata ad essa, c’era il cameriere cui avevo regalato le mie mutandine. Quando siamo giunti vicino a lui, Mario mi ha preso per un braccio e mi ha messo davanti a lui che, nel frattempo, si accendeva una sigaretta.
«Inginocchiati e fargli un pompino. Cerca di fare una cosa in fretta e fatta bene, perché questa sera hai avuto un’offerta come puttana e, se questa offerta è molto generosa, lo devi, in parte, anche a lui, che ha consegnato il tuo string al tuo cliente; quindi, succhiagli bene il cazzo, ma fa in fretta, perché lui ha solo il tempo di fumare una sigaretta.»
Senza aggiungere altro, mi sono inginocchiata davanti a lui ed ho tirato fuori il cazzo già duro. Non era molto lungo, anzi assolutamente nella norma, ma sicuramente aveva un’ottima consistenza. Ho iniziato a leccarlo ed a succhiarlo con calma, ma l’uomo mi ha appoggiato una mano sulla testa, mentre, con l’altra, continuava a tenere la sigaretta.
«Così non andiamo da nessuna parte! Sta ferma!»
Senza aggiungere altro, con una mano mi teneva la testa ferma, mentre ha iniziato a scoparmi in bocca, muovendo il corpo avanti indietro, velocemente. Ad ogni affondo quel membro mi entrava tutto in bocca e me la riempiva con la sua circonferenza. L’ho succhiato con forza e, ben presto, l’ho sentito gonfiarsi, pronto ad eruttare, nella mia gola, tutto il suo piacere. Infatti, poco dopo, si è piantato tutto dentro di me e mi ha regalato due copiose sborrate che ha ingoiato con avidità. L’uomo, nel preciso istante in cui veniva, ha buttato in terra la cicca e, con un cenno di saluto verso i miei compagni, se n’è andato, lasciandomi stordita e, soprattutto, stupita per la forte eccitazione che avevo provato nel sottopormi a quella prova; nel fare quel bocchino così veloce, mi ero sentita usata come uno sborratoio da un maschio sconosciuto e la cosa mi aveva procurato un tale piacere che ero venuta senza nemmeno toccarmi. La mano di Mario, che mi ha afferrato sotto l’ascella, facendomi di nuovo alzare in piedi ed entrare in macchina, seduta dietro assieme a lui, mi ha riportato alla realtà, mentre Luca, seduto davanti, al posto del conducente, ha iniziato a guidare lentamente, lungo le strade della città e, subito dopo essere partiti, Mario ha aperto i pantaloni e mi ha invitato a continuare a fare quello che avevo appena fatto allo sconosciuto.
«Continua, succhiarmi il cazzo!»
Sentirmi usare, essere trattata da puttana e da troia, mi ha fatto eccitare in una maniera esagerata, al punto che i miei capezzoli si erano così induriti da farmi sentir male. Non so per quanto tempo l’ho pompato, mentre giravamo a vuoto per la città e, poi, ad un tratto, lui mi ha sollevato e mi ha fatto sistemare su di lui, facendomi impalare sulla sua splendida mazza, che mi è entrata tutta dentro, fino in fondo. Ho goduto all’istante, nel sentirmi riempire e sfondare da quel cazzo che, appena giunto in fondo, ha sbattuto con forza contro la bocca del mio utero, provocandomi un dolore che non ha fatto altro che accrescere ancor di più il mio piacere. È stato un orgasmo continuo: uno dopo l’altro, senza limite di continuità. Mi ha scopato per più di un’ora. La cosa che tra l’altro mi sconvolgeva era che Luca, seduto davanti osservava con attenzione tutto quello che Mario dietro mi stava facendo e si complimentava con lui ogniqualvolta io urlavo tutto il mio piacere.
«Bravo Mario! Sfonda questa troia! Sbattila quasi fosse una puttana che abbiamo rimorchiato su un marciapiede! Lei gode nel sentirsi trattare da puttana e, soprattutto, nel provare queste nuove emozioni che, per lei, sono tutte assolutamente nuove.»
Era impazzita di piacere e, ad un tratto, Luca ha guidato l’auto in una zona periferica della città e, entrato in un parcheggio parzialmente illuminato, è andato a fermarsi nella zona più buia, dove vi era un carosello di auto e, sicuramente, vi erano coppie che stavano facendo sesso, mentre alcuni maschi da fuori li guardavano e si masturbavano. Non ho avuto il tempo di rendermi conto di quello che stava succedendo, perché mio marito, appena fermata l’auto, è sceso e, dopo aver aperto lo sportello dall’altro lato, ha solo atteso che Mario, dopo avermi afferrato per i fianchi, mi ha fatto distendere sul sedile posteriore ed ha continuato a scoparmi con ancora più forza, con più veemenza, facendomi urlare di piacere. Le mie grida, però, sono state ben presto soffocate dal cazzo di mio marito che, inginocchiatosi sopra la mia testa, me lo ha infilato tutto in bocca, intimandomi di succhiarlo, perché voleva godere di questa puttana che questa sera avrebbe dovuto farli impazzire. Morivo di piacere, nel sentirmi usare da questi due maschi che, in quel momento, erano semplicemente, per me, nella mia mente, due clienti. Ho avuto la sensazione che, anche altre persone, ci stessero osservando, mentre di continuo l’interno dell’auto veniva illuminato da fari di auto che ci volteggiavano intorno, in un carosello infernale, che mi sconvolgeva in un misto di piacere/paura, che non faceva altro che accrescere ancora di più la mia eccitazione. Ad un tratto, quasi all’unisono, Mario ha cominciato a scoparmi con più forza e, improvvisamente, ho sentito inondarmi la vagina di tutto il suo piacere, mentre lui, con un grido, sborrava dentro di me. Un istante dopo, anche Luca ha cominciato a scaricarmi in bocca schizzi di sperma tali che sembrava non dovessero mai finire. Quattro o cinque volte mi ha fatto gonfiare le guance, riempendomi la bocca con il suo seme che ho ingoiato avidamente. Quando ho finito di pulire il cazzo di mio marito, lui è di nuovo salito al posto di guida e ce ne siamo andati, mentre io, ancora seduta dietro, ero sconvolta e stremata per la forte esperienza vissuta. Mario mi ha munito di alcuni fazzolettini ed io ho appoggiato la mano sulla fica, da cui colava tutto il suo seme; ho stretto le cosce, rannicchiandomi quasi in una posizione fetale, mentre restavo sdraiata sul sedile posteriore. Ero così sfinita ed esausta per le forti emozioni provate che, senza rendermene conto, mi sono quasi assopita e, solo quando ho sentito Mario che, dopo aver salutato mio marito, si è rivolto a me, spiegandomi di prepararmi con estrema attenzione, perché sabato, dopo le 20:00, sarebbe venuto a prendermi per farmi vivere la prima esperienza da puttana; infatti l’offerta, ricevuta dalle tre persone che stavano sedute al tavolo accanto al nostro, era quanto di più sostanzioso avessi potuto immaginare. Ho cercato di ricordare le facce delle persone che stavano sedute accanto a noi, ma, per quanto mi sono sforzata, non riuscivo a focalizzare nessuno dei tre, tranne il fatto che uno di essi era una donna. Quando siamo giunti a casa, aiutata da mio marito, poiché le gambe non mi reggevano per la forte emozione provata, mi sono distesa nel letto e, immediatamente, il sonno ha avuto ragione di me.
Prepotente, la sveglia, il mattino dopo, mi ha di nuovo riportato alla realtà e, quando ho cercato di sollevarmi dal letto, ho sentito i muscoli del corpo un po’ indolenziti, mentre un lieve bruciore fra le cosce mi ha ricordato che ero stata scopata, per più di un’ora, dal cazzo di Mario. Mentre cercavo di riordinare i miei pensieri, Luca è uscito dal bagno e, essendosi svegliato prima di me, aveva già fatto la doccia e, mentre iniziava a vestirsi, si è girato e mi ha guardato: si è avvicinato a me e, dopo essersi seduto sul letto, mi ha dato un lungo bacio.
«Buongiorno, amore mio, mi sembri ancora stanca. Ho avuto l’impressione che l’esperienza di ieri sera ti abbia, in qualche modo, provato un po’ troppo, quindi, poiché da oggi fino a sabato sera hai ancora del tempo, puoi sempre decidere di tirarti indietro, di lasciar perdere, di rinunciare a questa esperienza che sicuramente sarà estremamente significativa. Pensaci, puoi interrompere tutto in un qualsiasi momento; fin quando non scenderai dall’auto di Mario, puoi sempre tirarti indietro, mentre, da quel momento in poi, dovrei accettare tutto quello per cui quelle persone hanno lautamente pagato. Quindi ti rinnovo il mio consiglio: pensaci attentamente. Per me va bene anche così, sono fiero e molto soddisfatto di te, delle emozioni che ieri sera ho provato nel vederti scopare con Mario sul sedile posteriore dell’auto, così come mi ha eccitato molto vedere mia moglie esser trattata da puttana di strada.»
Mi sono alzata e mi sono infilata sotto la doccia. Lo scorrere dell’acqua sul mio corpo, non ha fatto altro che risvegliare i miei sensi e, nello stesso tempo, sentire forte il desiderio di fare una cosa che ancora non avevo fatto: scopare con mio marito. Così mi sono lavata in fretta e, uscita dalla doccia, ancora bagnata, sono tornata in camera e l’ho trovato che stava quasi per completare la sua vestizione; allora, giunta davanti a lui, mi sono inginocchiata e gli ho preso il cazzo in bocca, meravigliandolo. Mentre lo succhiavo, facendolo diventare immediatamente duro, ho alzato lo sguardo e lui deve aver letto nei miei occhi la voluttà da cui ero presa; infatti, dopo un attimo di indecisione, mi ha afferrato per le ascelle e, sollevatami da terra, mi ha spinto verso il letto e mi ha fatto sdraiare a cosce aperte. Si è inginocchiato e subito ha iniziato a leccarmi la fica, da cui già grondavano umori in quantità, al pensiero di accogliere il cazzo del mio uomo dentro di me. Il tempo di slacciare i pantaloni e di abbassarli fino alle caviglie, che mi ha penetrato con un solo affondo, entrando tutto dentro di me con estrema vigoria. Ho sollevato le gambe e le ho annodate sui suoi glutei e, spingendo il bacino in alto, sono andata incontro ad ogni suo affondo, per ricevere dentro di me, con più forza, il suo cazzo, che subito mi ha fatto godere in maniera intensa e squassante come piace a me. Ho goduto all’istante e, quando sono stata prossima al secondo orgasmo, l'ho baciato con passione e, con la mia lingua, sono andata a cercare la sua, con cui ho iniziato una danza erotica scomposta. Quel mio momento di libidine, deve averlo eccitato ancor di più, perché ha preso a scoparmi con maggior forza e ritmo accelerato.
«Scopami! Scopami più forte! Fammi sentire che sono la tua donna! Perché io ti amo, perché quando faccio il sesso con te, mi fai impazzire, perché voglio esser l’oggetto delle tue fantasie, voglio essere il tuo desiderio costante. Sarò una puttana, se tu lo vorrai; sarò tutto quello che la tua fantasia mi chiederà di essere, ma adesso scopami, scopami con forza e riempi il mio ventre del tuo piacere. Fammi sentire il tuo orgasmo dentro di me, fammi sentire completamente tua.»
L’ho sentito pomparmi con più forza, con più impeto e passione fin quando, con un grido quasi soffocato, mi ha scaricato nel ventre tutto il suo piacere. Sentivo la mia fica inondata dal suo piacere e l’ho abbracciato forte, mentre lacrime di gioia mi rigavano il volto. È rimasto un lungo interminabile momento immobile dentro di me, poi ha sollevato il capo e i nostri occhi si sono incrociati. Il suo viso era una maschera di felicità, mentre i suoi occhi brillavano di piacere.
«Ti amo e mi emoziona moltissimo sentire che la mia donna vuol sentire dentro di sé ancora il mio piacere, il mio cazzo che la sfonda, che la scopa con forza. Io non voglio nulla che non sia ciò che desideri anche tu. Puoi esser quella che sei stata finora, oppure qualcosa di nuovo che, in qualche modo, sconvolga il nostro modo di far sesso, ma, nello stesso tempo, mantenga ben forti e saldi i cardini del nostro rapporto, basato su un sentimento che ci lega in maniera così forte, che ci permette di vivere esperienze, tese solo alla ricerca del piacere reciproco. Che tu sia santa o puttana, per me va tutto bene, ma solo se anche tu senti questo desiderio dentro di te.»
Si è alzato e, dopo essersi dato una rinfrescata, se n’è andato, mentre io ero ancora profondamente incerta su cosa fare sabato sera.
«Che inyensità!»