Già pubblicato il 24 Luglio 2011 su raccontimilu
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Quando ho finito la scuola a diciannove anni, sono andata a stare per un paio di mesi da una mia zia che abita in Sardegna in una casa vicino al mare. Quando le ho detto che sarei andata da lei ne è stata molto felice ed all’arrivo mi ha dato una piccola stanza tutta per me.
I primi giorni è stata dura perché non conoscevo una parola di dialetto e li tutti lo parlavano di conseguenza non riuscivo a fare amicizia con nessuno. Poi grazie anche alle mie cugine ho iniziato ad apprendere qualche parola e per puro caso ho conosciuto Michela.
Una mattina mi sono andata in un bar vicino alla spiaggia, come spesso accade sull’isola era una giornata ventosa. Michela, di cui ancora non conoscevo il nome, mi guardava con insistenza. Lei con delle sue amiche parlavano fra di loro ma dopo alcuni minuti si è avvicinata a me e mi ha chiesto se volessi unirmi al loro tavolo. Io ho accettato felicemente perché loro sarebbero così diventate mie amiche.
Michela era una ragazzina della mia età, più bassa di me con i capelli castani, molto spigliata e dava l’impressione di essere autonoma in molte cose, sembrava più matura di quel che fosse.
Lei mi ha presentato le sue amiche. Una è Alice, una ragazza che veniva dal nord dell’isola, pelle chiara, occhi azzurri come il mare, bionda con dei ricci bellissimi. Ho pensato che i genitori non fossero entrambe sardi. Anche Alice è della stessa altezza di Michela ma ha già le tette grandi. L’altra ragazza è Marcella, nera di pelle, alta, slanciata, due gambe esili ma forti che finiscono con due belle cosce molto proporzionate. Ha occhi e capelli neri ed un viso tondo e intrigante.
Il pomeriggio l’ho passato con loro ed è stata l’occasione per diventare amiche. Nelle giornate successive ci siamo incontrate in spiaggia per chiacchierare, prendere il sole e tutto ciò che quattro ragazzine potevano fare.
In spiaggia le ragazze più grandi volendo essere spavalde, ma non solo, prendevano il sole in topless e mi sono ritrovata a fissare qualcuna di loro; quando mi accorgevo che loro notavano il mio sguardo, voltavo il viso guardando da altre parti sperando che le altre compagne non si fossero accorte di quel atteggiamento da guardona. Il fatto è che quelle tette così belle hanno attirato la mia attenzione senza che in quel momento ci fosse un motivo plausibile.
Le sere le abbiamo passate a camminare nel lungo mare fermandoci nei bar dove c’era musica, inoltre potevamo mangiare dei gelati e ballare.
Una sera, prima di rientrare a casa Michela ci ha detto che l’indomani suo padre con il motoscafo ci avrebbe portato tutte, se avessimo gradito, in un’isola di fronte alla spiaggia per trascorrere tutta la giornata insieme.
Il viaggio è stato emozionante con il vento sul viso.
Ricordo che tutte quattro abbiamo riso come delle matte per l’emozione e per la nuova esperienza. Il tragitto è stato breve e poco dopo che il babbo di Michela ci ha sbarcato su di una piccola spiaggia bianca, ho visto che le mie amichette si sono tolte il reggiseno rimanendo anche loro in topless. Si è avvicinata Marcella dicendomi che nessuno ci poteva vedere e pertanto loro sarebbero state tutto il giorno seminude ma che io non dovevo sentirmi obbligata a rimanere in topless, però anche se mi vergognavo un po’ mi sono levata anch’io il reggiseno ed ho avuto una sensazione unica di libertà.
Ho guardato con ammirazione le tette belli e grandi sia di Michela sia di Alice mentre quello di Marcella erano più piccole ma sensuali con i capezzoli dritti e lunghi e molto eretti verso l’alto di colore scuro.
Io mi sono accorta dei loro sguardi e delle loro risatine stupide da ragazzine.
Le mie tette ancora oggi sono carine ma la loro ilarità nasceva dal fatto che il colore della mia pelle era ben diversa da quella del resto del corpo.
Comunque abbiamo passato una giornata stupenda giocando nell’acqua fra di noi.
Ogni tanto qualche mano mi ha toccato il sedere o le tette ma la cosa era reciproca e, si sa, che a volte può accadere. Prima che ritornasse il babbo di Michela col motoscafo abbiamo indossato il reggiseno. Ricordo che Marcella ha detto che non voleva che suo padre ci vedesse così “Altrimenti si eccita e poi gli diventa grosso!”
Michela ha anche detto che una volta le era capitato di vedere il cazzo di suo padre e che lo trovava buffo.
Le altre hanno riso con ilarità ed hanno fatto delle illazioni sul pene dell’uomo. Lo immaginavano lungo, grosso, curvo, dritto, moscio, scappellato e nel momento dell’eiaculazione. Tutte frasi dette ridendo con malizia.
La sera siamo ritornate in spiaggia con ai piedi sneakers ed indosso pantaloncini e t-shirt.
In tardo pomeriggio quando era già quasi buio, Marcella mi ha detto che mi voleva fare vedere una cosa oltre gli scogli e pertanto ci siamo allontanate e superato uno di quegli scogli ci siamo trovate sole sedute a guardare le stelle che comparivano già nel cielo; Marcella si è avvicinata a me e mi ha chiesto “Hai mai baciato una ragazza?”
“No” ho risposto.
“Ti va di provare a baciarci?”
Sono rimasta un po’ stupita ma qualcosa dentro di me mi ha spinto di accettare la proposta.
Ho visto le sue labbra carnose avvicinarsi lentamente alle mie poi si sono unite e ci siamo baciate. Non potrò mai dimenticare l’emozione di quel bacio.
È stato piacevole sentire le sue labbra morbide con la sua mano su di me e il suo calore. Anche io mi sono scaldata per lei ed il desiderio mi ha preso fino a farmi desiderare che quel momento non finisse mai.
Alla fine ho pensato che fosse passato un’eternità. Mi sono sentita calda ed ho pensato di essere diventata rossa e non ho staccato gli occhi da Marcella. Poi sono stata io ad avvicinarmi a lei chiedendole di rifarlo.
Le nostre labbra si toccano di nuovo, ho sentito il suo profumo, mi sono fatta coraggio e l’ho tirata verso di me.
Marcella mi ha stretto forte a sé, ho sentito il suo corpo bellissimo incollarsi al mio, poi le sue labbra si sono aperte e la sua lingua si è intrecciata con la mia entrando nella mia bocca avvolgendosi sulla mia. Ho sentito il suo respiro dentro di me ed ho sperato con tutto il cuore che anche Marcella provasse l’emozione che provavo in quel momento.
Quando nuovamente le nostre bocce si sono staccate ho visto che il volto di Marcella era cambiato, era diventato molto sensuale con un’espressività conturbante. I suoi neri occhi mi hanno affascinato, poi è riapparso il suo sorriso.
Quando siamo rientrate dall’isola, siamo andate verso casa senza dirci niente, non c’era niente da dirci, tutto si poteva riassumere nella mia mano stretta con la sua.
Ci siamo salutate dandoci un casto bacio sulle guance promettendoci di vederci più tardi dopo cena.
A casa durante la cena ho pensato a ciò che era successo. Mi è piaciuto ricordare i bei momenti passati con Marcella e mi sono incantata spesso. Ero stralunata e mia zia mi ha chiesto se mi fosse successo qualcosa, se qualche ragazzo mi avesse importunato.
Ho risposto che era stata una giornata impegnativa che mi aveva lasciato stanca.
Non era ovviamente così.
Dopo cena sono uscita ed ho ritrovate e siamo andate in un bar per prendere un gelato e poi abbiamo passeggiato sul lungomare a guardare i maschietti.
Alice si è fermato con un ragazzo e noi dopo le presentazioni abbiamo continuato la passeggiata.
Marcella ha incontrato due ragazzi e, chiedendoci scusa, ha lasciato da sole me e Michela la quale subito mi ha detto “Vieni, ho visto un ragazzo che mi piace! Posso chiederti di non dire niente a nessuno?”
“Certo! È il tuo ragazzo?”
“Beh! Sì. Ci frequentiamo di nascosto da qualche settimana. È molto bello. Ha un corpo da favola. Le mani sono delicatissime. Mi accarezza sempre quando siamo soli”
“Dove ti accarezza?”
“Su tutto il corpo. Scende fino alle gambe. Sapessi che bello. Mi fa impazzire”
“Non mi dirai che ti fai toccare anche li”
“Mi tocca lui e mi piace tantissimo. Mi sciolgo. Sai che ogni notte a letto lo penso?”
“E tu allora che fai”
“Mi tocco la patatina”
“.. e poi?”
“E poi muovo le dita sul grillettino e dopo averlo pensato nudo, vengo”
“Urli?”
“No, non posso. Se mi sentono ho paura che mi sgridino. Dai! Vieni che te lo presento. Si chiama Giorgio”
Giorgio è veramente un bel ragazzo. Mi piace tanto.
Dopo le presentazioni, Michela lo ha preso sotto braccio appoggiandole una delle tette in modo che lui ne sentisse la consistenza. Passeggiando siamo arrivati in un angolo buio illuminato da una tenue luce delle strade lontane.
Michela si è fermata e lo ha baciato in bocca infilandogli la lingua tra le labbra.
Quella sua mossa mi ha imbarazzato e non sapevo che fare.
“Avvicinati, non essere timida! A noi fa piacere che tu sia qui”
“Devo dirvi che sono un po’ imbarazzata perché fare la candela non è bello e non mi piace”
Ma lei mi spiazza con “Noi non vogliamo che tu faccia la candela” ed ha allungato una mano verso di me per farmi avvicinare al suo corpo.
Parlando sottovoce ha detto “Giorgio ti piace la mia amica?”
“É bella. Non ha le tette grandi come le tue ma è una bella fighetta”
Sono diventata rossa per la vergogna e sono rimasta paralizzata, mi sono trovata impacciata e sarei voluta andare via ma non ne sono stata capace inoltre non ho saputo dove mettere le mani e come comportarmi.
Mi sono ritrovata in una situazione in cui avrei voluto fuggire ma allo stesso tempo restare perché mi piaceva e l’ho trovata intrigante.
Michela si si è levata la canottiera ed ha sganciato il reggiseno. Le sue tette sono apparse più belle di come le avevo viste come in spiaggia ed ho pensato che avesse emesso sulla pelle qualcosa per valorizzarle. Giorgio si è subito avventato per leccarle i capezzoli.
Io mi sono eccitata e l’ho dedotto dall’umidità che sentivo nelle mutandine.
Michela mi ha tenuto per mano e non mi ha lasciata allontanare.
L’azione incessante e quasi famelica di Giorgio l’ha fatta mugolare a bocca aperta accompagnando il tutto con respiri profondi.
Con il passare dei minuti, con mia sorpresa, una mano di Michela si è insinuata fra i nostri corpi, l’ho sentita scendere verso il mio pube. Le dita si sono mosse veloci e sono entrate sotto la mia mutandina per andare subito direttamente a giocare con il mio clitoride.
Giorgio è sceso a toccarle la fighetta ed il respiro di Michela si è fatto molto affannoso. Ho visto le sue narici dilatarsi per evitare le urla ed ogni tanto l’ho sentita nitrire. Anche il bacino ha preso ad ondeggiare.
“Oh! amore mio! Come è bello. Sono in calore. Ho voglia di te”
Giorgio ha fatto uscire il suo cazzo dai pantaloni e poggiandolo tra le gambe, lentamente, ma molto lentamente, ha iniziato a chiavarla ed io a toccarle le tette che trovo fantastiche sia per consistenza che per la pelle liscia come le pesche.
Anche io sono tutta un fuoco e sto godendo senza toccarmi. Vorrei il cazzo di Giorgio ma vorrei che Michela raggiungesse il massimo del piacere.
Sotto la spinta dei colpi di Giorgio, Michela raggiunge una infinità di orgasmi che, puntualmente, vengono annunciati da gridolini di piacere.
La mano di Michela è sempre sul mio clito ed il movimento delle sue dita diventa frenetico.
L’intervallo tra un grido e l’altro diminuisce sempre di più, è il preludio dell’orgasmo e del raggiungimento dell’apice del piacere. Il suo corpo è scosso da tremiti e Giorgio aumenta l’andatura.
Guardo il cazzo che entra ed esce da quella fessura incandescente e bagnata sempre più velocemente. Lei spinge il suo bacino contro di lui. Poi un grande urlo. Michela sta godendo ed anche io sono lo strumento del raggiungimento del suo piacere.
“Oh! Amore. Sì, continua così. Dai, spingi più forte. Ti amo! Ti amo!”
Nello stesso momento anch’io raggiungo il culmine.
Il cazzo di Giorgio erutta fiotti di sperma che inondano la vagina di Michela andando ad infrangersi contro il suo utero. Giorgio non è esausto ed estrae il cazzo dalla sua figa e me lo appoggia. Vuole entrare in me.
Ho paura di rimanere incinta.
Gli prendo in bocca il cazzo lo succhio. Mi sgrilletto di nuovo furiosamente e vengo. Lui mi chiava in bocca. Forse non aveva finito di sborrare e di sperma ne aveva ancora. Dopo un breve lavorio mi viene in bocca. Stavo per ingoiare lo sperma quando Michela mi prende dolcemente la testa con le mani “Fammelo assaggiare. Ne ho voglia. Mi piace sentire il sapore in bocca”
Bacio Michela e con la lingua le passo lo sperma che lei ingoia con una espressione di approvazione del gusto.
Infine ci riassettiamo tutti e tre e torniamo alla passeggiata.
Quando incontriamo Alice e Marcella, loro osservano Michela e fanno illazioni su di lei ridendo e facendo battute che hanno un solo riferimento: la scopata con Giorgio davanti a me.
Mi è parso evidente che le tre ora sanno che ho presenziato alla scopata e che Giorgio mi ha sgrillettato.
Mi è bastata qualla serata e la gita all’isola per poter dire che ho passato un’estate magnifica.
«scritto bene abbastanza intrigante, si potrebbe leggere altri racconti scritti da Sardo»