Non stavo sognando, era successo davvero. Il porco era finalmente riuscito a limonare con Giulia. No, non si trattava di qualche timido bacetto innocente. In quell’auto era successo ben di peggio. Possibile che in poche ore, tra due persone poco più che conoscenti, fosse scattata una scintilla così intensa da innescare una simile affinità? Le parole della mia ragazza erano chiare quanto spietate: lei stessa, volontariamente, aveva scelto di concedersi, assecondando le voglie del suo nuovo amante. Sembrava che quei due, avessero instaurato rapidamente un legame d’intesa, così potente da spalancare le porte della loro intimità. Alessandro non si era accontentato di tutti quei baci, continui e profondi, si era spinto ben oltre. Aveva allungato le sue rozze mani per palparla ovunque; prima i suoi sensuali seni, poi i suoi delicati capezzoli, dei quali ero fottutamente geloso. Chiunque si sarebbe definito soddisfatto a quel punto. Giulia era una preda ambita e una ragazza tutt’altro che facile da conquistare ma lui l’aveva soggiogata e si stava godendo il suo splendido corpo. Possibile che neanche a quel punto avesse intenzione di fermarsi per compiacersi dell’ottimo risultato raggiunto? Certo che no, non era ancora abbastanza per quello stronzo del collega. Rilanciava, soffermando le attenzioni su quel bel culetto. Il bastardo aveva ragione, poteva toccarlo quanto voleva. Era stato fortunato, grazie a quegli abiti succinti, poteva facilmente schivare la gonnellina e gustare il fondoschiena, in pratica nudo. Era il suo meritato premio. Aveva passato mesi a sbavare dietro quelle curve e, una volta conquistate, era suo diritto indugiarvi per tutto il tempo che riteneva opportuno. Immaginavo la sua soddisfazione mentre tagliava anche l’ultimo traguardo. Con una fastidiosa insistenza, riusciva a farsi strada tra le sue cosce; le sue dita, come solcando un soffice vortice, si muovevano all’interno delle sue mutandine. Alla faccia mia, stava esplorando il frutto proibito della mia fidanzata. Lei aveva gradito, subendo passiva ogni sua iniziativa; gli aveva concesso un lento ed erotico ditalino che la portava addirittura all’orgasmo.
Probabilmente, neanche Alessandro si sarebbe aspettato di andare così oltre, in una sola uscita. La sua pazienza era stata premiata. Dovevo ammetterlo, era stato scaltro nel riuscire a insinuarsi nella testa della mia compagna, solleticando, giorno dopo giorno, i suoi desideri più profondi. Sembrava un esperto di quel malizioso gioco ed era già in vantaggio; al contrario, per noi era a prima partita. Non potevo più tirarmi indietro, le fantasie che tanto avevo sognato si erano appena realizzate. Durante il sesso era tutto meraviglioso ma, scaricati gli ormoni, alcune ombre apparivano oscure e si facevano irruenti e pressanti. Dovevo affrontarle e fare chiarezza nella mia anima:
IO: Direi che per essere la prima uscita si è tolto parecchie soddisfazioni! Dal tuo racconto, anche tu mi sembravi molto rilassata per quella situazione così fisica. Non è che ti è piaciuto un po’ troppo?
GIULIA: Dici, forse si! All’inizio è stato un po’ strano, ma lui è stato così tenero da mettermi a mio agio! In più, mi sono vendicata per stamattina! Vedrai che la prossima volta ci penserai bene prima di farmi arrabbiare!
IO: Se questo è il risultato, avrei dovuto farti arrabbiare prima! È bastato davvero poco per farti sbloccare! Scherzo, spero non te la sia davvero presa, era una sciocchezza!
GIULIA: Mi stai per caso provocando a fare di peggio?! Figurati, anch’io non ci ho dato peso, poi avevo cose molto più interessanti a cui dedicarmi! Tu come stai?
Come stavo? Non avevo ancora metallizzato nulla, un miscuglio di emozioni contraddittorie, dove la gelosia gareggia di pari passo con l’eccitazione. Vuoti allo stomaco e giramenti di testa, sensazioni mai provate prima. Erano solo alcuni dei sintomi che mi travolgevano, ferendomi in profondità. Nonostante l’ampia preparazione mentale maturata nei mesi, nonché anni precedenti, mi sembrava che tutto, fosse successo troppo in fretta. Era la mia confusione contraddittoria; il bianco e il nero. Cercavo di apparire forte, mascherando con orgoglio le mie insicurezze. Non sapevo davvero cosa risponderle:
IO: Non è che non mi sia piaciuto, anzi… Beh, insomma… sì, sono un po’ geloso…
GIULIA: Mhmm… mi eccita che lo sia! Poi sei stato fortunato, avrei potuto fare molto peggio, eh! Di sicuro fino a poco fa non ti dispiaceva affatto! Non abbiamo mai scopato così, hai continuato a spingere nonostante la sborrata! Ammettilo, ti piace e non puoi farne a meno!
IO: Certo, l’hai visto anche tu quanto mi eccita, ma non significa che non possa anche essere geloso! Sicura che non sia successo nient’altro? È davvero strano che non ti abbia fatto pressioni per venire anche lui.
GIULIA: No, te l’ho detto era tardissimo. Come me, anche lui non aveva avvisato e la sua ragazza lo aspettava a casa. Anche se in effetti, riflettendoci bene, un modo per ricambiare avrei potuto trovarlo! Tu che dici? Potevo sfruttare meglio il tempo del tragitto, mentre mi riaccompagnava alla mia macchina? Una bella pompa mentre guidava, quello sarebbe stato il tocco finale per concludere al meglio il nostro primo appuntamento! Peccato non averci pensato prima!
IO: Di sicuro quel porco, non si sarebbe preoccupato di essere visto, in fin dei conti non sei la sua ragazza! Non si sarebbe fatto problemi a farti passare per la sua troia!
Era impossibile smettere di parlarne e continuare ad assillarla per rubare ulteriori dettagli. Volevo cibarmi di ogni attimo, di ogni singola emozione vissuta all’interno di quell’auto. Quell’ultima frase mi accendeva ulteriormente; immaginavo la mia piccola in quella situazione compromettente, affacciata in direzione del sedile di Alessandro, ricurva a fargli un sottomesso pompino. Lui avrebbe sicuramente continuato a guidare incurante del traffico o dei passanti. Ero perfettamente a conoscenza che, in un prossimo eventuale incontro, il depravato collega, non si sarebbe accontentato di tornare a casa a palle gonfie. Né era pienamente consapevole anche Giulia, che iniziava ad allestire lo scenario, rincarando la dose:
GIULIA: Ci pensi, ho aperto le gambe a un altro uomo. Mi sono fatta fare proprio un bel ditalino! Secondo te Ale ha apprezzato la mia fighetta che si bagnava per lui? Sicuramente si è accorto di quanto ci tengo a mantenerla sempre curata e profumata! Per coincidenza, ero andata dall’estetista giusto la settimana scorsa. Non avevo mai accorciato tanto la striscietta sopra il pube! Questo non ti da ancora più fastidio?
IO: Ovvio, è impossibile resistere alla tua passerina. Né sarà già dipendente!
GIULIA: Che ne pensi, nella prossima occasione potrei esprimergli il mio gradimento succhiandogli un po’ il cazzo o magari facendomi scopare! Dai amore, solo un pochino! Per te va bene?
IO: Sì mhmm, che faccia tosta amore, sei proprio una troia! Devi Farlo godere come vuoi!
GIULIA: Oh, ma che bravo, mhmm… poi però non piagnucolare se iniziasse a piacermi troppo il suo cazzo! Adoro essere trattata da puttanella! Ancora di più, mi eccita che accetti tutto senza battere ciglio. Mentre amoreggiavamo, da bravo fidanzato tu mi aspettavi a casa! Questo è la fine del mondo!
Crollammo, stremati, in un sonno profondo. La mattina arrivò presto. Da appena alzati, era già impossibile smettere di parlare dell’accaduto. L’energia sessuale nell’aria era veramente fortissima. Era il nostro chiodo fisso; i dettagli in realtà erano più che sufficienti per ricreare le esatte fattezze di quei momenti, come fossi presente proprio lì ad assistervi. Facevo due rapidi conti sul tempo che avevano trascorso insieme da soli. Possibile fossero rimasti oltre un'ora in quella maledetta auto? Mi concentravo sui piccoli dettagli, chiedendomi se Alessandro avesse optato per toglierle il reggiseno o oppure per sfilarle le mutandine. Faceva qualche differenza? Il più era fatto. Non voleva continuare ad appesantirla con il rischio di divenire noioso. Avevo il rimedio, di nascosto andavo in bagno con l’unico intento di masturbarmi, dando sfogo, nuovamente, alla mia fantasia ormai realtà.
Il sabato passò lentamente, scandito da tanta passione e altrettanto ardore. Non avevamo alcuna voglia di uscire. Verso sera, l’atmosfera diventava surreale quando, il “bip” del telefono di Giulia, segnalava l’arrivo di un inatteso messaggio. Era Alessandro, lo capivo dall’espressione della mia ragazza, che si faceva rossa mentre lo leggeva. Non era per nulla preoccupata, appariva più curiosa che spaventata, quasi divertita dalla situazione. Il messaggio non aveva niente di eccezionale, era un palese e banale segnale celato, atto a verificare se potesse scrivere liberamente.
GIULIA: È Ale, ti va di messaggiarci un pochino insieme?
IO: Ovviamente amore!
Ecco cosa mi mancava per completare il quadro. Volevo anche la sua visione. Potevamo messaggiare con il suo amante e scoprire le emozioni che aveva vissuto.
Gli altri capitoli sono disponibili su www.cuckyita.it e saranno periodicamente pubblicati su milu racconti.